Santa Sofia prima Patrona di Gioia
Non solo le giovani generazioni, ma anche molti tra i meno giovani ignorano che la prima Santa patrona di Gioia è stata Santa Sofia. Secondo la tradizione cristiana S. Sofia è venerata insieme alle tre figlie Pistis, Elpis, Agape, nomi greci che significano rispettivamente Sapienza, Fede, Speranza, Carità. Tutte e quattro sono state martiri sotto […]
Non solo le giovani generazioni, ma anche molti tra i meno giovani ignorano che la prima Santa patrona di Gioia è stata Santa Sofia.
Secondo la tradizione cristiana S. Sofia è venerata insieme alle tre figlie Pistis, Elpis, Agape, nomi greci che significano rispettivamente Sapienza, Fede, Speranza, Carità. Tutte e quattro sono state martiri sotto l’imperatore Traiano. La più antica notizia sulla loro esistenza e venerazione risale alla fine del sec. VI, al presbitero Giovanni, il quale parla di sepolcri dei martiri romani al tempo di s. Gregorio Magno (590-604); successivamente afferma che esse erano venerate sulla via Aurelia con nomi greci e sulla via Appia con nomi latini.
Al tempo di papa Paolo I (760), i corpi delle sante martiri, furono trasferiti nella chiesa di s. Silvestro in Campo Marzio.
I loro nomi furono inseriti al 1° agosto nel Martirologio di Usuardo, mentre nel 1500 il Baronio li inserì nel Martirologio Romano sdoppiando le date delle loro festività: le tre figlie al 1° agosto e la madre S. Sofia al 30 settembre. In Oriente, invece, S. Sofia è venerata il 17 settembre.
Alcuni studiosi mettono in dubbio la reale esistenza delle quattro sante, considerandole figure allegoriche delle virtù di cui portavano il nome. Nell’arte hanno avuto un loro spazio abbastanza importante sia in Oriente che in Occidente e anche il culto di S. Sofia e delle tre simboliche figlie Fede, Speranza, Carità è sopravvissuto sia in Oriente ( Costantinopoli, Kiev, Novograd, Salonicco,Bulgaria ) dove sono presenti grandi chiese a loro intitolate, proprio perché la Santa impersonava la Sapienza Divina, sia in Occidente, dove questa santa si è trasformata in una premurosa mamma che protegge le sue figlie sotto il suo mantello.
Il nome Sofia derivante dal greco Sophia (Sapienza) si diffuse in Occidente prendendo in Russia e Bulgaria il nome di Sonia poi anch’esso diffusosi in molte regioni dell’ Europa.
La più antica testimonianza del culto si S. Sofia a Gioia la rintracciamo negli Ordini di S. Visita, per Gioia, promulgati il 24 ottobre 1578, impartiti dall’Arcivescovo di Bari, Antonio Puteo. In tale documento nella parte riguardante le chiese si dice: Che il Cappellano di s.ta Sophia nella via di Matera ripari fra uno anno detta cappella, e vi faccia celebrare le messe, che è obbligato sotto pena predetta ( cioè di libbre 200 di cera bianca lavorata da applicarsi per noi a’ loci pij a nostro arbitrio).
Si tratta di una cappella di origine greco- bizantina, ubicata nell’omonima contrada, che insieme a quelle di S. Pietro d’Ambul, ubicata nella stessa zona, e di Santa Lucia de’ greci, ubicati nei pressi dell’omonima chiesa, confermerebbe i rapporti tra Gioia e il mondo orientale e una forma di colonizzazione religiosa greco-bizantina a Gioia. A maggior conferma di ciò va ricordata la presenza della chiesa di S. Maria Maddalena e di Sant’Andrea, anch’esse di origine bizantina.
Nel documento seguente alla Visita Pastorale dell’11-13 maggio 1593 si chiede all’arciprete della Chiesa Matrice di Gioia notizie sulla proprietà di un parco sopra Santa Sofia.
Nei Decreti della Santa Visita del 3-4 giugno 1706 si accenna alla cappella sub titulo sanctae Sophiae, ubicata nelle vicinanze della cappella di San Lorenzo, che si trova in stato di degrado e di abbandono e l’Arcivescovo Muzio Gaeta ordina all’arciprete Giuseppe Barba di restaurarla.
A seguito della Visita Pastorale del 26-28 giugno 1717, poiché la cappella è diruta, l’Arcivescovo di Bari la dichiara sconsacrata.
Nel Catasto onciario del 1750 si parla di un Parco chiamato di Santa Sofia e di una via di Santa Sofia, detto anche il Parco del Reverendo Capitolo.
Risale al 17-10-1870 la deliberazione comunale di intitolare a Santa Sofia una traversa di via della Stazione, la strada precedente la chiesa di Santa Lucia.
Ancora nell’inventario del Beneficio Parrocchiale ( Chiesa Matrice ) del gennaio 1923 si accenna ad un terreno sativo in contrada S. Lorenzo, detto S. Sofia.
Per quanto attiene alla data ufficiale dell’istituzione del patronato di Santa Sofia a Gioia non abbiamo date certe. Dal Quadro Istorico-Poetico sulle vicende di Gioia in Bari detta anche Livia dell’abate Francesco Paolo Losapio veniamo a conoscenza della festa di Santa Sofia, unica e principal Patrona di Gioja da tempo immemorabile … e con giorno assegnato alli 7 di settembre di ciascun anno ( Canto I , strofa XVI ).
A Santa Sofia, come era norma per i Santi Protettori era intitolata una Fiera cittadina.
L’Apprezzo del 1611 del tabulario Pinto dice: Nella detta Terra di Gioja alli otto di settembre vi si fa una fiera dove vi concorrono infinite genti con copia d’animali d’ogni sorte … .Nell’Apprezzo di Gioja del 1640 del tabulario Honofrio Tangho si dice: In detta Terra vi si fa una fiera alli 7 di settembre nel giorno di S. Sofia. In essa vi concorrono li Cittadini delle Terre convicine, dove si vendono tutte sorte d’animali, et dura otto giorni.
Questa discordanza di date è dovuta al fatto che inizialmente la festa di S. Sofia si celebrava l’8 settembre, ma successivamente al 1611 fu spostata al 7 settembre per dare la precedenza alla celebrazione della festa liturgica della Natività della B. V. Maria, che la Chiesa da tempi antichi festeggiava l’8 settembre e che anche la Chiesa Matrice festeggiava per essere la stessa intitolata alla Natività di Maria.
Nelle relationes ad limina inviate a Roma dagli arcivescovi baresi D’Alessandro nel 1755 e dall’arcivescovo Pignatelli nel 1774 si legge: La Terra di Gioia gode di Chiesa Collegiata dedicata alla Natività della Beata Vergine Maria. Patrona Principale di tale Terra è S. Sofia e dall’anno 1703 è anche venerato un secondo patrono e protettore particolare, S. Filippo Neri.
Nella riunione dei Decurioni gioiesi dell’8-8-1844 il Sindaco Donatantonio Panessa dice: Signori, avendo S.L. il Re di Napoli con Real Decreto del 30 gennaio corrente anno degnatasi permettere a questo Comune, che l’antica Fiera sotto il nome della nostra Protettrice S. Sofia, sia trasferita, e celebrata dal giorno quattro, agli otto settembre di ciascun anno, così io non ho mancato preparare con pubblici manifesti su istanza a questo Comune, a quelli della Provincia nonché a molti altri delle limitrofe Province, onde venga conseguito il tanto sospirato oggetto.
PERDITA DEL CULTO DI SANTA SOFIA
Probabilmente con il crollo del campanile della Chiesa Madre, verificatosi il 23-2-1942 la tela presente nel Cappellone di San Filippo, anch’esso andato distrutto, raffigurante la Madonna con i due santi protettori di Gioia: S. Filippo e S. Sofia andò persa e con tale perdita anche il culto per la Santa protettrice andò affievolendosi sempre più. Infatti già dalla fine del ‘700, ma maggiormente dal 1899, anno in cui l’Arcivescovo di Bari Mons. Vaccaro decreta che S. Filippo Neri sia per la Città di Gioia Patrono Principale ugualche S. Sofia, il culto per quest’ultima Santa comincia a scemare. La conferma a tale considerazione la troviamo anche nell’iconografia sacra. L’icona presente sull’Arco Nardulli presenta S. Filippo a destra della Madonna, quindi in posizione preminente, e S. Sofia alla sua sinistra. Tale disposizione è confermata nel rifacimento della pala presente nel Cappellone di San Filippo. Quella originaria, probabilmente distrutta dal crollo del Cappellone, risalente alla metà del XVIII secolo, presenta S. Sofia alla destra della Madonna, quindi in ruolo preminente, e S. Filippo alla sua sinistra. Quella rifatta e attualmente presente nel Cappellone di S. Filippo presenta S. Filippo a destra della Madonna e S. Sofia sulla sua sinistra.
A favorire il declino del culto verso S. Sofia probabilmente un ruolo non secondario ha giocato il fatto che il popolino non aveva contezza della Santa, che vedeva lontana dalla propria spiritualità, anche perché di provenienza orientale, e la constatazione che probabilmente identificava allegoricamente S. Sofia con la Sapienza di Dio, madre delle tre martiri che rappresentano le tre virtù teologali, Fede, Speranza e Carità e non con una Santa Taumaturga, dunque vedeva in S. Sofia una significazione astratta, filosofica non una donna-santa.
Con una deliberazione decurionale del 30-1-1860 si chiedeva al re Francesco I e al papa Pio XI la dichiarazione Legale e Canonica di Compatroni di questa Città … S. Rocco e S. Filippo Neri.
Già dal 1871 la festività di S. Sofia non aveva un ufficio liturgico proprio, ma beneficiava dell’ufficio comune delle Sante Donne.
Altro elemento da non sottovalutare è che non si ricorda la presenza di una statua di S. Sofia che fosse portata in processione nel giorno della celebrazione della sua festività.
Alla fine dell’epidemia di peste del 1837 che colpì anche Gioia, ricorda Giovanni Carano Donvito, seguirono festeggiamenti, processioni e azioni di ringraziamenti da parte dei gioiesi. Furono esposti al pubblico oltre alla statua di S. Rocco anche quella del Gran Vergine Madre di Dio, il nostro glorioso S. Filippo … ed anche il benedetto S. Vito. Non viene citata la statua di S. Sofia. L’unica testimonianza iconografica del culto di S. Sofia è legata alla tela settecentesca andata persa con il crollo del 1942.
Gli ultimi difensori del culto di S. Sofia a Gioia furono l’arciprete Andrea Giove che nel 1871 scriveva al Vicario Generale della Curia di Bari per fornire questa chiesa dell’uffizio proprio della Santa, e l’arciprete Francesco Giove, che nel 1906 si recò a Roma per un viaggio informativo su notizie della vita e sulla leggenda di S. Sofia e nello stesso anno fece pubblicare un opuscolo devozionale per rispondere alla pietà e alla devozione dei miei figli verso S. Sofia e le sue tre figlie Fede, Speranza e Carità, e per soddisfare il loro desiderio di conoscere la vita e il genere di martirio, ribadendo che la storia si riferiva ad eventi verificatisi alla prima metà del secondo secolo della Chiesa …i cui nomi, la città, il tempo ed il genere di martirio sono concordi la maggior parte degli storici.
Ironia della sorte: nel momento in cui i gioiesi, grazie all’arciprete Giove, venivano a conoscenza della vita della loro patrona, S. Sofia con le sue tre figlie, con l’arrivo dell’arciprete Luigi Tosco ( 1934 ) il culto per S. Sofia viene soppiantato da quello di S. Filippo, figura storica sentita più vicina dal popolo e più moderna rispetto a quella astratta, filosofica, allegorica di S. Sofia.
Il culto per la Santa infatti sarebbe stato portato da popoli orientali che la veneravano, probabilmente gli Schiavoni e Albanesi, venuti a Gioia nella seconda metà del 1400 sotto la guida di Bielo Paulic e della moglie Livia, in aiuto del re di Napoli, Ferrante I di Aragona contro gli Angioini o addirittura in epoca precedente. La stessa Livia o Lubia in lingua slava corrisponde al nome di una delle tre figlie di S. Sofia: Agape, cioè Carità, Amore. L’abate Losapio chiama Gioia anche Livia, dal nome della moglie del Paulic. Potrebbe essere dunque coevo o di poco precedente alla venuta degli Albanesi il culto a Gioia di S. Sofia, rafforzato dopo l’arrivo di questi ultimi.
A Gioia ritroviamo altri due richiami a S. Sofia: il primo si riferisce ad una deliberazione dei Decurioni gioiesi del 22-1-1856, nella quale il sindaco Francesco Cassano dice: Da quindici individui di questo Comune è stata avanzata Supplica al Sig. Intendente, qual Presidente del Consiglio Generale degli Ospizi, per la istallazione di una nuova congrega sotto i Titoli di S. Sofia e S. Vito Martire. Il secondo richiamo lo ritroviamo nella costituzione nel 1925 di un Circolo S. Sofia della Gioventù Femminile Cattolica Italiana, nella Chiesa Madre, Circolo che rimase in vita fino al 1930.
Un dipinto raffigurante S. Sofia è presente in un tondo che campeggia sul terzo altare laterale destro della chiesa di San Francesco, a Gioia.
Un altro dipinto raffigurante S. Sofia è presente nella cappella Monte, annessa all'omonima masseria, oggi proprietà della famiglia Colapinto. La stessa famiglia ha riavviato da alcuni anni la produzione di vino primitivo nella cantina di famiglia, prodotto che ha il nome di Cantine Terra Jovia e sull'etichetta delle bottiglie ha impresso l'immagine di S. Sofia presente nella propria cappella.
In entrambi i due dipinti gli artisti hanno raffigurato Santa Sofia nella parte superiore del quadro, nell'atto di proteggere con le braccia la città di Gioia, collocata nella parte inferiore dello stesso.
In segno di devozione e per ringraziare la Santa per la protezione che esercita su Gioia, sarebbe auspicabile che, dal momento che non vi è alcun divieto né cancellazione del patronato di S. Sofia nel nostro Comune, anche la ricorrenza di S. Sofia fosse solennizzata al pari di quelle di S. Filippo e S. Rocco.
Per maggiori informazioni sui Santi Protettori di Gioia, consultare il post: I Santi Patroni di Gioia del Colle: S. Sofia, S. Rocco e S. Filippo, pubblicato su questo sito in data 2 maggio 2007.
Il testo solo in parte, e liberamente, è tratto dallo studio di Mario Girardi, Santa Sofia. Le origini del culto e la diffusione in Italia meridionale e in Puglia, pagg.151-313, in Gioia Una città nella storia e civiltà della Puglia, a cura di Mario Girardi, vol. I, Schena editore, Fasano, 1986.
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7 Settembre 2016