Nuova interessante scoperta a Monte Sannace
Fino a qualche decennio fa si credeva che il sito di Monte Sannace avesse avuto una frequentazione antropica fino al secondo secolo a. C. o al massimo al secondo d. C. Il rinvenimento, nel 1957, sull’acropoli di una moneta dell’imperatore bizantino Romano II (953-963 d.C.) fece ipotizzare la presenza di popolazione anche nel corso dell’XI […]

Mappa del Parco archeologico di Monte Sannace
Fino a qualche decennio fa si credeva che il sito di Monte Sannace avesse avuto una frequentazione antropica fino al secondo secolo a. C. o al massimo al secondo d. C. Il rinvenimento, nel 1957, sull’acropoli di una moneta dell’imperatore bizantino Romano II (953-963 d.C.) fece ipotizzare la presenza di popolazione anche nel corso dell’XI secolo d.C.
Dopo un lungo periodo di stasi, nel 1994, anno di istituzione della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università di Bari, hanno avuto inizio alcune campagne di scavo a Monte Sannace.
Durante l’ultimo quinquennio tali campagne sono passate da una a tre annuali; due sono condotte dall’Università di Bari, rispettivamente dalla Direttrice della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici, prof.ssa Donatella Nuzzo e dalla Direttrice dello scavo archeologico della Scuola di Specializzazione dell’Università di Bari, prof.ssa Paola Palmentola. La terza campagna di scavo è gestita direttamente dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici di Bari, su interessamento del direttore del Parco archeologico di Monte Sannace, il dott. Savino Gallo.
Durante la campagna di scavo effettuata a cura della prof.ssa Donatella Nuzzo della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università degli Studi di Bari nel 2023 era venuto alla luce un battistero. Sin da allora si ipotizzò che questo ritrovamento fosse legato alla presenza in loco di un ambiente cultuale, il cui probabile rinvenimento, per mancanza di fondi e per la conclusione della campagna di scavo, doveva essere rinviato ad un successivo intervento esplorativo.

La chiesetta rinvenuta durante lo scavo del 2025
Per un approfondimento su quella campagna di studio si può consultare un articolo su questo sito, digitando il seguente link: https://www.gioiadelcolle.info/un-battistero-nella-zona-archeologica-di-monte-sannace/.
Il 2 giugno 2025 si è tenuta nel Parco Archeologico di Monte Sannace una visita agli scavi avviati in quest’anno, che si avviavano al termine sull’acropoli.
La visita è stata guidata dalla prof.ssa D. Nuzzo e dall’equipe di scavo dell’UniBA-DIRIUM.
Dopo il saluto del direttore del Parco, il dott. Savino Gallo, che ha illustrato agli intervenuti la storia del sito più grande della Peucezia, accompagnandoli lungo il percorso che conduce all’acropoli, la prof.ssa Nuzzo ha illustrato i risultati della quinta campagna di scavo, che a maggio 2025 ha portato alla luce i resti di quell’ipotizzato centro cultuale.
La prof.ssa Nuzzo, nel corso della visita ha ricordato che la città fu costruita dai Peucezi in età pre-romana, una città importante con una doppia cinta muraria, che ha avuto un’importante fase di sviluppo dal secolo VI a.C. fino al I secolo a. C., e che ha avuto una fase di abbandono in età romana. Forse si tratta della città di Thuriae che viene menzionata da Plinio il Vecchio.

Presunta Chiesa di Sant’Angelo sull’acropoli di Monte Sannace
Negli anni ’50 vennero fatti i primi saggi di scavo e si capì che in quest’area c’erano strutture di età medievale, che c’era stato un abbandono del sito intorno al I secolo d. C. e dopo era seguita la rifondazione di un insediamento intorno all’anno 1000, che sarebbe consistito anche nella fondazione di una Chiesetta.
In un diploma del 1087 (Cod. Dipl. Bar. I, 332), infatti, leggiamo: Concediamo anche a te e ai tuoi successori (Chiesa di Bari) nello stesso luogo Ecclesiam Sancti Angeli in Monte Ioannacii (luogo identificato con Monte Sannace) con tutti gli orti e gli orticelli che sono vicini a questa zona e che va par la strada che porta ad Joam.
Si pensava negli anni ’50 che la Chiesetta fosse un edificio costruito sull’acropoli nei pressi dei resti di un portico, mentre da ricerche successive si è capito che quella struttura non aveva nulla di Chiesa, anche se su un fianco della stessa era presente una costruzione quadrata che si pensava fosse identificabile come la base di una torre campanaria della Chiesa.
Alla fine del ‘900 si ipotizzò, quindi, che non si trattasse di una torre campanaria, ma una vera e propria torre e che questa potesse essere parte di una specie di castrum, costruito dai Bizantini intorno all’anno 1000, perché da questo luogo si poteva controllare un amplissimo arco di territorio, difeso con torri di avvistamento che quindi si poteva avere il controllo di importanti vie di comunicazione come quelle per Bari e Taranto e di una zona circostante molto ampia.

A sinistra presunta abside della Chiesa di Sant’Angelo sull’acropoli di Monte Sannace
A seguito di queste poche notizie che si avevano, l’Università di Bari ha dato l’avvio a un progetto di scavo che ha portato ad allontanarsi da quelle strutture medievali e andare più verso il limite est del Parco e quindi con l’attuale quinta campagna di scavo sono venuti alla luce nuovi reperti e nuove scoperte.
Il primo elemento che è stato identificato è un’altra torre, che è un ambiente quadrato che ci dà l’idea dell’estensione di questo insediamento bizantino con la presenza di almeno due torri.
Si ipotizza che ce ne possano essere altre due dall’altro versante; ciò si potrà scoprire nei prossimi anni con nuove campagne di scavo.
È stata trovata una zona attribuibile a una fase costruttiva più antica, che attualmente è coperta dalla torre rinvenuta nel 2003, che costituisce la grande novità di questo scavo perché si è potuto identificare una fase tardo-antica, cioè databile all’incirca al VI secolo d. C., quando in questo sito venne costruita una Chiesa battesimale, cioè una chiesa con un battistero che doveva servire le campagne circostanti; una Chiesa che probabilmente fu commissionata dal Vescovo di Bari e che doveva servire come riferimento liturgico sacramentale e domenicale, per la somministrazione del battesimo per coloro che vivevano nelle campagne circostanti.
Un battistero ad immersione in ambito rurale, prerogativa spettante alla cattedrale, è una scoperta rara e di grande rilevanza, per cui trovare un battistero in ambito rurale è veramente significativo dell’importanza del sito in cui è stato rinvenuto.

Il battistero rinvenuto nella campagna di scavi del 2023
Il battistero ha forma cruciforme con scalette e probabilmente vi si entrava da ovest e si usciva da est, che è il punto cardinale che è orientato verso la luce, verso la salvezza, al sorgere del sole, orientamento seguito anche nella costruzione delle Chiese.
Tutta l’area di Monte Sannace, a partire dal secolo XI, era di proprietà della Chiesa di Bari, perché donata dal duca Normanno Roberto d’Altavilla detto il Guiscardo, donazione confermata nel 1087 da parte del figlio, il duca Ruggero ad Ursone II, Arcivescovo di Bari, e riconfermata nel 1093 al suo successore, l’Arcivescovo Elia, per la costruzione della Basilica di San Nicola di Bari (perché nel frattempo erano arrivate a Bari le reliquie di San Nicola), donazione delle terre del Canale, di Monte Sannace e della Chiesa di sant’Angelo (Cod. Dipl. Bar. I, 332). Il diploma dice: Concediamo anche a te e ai tuoi successori (Chiesa di Bari) nello stesso luogo Ecclesiam Sanct Angeli, sita in Monte Joannacii cum omnibus ortis et orticellis suis, qui sunt iuxta ipsam ecclesiam et cum corticella maiori, que est congirata pariete et vadit per viam, qua itur ad Ioam, et revertitur usque ad pedem ipsius montis ad partem orientis …(con tutti gli orti e gli orticelli che sono vicini a questa zona … e che va per la strada che porta a Gioia).
Veniamo a conoscenza che tutta questa area era proprietà del Vescovo di Bari, che le dava in affitto, anche da documenti seicenteschi, che attestano problemi riguardanti la divisione dell’area, il pagamento degli affitti e tutto quello che il possesso di questa proprietà comportava.
L’insediamento dell’età romana in questa parte dell’acropoli risulta abbandonato forse perché in età imperiale, dal I al IV secolo le esigenze difensive vengono meno perché il territorio è pacificato e le comunità si insediano anche più in pianura, verso la costa verso le strade principali di collegamento, a contatto con terreni coltivabili.Una delle scoperte del 2023 è relativa alla presenza di un fonte battesimale a forma di Croce con gradini e nicchie per il rito dell’immersione.
Questo battistero, sulla base dei materiali e della tipologia costruttiva si potrebbe datare alla metà del VI secolo per servire le comunità lontane dai centri urbani.
Il fonte battesimale doveva essere certamente abbinato ad una Chiesa; non poteva esistere un fonte battesimale senza una Chiesa nelle sue vicinanze. Infatti gli ultimi scavi hanno portato alla luce i resti di due Chiese e la presenza di un ambiente, forse di passaggio, rettangolare, cui segue l’edificio sacro, che risulta gravemente danneggiato da varie attività di scasso.
Gli ultimi scavi costituiscono una novità assoluta perché sono stati rinvenuti resti murari appartenenti a una fase tardo-antica, la quale viene coperta, per costruirvi una torre, che copre le tombe e poi abbiamo contezza di una fase normanna -siamo alla fine del XII secolo circa- durante la quale le fonti ci parlano di un Casale, sempre legato a quella Ecclesia Sancti Angeli, un Casale che era un abitato di contadini.
Ricostruendo le fasi dopo l’abbandono della città Peucezia abbiamo quindi una fase tardo-antica, VI secolo con il battistero, poi una fase bizantina con le torri, X-XI secolo, seguita da una fase normanna, dal XII secolo in poi, con insediamento al di sopra delle rovine delle strutture precedenti, che porta a sovrapposizioni di strati che si obliterano.
Gli scavi hanno portato alla luce un ambiente rettangolare, che è elemento di collegamento con la Chiesa tardo-antica, che ha dimensioni più grandi rispetto alla successiva chiesetta medievale, bizantina.

Resti della chiesetta bizanina, rinvenuti durante gli scavi del 2025
Di questa primitiva Chiesa si vedono i muri perimetrali, di recinzione, mentre non è stata rinvenuta l’abside perché il campo di scavo termina con la parete est dell’edificio, per cui ce la immaginiamo ancora sepolta e protesa più a est, a confine con la recinzione del Parco.
All’esterno della chiesetta bizantina c’è una pavimentazione che è stata interpretata come un atrio esterno, probabilmente scoperto, legato a quella fase bizantina. Per raggiungere il livello della chiesa tardo-antica, del VI secolo, si sta scavando ancora. Oggi abbiamo solo i muri perimetrali, in particolare quello a cui si appoggia la chiesa bizantina. La vecchia chiesa è molto più grande rispetto a quella bizantina, la quale a differenza della precedente ha l’abside, e sfrutta un lato del muro della chiesa tardo-antica. Nello scavo sono stati rinvenuti materiali medievali del XIII-XIV secolo, di età angioina e quindi molto probabilmente questo insediamento, che allora era in una fase principalmente militare, viene abbandonato perché cambiano tutte le dinamiche di popolamento.
All’esterno della Chiesa tardo-antica sono presenti anche delle tombe.
Sul versante est dello scavo, non molto distante dalle due Chiese, è stato rinvenuto anche un bacino di calle, un grosso contenitore di creta, e nei pressi di questo una struttura simile alla bocca di un pozzo, elementi che verosimilmente erano utilizzati per conservare semi e derrate alimentari.

Il bacino di calle rinvenuto durante lo scavo del 2025
Sul versante esposto ad ovest sono emersi resti di quello che sembrerebbe una specie di pressa o di torchio, simile a un pressorium, che, insieme agli altri materiali rinvenuti, andrà analizzato per comprenderne l’utilizzo e il perché della loro presenza nei pressi di un edificio di culto.
In una zona leggermente più bassa dell’acropoli, ubicata sul versante nord del sito di Monte Sannace, gli scavi condotti dalla prof.ssa Paola Palmentola nel 2003 hanno portato alla luce i resti di un antico frantoio oleario, con pressa, selciato per raccolta di olive, vasche di decantazione dell’olio e canaletti di smaltimento dei reflui della lavorazione olearia.
Sicuramente le future campagne di scavo porteranno alla luce altre importanti tracce della presenza dell’uomo sull’acropoli di Monte Sannace, che ci aiuteranno a comprendere l’importanza strategica del sito, delle attività dei suoi abitanti e del suo periodo di edificazione.
Non ci resta che sperare nello stanziamento di adeguati fondi per proseguire questo esaltante e fruttuoso lavoro di ricerca e di studio su Monte Sannace, il più esteso centro archeologico della Peucezia.
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10 Giugno 2025