Don Tonino Bello nel 30° anniversario della morte

Don Tonino Bello con papa Giovanni Paolo II

Quest’anno ricorrono due anniversari: due cantori dell’armonia, della musica e della pace, che ci allontanano dalle miserie umane per innalzarci al cielo, a Dio, Re della pace, dell’armonia e dell’amore.

Sono entrambi nativi di Alessano, dove sono anche sepolti. Il primo è il maestro Paolo Falcicchio direttore della Banda Musicale di Gioia del Colle, del quale quest’anno ricorre il 60⸰ anniversario della morte mentre l’altro è don Tonino Bello, vescovo di Molfetta, anche lui musicista per diletto, a cui piaceva suonare la fisarmonica e l’organo, cantore dell’armonia dell’universo e della pace, del quale quest’’anno ricorre il 30⸰ anniversario della morte.

Sin dall’antichità la musica ha suscitato un fascino straordinario a tal punto che molti popoli credevano che essa fosse un dono degli dei.

Ma è di don Tonino Bello che stasera vogliamo parlare e dedicargli questa rappresentazione.

Il 20 aprile 2023 ricorre il trentesimo anniversario della morte di don Tonino Bello (Alessano 1935- Molfetta 1993). Continua la Lettura

Il Mercoledì Santo a Gioia e i Giudei

5 Aprile 2023 Autore:  
Categorie: Storia

Lippo Memmi, Il bacio di Giuda Iscariota,collegiata di S. Maria Assunta, San Gimignano

Una tradizione di incerta provenienza vuole che sia affibbiato ai gioiesi l’appellativo di ’Giudei’. Secondo alcuni deriverebbe dal nome dell’apostolo Giuda, il traditore di Gesù.

Lo storico Gioiese Giovanni Carano Donvito, autore de “La Storia di Gioia dal Colle”, a proposito degli Ebrei, afferma: Non riusciamo ancora a spiegarci come a Gioia non si rinvenga alcuna traccia di Ebrei, pur così numerosi nella vicina Acquaviva e in molti altri Comuni dei nostri dintorni. Eppure dai paesi limitrofi   i gioiesi sono appellati … “Giudei”.

Per alcuni studiosi, quanto all’epiteto di “Giudei”, esso si basa sulla omofonia “Gioiesi-Giudei”.

Il defunto sacerdote gioiese don Vito Leonardo Cardetta, da una testimonianza del gioiese Giuseppe Labrocca, ricordava che l’epiteto era stato affibbiato ai gioiesi dagli abitanti di Acquaviva, allorché vennero a conoscenza di un episodio verificatosi a Gioia alla fine dell’Ottocento durante una Sacra rappresentazione dei Misteri. Per uno scherzo organizzato da alcuni giovani, che avevano manomesso il palco su cui dovevano recitare gli attori, il personaggio che rappresentava Gesù flagellato alla colonna si trovò coinvolto nel crollo del palco. Di qui l’appellativo Gioiesi – Giudei.

Secondo una storia tramandata oralmente proprio la presenza a Gioia di una statua che raffigurava un personaggio  identificato con Giuda Iscariota potrebbe  aver fatto sorgere nei cittadini dei paesi a noi limitrofi  l’idea che condividessimo o imitassimo il comportamento del discepolo traditore e  sortire l’effetto del conseguente appellativo di ‘giudei’.

Di seguito riporto una ricerca del nostro concittadini, l’insegnante Giuseppe Montanarelli, dal titolo La cacciata di Giuda Iscariota a Gioia del Colle. Mercoledì Santo.

Secondo la tradizione cristiana il Mercoledì Santo è il giorno che ricorda l’organizzazione della cattura tramata da Giuda Iscariota per arrestare Gesù e consegnarlo ai membri del Sinedrio. Anticamente a Gioia del Colle, nella serata del Mercoledì Santo, dopo la Santa Messa del precetto confraternale, si assisteva alla pubblica cacciata di Giuda Iscariota da Gioia del Colle, definita dai Paesi viciniori la Città dei Giudei.

Chiesa Madre di Gioia, reliquiario contenente il dito indice di San Marco

Con l’accordo sancito dalla città di Gioia del Colle con la Repubblica Marinara di Venezia, per il controllo e la gestione della via del sale, ubicata sul tracciato dell’antica strada per Matera, i Veneziani donarono ai cittadini Gioiesi la reliquia del dito indice destro di San Marco, oggetti preziosi inviati dal doge ed anche parte del galeone che aveva trasportato nel porto di Bari la reliquia dell’Evangelista.

In particolare la polena della nave aveva una statua lignea raffigurante un mercante moresco dai tratti demoniaci, che dal popolo venne subito identificata con la figura di Giuda Iscariota. La statua fu staccata dall’imbarcazione e venne conservata nella sacrestia dell’antica Cappella del Calvario cittadino, fuori le mura.

Durante la celebrazione della Santa Messa del Mercoledì Santo, la statua, in modo furtivo e coperta da un drappo nero veniva posta davanti al portale della Chiesa Madre. Al termine della benedizione, i Giudei, gridando, richiamavano l’arciprete, che rappresentava Gesù, per informarlo che c’era un forestiero che cercava rifugio in Chiesa.

Come l’Arciprete varcava il portale, i Giudei toglievano il drappo mostrando l’Iscariota che voleva entrare nel sacro edificio. L’Arciprete per tre volte scacciava Giuda, che veniva pubblicamente deriso e disprezzato dalla folla.

La statua veniva portata via di corsa, verso Porta Bari e scacciata dalla città con insulti, maledizioni e parole anche volgari. Nel tempo questa manifestazione, inizialmente approvata con riserva dal clero locale, divenne motivo di contese pericolose che a volte sfociavano in incidenti, pubblici disordini e risse violente.

Per tali motivi la cacciata di Giuda venne soppressa e la statua bruciata in Piazza San Francesco di Assisi.

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La cavalcata dei Re Magi a Gioia, 06 gennaio

I tre Re Magi in cammino verso Betlemme. Foto di OpenClipart-Vectors da Pixabay

Un tempo durante tutto l’anno si susseguivano numerose feste religiose, legate prevalentemente al culto della Madonna e dei Santi, tra i quali spiccava quello del Patrono. Tra le tante feste religiose che si svolgevano un tempo a Gioia, ce n’è una che va ricordata, e che da numerosi decenni è stata dimenticata: quella che si svolgeva il 6 gennaio di ogni anno, che è ricordata come Epifania, cioè manifestazione di Gesù come Salvatore dell’umanità, come Dio sceso in terra per riconciliare gli uomini con il Padre, come Re dell’universo, il quale viene riconosciuto come tale dai potenti provenienti da tutte le parti del mondo, impersonati dai Re Magi.

Nella tradizione locale durante il periodo natalizio i presepi allestiti nelle chiese e nelle abitazioni domestiche erano arricchiti, oltre che da statue di pastori, contadini e artigiani, anche da quelle che raffiguravano i tre Re Magi a cavallo di cammelli o dromedari, che portavano i loro doni al Bambino Gesù; questi ultimi, però, o venivano posizionati nel presepe in un punto più lontano dalla grotta  e li si faceva avanzare  man mano che si avvicinava la festa dell’Epifania o venivano posti davanti alla grotta del Bambino il giorno 6 gennaio. Continua la Lettura

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