Santa Sofia, prima Patrona di Gioia del Colle
Oggi, 7 settembre ricorre la festività di Santa Sofia, prima Patrona di Gioia del Colle. Prima di San Filippo, infatti, Patrona di Gioia era Santa Sofia (dal greco: Sapienza). Secondo alcuni studiosi, per il suo nome, sta ad indicare la Sapienza di Dio e non corrisponde ad alcuna Santa. Per la tradizione cristiana S. Sofia […]
Oggi, 7 settembre ricorre la festività di Santa Sofia, prima Patrona di Gioia del Colle.
Prima di San Filippo, infatti, Patrona di Gioia era Santa Sofia (dal greco: Sapienza). Secondo alcuni studiosi, per il suo nome, sta ad indicare la Sapienza di Dio e non corrisponde ad alcuna Santa. Per la tradizione cristiana S. Sofia è venerata insieme alle tre figlie Pistis, Elpis, Agape, nomi greci che significano rispettivamente Fede, Speranza, Carità. Tutte e tre sono state martiri sotto il regno dell’imperatore Traiano (98-117). La più antica notizia sulla loro esistenza e venerazione risale alla fine del sec. VI, al presbitero Giovanni, il quale parla di sepolcri dei martiri romani al tempo di s. Gregorio Magno (590-604); successivamente afferma che esse erano venerate sulla via Aurelia con nomi greci e sulla via Appia con nomi latini.
Al tempo di papa Paolo I (760), i corpi delle sante martiri, furono trasferiti nella chiesa di san Silvestro in Campo Marzio.
La più antica testimonianza del culto si S. Sofia a Gioia la rintracciamo negli Ordini di S. Visita, per Gioia, promulgati il 24 ottobre 1578, impartiti dall’Arcivescovo di Bari, Antonio Puteo. In tale documento nella parte riguardante le chiese si dice: Che il Cappellano di s.ta Sophia nella via di Matera ripari fra uno anno detta cappella, e vi faccia celebrare le messe, che è obbligato sotto pena predetta ( cioè di libbre 200 di cera bianca lavorata da applicarsi per noi a’ loci pij a nostro arbitrio).
Si tratta di una cappella di origine greco- bizantina, ubicata nell’omonima contrada, che insieme a quelle di S. Pietro d’Ambul, ubicata nella stessa zona, e di Santa Lucia de’ greci, ubicati nei pressi dell’omonima chiesa, confermerebbe i rapporti tra Gioia e il mondo orientale e una forma di colonizzazione religiosa greco-bizantina a Gioia. A maggior conferma di ciò va ricordata la presenza della chiesa di S. Maria Maddalena e di Sant’Andrea, anch’esse di origine bizantina.Nel documento seguente alla Visita Pastorale dell’11-13 maggio 1593 si chiede all’arciprete della Chiesa Matrice di Gioia notizie sulla proprietà di un parco sopra Santa Sofia.
Nei Decreti della Santa Visita del 3-4 giugno 1706 si accenna alla cappella sub titulo sanctae Sophiae, ubicata nelle vicinanze della cappella di San Lorenzo, che si trova in stato di degrado e di abbandono e l’Arcivescovo di Bari, Muzio Gaeta, ordina all’arciprete di Gioia, Giuseppe Barba, di restaurarla.
A seguito della Visita Pastorale del 26-28 giugno 1717, poiché la cappella è diruta, l’Arcivescovo di Bari la dichiara sconsacrata.
Pur essendo diroccata nel 1717 non fu abbattuta come chiedeva l’Arcivescovo. Infatti padre Bonaventura da Lama nel 1724, parlando della Chiesa della Madonna degli Angeli, fatta costruire dai D’Andrano nei pressi della Chiesa di S. Francesco e del Giardino dei Conventuali Francescani, precisa che quest’ultimo di trova nella strada ch’è guida alla Chiesa di Santa Sofia.
Il Catasto onciario del 1750 cita un Parco chiamato di Santa Sofia, proprietà del Capitolo, presso la Chiesa della Madonna della Croce e di una via di Santa Sofia, detto anche il Parco del Reverendo Capitolo.
Nel 1830 un certo Fiorentino Francesco figura nell’elenco degli occupatori di diverse strade pubbliche del Comune di Gioia: Via di Santeramo- Santa Sofia- Via della Croce – Via di Lagomagno.
Nel 1872 faceva parte del beneficio arcipretale un parchitello, confinante con Santa Sofia e strada pubblica e un orto cinto da parieti colla Cappella di Santa Lucia, confinante con la via che mena a S. Sofia ed il Giardino dei Certosini.
Partendo dal Giardino dei Conventuali di S. Francesco e andando in direzione SW, l’antica via per Matera nel 1500 presentava subito le Chiese di S. Maria degli Angeli e dei SS. Caterina d’Alessandria e Gregorio Magno ( dei D’Andrano); più a dx, oltre, la cappella di S. Lucia de’ greci e poco più di un miglio sulla dx nella contrada di S. Sofia (o Santo Mola), le chiese greche di S. Sofia e S. Pietro d’Ambùl e sulla sx probabilmente la chiesa di S. Lorenzo nell’omonima contrada.
Nel 1846 il sindaco riferisce che 15 individui di Gioia hanno avanzato Supplica al sig. Intendente, in qualità di Presidente del Consiglio Generale degli Ospizi, per la installazione di una nuova Congrega sotto i titoli di Santa Sofia e di San Vito.
Infatti le feste dei due santi si celebravano liturgicamente l’8 settembre.
Anche la festa patronale di S. Sofia fino al 1611 si celebrava l’8 settembre.
La Congrega di S. Vito fu approvata nel 1878.
Nel 1828 l’arcivescovo di Bari Michele Basilio Clary ordina che la festa di S. Vito non si celebri più l’8 settembre, ma la prima domenica dello stesso mese, essendo sconveniente, e contro la Sagra Liturgia, che si celebri nel giorno 8 del mese stesso, che la Chiesa ha dedicato alla celebrazione della Natività della nascita della Gran Madre di Dio.
La Fiera di S. Sofia si festeggiava dal 7 settembre e durava otto giorni.
Risale al 17-10-1870 la deliberazione comunale di intitolare a Santa Sofia una traversa di via della Stazione, la strada precedente la chiesa di Santa Lucia.
Ancora nell’inventario del Beneficio Parrocchiale ( Chiesa Matrice ) del gennaio 1923 si accenna ad un terreno sativo in contrada S. Lorenzo, detto S. Sofia.
Per quanto attiene alla data ufficiale dell’istituzione del patronato di Santa Sofia a Gioia non abbiamo date certe. Dal Quadro Istorico-Poetico sulle vicende di Gioia in Bari detta anche Livia dell’abate Francesco Paolo Losapio veniamo a conoscenza della festa di Santa Sofia, unica e principal Patrona di Gioja da tempo immemorabile … e con giorno assegnato alli 7 di settembre di ciascun anno ( Canto I, strofa XVI ).
A Santa Sofia, come era norma per i Santi Protettori, era intitolata una Fiera cittadina.
Nelle relationes ad limina inviate a Roma dagli arcivescovi baresi D’Alessandro nel 1755 e dall’arcivescovo Pignatelli nel 1774 si legge: La Terra di Gioia gode di Chiesa Collegiata dedicata alla Natività della Beata Vergine Maria. Patrona Principale di tale Terra è S. Sofia e dall’anno 1703 è anche venerato un secondo patrono e protettore particolare, S. Filippo Neri.
Probabilmente con il crollo del campanile della Chiesa Madre, verificatosi il 23-2-1942 la tela presente nel Cappellone di San Filippo, anch’esso andato distrutto, raffigurante la Madonna con i due santi protettori di Gioia: S. Filippo e S. Sofia, andò persa e con tale perdita anche il culto per la Santa protettrice andò affievolendosi sempre più.
Infatti già dalla fine del ‘700, ma maggiormente dal 1899, anno in cui l’Arcivescovo di Bari Mons. Vaccaro decreta che S. Filippo Neri sia per la Città di Gioia Patrono Principale ugualche S. Sofia, il culto per quest’ultima Santa comincia a scemare.
La conferma alla mia ultima considerazione la troviamo anche nell’iconografia sacra.
Il 23 febbraio 1942 si verifica il crollo del campanile e del Cappellone di San Filippo. Con questo crollo forse andò perduta la tela su cui erano raffigurati sia Santa Sofia che San Filippo.
L’icona presente sull’Arco Nardulli presenta S. Filippo a destra della Madonna, quindi in posizione preminente, e S. Sofia alla sua sinistra. Tale disposizione è confermata nel rifacimento della pala presente nel Cappellone di San Filippo. Quella originaria, probabilmente distrutta dal crollo del Cappellone, risalente alla metà del XVIII secolo, presenta S. Sofia alla destra della Madonna, quindi in ruolo preminente, e S. Filippo alla sua sinistra. Quella rifatta e attualmente presente nel Cappellone di S. Filippo presenta S. Filippo a destra della Madonna e S. Sofia sulla sua sinistra.
Gli ultimi difensori del culto di S. Sofia a Gioia furono l’arciprete Andrea Giove che nel 1871 scriveva al Vicario Generale della Curia di Bari per fornire questa chiesa dell’uffizio proprio della Santa, e l’arciprete Francesco Giove, che nel 1906 si recò a Roma per un viaggio informativo su notizie della vita e sulla leggenda di S. Sofia e nello stesso anno fece pubblicare un opuscolo devozionale per rispondere alla pietà e alla devozione dei miei figli verso S. Sofia e le sue tre figlie Fede, Speranza e Carità, e per soddisfare il loro desiderio di conoscere la vita e il genere di martirio, ribadendo che la storia si riferiva ad eventi verificatisi alla prima metà del secondo secolo della Chiesa …i cui nomi, la città, il tempo ed il genere di martirio sono concordi la maggior parte degli storici. Lo stesso arciprete Bruno nel 1871 scriveva al Vicario Generale della Curia Arcivescovile di Bari: In questa parrocchia si solennizza ab immemorabili la Festività di Santa Sofia né Vergine né Martire, come Patrona e Protettrice principale e se ne fa la commemorazione in tutto l’ottavario… Nel Martirologio del giorno 6 si canta in primo luogo la Festa di S. Sofia vedova, Madre delle Sante Vergini Fede, Speranza e Carità, Patrona e Protettrice ….
A Gioia ritroviamo altri due richiami a S. Sofia: il primo si riferisce ad una deliberazione dei Decurioni gioiesi del 22-1-1856, nella quale il sindaco Francesco Cassano dice: Da quindici individui di questo Comune è stata avanzata Supplica al Sig. Intendente, qual Presidente del Consiglio Generale degli Ospizi, per la istallazione di una nuova congrega sotto i Titoli di S. Sofia e S. Vito Martire.
Il secondo richiamo lo ritroviamo nella costituzione nel 1925 di un Circolo S. Sofia della Gioventù Femminile Cattolica Italiana, nella Chiesa Madre, Circolo che rimase in vita fino al 1930.
Un dipinto raffigurante S. Sofia è presente in una piccola tela che campeggia sul terzo altare laterale destro della chiesa di San Francesco, a Gioia.
Un altro dipinto raffigurante S. Sofia è presente nella cappella Monte, annessa all’omonima masseria, oggi proprietà della famiglia Colapinto.
La stessa famiglia ha riavviato da alcuni anni la produzione di vino primitivo nella cantina di famiglia, prodotto che ha il nome di Cantine Terra Jovia e sull’etichetta delle bottiglie ha impresso l’immagine di S. Sofia presente nella propria cappella.
In entrambi i due dipinti gli artisti hanno raffigurato Santa Sofia nella parte superiore del quadro, nell’atto di proteggere con le braccia la città di Gioia, collocata nella parte inferiore dello stesso.
Il culto di Santa Sofia potrebbe essere stato introdotto a Gioia in riferimento alla Santa Milanese vissuta tra il primo ed il secondo secolo d. C., ma, vista la devozione che è presente in Oriente, potrebbe essere stata importata da quei luoghi da parte dei bizantini, i quali, insediatisi a Gioia nel secolo X, introdussero il culto della Santa, alla quale erano particolarmente devoti, e per questo invocata per avere la sua protezione, come Lei aveva dimostrato nei confronti delle sue tre figlie, proteggendole sotto il suo mantello. A testimonianza del culto per Santa Sofia in Oriente, basterebbe ricordare la presenza ad Istambul della grande e sfarzosa basilica a Lei dedicata, la quale ai nostri giorni è venuta alla ribalta delle cronache per la decisione governativa turca di trasformarla in moschea.
A tutt’oggi non risulta essere stato emanato alcun provvedimento che dichiari decaduto il Patronato di Santa Sofia a Gioia, per cui sarebbe il caso di riprendere ad onorare oltre i Compatroni San Filippo Neri e San Rocco, anche Santa Sofia, prima Patrona di Gioia.
Riporto una ricerca storica del nostro concittadino l’insegnante Giuseppe Montanarelli.
Biografia di Santa Sofia vedova di Milano, antica Patrona di Gioia del Colle, 07 settembre.
Santa Sofia nacque a Milano il 15 Maggio dell’anno 90 d. C. da una nobile e colta famiglia cristiana di origine greca.
Tre giorni dopo la sua nascita venne battezzata e fu educata alla Fede cristiana, studiando le Lettere, la Filosofia, la Storia, la Matematica, l’Arte, la Musica e le Sacre Scritture. Imparò il Latino colto, il Greco, l’Ebraico e l’Aramaico.
Sin da bambina si distinse per la sua generosità, intelligenza, giovialità, serenità ed affabilità.
Santa Sofia era bellissima, di alta statura e magra corporatura, aveva lineamenti raffinati, con lunghi capelli neri raccolti in trecce ed occhi castani. La sua carnagione era chiara, con mani affusolate e delicate. Aiutava chiunque fosse in difficoltà, donando parte delle sue ricchezze ai poveri, curando i malati ed i sofferenti e vivendo con zelo i valori cristiani del Vangelo. In pubblico era notata per la sua raffinatezza, nobiltà d’animo e bellezza. Amava ascoltare i racconti della vita di Gesù, presentati dai suoi genitori. Radiosa ed innamorata del Signore Gesù, dietro consiglio dei suoi genitori, sposò a vent’anni Filandro, un giovane onesto e ricco patrizio milanese, pagano e di origine greca, bello, generoso e leale.
Santa Sofia convertì il marito Filandro ed insieme vollero vivere sull’esempio della Sacra Famiglia di Gesù, assistendo con amore i loro genitori. Erano inseparabili e con coraggio si dedicavano ad opere benefiche di Carità in un periodo storico caratterizzato dalle persecuzioni contro i Cristiani. Dal matrimonio nacquero prodigiosamente per volontà divina della Santissima Trinità, tre figlie, alle quali venne dato il nome delle virtù cristiane Fede, Speranza e Carità e cioè in lingua greca Elpis, Pistis ed Agape. Le tre bellissime figlie vennero educate ai valori cristiani evangelici, distinguendosi anche loro in generosità, altruismo, bontà, rettitudine e cordialità.
Nell’anno 127 d.C. morì improvvisamente il marito Filandro e la Santa volle donare tutte le sue ricchezze ai poveri ed alla Comunità locale cristiana. Rimasta vedova, Santa Sofia si trasferì da Milano a Roma per venerare la tomba di San Pietro e mettersi al servizio totale della Chiesa Latina, donandosi unicamente a Gesù e consacrando al Signore Dio le sue tre figlie. Nel difficile viaggio, si adoperò per aiutare coraggiosamente i bisognosi ed i sofferenti che incontrava, evangelizzando e proclamando apertamente il Vangelo. Numerosi fratelli cristiani milanesi la seguirono, affascinati dal suo esempio. Giunta a Roma, Santa Sofia, con le sue figlie dedicò la sua vita alla visita ed all’assistenza dei prigionieri cristiani, ai poveri, ai malati, agli emarginati ed agli schiavi, cercando di riscattare le donne cadute in disgrazia, le vedove ed i bambini orfani. Santa Sofia aveva pensato anche di recarsi in pellegrinaggio in Terra Santa, per vivere nei luoghi frequentati da Gesù.
Per la sua attività apostolica l’imperatore Adriano, segretamente innamorato della Santa, convocò la madre e e tre figlie in tribunale, chiedendo loro di rinunciare alla Fede cristiana, di adorare gli dei pagani ed il genio imperiale, per poi liberarle e farle sue favorite. Le quattro Sante furono abbandonate da tutti e di fronte al loro rifiuto di abiurare la Fede in Gesù, il giudice fece spogliare pubblicamente la madre, frustandola crudelmente e facendo imprimere sulla sua fronte un marchio d’infamia, con un sigillo di ferro arroventato.
Umiliata la madre, il giudice interrogò separatamente le tre figlie. Ma loro obbedirono alla sua esortazione, secondo l’esempio biblico dei fratelli Maccabei: “Non abbiate paura figlie mie! Siate forti in Cristo! Perdurate nella Fede! Non abbiate timore della tortura, della cattiva sorte o della morte: Potranno rubare solo i vostri corpi: ma in Cielo è meglio: Dio, in Paradiso, vi darà un corpo meraviglioso. Potranno rubare la vostra bellezza, ma non la vostra anima: ma con la bellezza divina splenderete tra gli Angeli ne Regno di Dio”. La Santa fu costretta a presenziare all’atroce interrogatorio delle figlie, come Maria Santissima ai piedi della Croce di Gesù.
Fede, che aveva 12 anni, vene interrogata per prima. Rifiutando le lusinghe del giudice venne a sua volta spogliata, frustata e le vennero tagliati i seni, dai quali al posto del sangue, sgorgò latte. Le vennero inflitti altri tormenti, tra cui gli aculei, le fiaccole ardenti e la pece bollente, ma senza alcun effetto sul suo corpo e sulla sua volontà. Alla fine venne decapitata essendo cittadina romana. Poi davanti al giudice venne condotta la sorella Speranza di 10 anni. Anch’essa confessò intrepida la sua Fede in Cristo e venne prima spogliata e frustata, dopo gettata in una fornace ardente, poi di fronte al prodigioso spegnimento delle fiamme, le tagliarono i seni e le mani ed infine venne decapitata essendo cittadina romana. Toccò poi alla terza sorella Carità di 9 anni. Al netto rifiuto di abiurare la Fede cristiana, venne prima spogliata e frustata e dopo sottoposta al supplizio della ruota dentata. Rompendosi miracolosamente gli ingranaggi della ruota, le tagliarono i seni, le mani ed i piedi ed infine venne decapitata essendo anch’essa cittadina romana.
Il martirio delle tre Sante, Fede, Speranza e Carità avvenne a Roma all’alba del giorno 05 settembre dell’anno 135 d.C. e la Chiesa inizialmente ne fissò la festa liturgica al primo Agosto di ogni anno, data del ritrovamento dei loro corpi.
Santa Sofia, che aveva assistito a tutte le sofferenze delle figlie, ne raccolse coraggiosamente i corpi e dette loro sepoltura fuori città, su una collina romana. Straziata dal dolore rimase tre giorni sulla loro tomba. Dopo tre giorni di agonia, all’alba del giorno 08 Settembre dell’anno 135 d. C., Santa Sofia morì sulla tomba delle sue amatissime figlie, fiduciosa di raggiungerle in Cielo nella gloria di Dio. Riportano le cronache dell’epoca che: “Una dopo l’altra, volarono in Cielo, le tre anime sotto forma di bianche colombe, innocenti e pure. Si aprirono i Cieli e con leggerezza volarono sul trono di Cristo e dopo tre giorni, come nella Resurrezione di Gesù, volò in forma di colomba luminosa, l’anima della madre, per ricongiungersi con loro in Paradiso”.
La Chiesa Romana fissò la festa liturgica di Santa Sofia e delle sue tre figlie Sante Fede, Speranza e Carità, al giorno 08 Settembre di ogni anno. In seguito, con l’istituzione della festa solenne della Natività della Madonna, che aveva la precedenza liturgica, la ricorrenza fu anticipata al giorno 07 Settembre di ogni anno, per esaltare le vicende e le virtù della Santa Martire indiretta, simili a quelle di Maria di Nazareth, costrette a presenziare alla morte straziante ed umiliante dei loro figli.
L’iconografia cristiana occidentale rappresenta le quattro donne vestite a lutto, con la madre che protegge le tre figlie sotto il proprio mantello. Santa Fede ha le mani giunte in preghiera, con la Croce tra le braccia. Santa Speranza sorregge un’ancora, mentre Santa Carità ha il braccio destro elevato al Cielo, che porta nella mano un cuore fiammante. Al tempo di Pasqua, Paolo I, nell’anno 760 d.C., i quattro corpi delle Sante martiri, sepolti inizialmente sulla Via Aurelia, furono trasferiti nella Chiesa di San Silvestro in Campo Marzio.
Con la riforma liturgica ed il contributo agiografico del Cardinale oratoriano Cesare Baronio, la festa religiosa di Santa Sofia e delle tre figlie Fede, Speranza e Carità, è stata spostata al 30 Settembre di ogni anno, data della traslazione dei loro corpi nell’altare proprio della Chiesa di San Silvestro Papa a Roma.
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7 Settembre 2020