Alcuni elementi che fanno risalire l’origine di Gioia ai Bizantini
12 Aprile 2025 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Scuola, Storia, Territorio & Ambiente

Affresco della chiesa rupestre di san Nicola a Mottola, ad opera dei monaci basiliani
Si comincia a parlare di Impero Romano d’Oriente o Bizantino dopo la morte di Teodosio I nel 395 d. C. Alcuni studiosi fanno coincidere con il 395 (separazione definitiva dei due imperi), ma si è anche proposto il 476 (caduta dell’ultimo imperatore d’Occidente, Romolo Augusto).
In quel periodo l’Italia era invasa da popolazioni barbariche.
Nel 727 l’imperatore bizantino Leone III ordina che in tutte le Province dell’Impero d’Oriente siano rimosse e distrutte le sacre e le icone (fenomeno passato alla storia come iconoclastia).
Alcuni monaci, contrari a tale pratica, si rifiutano di obbedire e, per sfuggire a oppressioni e persecuzioni, dall’Oriente giungono in Puglia. Sono i “monaci basiliani”, di origine egiziana, palestinese, siriana, turca, così chiamati perché fedeli di san Basilio, iniziatore di un ordine monastico di origine orientale.
L’imperatore francese Ludovico II, discendente di Carlo Magno, cerca di sgomberare i Saraceni dalla
Puglia e nell’anno 871 occupa Bari, ma rimane assediato dai saraceni. Alla fine dell’anno 876 i Franchi chiedono l’intervento di Gregorio, stratega di Otranto. Costui ne prende possesso in nome dell’imperatore bizantino Basilio I nell’anno 880. Continua la Lettura
Chi sono i Martiri del 1799
10 Aprile 2025 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia

I nomi dei sei Martiri gioiesi ,sul monumento eretto in Piazza dei Martiri del 1799
Quando si parla di rivoluzioni si pensa che esse siano opera di individui esaltati o esasperati dalle misere condizioni economiche in cui sono stati relegati da una società che emargina gli ultimi e difende i diritti dei più ricchi e dei più forti, e non uomini desiderosi di un cambiamento della loro esistenza e di un ridimensionamento del potere di chi comanda o ricopre cariche importanti nella società a vantaggio di pochi eletti.
Riferendoci agli avvenimenti che videro coinvolti alcuni giacobini gioiesi nel 1799, si potrebbe applicare lo stesso giudizio e trattamento, cioè attibuire il loro comportamento al desiderio di sostituirsi al potere costituito o per voler approfittare dei benefici che sarebbero potuti derivare da quel cambiamento.
In realtà gli uomini che furono vittime del 1799 erano uomini appartenenti ad un ceto sociale benestante, il cui solo scopo era quello di operare una svolta democratica non solo nel nostro Comune, ma anche nel Regno delle Due Sicilie, in continuità con l’opera intrapresa nel 1793 dal nostro concittadino Emanuele De Deo.
“Chi di spada ferisce …”Il malprete Pietro Nicola Patarino
7 Aprile 2025 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Gioia Nota, Storia

Emanuele De Deo
Parlando del nostro concittadino Emanuele De Deo, primo Martire della Rivoluzione Napoletana, impiccato a Napoli il 18 ottobre del 1794, per ordine dei Borboni, nel 250° anniversario della morte, abbiamo ricordato la figura di un altro concittadino gioiese: il sacerdote Pietro Nicola Patarino.
Nella primavera del 1793 Emanuele De Deo rientra a Gioia e, insieme ai fratelli Carlo e Giuseppe e alla sorella Angela, partecipa ad un banchetto offerto da donna Anna Innocenza Sala-Buttiglione ad un gruppo di amici, per lo più esponenti del clero e della colta borghesia, tutti invaghiti dalle nuove idee che avevano portato allo scoppio della Rivoluzione francese. Tra questi si distingue per doti di ingegno e di dottrina l’abate Francesco Paolo Losapio.
Quel giorno di maggio nella riunione in casa Sala Buttiglione, in via Bartolomeo Paoli, Emanuele De Deo porta con sé libelli e fogli volanti. Legge e commenta poesie popolari che circolavano a Napoli nelle case dei ricchi e dei poveri e illustra la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. Nel muovere aspre accuse al re e severe critiche al governo borbonico, afferma: I popoli hanno il diritto di detronizzare il sovrano e condannarlo. Siamo ormai pronti. La sorte di Ferdinando e di Maria Cristina è segnata. Anch’essi finiranno come i sovrani di Francia. Nella foga del discorso va, con un coltello alla mano, ad insultare il ritratto del re. Continua la Lettura
C’era una volta il Palazzo Soria
1 Aprile 2025 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Gioiesi nel Mondo, Storia, Territorio & Ambiente

Palazzo Soria come appare nel 1999 in via Prati e via Flora in una foto di Gennaro Losito
Con molta probabilità i Soria vengono in Italia meridionale, ormai dominio spagnolo, nella seconda metà del Cinquecento. La loro presenza a Gioia è attestata nell’ultimo ventennio del 1500, come si evince da alcuni atti di matrimonio, nozze celebrate nella Chiesa Madre.
Sulla famiglia Soria è possibile consultare il seguente articolo, digitando il seguente link: https://www.gioiadelcolle.info/la-famiglia-soria-a-gioia-del-colle/.
I Soria sono stati una delle famiglie più facoltose e con maggiori possedimenti terrieri tra quelle che risiedevano a Gioia del Colle; disponevano di molti possessi fondiari nel nostro Comune, alcuni dei quali erano proprietà da loro acquistate ed altri usurpati dal demanio di Gioia.
L’Archivio comunale abbonda di processi che il Comune intentò contro le famiglie che si erano appropriate di grandi estensioni di terra, le cosiddette ‘liti demaniali’. Tra queste figura anche la famiglia Soria.
Con la legge del 2-8-1806 Giuseppe Napoleone sancì l’abolizione della feudalità. Con successiva legge del giorno 1-9-1806 si ordinò la ripartizione dei demani.
Con legge del 17-8-1809 veniva decretata la soppressione definitiva e radicale di tutti gli Ordini religiosi possidenti (a Gioia il provvedimento riguardava il convento dei Domenicani e quello dei Francescani).
Mentre i terreni nell’agro di Gioia, che erano stati riacquisiti al demanio furono quotizzati e sorteggiati tra i proletari, quelli nelle vicinanze del paese, dell’estensione di circa 800 ha, furono messi in vendita.
Della vendita ne beneficiarono cinque famiglie della borghesia terriera di Gioia, tra cui i Bonavoglia, i Calabrese, i Soria, i Cassano, che avevano maggiori disponibilità finanziarie.
Alcuni di essi, circa una quindicina, già dal 1807 avevano occupato abusivamente delle terre demaniali, circa 2500/2700 ha, tanto che alcuni proprietari, tra cui i Soria e i Cassano nel 1827 furono chiamati davanti alla Commissione di Rivendica, per aver occupato il demanio di Marzagaglia.
Marcellino Cassano (il nonno del futuro sindaco) e Cesare Soria si opposero a qualsiasi conciliazione, come si legge negli Atti Demaniali presenti presso l’Archivio di Stato di Bari, pur essendo disposti a pagare un canone.
Nel 1834 si addivenne ad un accordo: ritenere una discreta porzione di terreni occupati, pagando il canone al Comune e lasciando il resto libero.
Complessa è la vertenza promossa nel 1842 dal Comune di Gioia verso un membro della famiglia Soria, per varie usurpazioni.

La Villa Soria, inglobata da una costruzione condominiale
L’usurpazione delle terre demaniali da parte dei maggiorenti gioiesi, tra cui professionisti di chiara fama, benemeriti di istituzioni cittadine, patrioti insigni i cui nomi si leggono nei libri di storia, sono incisi nel marmo e hanno sofferto nelle patrie galere a causa delle loro idee di libertà e di giustizia, era stata trasformata nel 1842 in possesso di proprietà con il pagamento di un canone annuo al Comune di Gioia.
Poiché Carlo Soria, Sostituto Procuratore della Corte di Appello di Napoli, avendo la residenza a Trani, non pagava tale canone, il Sindaco si rivolse al Prefetto per ottenere quanto dovuto. Il Prefetto impose al Soria di eleggere il suo domicilio nel Comune di Gioia del Colle.
Con la vendita dei demani comunali si diede vita alla formazione della grande proprietà terriera.
Il re Ferdinando I nel 1816 accordò alla signora Apollonia Chimienti, vedova di don Ciccio Soria, una pensione di annui 120 ducati. A gennaio del 1818 il re accordò un sussidio mensile di ducati 10 al figlio del Soria, Donatantonio, per completare i suoi studi. Donatantonio fu un bravo medico, ottimo cittadino, ottimo padre, esercitò con successo la sua professione in Gioia, dove morì nel 1864, all’età di 73 anni.
Sia nel nostro paese che nell’agro circostante, nelle loro proprietà i Soria costruirono masserie, ville e residenze cittadine, molte delle quali resistono ancora all’azione distruttrice del tempo e dell’uomo.
Sull’attuale via Flora e sul suo prolungamento, quello che oggi prende la denominazione
via Carlo Soria erano ubicate due delle abitazioni cittadine della famiglia Soria.
Una in particolare, quella costruita tra via Giovanni Prati e via Flora, abbattuta alla fine del XX secolo per mano umana, per far posto ad un grosso complesso condominiale, sembra risalga al tardo Seicento.
Il palazzo, costruito extra moenia, confinava con il giardino di San Francesco, di proprietà dei frati francescani conventuali. Era sicuramente fortificato, come si evince dai possenti muri perimetrali edificati in passato e da alcuni resti che non sono stati oggetto di abbattimento, ed era ubicato lungo la strada che portava alla contrada e alla cappella di Santa Sofia, sita a sud del paese, e che conduceva ad Altamura e a Matera, strada che presumibilmente era un tratto di un’importante arteria di comunicazione che collegava Gioia al tracciato della via Appia.
Purtroppo rimangono solo alcuni segni della vecchia costruzione e qualche foto che ne perpetua il ricordo, dopo la sciagurata perdita di un pezzo importante della nostra storia cittadina.
Un’altra abitazione della suddetta famiglia, che ancora oggi viene indicata come Villa Soria, fortunatamente è ancora visibile, ubicata tra via Giovanni XXIII e via Teodorico Soria, anche se una parte di essa è stata inglobata in una nuova costruzione condominiale.
La struttura al piano terra di via Flora è stata utilizzata per numerosi anni come sede di un supermercato.

Palazzo Soria vista dal pittore Raffaele Van Westerhout
Parlando dell’edificio Soria in via Flora, distrutto dalla mano dell’uomo, il prof. Domenico Paradiso nel volume “Memorie dal fuoco” riferisce: Un loro (dei Soria) palazzo residenziale era presente a Gioia, in periferia, circondato da mura ciclopiche e dotato di un ponte levatoio sorvegliato giorno e notte da un piccolo esercito di bravi.
Una fotografia scattata dall’avv. Gennaro Losito prima dell’abbattimento del vecchio edificio e riportata sullo stesso volume “Memorie dal fuoco” riproduce una parte di questa possente abitazione, mentre sullo stesso libro viene inserita una ricostruzione di quella che doveva essere l’intera costruzione prima delle sue ulteriori modifiche e dell’abbattimento, disegno eseguito dal pittore gioiese Raffaele VanWesterouth.
A Carlo, Pasquale e Teodorico Soria, uomini che hanno dato lustro a Gioia e all’Italia, il Comune di Gioia ha intitolato altrettante strade cittadine.
Speriamo che dopo gli abbattimenti del palazzo De Bellis in Piazza Plebiscito, del Mercato Coperto, di alcuni palazzi liberty in Via Roma, dell’Arena Castellano, del palazzo Soria in via Flora si sia posto fine allo scempio della nostra Città e si preservi nel tempo il ricordo della storia, dell’architettura e della laboriosità dei nostri concittadini, come stimolo ad impegnarsi sempre più per il progresso e il bene della collettività gioiese.
Oggi, soprattutto, in presenza di un vistoso calo demografico non è più tempo di distruggere le tracce del nostro passato per far posto a complessi condominiali, atteso che tanti di essi sono ancora incompleti o invenduti, ma di dare una ristrutturazione all’esistente, senza modificare il volto di una città a tal punto da sfigurarla, rendendola anonima, senza storia e simile ad altre località più “fredde”, in nome di una modernità che non la rappresenta.
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Il Centenario dell’istituzione del Liceo Classico di Gioia
21 Marzo 2025 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Scuola, Storia

Planimetria del piano terra del Palazzo De Bellis sede del Ginnasio Losapio e del Liceo Classico comunale in Piazza Umberto I, redatta dall’ing. comunale De Bellis il 26 gennaio 1927
Quest’anno cade il centenario dell’istituzione del Liceo Classico di Gioia del Colle.
Nel mese di novembre del 1868 il Comune di Gioia dà vita alla Istituzione voluta dall’abate Francesco Paolo Losapio, che con testamento del 30 ottobre 1841 legava al nostro Comune i suoi averi con l’obbligo dello stabilimento di una Biblioteca scelta ad uso de’ miei concittadini e medio della stessa lo formerà la mia piccola Biblioteca attuale, e tre Scuole primarie di Umanità minore con insegnamento di Grammatica Italiana, e Latina, e di umanità maggiore con Insegnamento di Geografia Universale, e Particolare, ed un corso di belle lettere, Poesia ed Eloquenza, con insegnamento di Storia Universale, e particolare nel corso che durerà ogni classe, ed ogni scuola…(il cosiddetto Ginnasio Losapio).
Il Ginnasio Comunale Losapio ottenne il pareggiamento provvisorio ai regi per l’a. s. 1905-06 e quello definitivo il 1° ottobre 1907. Il Decreto di regificazione del Ginnasio, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 21 febbraio 1910, valeva a partire dal 1° ottobre 1909. Continua la Lettura
1925 Acquisto del palazzo del Ginnasio a Piazza Umberto I
20 Marzo 2025 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Senza categoria

Piazza Umberto I e a destra il palazzo sede del Ginnasio
Cento anni fa, nel 1925, il Comune di Gioia del Colle decideva di acquistare il palazzo De Bellis per allocarvi le classi del Ginnasio.
Con testamento del 30 ottobre 1841, rogato dal notaio Raffaele Taranto di Gioia, l’abate Francesco Paolo Losapio lasciava i suoi averi per il pubblico stabilimento di una Biblioteca scelta ad uso de’ miei concittadini … e tre scuole primarie di Umanità minore con insegnamento di Grammatica Italiana e Latina e di Umanità maggiore con Insegnamento di Geografia Universale e Particolare, ed un corso di belle Lettere, Poesia ed Eloquenza, con insegnamento di Storia Universale e particolare nel corso che durerà ogni classe, ed ogni scuola.
Mentre per la Biblioteca fu lo stesso Losapio a provvedere, facendo ampliare e sopraelevare a sue spese alcune stanze nell’ex complesso conventuale dei Francescani Riformati, presso la chiesa del Crocifisso, pochi giorni prima della sua morte, avvenuta nel 1842, per l’apertura delle nuove Scuole ginnasiali, sponsorizzate dallo stesso abate Losapio, occorrerà pazientare fino al 1868. Continua la Lettura
L’Arco di Costantinopoli tra storia e leggenda
18 Marzo 2025 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Gioia Nota, Storia, Territorio & Ambiente, Turismo

L’Arco di Costantinopoli
Sull’edificazione di questo manufatto di Gioia del Colle storia e leggende si fondono al punto tale che non sappiamo esattamente a quale di queste dare maggiore credito.
Già sulla intitolazione di questo Arco non abbiamo notizie certe. Di certo c’è che l’Arco è ubicato nel nucleo più antico di Gioia del Colle, quello bizantino, dove sono presenti quasi tutti gli altri Archi più antichi del nostro paese: Mastrocinto, Serpente, Nardulli, Gelso, Cimone, San Nicola.
Su questo argomento a febbraio del 2010, su questo stesso sito, avevo riportato le seguenti notizie, consultabili digitando: https://www.gioiadelcolle.info/gli-archi-parte-i/.
Verso il secolo XVII, sotto quest’arco gli abitanti della zona avevano fatto dipingere in una nicchia l’icona della Madonna di Costantinopoli, che veneravano con particolare devozione. Per questa particolare circostanza l’arco, che inizialmente probabilmente era denominato del Catapano, prende il nome della Madonna di Costantinopoli.
La suddetta immagine, rovinata dal tempo è stata dipinta su tavola nell’anno 2005, sul disegno originale, da parte del pittore Sergio Gatti e, dopo essere stata da lui donata a nome dell’Associazione Artistica e Culturale Artensione, è stata riposta nella nicchia che conteneva il primitivo affresco. Continua la Lettura
Benito Tateo
13 Marzo 2025 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Gioiesi nel Mondo, Prodotti Locali, Storia

Benito Tateo a lavoro nel suo laboratorio
Quest’anno ricorre il centenario della nascita di un nostro illustre concittadino: il maestro intagliatore e intarsiatore Benito Tateo.
È nato a Taranto il 6 ottobre del 1925 da Antonia Castellaneta, sarta, e Giovanni, di professione tipografo, il quarto di sette figli (Maria Luigia, Rocco, Maria, Adriana, Elvira, Vanda). Il nome Benito, dopo l’avvento di Mussolini al potere, era una consuetudine presso la popolazione italiana, per onorare quel personaggio.
La sua naturale inclinazione lo avvia alla professione che da grande svolgerà con grande passione e con eccellenti risultati; infatti a 13 anni, nel 1938, comincia a lavorare come apprendista nel rinomato mobilificio di Carlo Curione (in via Roma), maestro d’Arte diplomato alle Belle Arti di Venezia, che gli insegnò i segreti dell’intaglio. Resterà nella bottega del Curione per 14 anni, fino all’epoca del suo matrimonio.
Lavora dapprima come apprendista ebanista, poi come intagliatore. Per meglio apprendere i segreti di quell’Arte si intratteneva in bottega ben oltre le dieci ore di lavoro, ricevendo in cambio piccoli regali in prossimità delle feste.
Nello periodo di apprendistato, di sera, per arrotondare i suoi magri guadagni, lavora come operatore cinematografico presso il Cinema Vittoria. Questa attività gli consente di sviluppare un carattere gioviale e scherzoso e di acquisire un’abilità particolare nell’imitazione degli attori e delle loro battute. Continua la Lettura
Il culto di Maria S.S. di Costantinopoli a Gioia del Colle
4 Marzo 2025 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia, Turismo

Icona della Madonna di Costantinopoli, presente sotto l’Arco di Costantinopoli
Il culto per la Madonna di Costantinopoli è stato sempre sentito a Gioia del Colle. Infatti in diverse chiese si venerava l’immagine di questa Madonna e nell’Arco di Costantinopoli era ed è presente un’icona della Madonna, mentre sulla facciata di una costruzione presente nell’Arco Mastrocinto è visibile una formella sulla quale è raffigurata in rilievo la Madonna Odegitria. Tutto ciò confermerebbe l’origine bizantina del primo nucleo abitato di Gioia del Colle.
L’antica chiesa di Sant’Angelo, quella di Sant’Andrea sembrano essere state intitolate inizialmente alla Madonna di Costantinopoli, fondate dai bizantini che intorno all’anno mille si sarebbero insediati nel nostro territorio.
Il primitivo nome di S. Maria di Costantinopoli e quello di Sant’Angelo sono sottolineati dalla presenza di numerosi quadri che li raffigurano.
La prima patrona di Gioia, Santa Sofia e la presenza a Gioia di una Chiesa intitolata a Santa Maria Maddalena, costituiscono un’ulteriore conferma della presenza dei bizantini nell’edificazione del primo nucleo abitato gioiese.
La chiesa di Sant’Andrea probabilmente risale al secolo X ed originariamente sembra essere stata chiamata S. Maria del Casale e successivamente dedicata a S. Maria di Costantinopoli. Continua la Lettura
La lettera di addio di Emanuele De Deo
21 Febbraio 2025 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Gioiesi nel Mondo, Storia

Emanuele De Deo
Emanuele De Deo, nato a Minervino Murge nel 1772, dall’età di 5 anni fino al 1793, anno precedente la sua morte, visse a Gioia del Colle, dove il padre si era trasferito con la famiglia per ricoprire la carica di Governatore per conto del re di Napoli, Ferdinando di Borbone.
Il giovane De Deo, tradito dal malprete Pietro Nicola Patarino e da lui accusato come cospiratore contro lo Stato, il 9 gennaio 1794 fu arrestato e rinchiuso nel carcere di Napoli.
L’avvocato difensore di De Deo, F. Mario Pagano, durante il processo disse ai giudici: mancano gli estremi della congiura, mancano gli estremi del reato, non si è neppure nell’ipotesi del tentativo perché nessun atto idoneo e diretto in modo non equivoco a commettere un delitto punito con la pena capitale è stato compiuto.
I giudici, invece, ravvisando la sussistenza del delitto di ribellione contro l’autorità costituita, applicheranno la legge vigente nel Regno di Napoli e condanneranno a morte il giovane De Deo, definito il primo martire della libertà morto per l’ingiusta scure di Ferdinando il Tiranno.
Il processo si concluse il 3 ottobre 1794 con la condanna a morte, preceduta da tortura (quattro tratti di corda, secondo il dispositivo della sentenza), che fu eseguita il 18 ottobre 1794. L’imputazione era di ribellione al sovrano, di reato di opinione e di diffusione di pericolosa droga mentale, quale la diffusione di testi di ispirazione rivoluzionaria. Continua la Lettura