Il Mercoledì Santo a Gioia del Colle

Giotto, Il bacio di Giuda

Anticamente la Settimana Santa storica aveva questo svolgimento.

Domenica 2 aprile dell’anno 30 d. C., Domenica delle Palme Gesù entra trionfalmente in Gerusalemme per essere acclamato Re di Israele.

Lunedì Santo, 3 aprile del 30 d. C., Maria di Magdala unge il capo di Gesù con il prezioso unguento di nardo, e Giuda Iscariota la rimprovera per quello spreco.

Martedì Santo, 4 aprile del 30 d. C., Gesù organizza i preparativi della Pasqua Ebraica, annunciando alla Madonna e agli Apostoli il tradimento di Giuda e la sua passione, morte e resurrezione.

Mercoledì Santo, 5 aprile del 30 d. C., Giuda Iscariota organizza la congiura per catturare Gesù e per consegnarlo ai membri del Sinedrio.

Giovedì Santo, 6 aprile del 30 d.C., Gesù partecipa all’Ultima Cena, istituisce l’Eucarestia, il sacerdozio e subito dopo viene arrestato e incarcerato. Continua la Lettura

Stranezze di San Filippo Parte III

28 Marzo 2021 Autore:  
Categorie: Storia

Particolare dell’ostensorio contenente una reliquia di San Filippo

LE RELIQUIE DI SAN FILIPPO e IL SEGNO DELLA CROCE

Altri particolari singolari  riguardano le Reliquie di San Filippo conservate nella Chiesa Matrice e i luoghi della presenza del Santo nel Comune di Gioia.

Innanzitutto per quanto riguarda le Reliquie sono presenti a Gioia:

-precordi e berretta, incastonati in filigrana d’oro in un reliquiario ostensorio,

-un frammento del cuore e un frammento di tessuto macchiato di sangue del Santo, racchiuso in un medaglione di argento filigranato, che viene portato durante la processione per le strade del paese,

-un pezzo di una camicia di san Filippo, tagliato dalla parte che copriva il suo cuore.

Come appropriatamente ricorda l’amico Giuseppe Montanarelli, a ben vedere queste reliquie provengono dal capo del Santo (la testa è sede dell’intelligenza), dal cuore (sede dell’amore) e dal busto (segno del lavoro); sono i punti che noi segniamo allorquando facciamo il segno della Croce: nel nome del Padre (toccando il capo), nel nome del Figlio (toccando il cuore) e dello Spirito Santo (toccando i lati delle braccia).

Reliquia della camicia di San Filippo, donata da Mons. Edoardo Cerrato il 26-4-2015

Se proviamo ad unire tutti punti di Gioia in cui è visibile la presenza di San Filippo con alcuni segni, otteniamo due linee che si intersecano e formano una CROCE.

Se infatti partiamo da Piazza San Filippo Neri e passiamo per Piazza XX Settembre, per il triangolo Arco Arcobaleno (già San Filippo), la Chiesa Matrice e la Chiesa di Sant’Angelo, si prosegue verso la Scuola Elementare San Filippo Neri, abbiamo disegnato la traversa orizzontale della Croce. Questa linea ha il centro nel triangolo Chiesa Matrice, Chiesa di Sant’Angelo ed Arco San Filippo, che rappresenta il cuore storico di Gioia, dove sono conservate le Reliquie del Santo, dove ufficia la Confraternita di san Filippo, dove si venera tra le strade il Santo Patrono. Il Santo è dunque presente non solo nei luoghi di culto (le chiese), ma anche nel borgo, in mezzo al vivere quotidiano della gente. Continua la Lettura

La Domenica delle Palme a Gioia del Colle

Gesù entra a Gerusalemme.
Giotto, Cappella degli Scrovegni, Padova

A conclusione del periodo di Quaresima la Chiesa ci invita a celebrare la ‘Settimana Santa’ per eccellenza, quella che introduce al triduo pasquale, durante il quale Cristo, servo sofferente, preannunciato dai Profeti antichi, con il suo sacrificio di redenzione ha glorificato il Padre e ha salvato tutti gli uomini.

La Settimana Santa è preceduta dalla domenica delle Palme, durante la quale si svolge la processione delle palme, da cui tale giorno prende il nome, che vuol commemorare l’ingresso di Gesù in Gerusalemme prima di portare a compimento il suo mistero pasquale.

La processione delle palme ripete ancora una volta, oggi, l’omaggio regale del popolo fedele al suo Signore; con fede ed umiltà i cristiani esprimono la propria riconoscenza a Cristo per averci riscattato dal peccato e resi uomini nuovi, rigenerati dalla sua morte e resurrezione.

Durante la celebrazione eucaristica la liturgia prevede la lettura del racconto doloroso della Passione di Cristo, che testimonia l’amore di Dio per tutti gli uomini, racconto che verrà riproposto il Venerdì Santo. Continua la Lettura

Stranezze di San Filippo Parte II

Santino di San Filippo con il grembiule, anno 2015

Nel 2015 ricorreva il V Centenario della nascita di S. Filippo.

Se  prendiamo in esame il 2015 a Gioia notiamo che anche questo anno è stato caratterizzato da diversi avvenimenti e numerose e strane coincidenze.

A ben vedere sembrerebbe che nel XXI secolo continuino le “stranezze“ di S. Filippo e che attraverso di esse e delle curiose coincidenze il Santo voglia invitarci a fermarci un po’ in questa nostra vita tumultuosa e frenetica, per indurci ad una riflessione sul nostro esistere e sul nostro impegno nella società contemporanea.

Anche se alcuni non condivideranno questa mia affermazione, a me  risulta evidente che gli episodi accaduti e verificatisi a Gioia nell’ultimo ventennio non sono dovuti al caso, ma che in essi ci possa essere lo “zampino“ di San Filippo.

Eventi politici locali del 2015.

Che  abbia voluto ricordarci che nel 2015, ‘Anno pastorale della Carità’ dovevamo fare molto di più per i nostri fratelli (anche i migranti) e metterci a servizio dei deboli e dei poveri, come sottolineato anche dal grembiule posto sulla statua di  San Filippo, scelta voluta dal Comitato Festa Patronale di Gioia? Continua la Lettura

Stranezze di San Filippo Parte I

26 Marzo 2021 Autore:  
Categorie: Storia

San Filippo

Ancora in vita San Filippo, Patrono di Gioia del Colle, era noto per le sue stranezze.

Qui riporto alcune stranezze del Santo mentre era in vita.

– Spesso, prima di celebrare la messa, leggeva barzellette.

-Il cardinale Alfonso Gesualdo gli regalò una pelliccia di martora dicendogli di indossarla, poiché, avanti negli anni, ne aveva bisogno, soprattutto perché passava molto tempo nel confessionale. Portandola per un mese di continuo e, perché tutti vedessero che portava una pelliccia di martora, camminava in pubblico con passo grave e si vagheggiava guardandosi attorno, come se fosse un pavone, e ciò faceva per essere burlato.

-Una volta, andando per Roma, incontrò un acquaiolo e lo fece fermare in mezzo alla strada e lo pregò di lasciarlo bere ad uno dei suoi barilozzi. Filippo vi attaccò la bocca e bevve, meravigliandosi molto l’acquaiolo che un uomo di quella sorte si fosse messo a bere in presenza di tanta gente.

-Molte volte saltava in presenza di persone, anche di Cardinali e Prelati, in luoghi dove c’erano molte persone: nei palazzi, nelle piazze, nelle strade. A volte saltava tre o quattro gradini tra molta gente e poi diceva a qualcuno: Che te ne pare? Un primo agosto si mise a ballare in Piazza S. Pietro in Vincoli, dove per la festa di sant’Alfonso c’era tantissima gente e uno disse: Guarda quel vecchio matto.

-Un giorno per strada incontrò il Beato Fra Felice, cappuccino di Cantalice, che gli chiese se avesse sete. Filippo disse di sì e riprese: Voglio vedere se anche tu sei mortificato. Si tolse il cappello, glielo pose in testa e disse: Vai avanti così, ma attento che se il cappello ti fosse tolto ne avresti avuto danno. Fra Felice camminò un poco e poi Filippo si riprese il cappello.

-Un giorno fu invitato a pranzo dal cardinale Alessandrino e portò con lui un suo penitente con una pignata di lenticchie cotte e le fece portare a tavola. Il Cardinale ne mangiò e disse che non aveva mangiato miglior minestra nei tempi passati. Con queste sue burle procurava di essere considerato un matto.

-Quando si tenne la traslazione dei corpi dei Santi Martiri Papia e Mauro la chiesa era piena e Filippo, mentre aspettava le reliquie vicino alla porta, vedendo una guardia svizzera del Papa con una bella barba, gliela prese, la tirò due o tre volte e poi gli faceva carezze.

-Una volta si fece tagliare la barba da una parte sola e con mezza barba uscì in pubblico, saltando come se avesse avuto una grossa vincita.

-Una volta chiamò un fratello di Congregazione che sapeva fare il barbiere e lo portò dove c’era molta adunanza di popolo e lì si fece acconciare la testa e la barba. E molti stavano lì a guardarlo e lui diceva: Adesso mi acconci bene.

– A volte usciva di casa con i suoi portando in mano un mazzo di fiori di ginestra assai grande e di tanto in tanto l’odorava e a volte si toglieva gli occhiali e li metteva agli occhi di diverse persone.

-Spesso girava per Roma in sottana e con un paio di scarponi bianchi da frate. A volte si metteva a leggere in pubblico e faceva molti errori nel leggere, specie se lo ascoltavano persone dotte. Alla fine chiedeva ai suoi: Che ha detto quel tale?

-Spesso in camera se ne stava con un paio di scarpe bianche ed una camiciola rossa sopra il giubbone, che gli arrivava al ginocchio. Con quell’abito riceveva chi fosse andato da lui, anche uomini nobili e personaggi importanti.

-In alcuni giorni festivi scendeva in Chiesa con una casacca posta a rovescio sopra la sottana, con la berretta alla brava e portava con sé un confratello con una scopetta, che lo seguiva e lo scopettava pubblicamente.

-A volte prendeva un cuscino foderato di tela turchina e se lo metteva in testa, portandolo in pubblico.

-A volte portava di sotto un giubbone di raso bianco, che era stato del Beato Pio V.

-Un otto settembre, festa della Chiesa Vallicella, intervennero molti cardinali; nel più bello del Vespro comparve nel Coro con un abito stravagante.

– In camera aveva libri di favole e facezie e, se andavano in camera persone qualificate, si beava a farsi leggere quei libri.

-Una volta papa Clemente VIII gli inviò alcuni Polacchi, signori principali di Polonia, perché si accorgessero delle sue virtù e santità. Prima che salissero le scale Filippo, avvisato dell’arrivo, disse a uno dei suoi di prendere quei libri di facezie e favole e di leggerglieli, fino a quando lui non avesse detto: Basta. Quando quelli arrivarono Filippo disse loro: Aspettate di grazia che si finisca di leggere questa favola. Vedete se io tengo libri buoni, da tenere in considerazione. Non si parlò più affatto di cose dello spirito. Quelli se ne andarono meravigliati.

-A volte con persone importanti recitava versi di libri di battaglie e ne componeva all’improvviso.

-Un giorno stava in casa della marchesa Rangone, dove c’era anche l’Ambasciatrice di Spagna; questa gli chiese da quando aveva lasciato il mondo. Filippo rispose: Non so di averlo lasciato mai e cominciò a recitare molti di quei libri di facezie che aveva in camera.

-Un nobile romano fu mandato a Filippo da Angelo di Bagnorea. Il nobile si meravigliò di vederlo allegro e che parlava così libero. Riferì ad Angelo che era rimasto poco edificato da quel modo di procedere.

-A volte invitava i suoi a correre con lui; a volte li sfidava a saltare.

-A volte si ritirava in camera e si metteva una berretta rossa in testa, donatagli da papa Gregorio XIV e aspettava che i suoi entrassero da lui. Questi, vedendolo così, non osavano entrare. Invitati ad entrare, dicevano: Non entriamo perché non sappiamo se chiamarvi Padre, Illustrissimo, Reverendo, vedendovi con la berretta da cardinale. Lui sorrideva e diceva: Oh, sono un bel balordo, non è vero?

-Una volta portava in braccio un cane per la città di Roma.

Da questi esempi si potrebbe avere l’idea che Filippo fosse un personaggio di mondo, bizzarro, strano, scherzoso e burlone più che essere un santo, perché il suo comportamento non si addiceva ai canoni di santità cui siamo abituati a pensare.

Le stranezze che hanno caratterizzato la vita di san Filippo le ritroviamo in alcune vicende che hanno interessato Gioia del Colle in occasione del IV Centenario della morte del Santo nel 1995  ed in particolar modo nel V Centenario della sua nascita nel 2015.

Mi preme sottolineare e soffermarmi più approfonditamente solo una data dell’ultimo scorcio del secolo passato e una di questo secolo.

Elezione a sindaco di Sergio Povia

Nel 1995 nel IV Centenario della morte di S. Filippo il Comune di Gioia usciva da una gestione commissariale durata due anni, susseguente al decreto del 1993 di scioglimento del Consiglio Comunale, si disse per infiltrazione della criminalità organizzata, scioglimento firmato dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Si chiudeva una tra le pagine più buie della storia di Gioia. I fatti, però, smentiranno tale accusa. In quell’anno Gioia conosce una bella “stagione”  con l’insediamento di una nuova Amministrazione comunale.

Le urne portarono all’elezione del sindaco Sergio Povia.

Il periodico mensile di politica, informazione e cultura La Porta Rossa nel n. 4 di maggio 1995 riportava in prima pagina due foto: a sx la foto del nostro Patrono, con la scritta S. Filippo: anno 485° e, affiancata, sulla dx, una foto del nuovo sindaco, con la scritta: S. Povia: anno 0.

La didascalia riportava: Per Gioia, speriamo che bastino…

Un po’ dissacrante come titolo e impaginazione, l’accostamento di S. Filippo (San Filippo) a S. Povia, (Sergio Povia) peraltro ideato da un aderente al PDS (Partito Democratico di Sinistra).

Il 1995 ricorda il 485° anno della nascita di San Filippo, ma ricorda anche il IV Centenario della morte del Santo.

La morte terrena, per i cristiani, corrisponde alla nascita alla vita nuova, quindi la morte di S. Filippo corrisponde all’anno 0 della sua nascita in Cielo; allo stesso modo il 1995 costituisce l’anno 0 della rinascita di Gioia dal doloroso scioglimento del Consiglio Comunale e quindi l’anno 0 del sindacato Povia, da cui parte la rinascita di Gioia.

Monumento S. Filippo Neri - Gioia del Colle (BA) - anno 1995 - 100×150 cm

Monumento S. Filippo Neri – Gioia del Colle (BA) – anno 1995 – 100×150 cm.

In occasione del IV centenario della morte del Santo Patrono S. Filippo Neri ( 1995 ) lo scultore gioiese padre Serafino Melchiorre ha  realizzato un bassorilievo bronzeo raffigurante il Santo, che è stato posizionato nel 1997 nel settore est del giardino di Via Paolo VI.

A 20 anni di distanza da quella data, nel 2015, ancora una volta il nostro Santo Patrono e Sergio Povia, per la terza volta sindaco di Gioia, mi sembrano nuovamente uniti dal un file rouge.

Se poi prendiamo in esame il 2015, ricorrenza del V Centenario della  nascita di San Filippo,  a Gioia notiamo che questo anno è stato caratterizzato anche da diversi avvenimenti e da numerose strane coincidenze.

Oltre al V Centenario della nascita di San Filippo, si verifica la caduta del sindaco Povia e la fine della sua Amministrazione.

Il Comitato Feste Patronali in occasione di questo Centenario aveva invitato l’Amministrazione comunale ad approvare una deliberazione, nella quale si esprimesse la volontà della città di Gioia di riconfermare il Patronato di San Filippo e la devozione dei gioiesi  per il Santo.

Lo schema di delibera, che più giù si riporta, già  articolato  ad ottobre, dopo aver subito vari aggiustamenti è stato consegnato dal Presidente del Comitato Festa Patronale al Presidente del Consiglio comunale di Gioia a fine gennaio, pronto per andare all’approvazione del Consiglio comunale nella prima seduta utile  successiva alla sua consegna.

Il caso ha voluto che da quel momento non si è celebrato nessun altro Consiglio, a causa delle vicende giudiziarie che hanno coinvolto alcune figure istituzionali del Comune.

Anche qui verrebbe da dire: caso o volontà di san Filippo, che non ha voluto che l’allora Amministrazione in carica, in procinto di  cadere, procedesse all’approvazione di un così solenne atto di fede e di amore verso il suo Patrono? È il segno della necessità di una nuova rinascita di Gioia, protetta da S. Filippo o un caso fortuito?

Ma di questo e di altri avvenimenti verificatisi nel corso del 2015 parleremo in un prossimo articolo.

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Il gonfalone del Comune di Gioia del Colle

22 Marzo 2021 Autore:  
Categorie: Storia

Gonfalone del Comune di Gioia

Il documento di concessione di uso del gonfalone al Comune di Gioia del Colle recita:

Fidem genusque servabo.

Vittorio Emanuele III per grazia di Dio e per volontà della nazione Re d’Italia.

Ci piacque con Nostro Decreto in data ventitré agosto millenovecentotrentaquattro XII E. F.  concedere al Comune di Gioia del Colle la facoltà di usare un gonfalone comunale. Ed essendo stato il detto Nostro Decreto registrato come avevamo ordinato, alla Corte dei Conti e trascritto nei registri della Consulta Araldica e dell’Archivio di Stato in Roma, Vogliamo ora spedire solenne documento della accordata grazia al Comune concessionario. Perciò, in virtù della Nostra Autorità Reale e Costituzionale dichiariamo spettare al Comune di Gioia del Colle, in Provincia di Bari, il diritto di far uso del gonfalone comunale miniato nel foglio qui annesso che è: Drappo di colore cremisi riccamente ornato di ricami d’oro e caricato dello stemma comunale con l’iscrizione centrata in oro “Comune di Gioia del Colle”. Le parti di metallo ed i nastri saranno dorati. L’asta verticale sarà ricoperta di velluto cremisi con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta e nastri tricolori dai colori nazionali frangiati d’oro. Dichiariamo inoltre che di tale provvedimento sia presa nota nel Libro Araldico degli Enti morali.

Concessione dell’uso del gonfalone di Gioia

Comandiamo pure alle Nostre Corti di Giustizia, ai Nostri Tribunali ed a tutte le Potestà civili e militari di riconoscere e di mantenere al Comune di Gioia del Colle i diritti specificati in queste Nostre Lettere Patenti, le quali saranno sigillate con Nostro Sigillo Reale firmate da Noi e dal Capo del Governo Primo Ministro Segretario di Stato, e vedute alla Consulta Araldica.

Dato a Roma, addì sei febbraio dell’anno millenovecentotrentasei, trentasettesimosettimo addì          Nostro Regno.

Firmato Vittorio Emanuele     Mussolini

Visto e trascritto nei registri della Consulta Araldica oggi ventisei marzo    millenovecentotrentasei XIV.

Firmato  Il Cancelliere della Consulta Araldica.

Il gonfalone riporta, come degno distintivo del Comune di Gioia del Colle, l’Arma Ioe scolpita nel 1480 dal primicerio Giovanni de Rocca, che raffigura una coppa ricolma di perle, con un coperchio sollevato, circondato da spighe di grano.

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Alcune leggende di Gioia del Colle

21 Marzo 2021 Autore:  
Categorie: Storia, Turismo

Una nobildonna alla ricerca della collana perduta

Ogni paese ha le sue leggende che la tradizione orale popolare continua a tramandare fino ai nostri giorni.

Riportando una tradizione orale tramandata da secoli, Vito Umberto Celiberti nel suo volume Storia documentaria di Gioia del Colle. Dalle origini a Roberto d’Angiò, scrive:

Molti e molti secoli fa, una giovane donna di straordinaria bellezza, vedova di un prode guerriero, stanca ed annoiata per la sua struggente ed incolmabile solitudine, decise di abbandonare per qualche tempo il suo fastoso palazzo di Taranto e di lenire la sua malinconia compiendo un viaggio che la conducesse in luoghi dove non era mai stata. Diede, perciò, ordine di prepararle la carrozza e quanto altro necessario allo scopo e, quando tutto fu approntato, partì per Bari.

Giunta a mezza strada, affaticata dal viaggio e dalla calura estiva, fece fermare la carrozza in uno spiazzo di una lussureggiante collina dove, sul limite della foresta di querce secolari, ai piedi delle quali scorreva gorgheggiando un fresco e sfavillante ruscello, c’era una piccola locanda per la comodità dei viandanti. Continua la Lettura

  I Palazzi Pavone

20 Marzo 2021 Autore:  
Categorie: Gioia Nota, Storia

Chiesa di San Rocco, iscrizione di don V. Angelillo in onore di don Girolamo Pavone

La famiglia Pavone ha dato molti personaggi illustri a Gioia del Colle.

Il canonico don Girolamo Pavone, nella prima metà dell’Ottocento ampliò la Chiesa di San Rocco, abbellendola con un campanile che richiama lo stile di quello eretto in piazza San Marco a Venezia.

La nuova Chiesa viene realizzata dal pio ed umile sacerdote anche grazie alle donazioni di numerosi concittadini. Direttore dei lavori è stato l’architetto Vincenzo Castellaneta, padre del noto pittore Enrico. La costruzione viene ultimata nel 1870.

Tra la prima e la seconda arcata interna della Chiesa, quella che permette di accedere alla sagrestia, vi è una lapide marmorea con la seguente epigrafe di don Vincenzo Angelillo: Sac. Can. (Sacerdote Canonico) Girolamo Pavone 16 maggio 1824-11 dicembre 1892. Visse una vita di purezza di santità. Infaticato e savio fondò questa Chiesa con l’opra, col zelo, col sacrificio. Direttore Spirituale della Congrega fervido propulsore di amore e di pace col dolce imperio della parola semplice riaddusse le anime dai flutti e le tempeste umane alla sponda fiorita dei cieli. Umile vessillifero del Signore morì benedetto e lagrimato. Memore la Confraternita S. Rocco ne glorifica il nome. Continua la Lettura

La coltivazione dei bachi e la ‘maclura pomifera’ a Gioia

Albero di ‘maclura pomifera’ nel giardino Vito Antonio Donvito, nel periodo invernale

Nel 1856 il sindaco Filippo Cassano e i Decurioni aderiscono alla proposta del Direttore del Real Ministero dell’Interno per la sperimentazione della coltura dei gelsi per l’industria del baco da seta nel nostro territorio.

Dopo la proposta del 1856 della sperimentazione della coltura dei gelsi per l’industria del baco da seta nel nostro territorio, nel 1863 viene nominata una Commissione per studiare, promuovere e curare studi ed esprimersi sulla coltivazione del cotone a Gioia. Il Comune provvede allo sterminio dei bruchi che invadono il nostro territorio.

È possibile osservare esemplari di alberi di maclura pomifera nel giardino intitolato al prof. Vito Antonio Donvito, più noto come giardino Paolo VI, o nel Giardino didattico in via dei Padri Riformati.

Maclura pomifera: maclura, che deriva da W.Maclure e pomifera da “pomo”, cioè frutto, e φέρω,  cioè portare, cioè alberi che che portano frutti tondi simili a pomi cioè a mele.

È stato Thomas Nuttall, padre della botanica americana, lo studioso che descrisse la pianta nel 1811 e le diede il nome dell’amico William Maclure, geologo filantropo. Continua la Lettura

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