Il Maestro Michele Marvulli
2 Giugno 2023 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia

Il Maestro Michele Marvulli
Il maestro Michele Marvulli è nato ad Altamura nel 1929. Sin da piccolo si è avviato alla carriera di pianista-concertista. Ha seguito regolari studi musicali presso il liceo ’Nicolò Piccinni ‘ di Bari.
Ha conseguito lusinghieri successi a seguito della partecipazione a importanti concorsi pianistici ( tra i quali sono da segnalare quelli di Genova nel 1953 e di Ginevra nel 1955, dove consegue una medaglia d’oro nella sezione musica da camera in duo con la violinista Ludmilla Kutznetsoff).
STra i suoi insegnanti ricordiamo: Nicola Costa e Vladimir Ersham per il pianoforte, Arturo Bonucci per la musica da camera, Nino Rota per la composizione e Franco Ferrara per la direzione d’orchestra. Si perfeziona a Roma con il maestro Rodolfo Caporali e consegue il diploma di Musica da Camera presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia con Arturo Bonucci.
Nel dopoguerra si trasferisce in Svizzera e frequenta la Hohe Musikschule di Basilea. Rientrato in Italia, a partire dagli anni ’60 nel corso di oltre 40 anni di insegnamento nei Conservatori di Bari, Firenze e Pesaro, fonda e coltiva una delle più importanti scuole pianistiche italiane (Emanuele Arciuli, Luigi Ceci, Gregorio Goffredo, Giovanna Valente, Angela Montemurro Lentini ed innumerevoli concertisti/ docenti di chiara fama). Continua la Lettura
I ‘portatori’
26 Maggio 2023 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Eventi & Tempo Libero, Storia

Confratelli ‘portatori’ del busto argenteo di San Filippo
Da tempo immemorabile a Gioia quasi ogni mese si festeggiava un avvenimento religioso legato alla ricorrenza liturgica di un Santo. Tre erano i momenti forti di queste ricorrenze: la celebrazione della Messa in onore del Santo, la processione della statua del Santo e la festa civile che era imperniata sull’ascolto della Banda musicale e sullo ‘sparo’ dei fuochi d’artificio.
Tra queste tradizioni quella più coreografica e maggiormente partecipata è senz’altro la processione del Santo o della Santa, che, portato a spalla da quattro individui, attraversava le vie della città accompagnata dalle Confraternite e dai sacerdoti locali, dagli amministratori comunali, da un folto numero di fedeli, mentre numerosi cittadini facevano ala al passaggio della processione, ed altri dai balconi, addobbati con drappi preziosi, lanciavano petali di fiori all’arrivo della statua del Santo.
Fino agli inizi del secolo scorso, nella ricorrenza delle feste dei Santi, per portare a spalla le statue dei Santi durante le relative processioni si ricorreva all’affidamento attraverso una ‘licita’: coloro che offrivano una somma superiore a quella degli altri partecipanti all’asta si aggiudicavano quel privilegio.
Con il passare degli anni e fino alla fine del secolo scorso toccava anche ad alcuni confratelli o ad alcuni fedeli il compito e l’onore di portare in processione le statue attraverso le vie del paese. Continua la Lettura
Via Giuseppe Barba
16 Maggio 2023 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Gioia Nota, Storia

Via Giuseppe Barba
Nel quartiere bizantino di Gioia, sul prolungamento di via Spada, vicolo che si imbocca tra la sede INPS e piazza Cesare Battisti e che porta al sagrato della chiesa di Sant’Andrea, è ubicata la via che porta il nome dell’arciprete Giuseppe Barba.
Nella Galleria in sonetti di ritratti storco-poetici degli Arcipreti della Collegiata insigne di Gioja in Bari pubblicata in Appendice al Quadro istorico-poetico sulle vicende di Gioia in Bari detta anche Livia, al XII Ritratto, che di seguito riporto, l’abate Francesco Paolo Losapio ci notizia dell’Arciprete Dottor D. Giuseppe Barba, un religioso già in vita in odore di santità.
Nutrire i vivi, e seppellire i morti
Eran pregi di Barba, e non di meno
Tutte l’altre virtù dell’alme forti
E di grand’uomo egli annidava in seno.
Or benigno, or severo in modi accorti
Usò lo sprone, oppur la sferza e ‘l freno,
Intrepido or minacce, ora conforti
Di vizi, o di virtù secondo il treno.
Grave nel portamento e nel contegno,
Vestìa con gran decoro, e sempre in fronte
Del sacro minister splendeagli il segno.
Nuovo Sannacherib lasciò le impronte
Di morte sul suo capo: Iddio per pegno
D’amor salvollo, e con maniere conte. Continua la Lettura
La masseria Gigante
2 Maggio 2023 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia, Territorio & Ambiente

La masseria Gigante, vista dall’alto
Della famiglia Cassano abbiamo parlato in un altro articolo pubblicato su questo sito, visionabile cliccando sul seguente link: https://www.gioiadelcolle.info/gioia-del-colle-e-la-famiglia-cassano/.
Nel 1612 un ramo della famiglia Cassano si trasferisce a Gioia del Colle e si imparenta con la famiglia Gigante, originaria di Acquaviva delle Fonti, consolidando il proprio patrimonio agrario.
La masseria Gigante è ubicata sulla via che porta ad Acquaviva a circa 5 Km. dall’abitato di Gioia.
Non siamo a conoscenza dell’anno di costruzione di questa masseria; l’incisione presente su una pietra che è murata nel corpo di fabbrica delle cantine edificate nel 1884 riporta la seguente iscrizione: V. G. G. F. A D 1753, probabilmente iniziali della famiglia Gigante che fece costruire la masseria in quella data. Nella seconda metà dell’Ottocento la costruzione fu restaurata e ampliata da Filippo Cassano, che ne era proprietario.

Particolare della scalinata della masseria Gigante
In epoca più vicina a noi la masseria è stata proprietà della signora Zoe Leomanni, coniugata Cassano. Alla sua morte la masseria e stata data in eredità alla signora Milena Perniola, figlia dell’ultimo marito della signora Zoe. L’erede ha provveduto al restauro dei tetti della masseria, che erano in gran parte fatiscenti, e a consentito alla figlia l’utilizzo dei terreni di pertinenza della masseria per colture biologiche di grano e di vigneti.
Anche se la struttura presenta alcune feritoie sul coronamento, non rientra nel novero delle masserie fortificate.
La masseria, una delle più belle presenti nell’agro gioiese, sia dal punto di vista architettonico che per la volumetria che occupa, si sviluppa su tre livelli.
Secondo la tradizione delle grandi masserie il primo livello, quello a piano terra, era adibito in parte a ricovero di attrezzi e di bestiame e in parte ad abitazione del massaro e degli addetti alle attività agro-zootecniche.
Da ammirare è la facciata principale che presenta una elegante e imponente scalinata antistante l’edificio e un portale modanato.
La scalinata si interrompe dopo la prima rampa per permettere l’accesso agli al primo piano padronale, attraversando un ampio terrazzo-ballatoio. Questo terrazzo, arretrato rispetto al frontespizio, era occupato dai proprietari della masseria e dei terreni ad essa associati, mentre il terzo livello o sottotetto era utilizzato per la conservazione delle derrate alimentari.

La cappella della masseria Gigante
La scala, protetta da una balaustra sagomata, divide il fabbricato in due parti simmetriche che presentano verso gli estremi, due aperture tompagnate delineate da colonne laterali e sormontate da archetti ogivali e merlature.
In posizione frontale rispetto alla zona residenziale sono localizzate alcune costruzioni più recenti,
adibite a magazzini. La zona riservata alle stalle, separate tra bovini ed equini, si sviluppa intorno ad una piccola corte interna lastricata.
In posizione distaccata dal fabbricato rurale, e precisamente posteriormente al prospetto della masseria, è ubicata una chiesa o meglio una piccola cappella rurale.
Essa è costituita da un monovolume con volta a botte e copertura a spioventi e presenta sul prospetto un portale in pietra ad arco, sormontato da un oculo lobato dal quale l’interno della cappella prende luce.

Interno della cappella della masseria Gigante
Sul pinnacolo è presente un campaniletto a vela che termina con una Croce.
Le facciate laterali presentano un grosso arco tompagnato; quello posto sul lato destro del prospetto presenta sull’arco una lunetta, anch’essa murata, che verosimilmente un tempo era finestrata per permettere di illuminare l’ambiente interno.
La cappella internamente è molto sobria; presenta una volta a botte e un altare in pietra addossato alla parete di fondo, con un minimo di arredo sacro, necessario per le funzioni religiose.
Le pareti sono semplicemente imbiancate e prive di dipinti o di raffigurazioni sacre.
La cappella era utilizzata non solo per le funzioni religiose a vantaggio degli abitanti e dei lavoranti della masseria, ma era disponibile anche per altri abitanti delle numerose masserie delle contrade limitrofe.
Nella cantina un tempo erano presenti delle grosse botti in legno, che contenevano il vino che si produceva in abbondanza nell’azienda.
La bellezza e la maestosità della masseria Gigante ha attratto l’attenzione anche di operatori del settore cinematografico.

Cantina della masseria Gigante
Infatti alla fine di marzo del 2023 la masseria Gigante è stata utilizzata come set per le riprese di alcune scene del film Il mio posto è qui, scritto e co-diretto da Cristiano Bortone e Daniela Porto, film prodotto da Orisa Produzioni, con il sostegno di Apulia Film Commission e Regione Puglia.
Alcune scene del film sono state girate nella sacrestia della chiesa di San Francesco d’Assisi a Gioia.
La storia è ambientata nella Calabria rurale della fine degli anni ’40, racconta la storia di amicizia e di emancipazione tra una ragazza madre e l’organizzatore di matrimoni locale, l’unico gay del paese, che la porta a sfidare i pregiudizi della comunità e a lottare contro una società condizionata da una cultura patriarcale, per trovare il proprio posto nel mondo.
© È consentito l’utilizzo del contenuto di questo articolo per soli fini non commerciali, citando la fonte ed il nome dell’autore.
Don Tonino Bello nel 30° anniversario della morte
20 Aprile 2023 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Eventi & Tempo Libero, Storia

Don Tonino Bello con papa Giovanni Paolo II
Quest’anno ricorrono due anniversari: due cantori dell’armonia, della musica e della pace, che ci allontanano dalle miserie umane per innalzarci al cielo, a Dio, Re della pace, dell’armonia e dell’amore.
Sono entrambi nativi di Alessano, dove sono anche sepolti. Il primo è il maestro Paolo Falcicchio direttore della Banda Musicale di Gioia del Colle, del quale quest’anno ricorre il 60⸰ anniversario della morte mentre l’altro è don Tonino Bello, vescovo di Molfetta, anche lui musicista per diletto, a cui piaceva suonare la fisarmonica e l’organo, cantore dell’armonia dell’universo e della pace, del quale quest’’anno ricorre il 30⸰ anniversario della morte.
Sin dall’antichità la musica ha suscitato un fascino straordinario a tal punto che molti popoli credevano che essa fosse un dono degli dei.
Ma è di don Tonino Bello che stasera vogliamo parlare e dedicargli questa rappresentazione.
Il 20 aprile 2023 ricorre il trentesimo anniversario della morte di don Tonino Bello (Alessano 1935- Molfetta 1993). Continua la Lettura
Il Mercoledì Santo a Gioia e i Giudei
5 Aprile 2023 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia

Lippo Memmi, Il bacio di Giuda Iscariota,collegiata di S. Maria Assunta, San Gimignano
Una tradizione di incerta provenienza vuole che sia affibbiato ai gioiesi l’appellativo di ’Giudei’. Secondo alcuni deriverebbe dal nome dell’apostolo Giuda, il traditore di Gesù.
Lo storico Gioiese Giovanni Carano Donvito, autore de “La Storia di Gioia dal Colle”, a proposito degli Ebrei, afferma: Non riusciamo ancora a spiegarci come a Gioia non si rinvenga alcuna traccia di Ebrei, pur così numerosi nella vicina Acquaviva e in molti altri Comuni dei nostri dintorni. Eppure dai paesi limitrofi i gioiesi sono appellati … “Giudei”.
Per alcuni studiosi, quanto all’epiteto di “Giudei”, esso si basa sulla omofonia “Gioiesi-Giudei”.
Il defunto sacerdote gioiese don Vito Leonardo Cardetta, da una testimonianza del gioiese Giuseppe Labrocca, ricordava che l’epiteto era stato affibbiato ai gioiesi dagli abitanti di Acquaviva, allorché vennero a conoscenza di un episodio verificatosi a Gioia alla fine dell’Ottocento durante una Sacra rappresentazione dei Misteri. Per uno scherzo organizzato da alcuni giovani, che avevano manomesso il palco su cui dovevano recitare gli attori, il personaggio che rappresentava Gesù flagellato alla colonna si trovò coinvolto nel crollo del palco. Di qui l’appellativo Gioiesi – Giudei.
Secondo una storia tramandata oralmente proprio la presenza a Gioia di una statua che raffigurava un personaggio identificato con Giuda Iscariota potrebbe aver fatto sorgere nei cittadini dei paesi a noi limitrofi l’idea che condividessimo o imitassimo il comportamento del discepolo traditore e sortire l’effetto del conseguente appellativo di ‘giudei’.
Di seguito riporto una ricerca del nostro concittadini, l’insegnante Giuseppe Montanarelli, dal titolo La cacciata di Giuda Iscariota a Gioia del Colle. Mercoledì Santo.
Secondo la tradizione cristiana il Mercoledì Santo è il giorno che ricorda l’organizzazione della cattura tramata da Giuda Iscariota per arrestare Gesù e consegnarlo ai membri del Sinedrio. Anticamente a Gioia del Colle, nella serata del Mercoledì Santo, dopo la Santa Messa del precetto confraternale, si assisteva alla pubblica cacciata di Giuda Iscariota da Gioia del Colle, definita dai Paesi viciniori la Città dei Giudei.

Chiesa Madre di Gioia, reliquiario contenente il dito indice di San Marco
Con l’accordo sancito dalla città di Gioia del Colle con la Repubblica Marinara di Venezia, per il controllo e la gestione della via del sale, ubicata sul tracciato dell’antica strada per Matera, i Veneziani donarono ai cittadini Gioiesi la reliquia del dito indice destro di San Marco, oggetti preziosi inviati dal doge ed anche parte del galeone che aveva trasportato nel porto di Bari la reliquia dell’Evangelista.
In particolare la polena della nave aveva una statua lignea raffigurante un mercante moresco dai tratti demoniaci, che dal popolo venne subito identificata con la figura di Giuda Iscariota. La statua fu staccata dall’imbarcazione e venne conservata nella sacrestia dell’antica Cappella del Calvario cittadino, fuori le mura.
Durante la celebrazione della Santa Messa del Mercoledì Santo, la statua, in modo furtivo e coperta da un drappo nero veniva posta davanti al portale della Chiesa Madre. Al termine della benedizione, i Giudei, gridando, richiamavano l’arciprete, che rappresentava Gesù, per informarlo che c’era un forestiero che cercava rifugio in Chiesa.
Come l’Arciprete varcava il portale, i Giudei toglievano il drappo mostrando l’Iscariota che voleva entrare nel sacro edificio. L’Arciprete per tre volte scacciava Giuda, che veniva pubblicamente deriso e disprezzato dalla folla.
La statua veniva portata via di corsa, verso Porta Bari e scacciata dalla città con insulti, maledizioni e parole anche volgari. Nel tempo questa manifestazione, inizialmente approvata con riserva dal clero locale, divenne motivo di contese pericolose che a volte sfociavano in incidenti, pubblici disordini e risse violente.
Per tali motivi la cacciata di Giuda venne soppressa e la statua bruciata in Piazza San Francesco di Assisi.
© È consentito l’utilizzo del contenuto di questo articolo per soli fini non commerciali, citando la fonte ed i nomi degli autori.
La cavalcata dei Re Magi a Gioia, 06 gennaio
1 Aprile 2023 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Eventi & Tempo Libero, Storia

I tre Re Magi in cammino verso Betlemme. Foto di OpenClipart-Vectors da Pixabay
Un tempo durante tutto l’anno si susseguivano numerose feste religiose, legate prevalentemente al culto della Madonna e dei Santi, tra i quali spiccava quello del Patrono. Tra le tante feste religiose che si svolgevano un tempo a Gioia, ce n’è una che va ricordata, e che da numerosi decenni è stata dimenticata: quella che si svolgeva il 6 gennaio di ogni anno, che è ricordata come Epifania, cioè manifestazione di Gesù come Salvatore dell’umanità, come Dio sceso in terra per riconciliare gli uomini con il Padre, come Re dell’universo, il quale viene riconosciuto come tale dai potenti provenienti da tutte le parti del mondo, impersonati dai Re Magi.
Nella tradizione locale durante il periodo natalizio i presepi allestiti nelle chiese e nelle abitazioni domestiche erano arricchiti, oltre che da statue di pastori, contadini e artigiani, anche da quelle che raffiguravano i tre Re Magi a cavallo di cammelli o dromedari, che portavano i loro doni al Bambino Gesù; questi ultimi, però, o venivano posizionati nel presepe in un punto più lontano dalla grotta e li si faceva avanzare man mano che si avvicinava la festa dell’Epifania o venivano posti davanti alla grotta del Bambino il giorno 6 gennaio. Continua la Lettura
‘Se saprai ricordarmi …’ di Leangela Svelto
20 Marzo 2023 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia, Territorio & Ambiente

Copertina del libro della prof.ssa Leangela Svelto
Tra i tanti libri che parlano della propria famiglia e dei propri avi è da annoverare uno che assume una particolare rilevanza non solo dal punto di vista degli eventi storici che vi sono riportati e che vedono coinvolte diverse generazioni che si sono susseguite nel tempo, ma anche perché l’autrice ha cercato di salvare dall’oblio del tempo tradizioni legate alla vita contadina, modi di vivere, racconti, proverbi, aneddoti, personaggi, ricette, tutti strettamente legati al nostro territorio.
E tanto meritevole è il recupero di queste microstorie quando ci accorgiamo che la riscoperta di alcune tradizioni rientrano nei canoni di una società degna di tal nome, basata su genuini valori e sul reciproco rispetto tra individui, pur diversi tra loro per censo e per formazione culturale.
Una lezione (e tale non poteva essere, dato che l’autrice è una professoressa) che ai nostri giorni dovrebbe far riflettere le nuove generazioni, e non solo quelle, sulla costruzione di una società improntata sui veri valori, solidarietà, rispetto, pace, come si riscontra attraverso la narrazione dei personaggi e delle vicende riportate nel libro.
Il volume è stato dato alle stampe a fine dicembre 2020 dalla prof.ssa Leangela Svelto e ha come titolo “Se saprai ricordarmi …”, scelta che la stessa autrice in apertura del volume ricorda di aver preso da un pensiero di Isabel Allende: La morte non esiste, figlia. La gente muore solo quando viene dimenticata, mi spiegò mia madre poco prima di andarsene. Se saprai ricordarmi sarò sempre con te. Continua la Lettura
La ‘Pizzica-Pizzica’ a Gioia del Colle
17 Marzo 2023 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Eventi & Tempo Libero, Storia, Turismo

Il festival ‘La Notte della Taranta’ a Melpignano
Quando sentiamo parlare di ‘pizzica’ la mente va subito al salento e ad una sua antica tradizione.
Infatti da alcuni anni è assurto a rinomanza internazionale Melpignano, un piccolo Comune di 2235 abitanti, in provincia di Lecce, che organizza ogni anno la ‘Festa della Taranta’, arrivata quest’anno alla 26ª edizione.
Nel 1998 nasce la ‘Notte della Taranta’ con lo scopo di valorizzare un territorio, quello salentino, ricco di storia, tradizioni e cultura, musica e cibo.
Nel 2008, su iniziativa della Regione Puglia, della provincia di Lecce, dell’unione dei Comuni della Grecìa Salentina e dell’Istituto “Diego Carpitella”, nasce la Fondazione “Notte della Taranta”. Continua la Lettura
Le ‘grave’ a Gioia
11 Marzo 2023 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia, Territorio & Ambiente

Pianta di Gioia a forma di pesce con l’indicazione di laghi e lame
Il territorio di Gioia, di forma irregolare, simile ad un pesce, quasi a ricordare che un tempo era ricoperta da acque marine, come si evince da fossili marini presenti nei sedimenti rocciosi, appartiene alla cosiddetta zona dell’Alta Murgia e presenta caratteri climatici e morfologici propri.
Dal punto di vista della struttura geologica il territorio appartiene al cretacico con formazioni calcaree per l’85%, tufacee per il 13% e sabbie gialle per il 2%.
La natura pianeggiante o collinare del nostro territorio, unitamente al fenomeno carsico determina la mancanza di corsi d’acqua superficiali. Questa mancanza è accentuata dalla presenza di numerosi voragini o inghiottitoi che nel gergo locale sono noti come ‘gravi’. Continua la Lettura