Le masserie di Gioia Parte I

Masseria,  dal latino massa, termine che deriva dalla  parola greca μαζα (maza)  che indica l’impasto per fare il pane,   nell’alto medioevo significava un grande possedimento terriero costituito da un insieme di fondi o poderi, ” pars massaricia ” , dati in affitto per un certo tempo a un conduttore il quale lo faceva coltivare da coloni e servi , in opposizione alla ” pars […]

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massdaprileMasseria,  dal latino massa, termine che deriva dalla  parola greca μαζα (maza)  che indica l’impasto per fare il pane,   nell’alto medioevo significava un grande possedimento terriero costituito da un insieme di fondi o poderi, ” pars massaricia ” , dati in affitto per un certo tempo a un conduttore il quale lo faceva coltivare da coloni e servi , in opposizione alla ” pars dominica ” , terre coltivate  dal signore ), è l’azienda rurale diretta da un contadino, massaro, secondo un contratto di colonìa.
Sin dal suo sorgere la massaria indicava delle realtà economiche ed insediative diversificate, pur costituendo in generale un insediamento umano nel territorio rurale, che si configura come centro di produzione, organizzazione del lavoro agrario e dell’allevamento.

Le masserie, infatti, si possono raggruppare in quattro categorie:

1- Masserie di campo, cioè centri colturali con funzione di intenso sfruttamento di ampi territori agrari o di spazi ai margini degli insediamenti urbani e agricoli; 

2- masserie di allevamento, quelle in cui l’attività preminente è l’allevamento  di bovini, suini, ovini ed equini:

3- masserie miste, quelle cioè in cui si pratica  sia l’attività agricola che quella pastorale;

4- masserie  costituite da più soci uniti da contratti agrari, per mettere in società delle terre di proprietà di Enti ecclesistici, come è il caso di Gioia, che nel 1312 vede tale forma di cooperazione fra tre privati cittadini relativamente alle terre della chiesa gioiese di S. Pietro de Sclavezzolis, a circa un miglio di distanza dal Paese, terre possesso della Chiesa di San Niccolò di Bari;

5- masserie regie, aziende che valorizzano la produttività del demanio regio, diversificando gli interventi: non solo la cerealicultura e l’allevamento, ma anche la viticultura e altre culture specializzate.

Gran parte delle masserie più antiche presenti nell’agro gioiese, distanti dal centro abitato, hanno svolto la funzione tipica della curtis medievale, non solo per la presenza della corte, il cortile centrale, che ne costituisce un elemento caratterizzante, ma anche per il ruolo economico e sociale che rivestivano.

La masseria, anche da noi, inizialmente più estesa rispetto a quelle attuali, da dimora del signore, che faceva lavorare il suo latifondo ai contadini al suo servizio, è diventata un piccolo centro agricolo in cui oltre alla coltivazione dei cerali, dei legumi e degli ortaggi si praticava  l’allevamento non solo degli ovini ma anche  dei bovini, degli equini, dei suini e degli animali da cortile.

La masseria è una struttura complessa, con una sapiente organizzazione degli spazi:

– abitazioni, che comprendono la dimora del proprietario, del massaro, dell’eventuale custode, dei contadini, dei salariati stagionali ( i cafoni ), dei pastori;

– servizi generali, che riguardano gli usi comuni, come la cucina, il forno, le cisterne, la chiesa, la barchessa;

– ambienti per gli attrezzi: aratri, finimenti e bardature per gli animali, carrozze, carri agricoli;

– ambienti per la conservazione di derrate: ciisterne per cereali, granai, cisterne per olio e per vino o cantine, fienili e foraggiere;

– ambienti per la lavorazione dei prodotti agricoli: aia, trappeto, palmento;

– ambienti per la lavorazione dei prodotti dell’allevamento: caseificio, essiccazione dei formaggi e dei salumi;

– ambienti per gli animali: stalle per bovini, equini, ovini, suini, gallinacei, colombaie, jazzi;

– strutture di difesa o di avvistamento: torrette, saiettere.

Anche nel nostro territorio per poter svolgere tutte queste attività la primordiale costruzione del signore, che prevedeva quasi esclusivamente l’abitazione   del padrone, la masseria si trasforma per assumere la fisionomia di un piccolo centro agricolo produttivo; si costruiscono altri ambienti per la famiglia del massaro, che porta avanti la conduzione dell’azienda agricola, spazi per i salariati fissi (  i cosiddetti ualani ), stalle chiuse per i diversi animali che si allevano, spazi recintati  da utilizzare come stalle all’aperto per gli stessi ( iazzi  o stazzi), vani deposito per paglia e fieno, vani per deposito di attrezzi e macchinari agricoli e mezzi di trasporto ( traino, calesse, carri agricoli… ), vani per deposito di derrate alimentari ( granai… ), vani per le diverse lavorazioni di prodotti agricoli ( ricotta, formaggi… ), vani per frantoi ( i  trappeti ) per la lavorazione dell’uva e delle olive, cantine.

La presenza del forno e di grosse cisterne per la raccolta dell’acqua piovana completavano quelle strutture, conferendo loro  una completa   indipendenza dal paese. Un altro elemento costante in questi nuovi complessi agricoli è costituito dall’aia, dove si svolgevano numerose attività agricole ( trebbiatura e  cernita di vari tipi di cereali secchi ).
Spesso nelle masserie più importanti era presente una cappella, quasi a simboleggiare l’autonomia del luogo anche nei bisogni spirituali che ordinariamente erano soddisfatti nel paese.

L’immagine che balzava da questa complessa struttura era, quindi, quella di un piccolo sobborgo, autonomo in tutti i suoi bisogni.
Spesso le masserie vengono ampliate o costruite su due piani indipendenti; quello a livello del suolo viene utilizzato  come abitazione del massaro o come deposito o utilizzato come stalle, mentre quello del livello superiore o è abitato dal signore, che ci vive abitualmente oppure, se questo ha una fissa  dimora in  città, è dallo stesso utilizzato nei periodi in cui va a vivere in campagna anche per sorvegliare e seguire il buon andamento di alcuni lavori stagionali.

Alcune masserie sembrano dei veri e propri fortilizi, per la presenza di  mura che la circondano, di torrette e saiettiere e perché sono ornate di merli, per difendere gli abitanti e lavoratori da eventuali assalti di briganti o di malintenzionati.
Oggi con il termine masseria si intende una costruzione rurale di dimensioni ridotte rispetto a quelle settecentesche o ottocentesche, fatta costruire da modesti proprietari terrieri, che l’abitano durante tutto l’anno e dove essi svolgono quotidianamente le diverse attività agricole.

Tra le numerose masserie dell’agro gioiese si segnalano:

– la settecentesca Masseria D’Aprile con jazzo monumentale (via provinciale Gioia-Turi, vicinale Macchia del Campo),
– la Masseria Il Fattore del primo Ottocento (via provinciale Gioia-Laterza);
– la medievaleggiante Masseria Soria della seconda metà dell’Ottocento (via provinciale Gioia-Castellaneta),
– la Masseria Vallata con la chiesa a doppio campanile a vela (via Vecchia Matera),
– la settecentesca Masseria Gigante (via provinciale Gioia- Acquaviva),
– l’ottocentesca Masseria Villa Scozia (via provinciale Noci- Castellaneta),
– la scenografica Masseria La Villa (via Cinque Parieti), dei primi anni dell’Ottocento, con la serra del Marangiare,
– la seicentesca Masseria S. Candida con la suggestiva cappella (vicinale S. Candida).

Masseria  La  Villa                                                 

È una masseria “a corte”. Si trova in contrada  Cinque Parieti, a nord ovest di Gioia, a circa quattro chilometri dal centro abitato, dulla destra della via per Santeramo. La  masseria è compatta ed è caratterizzata da costruzioni massvillacomplesse  con un numero di ambienti superiore  a quelle delle masserie di altri tipi. I vani del piano superiore sono riservati all’abitazione della famiglia del massaro o del proprietario coltivatore diretto. E’ al centro di una vasta estensione di terreni interessati sia a coltivazione intensiva che diversificata e specializzata: piantagioni arboree, ulivo, mandorlo, vigneto, seminativi.

Una tale forma di economia ha richiesto attrezzature e ambienti indispensabili alla lavorazione e conservazione delle olive, dell’uva, delle mandorle, dei cereali, come trappeto ( frantoio costruito tra il 1872 e il 1883 ), cantine, magazzini, depositi. In questa masseria assume particolare rilevanza anche l’allevamento del bestiame, principalmente bovini. Tutta la costruzione, dunque, nonostante il suo nome, è sorta come una vera e propria masseria con attrezzature e strutture da utilizzare per fini rurali.

La masseria fu fatta  edificare dall’abate Francesco Saverio Indellicati nei primi dell’Ottocento, nel 1812 per conto dell’abate Francesco Saverio Indellicati, su  una preesistente costruzione a torre. Le caratteristiche architettoniche dell’edificio sono simili a quelle di un  palazzo urbano. Inizialmente si presentava con un vano al pano terra e due vani al primo piano, in posizione sud ovest rispetto alla costruzione attuale. Intorno alla prima metà  dell’Ottocento davanti al fabbricato è stata aggiunta una serie di vani, tra cui  due bracci laterali curvi con arcate cieche  che hanno creato un effetto scenografico simile a quello del porticato delle ville patrizie e delle barchesse tipiche delle ville venete. Con questo ampliamento fu ampliato il nucleo abitativo centrale con la costruzione a piano terra di un vano destinato a deposito di grano, un altro a deposito di olio, una stalla per bovini con fienile e pagliaio da un lato e dall’altro una grande stalle e locali accessori. al piano ammezzato furono costruiti due grandi magazzini ad uso di granaio e deposito di olio, mentre al primo piano vennero costruiti altri otto vani. Le due ali laterali vennero chiuse da un muro di cinta provvisto di torrette, che oltre alla funzione di difesa aveva il compito di creare una corte chiusa.

L’ingresso presenta un grande portone ad arco sovrastato da un balcone.

Il piano terra era utilizzato dai contadini che si dedicavano alle attività agricole e all’allevamento del bestiame. il Piano superiore era utilizzato dai proprietari della Masseria.

Vicino al corpo di fabbrica principale  vi è una costruzione  che sembra una specie  di serra. Presenta sulla facciata due belle arcate murate di gusto neoclassico.  Da ammirare una finestra ad occhio ovale ed il fregio sull’architrave della porta d’ingresso al trappeto.

Masseria Santa Candida a Gaudella

Si trova in contrada Santa Candida, da cui prende il nome. La contrada è ubicata a sud est di Gioia e si estende fino ai confini comunali, tra la strada statale 100 e la strada provinciale per Noci. E’ una masseria di grandi dimensioni, masssantacandidainserita ai margini di ampie zone boschive, ed è chiusa perimetralmente. Rientra tra le masserie non fortificate, cosiddette “di pecore e da campo”, tipologia tra le più diffuse nel territorio pugliese, specie in quello del sud barese, che presentano un complesso edilizio abbastanza vasto, con abitazioni e locali accessori distribuiti intorno ad una corte  La dimora padronale,  in pietra calcarea, infatti, posta in zona quasi centrale, è la costruzione di maggiore rilievo. La  facciata principale è arricchita dalla presenza di un campanile a vela. L’angolo che si protende verso est è chiuso da una cappella sulla cui facciata una iscrizione in latino ci ricorda l’anno della sua fondazione, il 1639.

Nel Settecento, probabilmente nel 1740, subisce un restauro e un ampliamento, mentre nell’Ottocento è oggetto di restauri o ristrutturazione, soprattutto per quanto attiene alla dimora padronale sita al primo piano e alla facciata principale. Tutto il complesso rurale e la sottostante grotta, di vaste dimensioni, che ha portato alla luce  resti della presenza remota dell’uomo, provano che questa masseria è stata abitata da contadini sin da tempi remoti. La masseria è composta di vari ambienti. Il primo piano comprende due edifici bassi; al centro è presente un grande arco rientrante che immette nella masseria, che si svluppa su   due piani.

E’ una delle  più antiche tra le masserie presenti nel territorio gioiese.

La masseria  è corredata da una chiesetta, al cui interno si può ammirare un altare in pietra lavorata, alla cui base è scolpita una croce greca inscritta in un cerchio, circondata da due angioletti. Sull’altare insiste una lunetta affrescata a tempera in cui è raffigurata Santa Candida giovane, circondata da angeli, Santa riconoscibile dal fatto che l’iscrizione della lapide posta sulla facciata della chiesa riporta il suo nome.

Masseria Perniola a Corvello

L’impianto rurale iniziale, che è molto antico,  era costituito da modeste costruzioni a piano terra. Presentava  originariamente una forma quadrangolare con cortile, su cui si affacciavano le costruzioni a piano terra. In tempi più recenti a questo primo nucleo abitativo si è affiancata una costruzione più grande, che si sviluppa su due livelli con ambienti a primo piano ed altri ambienti rurali, tutti prospicienti sulla vasta aia antistante la masseria. Il primo piano presenta un balcone, al posto delle tradizionali finestre, elemento architettonico rivelatore di una costruzione più recente. L’ingresso nella masseria si effettua attraverso un’ampia porta ad arco.

Masseria Villa Scozia in contrada Mandorlamara

La masseria è composta da due distinti corpi di fabbrica, siti  a poca distanza l’uno dall’altro. La massvilla-scoziacostruzione della villa,  più propriamente denominato  casino, come risulta dall’iscrizione sulla porta della chiesa  risale al 1849 e rispecchia in pieno tutte le caratteristiche costruttive di un palazzo urbano.

Infatti era l’abitazione padronale dei signori De Luca Resta, antichi proprietari della masseria. Le  costruzioni di pertinenza, come trulli, jazzi e lamie, sono  distaccate dalla masseria e risultano più antiche rispetto alla stessa. In un locale a piano terra della villa è stata ricavata una cappella.

La facciata della villa si presenta lineare, squadrata, semplice e bicolore con portone d’ingresso ad arco  e quattro piccole finestre al piano terra  e cinque finestre più ampie al piano superiore.

Masseria Gigante in  contrada Gigante

E’ sita sulla via per Acquaviva, in contrada Gigante.massgigante

La masseria è probabilmente d’impianto settecentesco, come si legge nell’iscrizione V.G.G.F. AD 1753, che è incisa su una pietra oggi murata nel corpo di fabbrica delle cantine che furono costruite   nel 1884. Fu completamente ristrutturata e riadattata  dalla famiglia Cassano nella seconda metà dell’Ottocento. Fa parte del complesso rurale anche una  chiesa, che è esterna all’insieme  della struttura principale.   Da ammirare la preziosa doppia scalinata  in pietra con passamani in pietra lavorata e traforata e l’imponente scalinata interna.

 

Le fotografie sono tratte da : Agrodolce – masserie a Gioia del Colle di Franco Marvulli – Foglio d’Identità Territorale – Comune di Gioia del Colle – Assessorato alla Cultura – 1998.

Foto di : Nunzio Ponte

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20 Dicembre 2010

  • Scuola di Politica

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