Don Lorenzo Milani: chi era costui ?

Lunedì 25 Giugno, ore 19,30 presso il Centro giovanile universitario di viale Gandhi, 2 (angolo via G. Petroni) a Bari, il prof. Sergio Tanzarella docente di Storia della Chiesa Pontificia Facoltà Teologica di Napoli interviene sul tema don Milani: chi era costui?. Alle ore 18,30 sarà celebrata l'Eucarestia nel 40° anniversario della scomparsa di Don Lorenzo. Si celebra […]

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Don Lorenzo MilaniLunedì 25 Giugno, ore 19,30 presso il Centro giovanile universitario di viale Gandhi, 2 (angolo via G. Petroni) a Bari, il prof. Sergio Tanzarella docente di Storia della Chiesa Pontificia Facoltà Teologica di Napoli interviene sul tema don Milani: chi era costui?.

Alle ore 18,30 sarà celebrata l'Eucarestia nel 40° anniversario della scomparsa di Don Lorenzo.

Si celebra quest'anno il 40° anniversario della morte di don Lorenzo Milani (26 giugno 1967) e dell'uscita di «Lettera a una professoressa» (maggio 1967)

La duplice ricorrenza del 40° anniversario della morte di don Lorenzo Milani e della pubblicazione di «Lettera a una professoressa» ha offerto in questi mesi l'occasione per una ampia riflessione sulla presenza del sacerdote fiorentino nella vita sociale, culturale e educativa degli anni Cinquanta-Sessanta e, al tempo stesso, ha proposto alcune suggestioni su ciò che don Milani e i ragazzi di Barbina possono ancora rappresentare per l'educazione e la scuola di oggi.


Il susseguirsi di convegni, articoli e saggi (oltre all'uscita di alcuni volumi) dimostrano che don Milani non solo è ancora vivo nella memoria, ma che le sue idee costituiscono tuttora, come quarant'anni or sono, stimolo per importanti discussioni e occasione anche di valutazioni diverse.

Il sacerdote fiorentino non fu, né mai ambì ad essere, un pedagogista o un sociologo o un politico dell'istruzione. Non elaborò metodi didattici, non mise a punto rilevazioni sociali e neppure immaginò qualche riforma della scuola. Dalle pagine dei suoi scritti (non solo «Lettera a una professoressa», ma anche «Esperienze pastorali», «L'obbedienza non è più una virtù» e soprattutto le sue lettere) emerge senza ombra di dubbio che egli fu prima di tutto e soprattutto un prete che pose al centro della propria azione pastorale il problema di come annunciare il Vangelo in modo non rituale o semplicemente devozionalistico, ma sostanziale e cioè in grado di entrare nelle coscienze, di essere capito e assimilato anche dalle persone più semplici e meno provviste di strumenti culturali. In una parola si propose di vincere la povertà spirituale di chi non era (e non è) capace di uscire da se stesso e di comunicare con gli altri a causa della sua marginalità sociale o geografica.

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