La cavalcata dei Re Magi a Gioia, 06 gennaio
Un tempo durante tutto l’anno si susseguivano numerose feste religiose, legate prevalentemente al culto della Madonna e dei Santi, tra i quali spiccava quello del Patrono. Tra le tante feste religiose che si svolgevano un tempo a Gioia, ce n’è una che va ricordata, e che da numerosi decenni è stata dimenticata: quella che si […]
Un tempo durante tutto l’anno si susseguivano numerose feste religiose, legate prevalentemente al culto della Madonna e dei Santi, tra i quali spiccava quello del Patrono. Tra le tante feste religiose che si svolgevano un tempo a Gioia, ce n’è una che va ricordata, e che da numerosi decenni è stata dimenticata: quella che si svolgeva il 6 gennaio di ogni anno, che è ricordata come Epifania, cioè manifestazione di Gesù come Salvatore dell’umanità, come Dio sceso in terra per riconciliare gli uomini con il Padre, come Re dell’universo, il quale viene riconosciuto come tale dai potenti provenienti da tutte le parti del mondo, impersonati dai Re Magi.
Nella tradizione locale durante il periodo natalizio i presepi allestiti nelle chiese e nelle abitazioni domestiche erano arricchiti, oltre che da statue di pastori, contadini e artigiani, anche da quelle che raffiguravano i tre Re Magi a cavallo di cammelli o dromedari, che portavano i loro doni al Bambino Gesù; questi ultimi, però, o venivano posizionati nel presepe in un punto più lontano dalla grotta e li si faceva avanzare man mano che si avvicinava la festa dell’Epifania o venivano posti davanti alla grotta del Bambino il giorno 6 gennaio.La religiosità popolare, anzi una certa forma di paganizzazione della ricorrenza sacra, ha trasformato la festa dell’Epifania in quella della Befana, la quale, secondo la tradizione popolare, il 6 gennaio porta i doni ai bambini, come fecero i Re Magi quando giunsero a Betlemme per conoscere, venerare ed offrire a Gesù oro, incenso e mirra.
Tali doni racchiudono una profonda simbologia, che rimanda al mistero della duplice natura di Gesù, quella di Uomo e di Dio. Nei secoli molti teologi si sono impegnati nell’ individuare il significato simbolico dei doni dei Re Magi. Alcuni di essi ritengono che l’oro simboleggia la fede, l’incenso la santità, la mirra la passione. Per altri i tre doni coincidono con le tre virtù teologali: l’oro rappresenta la carità, l’incenso la fede mentre la mirra è simbolo della libera volontà.
Di seguito riporto una ricerca del nostro concittadino, l’insegnante Giuseppe Montanarelli.
Fino agli inizi del Novecento a Gioia del Colle si svolgeva la cavalcata dei Re Magi il giorno 06 Gennaio, solennità dell’Epifania del Signore Gesù.
All’alba si celebrava la Santa Messa solenne in Chiesa Madre, al termine della quale, al suono delle campane a festa, nei Presepi delle Chiese cittadine ed in quelli domestici, si collocavano le statue dei Re Magi in adorazione di Gesù Bambino.
Verso le ore nove del mattino dalla Chiesa Madre veniva organizzata la solenne Cavalcata dei Re Magi per le vie cittadine e per l’agro gioiese. Apriva la Cavalcata il Crocifero, seguiva l’Arciprete e parte del Capitolo a cavallo. Quindi, circondati da Confratelli o dai Monaci dei vari ordini religiosi locali e più anticamente dagli armigeri, sfilavano a cavallo uno dietro l’altro i tre Re Magi, con l’oro, l’incenso e la mirra, riccamente vestiti, accompagnati da tre carri sontuosamente addobbati contenenti doni, cibi, generi di prima necessità, indumenti e balocchi da donare ai bambini o alle famiglie povere del territorio.
Inizialmente i tre Re Magi erano impersonati da sacerdoti, in seguito vennero sostituiti da tre notabili o amministratori o nobili cittadini, che insieme al Clero provvedevano, in anonimato, a riempire i tre carri di doni per soddisfare le pubbliche necessità. I tre figuranti, ogni anno erano estratti a sorte e non dovevano essere riconosciuti.
Durante la cavalcata i doni venivano collocati in appositi scrigni di legno intitolati ai vari Santi locali e posti lungo le strade urbane ed extra urbane. I generi donati in beneficenza poi venivano dai Confratelli distribuiti, in forma anonima, alle famiglie meno abbienti.
In seguito, per evitare ruberie ed ingiustizie nella distribuzione dei beni, la Cavalcata divenne simbolica, senza la distribuzione pubblica dei doni per i poveri, prevedendo la peregrinatio dei tre Re Magi ai Presepi delle Chiese cittadine, lasciando ai vari rettori religiosi i beni da destinare segretamente ai più bisognosi.
I Re Magi erano volontari scelti a turno tra coloro che avevano elargito cospicue offerte caritatevoli. Dopo la visita del corteo regale, nei Presepi delle Chiese ed in quelli delle case cittadine, venivano collocati intorno alla culla di Gesù Bambino le statue dei Santi Magi.
Solitamente nei Presepi domestici, le statuette dei Re Magi si facevano avanzare, durante tutto il periodo natalizio, secondo un particolare percorso dal punto più lontano della sacra rappresentazione plastica, per raggiungere infine la Natività nel giorno dell’Epifania.
La Processione dei Re si concludeva in Chiesa Madre entro le ore quindici del pomeriggio.
Con le due guerre mondiali la Cavalcata dei Re Magi venne abolita per evitare liti, competizioni, furti ed ingiuste distribuzioni di beni.
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1 Aprile 2023