Il pericoloso e affascinante mestiere del fuochista

Il Vocabolario Treccani, oltre a quattro definizioni correnti di fochista, riporta  anche quella che nel nostro caso ci interessa: termine usato come sinonimo antico e regionale di artificiere, chi cioè prepara e vende fuochi artificiali. Spesso il nome utilizzato per indicare l’addetto alla preparazione di fuochi d’artificio è indicato con il termine fochista, probabilmente per […]

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Il Vocabolario Treccani, oltre a quattro definizioni correnti di fochista, riporta  anche quella che nel nostro caso ci interessa: termine usato come sinonimo antico e regionale di artificiere, chi cioè prepara e vende fuochi artificiali.

Spesso il nome utilizzato per indicare l’addetto alla preparazione di fuochi d’artificio è indicato con il termine fochista, probabilmente per distinguerlo da fuochista: colui che, in ferrovia,  alimenta e sorveglia il fuoco nelle locomotive a vapore e coadiuva il macchinista nelle mansioni di minore importanza; il personale che,  in marina, è addetto alle caldaie e alle macchine, alle dipendenze degli ufficiali macchinisti; chi, nell’industria siderurgica, carica il carbone nei forni o manovra e sorveglia le caldaie a nafta e a vapore; chi, nei lavori stradali, provvede all’alimentazione della caldaia del rullo compressore.

Oggi l’addetto alla preparazione di fuochi artificiali viene indicato anche con il termine “pirotecnico”.

Sembra  certo  che la pirotecnica sia nata in Cina ad opera dei monaci intorno all’anno 1000, a seguito della casuale scoperta della polvere da sparo intorno all’800 (nota anche come polvere nera o polvere pirica). Tale sostanza iniziò quasi subito ad essere usata per scopi militari, anche se gli usi che se ne conoscevano all’epoca  erano molto rudimentali. I primi  ordigni bellici  pirotecnici venivano  lanciati  a mano o con catapulte.

Nel 1535 il trattato “De la Pirotechnia” di Vannoccio Biringuccio descrive sia gli artifici usati per scopo di guerra, sia quelli impiegati in occasioni di festeggiamenti, in quanto anticamente gli artificieri militari, dovevano provvedere anche alla fabbricazione di fuochi da accendere durante gli spettacoli per celebrare la Vittoria. In seguito l’impiego di fuochi d’artificio si estese anche ad altre feste, come quelle Sacre, e ad altre occasioni.

Nel Secolo XVII vi furono due scuole di Fuochi d’artificio, quella di Norimberga e quella Italiana; quest’ultima  si specializzò, ben presto, nella fabbricazione di Fuochi artisticamente elaborati, capaci di produrre effetti scenografici molto spettacolari. Agli inizi del XVIII Secolo, ebbero grande rinomanza i Ruggieri, padre e figlio, di Bologna, i quali eseguirono a Parigi i fuochi pirotecnici più belli e splendenti che si siano mai visti.

L’usanza dei Fuochi Pirotecnici “che bruciano sopra terra” e che non vengono lanciati in aria, chiamati comunemente con un termine improprio: “Batterie”, è una pratica molto antica; essi sono entrati a far parte delle tradizioni delle nostre feste Religiose, e in particolar modo, delle nostre Feste Patronali, associati allo svolgimento di funzioni religiose, come le Processioni.

Secondo alcuni la tradizione dei fuochi pirotecnici in Italia risalirebbe alla conclusione del Primo conflitto mondiale,  allorquando si decise di festeggiare la Vittoria con gli spari dei fuochi d’artificio e non a  colpi di cannoni e di mortai, ma a Gioia era tradizione festeggiare i Santi Patroni con spari di fuochi fin dal 1800.

L’Economista e storico gioiese Giovanni Carano Donvito ricorda che alla fine del colera del 1837 i cittadini gioiesi ringraziarono San Rocco per la protezione da Lui  accordata a Gioia e lo festeggiarono con messe, processioni e con sparo di fuochi artificiali, di batterie pazze, che non finivano mai, di mortaletti di grosso calibro, che ostentavavano l’immagine della guerra, il fragore delle artiglierie ed il trionfo della vittoria

Anche a  Gioia sin  dall’Ottocento alcuni cittadini svolgevano l’arte di pirotecnico.

Il cognome più ricorrente di un gioiese dedito all’attività di pirotecnico è quello di De Carlo Francesco, i cui discendenti ancora oggi continuano ad  esercitarla.

Una delle prime notizie su un fuochista che opera a Gioia risale  al 15-4-1876, giorno in cui la Giunta comunale esprime parere favorevole  per l’attività di esercenti l’arte pirotecnica e fuochisti.

Il 22-2-1881 la Giunta vota favorevolmente per l’impianto di un polverificio di De Carlo Francesco e il 24 giugno autorizza l’apertura di uno spaccio di polvere da sparo allo stesso De Carlo.

Essendo questa attività una di quelle ritenute pericolose, la licenza di esercizio doveva essere rinnovata frequentemente.

L’11-4-1883 la richiesta del fochista De Carlo Francesco per impiantare un polverificio a mt. 500 dall’abitato di Gioia è approvata dalla Giunta comunale.

La Giunta  il 30-5-1884 esprime ancora il suo parere favorevole per lo spaccio della polvere da sparo da parte del De Carlo, parere riconfermato l’8-11-1884.

Nel novembre 1884  registriamo il parere favorevole per la concessione di spaccio di polvere da sparo a De Carlo Francesco e veniamo a conoscenza che il polverificio è situato a Piazza della Pila Buttiglione.

Il 10-5-1885 la Giunta esamina l’avviso che il De Carlo aveva inviato, con il quale chiedeva di spostare il polverificio che era situato a Piazza della Pila Buttiglione, per aprire anche uno spaccio di polvere.

Il 4-5-1886 la Giunta comunale esprime parere favorevole nella rinnovazione della licenza al fochista De Carlo Francesco per l’attivazione del polverificio e spaccio di polvere pirica, autorizzazione riconfermata il 29 novembre.

Il 26-1-1888 la Giunta approva l’apertura per la vendita e lo spaccio di polvere e di cartucce.

Il 9-4-1888 il parere favorevole della Giunta è relativo alla domanda di De Carlo Francesco per fabbricazione di polvere.

Il 29-8-1888 la Giunta esprime parere favorevole per l’impianto di un piccolo polverificio e fabbricazione di materie esplodenti per fuochi artificiali sia a Ciamburro Giuseppe, di Gioia,  che a De Carlo Francesco.

Dalla deliberazione della Giunta comunale del 17-11-1888 apprendiamo di un altro esercente che chiede di aprire uno spaccio di polvere pirica; si tratta di Lionetti Francesco, a cui viene concessa la licenza di vendita.

Il sig. De Carlo Francesco  il 19-6-1889 ottiene dalla Giunta il parere favorevole per l’attivazione di un polverificio.

La polvere pirica non era usata solo per la preparazione di fuochi d’artificio, ma anche per scopi civili. Infatti il 26-11-1889  la Giunta esprime parere favorevole per l’impianto e deposito di polvere pirica di Coccianti Giovanni, appaltatore dei lavori della ferrovia Rocchetta-Melfi-Gioia. Tali materiali esplodenti non serviranno per fuochi d’artificio, ma per i lavori di costruzione della ferrovia.

Il 13-1-1890 la Giunta esprime parere positivo per l’autorizzazione a Leonetti Francesco  per il rilascio della licenza di spaccio di polvere pirica ed altri prodotti esplodenti a Largo Plebiscito n. 37, nella sua bottega di armaiolo.

Lionetti Francesco Paolo il 2-12-1890 ottiene dalla Giunta il parere positivo per la licenza per lo spaccio di polvere alla strada Garibaldi, n. 59 e  il 26-11-1891 registra il parere positivo per l’ottenimento della licenza di spaccio di polveri piriche e di prodotti esplodenti fino a Kg. 5 nella strada Garibaldi, n. 59. La successiva licenza per deposito di polvere pirica fino ad 8 quintali, viene deliberata il 7-12-1893.

Il sig. De Carlo Francesco in data 25-2-1898 ottiene dalla Giunta l’autorizzazione per impiantare un opificio per la fabbricazione di fuochi artificiali.

Il 4-12-1899 apprendiamo del parere favorevole per l’apertura di una fabbrica di fuochi  d’artificio  di Ciamburro Giuseppe.

L’arte pirotecnica oltre a richiedere molta perizia comporta anche dei rischi per l’incolumità dei lavoratori. Non sono rari i casi di esplosioni accidentali o causate dal mancato rispetto delle norme di sicurezza.

Infatti il 26-7-1901 a Gioia si verifica quello che nessuno si augurava: lo scoppio del polverificio di De Carlo Francesco. A causa di questo incidente ci fu anche un morto, come apprendiamo dalla deliberazione di Giunta del 20 settembre 1901 nella quale si accenna ad una ricompensa al Brigadiere dei Reali Carabinieri che, a seguito dello scoppio del polverificio De Carlo, estrasse un morto dall’interno della fabbrica, il sig. De Carlo Stefano.

Nel 1923 viene espresso parere favorevole per l’aumento del deposito di polvere pirica nel negozio in via Garibaldi n. 59, di Legrottaglie Francesco.

La Puglia ancora oggi è in prima linea nel settore della pirotecnica.

Quando si parla di fuochi d’artificio la mente va subito ad un paese a noi vicino: Adelfia. Questo paese, definito “metropoli pirotecnica delle feste di Puglia” o “ città dei fuochi pirotecnici di qualità”,  durante  i festeggiamenti del Patrono, San Trifone,  che cade il 10  novembre, si trasforma nella capitale del festival dei fuochi d’artificio, manifestazione che richiama intenditori ed appassionati da ogni parte d’Italia; infatti vi si tiene una gara pirotecnica della durata di diversi giorni, cui partecipano numerosi fuochisti provenienti da molte regioni italiane, che si esibiscono alla presenza non solo della popolazione locale, ma anche di numerosi appassionati provenienti da diverse regioni italiane.

La statua di San Trifone viene venerata nella Chiesa di San Nicola a Montrone, paese che, insieme a Canneto, forma Adelfia.

Al termine di una gara disputata fra i numerosi fuochisti  giunti da tutta Italia,  con contro bombe con cannoli, con la croce al centro, bomba combinata con 32 colpi di scala più contraccolpo, bombe cosiddette “stutate”, viene decretato il vincitore, in una suggestiva  scenografia che tra mattina e pomeriggio lascia tutti gli spettatori, con il naso rivolto all’insù ad ammirare  le fantasmagoriche coreografie  create dai fuochisti, per oltre due ore. In quei momenti di grande suggestione  e bellezza si avverte la sensazione che la terra tremi e che i cieli si squarcino, come a presagire una eruzione o un evento sismico o un improvviso temporale, per le nuvole di fumo sprigionate dagli scoppi.  

A San Severo opera l’Associazione “Terra dei fuochi”, Ente di volontariato e senza fini di lucro, costituito per tutelare, promuovere e diffondere culturalmente la tradizione e l’arte dei fuochi pirotecnici e delle batterie, salvaguardando l’artigianato locale delle stesse, nella originale caratteristica fabbricazione.

A San Severo ogni anno si svolge il “ Festival nazionale batterie e fuochi  pirotecnici”, durante il quale  si registra la presenza di migliaia di turisti provenienti da molte Regioni italiane e da alcuni Paesi europei, per assistere al Palio dei Fuochi Pirotecnici e delle Batterie Serali che si svolge nel mese di maggio, in occasione della Festa Patronale in onore di Maria SS. del Soccorso.

Non esiste una scuola apposita per poter studiare l’arte della pirotecnica e per diventare fuochisti, ma si fa appello ad una tradizione storica secolare che viene tramandata da padre in figlio. Poiché si tratta di maneggiare sostanze molto pericolose il fuochista deve essere abilitato a svolgere questo compito e deve conseguire un “tesserino”, ovvero un certificato di idoneità che viene rilasciato a seguito del superamento di un esame che si tiene presso la Prefettura, davanti alla Commissione tecnica provinciale.

<< Nella lavorazione di fuochi d’artificio  il fochista utilizza  strumenti artigianali:

  • L’allacciatrice, che esegue l’allacciamento automatico degli spaghi;
  • Le bacchette, che servono per arrotolare i cartocci e per caricarli con le polveri;
  • La betoniera, che serve per impastare e miscelare, e per dare forma sferica alle stelle;
  • La bilancia, che è utilizzata per un corretto miscelamento e dosaggio;
  • Il cavalletto, che è utile nella spagatura manuale;
  • La gubbia, che è  utilizzata  per praticare i fori;
  • I magliuoli di legno;  
  • Il matterello, che viene utilizzato per stendere o dare colpi;
  • La molazza, che serve per frantumare;
  • Il mortaio  di metallo antiscintilla e pestello  (detto anche “mazzuola”) di legno, che si usano per il mescolamento e pigiatura delle polveri;
  • Il mulino, utilizzato  per triturare i pezzi di nitrati e solfati;
  • La pialla, che serve per arrotolare i cartocci;
  • Il piano di marmo, che è usato per triturare e miscelare le varie composizioni;
  • La pressa,  utile nel caricamento di cannoli, spolette e colpi di finale;
  • Gli stacci,  setacci o crivelli, che  vengono utilizzati per filtrare e affinare le misture di polveri;
  • le tenaglie, che vengono   utilizzate  per sagomare botti e cannoli.

Nella preparazione dei fuochi occorre seguire diverse fasi. Per ottenere spari perfetti e creare spettacoli di grande effetto visivo e cromatico si richiede innanzitutto una scelta accurata dei prodotti e dei colori e abilità nel saperli mescolare.

Si inizia con il preparare miscele con prodotti chimici acquistati in precedenza: ogni colore esige una miscela diversa. Gli artificieri pirotecnici, comunemente chiamati fuochisti,  preparano la miscela. Dal mescolamento dei vari composti si ottengono miscele pirotecniche, capaci di bruciare lentamente, oppure di deflagrare, di produrre luci e suoni oppure di detonare.

Quando il colore è pronto si passa alla fase riempimento degli “artifici”, i contenitori, che possono essere, in base alle autorizzazioni ottenute, sferici o cilindrici. Viene utilizzata la polvere nera, che è fabbricata dai fuochisti; essa viene posizionata dentro la bomba e alla sua base, per darle la spinta necessaria. L’abilità del fuochista in questa fase è fondamentale perché la diversa quantità di polvere da sparo utilizzata ha lo scopo di anticipare o ritardare l’apertura della bomba e quindi ha il compito di produrre diversi effetti coreografici.

Importante è anche la sequenza con cui si succedono gli spari, quello che viene chiamato ritmo dell’esibizione pirotecnica.

L’utilizzo della tecnologia in questa attività  la  rende meno pericolosa; infatti oggi è possibile accendere le micce anche a notevole distanza dal luogo in cui vengono posizionate tramite attrezzature computerizzate.

I fuochisti preparano diversi tipi di bombe, ognuna delle quali ha una sua denominazione.

-La bomba da tiro, detta anche granata, è una bomba di grosso calibro, tipicamente da 21 a 28 cm di diametro. Di solito lo si utilizza per modulare anche la sequenza di tiro nel finale.

-I “rendini” sono piccole granate di calibro non superiore ai 3 cm, usate tipicamente per gli intrecci  contornati di colori.

-La bomba di apertura è una bomba di piccolo o medio calibro che precede la bomba da tiro.

La bomba (o)scura o bomba all’oscuro o anche colpo scuro è una bomba di piccolo  calibro (5–18 cm di diametro), senza colore e dall’alto effetto tonante.

-La bomba a “botte” è una bomba che in aria si spacca in più “botte” che esplodono poi in contemporanea, assai in uso per i finali pirotecnici fragorosi sia per fuochi di giorno.

-La bomba a “botte” e “scoppietti” è una bomba che in aria si spacca prima in “botte” che esplodono in contemporanea seguite poi da due o più serie di “scoppietti” di intensità minore.

-La bomba a “botte” con “colpo scuro”, detta anche “spacco e botta”, è una bomba di piccolo calibro, tipicamente da 8 a 10 cm, composta da una piccola cacciata di “botte” seguita da una potente bomba all’oscuro. È usata tipicamente nei fuochi diurni.

-La “bomba a “stelle” e “colpo scuro” è una tipica bomba dei fuochi notturni che all’apertura produce un nuvolo di “stelle” seguite poi da una detonante bomba allo scuro. Le “stelle” possono essere tutte monocolore oppure multicolore, nel qual caso vengono alloggiate in compartimenti separati; molto usati gli effetti bi-colore (rosso e verde) o anche tri-colore (rosso, azzurro, bianco).

-Bomba a più riprese di “granatine” e “colpo scuro”. È una variante della bomba a “stelle” e “colpo scuro” in cui però le “stelle” sono proiettate intorno mediante una o due riprese di granatine, le quali altro non sono che delle piccole bombe ad un singolo spacco caricate sempre con “stelle” (tipicamente di colore rosso o verde) ma di dimensione più piccola delle “stelle” ordinarie (circa la metà).

-La bomba a “botte”, “stelle” e “colpo scuro” è una bomba per fuochi notturni che all’apertura produce prima una serie di “botte”, seguite da un nuvolo di “stelle” e in ultimo da una detonante bomba allo scuro.

-Bomba a “raggi”. È una variante della bomba a “botte”, “stelle” e “colpo scuro” in cui le “botte” sono sostituite da pezzetti di colore sparsi con dei piccoli raggi in coda tutto intorno all’atto dell’apertura.

-La bomba a “cannelli”, “stelle” e “colpo oscuro” è una bomba per fuochi notturni che all’apertura proietta una o due serie di “cannelli” eruttanti e in caduta libera, immersi in uno sfondo fatto da una nuvola di “stelle” monocolore e infine la solita detonante bomba allo scuro.

-La bomba a crociera di “sfere”, “cannelli”, “stelle” e “colpo scuro” è una bomba per fuochi notturni che si apre proiettando in primo luogo una crociera di sfere  colorate tutto intorno, facendo poi seguire separatamente una o più sequenze di “cannelli” immersi in un nuvolo di “stelle” monocolore e, a conclusione, un potente “colpo scuro”. Viene di solito lanciata verso la fine di un finale pirotecnico. In gergo, le “sfere” sono dette anche “pallettoni”, e non sono altro che delle “stelle” confezionate in forma cilindrica

-Bomba a più “spacchi” e “colpo scuro”. È detta così una bomba notturna che arrivata al massimo della sua ascensione, si apre e si “spacca” (o “sfoglia”) parecchie volte (in genere fino ad un massimo di 9-10), lanciando ad ogni apertura delle “stelle” di colori diversi, con differenti “cadenze”, traiettorie ascendenti o discendenti, fino al detonante “colpo scuro” finale.

-Bomba con “paracadute” e “stelle”. La confezione di questo spettacolare tipo di bomba richiede molta accuratezza specie nel piazzamento dei paracadute  al suo interno in modo da avere una espulsione quanto più simmetrica. I paracadute sono realizzati in carta o seta  e hanno la forma di un ombrello, sono molto leggeri e hanno attaccati alle punte dei fili resistenti i quali si riuniscono, nelle loro opposte estremità, a sostenere un anello di filo di ferro a cui sono agganciati poi i lumi. I lumi sono fatti con dei cartocci cilindrici che formano dei tubi molto solidi, ben chiusi e incollati in una delle due estremità e al cui centro della parte estrema chiusa si fissa l’anello, al quale vengono legati i fili provenienti dal paracadute.

-La bomba giapponese è una bomba di forma sferica e può essere di vari calibri.

-La bomba spenta (detta bomba stutata in dialetto napoletano) è una bomba che “sfonda” una sola volta, con una controbomba (detta anche cacciata in dialetto napoletano) e con uno o più intrecci, tipicamente con calibro da 25 a 28 cm di diametro.

-La bomba lunga è una bomba che “sfonda” più di una volta (in genere 2 o 3) con più intrecci, con una o più controbombe, tutte riunite in una serie detta di “pigliate”, tipicamente con calibro da 21 a 28 cm di diametro.

-La controbomba (“cacciata“, in dialetto napoletano) è una bomba che produce un rosone composto da una parte centrale di “stelle” e da un contorno di “cannoli”.

-L’intreccio  consiste in una serie di piccole granate che anticipano la controbomba.

-La “pigliata” è una sequenza composta da uno “sfunno”, intreccio,  controbomba, bomba (o)scura; più pigliate formano una bomba lunga.

-La “pigliata” di lampo è un intreccio di colpi scuri appena colorata

-La fermata è una bomba di medio o grosso calibro, da 16 a 21 cm di diametro, che compone in genere la parte centrale del finale pirotecnico.

-La bomba con passaggio è detta una bomba con un difetto evidente di intermittenza regolare tra le varie componenti che costituiscono la singola lanciata.

-Il finale pirotecnico, o semplicemente finale, è una sequenza dirompente di coppie intreccio  e controbomba. Si presenta con una incalzante serie consecutiva di lanci che si esegue tipicamente come chiusura di una manifestazione pirotecnica  in cui, tipicamente, nella prima parte si lascia spazio alle singole bombe da tiro a più spacchi. Il finale è usato sia nei fuochi di giorno che di notte.

-La pioggia è un particolare effetto dato da una guarnizione di una granata, normalmente di colore bianco argento, bianco-dorato oppure dorato e che a seconda degli effetti si divide in:

  • salice a cascata dorata;
  • pioggia luccicante;
  • pioggia tremolante;
  • pioggia scoppiettante.

-Le “pupatelle” sono delle piccole granate che anticipano la controbomba; sono composte da piccoli pezzi di colori.

-La “fuga” (in dialetto napoletano, “strenta“) è la parte conclusiva del finale pirotecnico, caratterizzata da un ritmo incalzante fino al colpo oscuro conclusivo.

-Le batterie d’onore sono fragorosissime sequenze di bombe all’oscuro e vengono incendiate di giorno ed in più punti di una città specialmente durante il passaggio per le vie della processione del santo patrono. Esse sono formate da parecchie bombe all’oscuro non lanciate in aria ma appoggiate sul terreno e di calibro via via crescente, dai 5 cm fino ai 20 cm che si accendono tutte contemporaneamente >>.

(La parte riguardante gli utensili del fuochista  e la nomenclatura sul tipo di bombe pirotecniche, riportata tra virgolette, è tratta  da  www.wikiwand.com fuochi d’artificio).

Tutto il mondo in questo 2020 sta attraversando un delicato momento dal punta di vista sanitario. Per la prima volta, dopo secoli, a Gioia il 26 maggio  non si festeggerà la ricorrenza del patrono San Filippo ed è in forse anche quella del compatrono San Rocco, per cui verranno a mancare i tradizionali fuochi d’artificio che davano un tocco di colore e di allegria alle due feste patronali.

Speriamo che da oggi e per sempre si ponga fine ad ogni conflitto e utilizzo della polvere pirica per scopi bellici e altresì speriamo di uscire presto da questa epidemia e, così come avvenne a Gioia nel 1837, quando fu portata in processione la statua di San Rocco che aveva allontanato il colera dal nostro paese, si possa festeggiare la fine del contagio con processioni, con bande musicali  …. con  sparo dei fuochi artificiali, di batterie pazze, che non finivano mai, di mortaletti di grosso calibro, che ostentavavno l’immagine della guerra, il fragore delle artiglierie ed il trionfo della vittoria.  

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24 Aprile 2020

  • Scuola di Politica

Commenti

1 Commento per “Il pericoloso e affascinante mestiere del fuochista”
  1. Francesco Giannini ha detto:

    Poiché questo blog culturale, che si interessa di storia e tradizioni di Gioia del Colle, è interattivo, rivolgo l’invito ai lettori, dopo essersi registrati, di lasciare in calce agli articoli, nell’apposito riquadro, qualche commento, ricordo, testimonianza, esperienza, relativi all’argomento trattato, per integrarlo ed evitare che la tradizione orale, preziosa documentazione della nostra storia da tramandare alla presente e alle future generazioni, vada irrimediabilmente perduta.
    Ringrazio tutti coloro che vorranno aderire a questo invito ed auguro a tutti buona lettura.

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