“La corsa dell’umanità verso la fratellanza”, murale del GRIDAS

Il murale del GRIDAS andato perduto per l’abbattimento del muro di cinta della Scuola materna di Via Carlo Soria

Camminando lungo Via Giovanni XXII, giunti al luogo confinante con la Scuola Materna di Via Carlo Soria, fino a due anni fa, era visibile una piazzetta nella quale erano installate alcune panchine dipinte, sulle quali i passanti, piccoli e adulti, potevano soffermarsi e trascorrere qualche minuto di relax. Un paio di alberi di pino ad alto fusto regalavano sprazzi d’ombra ai frequentatori del luogo, che avevano l’opportunità di ammirare un grande e lungo dipinto sulla parete del muro di cinta della Scuola.

Nel 1997 l’Amministrazione comunale di Gioia fece eseguire nel nostro Comune tre murales dal GRIDAS (Gruppo Risveglio Dal Sonno): uno sulla facciata del mercato coperto, il secondo sulle pareti dei locali che ospitano gli uffici dei servizi sociali (parzialmente distrutto a seguito di lavori di ampliamento) ed il terzo sul muro di cinta del plesso scolastico di via Carlo Soria, intitolato “La corsa dell’umanità verso la fratellanza”.

Anche quest’ultimo murale è stato smantellato lo scorso anno a causa dell’ampliamento del plesso scolastico, del giardino di pertinenza e della ristrutturazione dello stabile. Continua la Lettura

Una pietra d’inciampo per Nicola Capozzi

Vito Nicola Capozzi

Chi si trova a percorrere via Giuseppe Del Re in direzione est, giunto nei pressi del numero civico 59 si imbatte in una “pietra d’inciampo” sulla quale è riportata la seguente iscrizione: La casa di Nicola Capozzi saccheggiata dai fascisti il 29/10/1922.

Le pietre d’inciampo, ideate su iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig per tramandare, nel tessuto urbanistico  delle città europee, il ricordo dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti,  sono dei blocchi di pietra ricoperti da una lastra di ottone, che vengono inseriti nel selciato stradale o sui marciapiedi delle città, davanti alle ultime abitazioni delle vittime di deportazioni.  L’espressione “pietra di inciampo” è mutuata dalla Bibbia e precisamente dalla Lettera ai Romani di San Paolo (9,33):  Ecco che io pongo in Sion una pietra di scandalo e un sasso d’inciampo; ma chi crede in lui non sarà deluso.

Vito Nicola Capozzi è nato a Gioia il 7 luglio 1889 ed è morto a Bari il 23 aprile 1975.

Per le sue idee e la sua militanza politica fu subito inviso al regime fascista, fu più volte arrestato, condannato e inviato in carcere al confino. Si formò politicamente durante il dopoguerra, senza aver conseguito alcuna preparazione teorica, se non  l’esperienza maturata dalla sua condizione sociale o da quella dei contadini, con i quali condivise istanze e  rivendicazioni, sempre agendo  nell’alveo della legalità, del rispetto delle istituzioni e delle diverse, ma democratiche, idee espresse da uomini non allineati alle sue linee o a quelle del suo partito.

Il 29 ottobre 1922, giorno successivo alla ‘Marcia su Roma’, come ricorda il prof. Giuseppe Milano  nel volume “Gioia del Colle, storia politico-sociale dalle origini alla fine del ‘700. Gioiesi eminenti. I soprannomi”, edito da Suma nel 2009, un centinaio di fascisti, di ritorno dal San Carlo di Napoli, dove Mussolini, rinunziando al programma repubblicano, aveva espresso fedeltà alla monarchia sabauda, in camicia nera, dalla stazione, armati di moschetti, fucili e pugnali, incolonnati militarmente, per via Mazzini, dopo aver saccheggiato la sede della cooperativa agricola, andarono alla casa di Capozzi. Erano tutti della provincia di Bari: avevano l’ordine di “cancellare” la sede della Federazione Provinciale Socialista, che era appunto a Gioia e di “dare una lezione a quel porco di Capozzi”. Ne circondarono la casa e alcuni di loro salirono armati, e la perquisirono minuziosamente; non lo trovarono, essendo egli il giorno precedente partito per Bari. V’erano solo suo padre, sua madre e la sorella, lì pallidi per lo spavento. Andarono via e si portarono verso la Camera del Lavoro, che era in piazza Margherita, a fianco del Municipio, con l’intento di saccheggiarla. Continua la Lettura

Le fontanine pubbliche AQP a Gioia del Colle

La fontanina di Piazza Orsini

La scarsità di piogge e la conseguente crisi idrica che ha afflitto la Puglia e la Basilicata durante gli ultimi mesi del 2024 sta portando alla ribalta delle cronache l’annoso problema della siccità e della carenza di invasi. Quelli esistenti presentano una colmatura molto al di sotto del livello di guardia e quindi offrono uno scarso quantitativo di acqua potabile a disposizione della popolazione e come risorsa idrica per il bestiame.

Nel secolo scorso per la sitibonda Puglia (Siderum insedit vapor siticulosae Apulie, scriveva il poeta latino Orazio) si approntò la costruzione dell’Acquedotto pugliese, un’opera di particolare progettazione ingegneristica, che partendo dalle fonti del Sele, in Campania, attraversava la dorsale appenninica per giungere in Puglia e concludere il suo percorso nel Capo di Leuca.

A questo primo acquedotto si sono aggiunti nel corso del secolo scorso altri due fonti di approvvigionamento idrico per la Puglia: gli acquedotti del Pertusillo e del Sinni, anch’essi risultati insufficienti per gli accresciuti bisogni della popolazione pugliese.

Purtroppo una gran parte del canale principale dell’acquedotto del Sele attraversa un territorio ad alta attività sismica, che col tempo ha creato problemi alle tubazioni che lo percorrono in gallerie, creando perdite che si stimano intorno al 40%, che privano le popolazioni interessate del completo utilizzo del cosiddetto “oro bianco”. Continua la Lettura

Il culto di Santa Lucia a Gioia del Colle

13 Dicembre 2024 Autore:  
Categorie: Eventi & Tempo Libero, Storia

Un santino di Santa Lucia raffigurante la sua statua presente nella chiesa a Lei dedicata a Gioia del Colle

Non ci è dato di sapere il periodo preciso in cui il culto di Santa Lucia ha avuto inizio a Gioia del Colle, né da chi fu introdotto.

Una Chiesa di S. Lucia è stata un tempo una modesta Cappella rurale, di rito greco, considerata rurale perchè costruita extra moenia, cioè alla periferia del paese, probabilmente nel secolo XVI.

Infatti nel verbale della prima Santa Visita dell’Arcivescovo di Bari Antonio Puteo, tenutasi a Gioia il 24 ottobre 1578, a seguito delle indicazioni del Concilio di Trento (1545-1563), si parla del culto di Santa Lucia de’ Greci.

Questa denominazione, data dagli abitanti di Gioia verosimilmente nel XVI secolo, confermerebbe ancora una volta la nascita e il popolamento di Gioia da parte di popoli provenienti dall’Oriente, che hanno portato con sé tradizioni culturali e religiose delle loro terre d’origine.

Nei Decreti della Santa Visita del 1640 effettuata dall’arcivescovo di Bari Diego Sersale si riporta: Nella Cappella di Santa Lucia si provveda con i proventi delle elemosine, dal gradino sopra l’altare, ad una Croce, alle carte alle luci. In essa si ordina di non tenere le solite vigilie nella notte di Santa Lucia e che la stessa Cappella rimanga chiusa dal tramonto del sole e che la si conservi chiusa e che si possa aprirla tutte le volte in cui si celebrino i sacrifici Divini, e una volta che quelli siano terminati venga nuovamente chiusa.

Nel 1885 la Cappella viene distrutta da un terremoto; si salva solo una immagine della Santa, che viene portata nella Cappella dell’Addolorata, di proprietà della famiglia Buttiglione, che si trovava all’inizio di via Bartolomeo Paoli. Tale Cappella viene sconsacrata nel 1921. L’immagine della Santa rientra nella nuova Chiesa a lei dedicata, fatta costruire dall’omonima Confraternita e ultimata nel 1918 Continua la Lettura

Presentazione del volume “Le Chiese di Gioia del Colle”

Locandina della presentazione del volume L e Chiese di Gioia del Colle

Mercoledì 4 dicembre 2024 alle ore 17,00 nel chiostro del Municipio di Gioia del Colle  sarà presentato il volume “Le Chiese di Gioia del Colle. I dipinti e gli affreschi dal XVI al  XX secolo”, pubblicato da Schena Editore. Autori del volume sono la professoressa gioiese Mariella Donvito e gli studiosi Irene Malcangi  ed Emilio Mastropasqua.

Il testo rientra tra le attività del Centro ricerche di Storia Religiosa in Puglia, Ministero della Cultura e costituisce la 50* pubblicazione della Collana del  suddetto Centro, Biblioteca della Ricerca,  fondata e diretta dal prof. Giovanni Dotoli, sezione Puglia Storica, diretta  dai proff.  Giovanni Dotoli, Mimma Pasculli Ferrara e Isabella Di Liddo.

Il volume, dopo la prefazione della prof.ssa Mimma Pasculli Ferrara e una breve introduzione che presenta la mappa catastale del  Centro storico della città di Gioia del Colle, si articola in tre capitoli e una corposa bibliografia.

Il capitolo I “Gioia del Colle attraverso i secoli: l’assetto urbano e l’edilizia sacra” è a cura della prof.ssa Mariella Donvito.

Il capitolo II : Opere pittoriche dal XVI  al XX secolo nelle chiese intramoenia di Gioia del Colle”, è a cura della dott.ssa Irene Malcangi, che prende in esame la Chiesa Matrice di Santa Maria Maggiore, la Chiesa di Sant’Andrea e la Chiesa di Sant’Angelo.

Il capitolo III ” Opere pittoriche dal XVI al XX secolo nelle chiese conventuali di Gioia del Colle”, è frutto delle ricerche e dello studio  del dott. Emilio Mastropasqua riguardante la Chiesa di San Francesco, la Chiesa di San Domenico e la chiesa di Sant’Antonio.

Questo studio completa un lavoro che la prof.ssa Donvito avviò negli anni ’80 con la tesi di laurea in Storia dell’Arte sull’architettura religiosa a Gioia del Colle nei secoli XVII-XVIII e dalla stessa pubblicata in parte nel volume III “Gioia . Una città nella storia e civiltà di Puglia”, edito nel 1992 da Schena editore, a cura del prof. Mario Girardi.

Nel volume si fa riferimento anche a studiosi locali, tra i quali vanno annoverati: il prof. Giovanni Carano Donvito, il prof.  Vito Antonio Donvito, Vito Umberto Celiberti e Nicola Bitetti, Walter Ivone, Saverio Gallo (nel cui testo ” Per la Chiesa Madre di pietra e di pietre vive, sono riportati molti brani di mie ricerche pubblicate su questo sito e inopinatamente non attribuite dall’autore al sottoscritto) e questo blog, www.gioiadelcolle.info, dal quale è stato estratto una mia piccola ricerca riguardante la famiglia Panessa, senza l’indicazione dell’autore.

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Reliquie di Santi a Gioia del Colle

18 Novembre 2024 Autore:  
Categorie: Comunicati, Storia

Teca con ossa di Santi, esposta nella Chiesa Madre

Numerose in passato erano le Chiese presenti nel territorio di Gioia, tra quelle ubicate nel centro cittadino e quelle rurali.

Il tabulario Federico Pinto nell’Apprezzo della Terra di Gioja, stilato nel 1611, afferma: E fuori di detta Terra su una pianura vi sono tre Chiese, e cappelle antiche posti in diverse parti della campagna, che hanno del guasto de numero 300 e più, e per questa quantità ed antichità di Chiese dinota detta Terra essere stata di popolatissimo numero di gente, e di molta grandezza, che non è adesso.

In molte delle Chiese ancora esistenti si conservavano reliquie di Santi cui tali Chiese o Cappelle erano dedicate.

Tra quelle più vicine alla spiritualità dei gioiesi vanno ricordate le reliquie appartenenti ai due comprotettori, San Filippo Neri e san Rocco, presenti nelle Chiese a loro dedicate, quella di San Vito, presente nell’omonoma parrocchia, un pezzo del legno della Croce di Gesù e un dito dell’evangelista Marco, presenti nella Chiesa Madre. Continua la Lettura

La famiglia Losapio a Gioia del Colle

1 Novembre 2024 Autore:  
Categorie: Scuola, Storia

L’abate Francesco Paolo Losapio, fratello di Giuseppe Tommaso

Parlando della famiglia Losapio la mente corre subito all’abate Francesco Paolo Losapio, educatore, scrittore, poeta, benefattore, al quale è legato il Legato che da lui prende nome.

In realtà di questa famiglia facevano parte altri illustri esponenti, che, come l’abate Francesco Paolo, svolsero un ruolo importante nella lotta antifeudale.

FRANCESCO PAOLO LOSAPIO senior

Un componente storico della famiglia è stato Francesco Paolo Losapio senior, che 21 maggio 1724 sposò a Gioia Lucia Spada, figlia di Vitantonio e di Anna Losito e fissò in Gioia il suo domicilio.

Dalla loro unione nacque il 6 gennaio 1741 Giovanni Losapio. Costui prese in moglie a Mola di Bari Anna Russo, dal cui matrimonio nacquero: Francesco Paolo junior (l’abate), Giuseppe Tommaso, Lucia Maria (che divenne monaca e Badessa delle Benedettine Nere a Massafra, con il nome di Suor Angelica), Apollonia Maria, Santa Maria e Maria Lucia, che sposò a Cassano delle Murge il signor Francesco Laudati.

Da semplice e laborioso agricoltore, lavorando duramente ed onestamente non solo visse agiatamente, ma meritò la stima dei suoi concittadini al punto di essere nominato Sindaco. Continua la Lettura

Giuseppe Libertini e i patrioti gioiesi del 1860

24 Ottobre 2024 Autore:  
Categorie: Storia

Padre Eugenio da Gioia, al secolo Vitantonio Covella

Giuseppe Libertini (Lecce 1823-1874) è stato un patriota, un liberale, che fu iscritto alla Giovine Italia e seguace di Mazzini, partecipò ai moti del 1848 a Napoli e negli anni successivi tenne viva l’insurrezione nelle province. Arrestato dopo la reazione, fu assolto e, recatosi in esilio, prese parte alla spedizione di Sapri (1857). Nel 1860 fu agli ordini di Garibaldi a Napoli, poi (1861-65) deputato al parlamento. Fu fondatore delle logge massoniche nel Salento a Lecce, Taranto e Brindisi.
Alcune gesta del Libertini e dei patrioti gioiesi che nel 1860 si ribellarono all’autoritarismo dei Borboni, rischiando il carcere e la morte, sono riportate nel libro del prof. Giovanni Carano Donvito, Storia di Gioia dal Colle.
Libertini, trovandosi nelle carceri di Potenza, posteriormente al 1850, per la Federazione Lucana, progettò, per meglio riuscire nell’opera di redenzione della Patria, di riannodare le relazioni dei patrioti della Basilicata con quella del Leccese e del Barese, allo scopo di agire tutti di concerto ed aprire così, su vasta scala, un piano di cospirazione che, al primo segnale, doveva avvampare come un incendio e distruggere il trono dei Borbone.
A condurre a fine il suo piano, il Libertini si valse di due uomini di provato patriottismo, di Filippo Matera e di Pasquale Perniola i quali si rivolsero a Padre Eugenio Covella di Gioia (al secolo Covella Vitantonio), allora Guardiano del Convento dei Riformati in Altamura, affinché questi cercasse di formare dei Comitati nella provincia di Bari, e trovasse corrispondenti in ciascun Comune.
La cosa era per sé ardua, difficile, sia per la vigilanza della Polizia, sia perché era sorta una certa diffidenza, un tal quale timore fra i liberali.
Tuttavia Padre Eugenio da Gioia, essendo un uomo tenace nei suoi propositi, non si lasciò prendere dallo sgomento e, recatosi in Trani, tenne segreto abboccamento con l’Avv. Teobaldo Sorgente, con Luca Monopoli, con Vincenzo Romano e Pietro Tisci.
In questa prima riunione si gettarono le basi di un’ampia cospirazione provinciale, la quale doveva avere le istruzioni da Potenza, per diffondersi di poi nel Barese e nel Leccese.
Le lettere erano scritte con numeri arabi, che corrispondevano a vocaboli speciali, e contrassegnati con la parola “Wilson”. Ma, quando il segreto fu scoperto dalla Polizia, si ricorse alla corrispondenza in doppia scrittura e in doppio inchiostro.
Le persone designate a ricevere le istruzioni del Comitato e che accettarono volentieri l’incarico, furono, per Gioia, Giovanni Buttiglione e Padre Vincenzo da Noci, ai quali si aggiunse l’abate Vito Leonardo Taranto.
Il Comitato insurrezionale di Terra di Bari, presieduto da Luigi De Laurentiis, era uno dei più antichi, in ordine di fondazione, perché rimontava alla fine del 1857, dopo la impresa di Sapri, che ebbe nello spirito liberale napoletano lo stesso effetto che aveva prodotto in Lombardia, a Roma e in gran parte dell’Italia centrale, il tentativo di Milano del 1853, cioè l’evoluzione dell’idea mazziniana in idea monarchica.
Il Comitato Centrale dell’Ordine, fondato a Napoli con programma politico pari a quello della Società Nazionale, diramò le sue fila nelle provincie, ma con scarso successo, e solo trovò qualche seguito in Calabria e in Puglia, e più propriamente nelle provincie di Cosenza e di Bari.
Di quel primo nucleo di liberali di Terra di Bari, chiamatosi anch’esso Comitato dell’Ordine, fecero parte alcuni mazziniani e carbonari. Ne fu capo visibile Pietro Tisci, e sede la città di Trani, dove il Tisci aveva seguito fra i giovani.
Avvenuta la morte di Ferdinando II, con mirabile lavoro di pazienza furono costituiti nuclei liberali quasi in ogni Comune, che si chiamarono “centurie”.
Fra i più intrepidi organizzatori vanno ricordati Riccardo Spagnoletti e Carlo Antonio Gallo per Trani, Raffaello Rossi per Spinazzola, Luigi De Laurentiis per Altamura, Sergio Fontana per Molfetta, Camillo Morea per Putignano, cui si aggiunsero il Cappuccino Padre Eugenio da Gioia, predetto, e Girolamo Nisio, Professore di Lettere Italiane nel Seminario di Molfetta (fratello di Felice, esule in Grecia), che avevano larghe aderenze in tutta la provincia.
Allargate le file del movimento, se ne portò la sede a Putignano, per maggiore sicurezza, ma il centro ne fu realmente Molfetta, dov’erano il Nisio ed il Fontana, e dove approdava ogni settimana un vapore del Lloyd, inconsapevole apportatore di giornali e libri politici di occasione.
L’Atto Sovrano del 25 giugno 1860, con cui fu richiamata in vigore la Costituzione del ’48, non servì che a dimostrare anche più la prossima rovina della Dinastia Borbonica, intensificando l’attività dei liberali.

Giuseppe Libertini

Attivissimi in questi Convegni i Gioiesi Padre Eugenio Covella e l’abate Vito Leonardo Taranto.
Padre Eugenio Covella e l’abate Vito Leonardo Taranto, insieme ad altri liberali di Gioia, di Altamura, di Bitonto erano presenti a Gioia il 20 maggio 1860 nella casa di Vito Nicola Resta, ubicata in Corso Vittorio Emanuele II, oggi via Di Vittorio, durante la quale riunione insieme ai Capi liberali della Provincia firmarono un documento che dichiarava decaduta la Dinastia Borbonica, gesto che il De Cesare chiama “l’atto di maggior coraggio compiutosi nelle Puglie”.
Il Comitato Provinciale con i suoi Membri Consulenti, il Capo Sezione ed i Capi Distretto tennero una riunione a Gioia il 17 luglio 1860 per deliberare sulle proposte del Comitato Lucano e per decidere sulle iniziative da mettere in atto per l’insurrezione. In quella riunione, alla quale parteciparono Padre Eugenio da Gioia e il Canonico Vito Leonardo Taranto anche lui di Gioia, fu ancora una volta dichiarata per sempre decaduta la Dinastia Borbonica.
Una successiva assemblea si tenne ad Altamura il 21 agosto seguente, nella quale Padre Eugenio e Pietro Tisci relazionarono sugli avvenimenti di Napoli e resero noto il contenuto di un plico pervenuto dal Comitato dell’Ordine di Napoli, nel quale era riportato il piano da seguire per avviare l’insurrezione. Per le risorse economiche necessarie per l’attuazione del piano si ricorse ad un mutuo, che fu garantito anche dal Canonico gioiese Vito Leonardo Taranto.
Poiché le notizie provenienti da Bari non erano per nulla confortanti, il De Laurentiis inviò nel capoluogo Padre Eugenio Covella con il compito di esplorare la volontà dei Baresi.
Padre Eugenio il 25 agosto 1860 in una lettera inviata al De Laurentiis così scriveva: Mio caro Presidente, Felice ritorno. Sento quanto vuoi che faccia questa città. Cosa impossibile per ora.  Ho parlato a tutti gli amici di qui, e quasi si mostrano retrivi a solo riguardo che vi è ancora la truppa di linea e un buon numero di gendarmi, con artiglieria. Vorrebbero che il movimento della Provincia fosse iniziato costà, stando la posizione topografica di codesto luogo; ed essi concorrere secondariamente coi pochi mezzi che meglio potranno. Forse domani ragioneremo diversamente, quando forse si sentirà che la truppa di linea parte per Foggia. Forse domani, messi in tal condizioni, scandaglieranno vieppiù lo spirito dei gendarmi e vedranno se quello che ha promesso il Maggiore Cristini si avvererà, cioè la promessa di mettersi con i gendarmi a disposizione della città.
L’Intendente, con Bozzi, questa mattina, perché avevamo intese minacce di governo provvisorio, mi facevano chiamare, dichiarandosi prontissimi a seguire e concorrere per la gran causa.
I Baresi, nostri Corrispondenti, alla lettura del tuo carissimo foglio si sono sbigottiti, gridando non essere ancora tempo, perché scoperti al mare, e perché la via di Napoli non ancora interrotta in Avellino. Quindi per ora non si può far nulla qui; niente è sperabile in Bari, nemmeno la formazione del Comitato, il quale mi ha fatto buttar sangue per quattro giorni e non si è potuto concludere nulla per le diverse velleità personali, e per incuranza, carattere specifico dei Baresi. Infine, dal linguaggio che mi hanno usato questa sera, io mi sento annullato; spero domani di trovarli diversamente, se partirà la truppa, ed io farò di tutto, come in un momento d’entusiasmo, condurli ad un fatto, oppure, se credi, fare appello alla Guardia Nazionale della Sezione, per iniziare un fatto rivoluzionario. Ma i Baresi di per loro stessi sono insufficienti; anzi sono negativi, perché troppo attaccati al vile interesse. Dimani sera, che accompagnerò i volontari di qui, ti dirò a lungo quello che si pensa. Ho aspettato fino a quest’ora Massimo, che non è ancora tornato da costà, per cui respingo il corriere ad ora una e mezza di notte. Sono con stima… Padre Eugenio.
Poiché si prendeva tempo nel proclamare il Governo Provvisorio ad Altamura, anche per l’atteggiamento poco chiaro del Presidente De Laurentiis, durante una riunione tenuta il 29 agosto ad Altamura, sia il Canonico Vito Leonardo Taranto che Padre Covella, con foga ed asprezza dissero al De Laurentiis che non riconoscevano altri individui a loro superiori, visto l’impegno che essi profondevano nel raggiungere gli obiettivi da tutti condivisi e gli ostacoli che si frapponevano loro, e che se avessero voluto che partecipassero alla rivoluzione avrebbero dovuto eleggerne i Capi.
A seguito di queste minacce il giorno successivo fu proclamato il Governo Provvisorio in Altamura e furono eletti Vito Leonardo Taranto, Padre Eugenio di Gioia e Domenico Lippolis di Putignano, quali visitatori nei Comuni di Gioia, Santeramo, Altamura, Cassano, Acquaviva, Casamassima, Sammichele, Turi, Noci, Putignano, Conversano, Castellana, Alberobello, Locorotondo, Fasano, Cisternino, Monopoli, Sannicandro, Canneto, Montrone, Bitritto, Valenzano, Loseto, Ceglie, Carbonara, Triggiano, Mola, Rutigliano, Capurso, Toritto, Grumo, Binetto, Bitetto, Modugno, Bari, Ruvo, Terlizzi, Bitonto, Palo, Giovinazzo, Molfetta, Bisceglie, Trani, Barletta, Canosa, Andria, Corato, Minervino e Spinazzola.
Subito dopo in ogni Comune fu costituita la Giunta Insurrezionale; per Gioia furono nominati il Canonico Vito Leonardo Taranto, il dott. Vito Prisciantelli, Giovanni Buttiglione e Tommaso Favale, quest’ultimo con funzione di Segretario.
Due gioiesi, Padre Eugenio e don Vito Leonardo Taranto, che hanno contribuito alla trasformazione in senso democratico delle istituzioni governative del loro tempo e che andrebbero valorizzati e additati come esempio alle giovani generazioni per l’impegno profuso nel tentare di ripristinare nell’animo umano i principi di giustizia, di solidarietà, di convivenza pacifica e democratica collaborazione.

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Il cav. Pompeo Lippolis

22 Ottobre 2024 Autore:  
Categorie: Storia

I sindaco di Gioia dal 1859 al 1922. Il sindaco Pompeo Lippolis è il secondo a partire da sx nella seconda fila

La famiglia Lippolis è stata una delle più significative nel panorama gioiese dell’800, tanto da dare due sindaci alla nostra comunità: il cav. Pompeo Lippolis dal 20 gennaio 1870 al 15 gennaio 1876 e il figlio, il dott. Cav. Pietro Lippolis (1876-1951) dal giorno 11 settembre 1908 al 25 giugno 1910.

Pompeo Lippolis nacque nel 1835 e morì nel 1897.

Il 18 dicembre 1869 a seguito di aspri scontri con l’opposizione consiliare il sindaco, dott. Vito Prisciantelli, un po’ rude nel suo fare, si dimetteva e subentrava al suo posto il cav. Pompeo Lippolis, uomo dal carattere più conciliante e in grado di comporre le tensioni tra i vari gruppi consiliari.

Il suo mandato fu caratterizzato da un lato da un’azione pacificatrice all’interno del Consiglio e del paese, al punto che resse le sorti del Comune per due mandati, dal 20 gennaio 1870 al 15 gennaio 1876, e dall’altro da numerose iniziative a beneficio di Goia. Vale la pena ricordare le principali.

Nel 1870 fu deliberato l’alberamento del Viale della Stazione ferroviaria, la numerazione delle case e la denominazione delle strade e delle piazze, la preparazione della Pianta Topografica del Comune.

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Il 230° anniversario della morte di Emanuele De Deo

18 Ottobre 2024 Autore:  
Categorie: Gioiesi nel Mondo, Storia

Emanuele De Deo

Ricorre quest’anno il 230° anniversario della morte di Emanuele De Deo, gioiese morto il 1794 per l’affermazione dei principi della Rivoluzione francese: libertà, fratellanza e uguaglianza e per la concessione di una Costituzione repubblicana che sancisse quei valori.

Notizie su Emanuele De Deo è possibile reperirle consultando un articolo su questo sito digitando il seguente link; https://www.gioiadelcolle.info/lasilo-dinfanzia- e-de- deo/.

Per aver partecipato alla congiura giacobina del 1794 De Deo fu condannato alla forca il 18 ottobre al Largo del Castello di Napoli. Così ce ne parla lo storico Pietro Colletta, nel suo libro Storia del Reame di Napoli: Alzato perciò il palco nella piazza detta del Castello, sotto i cannoni del forte, circondato il luogo di guardie, muniti di artiglierie gli sbocchi delle strade, ed avvicinate alla città numerose milizie, bandirono che ad ogni moto di popolo i cannoni tirerebbero a strage. Uffiziali di polizia travestiti, sgherri in abito, e spie a sciami si confusero nella folla. E tra tanti provvedimenti di sicurtà, stavano i principi nel palagio di Caserta, più timidi ed ansanti de’ tre giovinetti (E. De Deo, V. Galiani e V. Vitaliano), che rassegnati morivano. Continua la Lettura

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