La “coperta buona” sacra dei Santi a Gioia del Colle

Stiamo entrando nel clima dei festeggiamenti del nostro Santo Protettore e sono iniziati i preparativi per onorare al meglio San Filippo Neri. In questo mese i balconi si impreziosiscono di vasi con piante dai fiori variopinti, un inno alla ridente e profumata primavera e un preludio ai solenni e festosi festeggiamenti patronali. Era tradizione del […]

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La processione di San Filippo alla fine del ‘900

Stiamo entrando nel clima dei festeggiamenti del nostro Santo Protettore e sono iniziati i preparativi per onorare al meglio San Filippo Neri.

In questo mese i balconi si impreziosiscono di vasi con piante dai fiori variopinti, un inno alla ridente e profumata primavera e un preludio ai solenni e festosi festeggiamenti patronali.

Era tradizione del passato della nostra terra, durante il passaggio della processione dei Santi Patroni, addobbare i balconi delle abitazioni che si trovavano sul percorso processionale, con preziose coperte ricamate o intagliate e lanciare petali di fiori sulla statua del Santo, per rendergli onore, venerazione e dimostrargli affetto e filiale devozione.

Questa pratica si estendeva anche per le altre e numerose processioni importanti del paese, come quelle dei compatroni o del Corpus Domini o delle diverse festività che si celebravano durante l’anno in onore della Madonna.Si faceva a gara per esporre la coperta più preziosa, più ricamata, la quale faceva parte del corredo delle ragazze da marito, veniva mostrata alla famiglia dello sposo prima del matrimonio ed era utilizzata per le festività religiose oppure era usata come copriletto o ornamento del letto matrimoniale, come elemento propiziatorio per i futuri sposi.

Anticamente per ogni processione veniva utilizzata una coperta di un determinato colore, che rimandava alle virtù o a particolari qualità della vita del Santo che veniva festeggiato.

Ai nostri giorni questa tradizione si sta perdendo, specie nel rispettare il colore della coperta che la tradizione attribuiva al Santo, anche se le Commissioni delle feste esortano spesso i cittadini, invitandoli ad addobbare i balconi che insistono sul percorso processionale con le preziose coperte per rendere onore ai festeggiati.

Di seguito riporto una approfondita ricerca storica del nostro concittadino, l’insegnante Giuseppe Montanarelli, il quale ricostruisce questa pratica che ancora oggi viene portata avanti dalle famiglie anziane del paese, legata alle tradizioni cittadine del nostro passato.

La “coperta buona” sacra dei Santi a Gioia del Colle.

A Gioia del Colle, come anche nei Paesi dell’Italia Centrale e Meridionale, c’è ancora l’usanza di esporre sui balconi la migliore coperta del corredo, definita “buona”, durante il passaggio delle statue sacre o del Santissimo Sacramento, nelle processioni religiose liturgiche, gloriose, trionfali, votive, penitenziali e quaresimali.

Processione del Corpus Domini, anni ’40

La pratica devozionale risale all’episodio evangelico in cui si racconta che, nella Domenica delle Sacre Palme, Gesù entrò trionfalmente nella città di Gerusalemme per essere proclamato re di Israele. Al passaggio di Gesù il popolo festoso agitava rami di palma o di ulivo e stendeva i propri mantelli lungo le strade come simbolo di regalità.

L’atto di presentare, donare e stendere il proprio mantello o la “coperta buona” di famiglia era un tributo di onore, devozione ed omaggio che si offriva ai personaggi importanti e famosi, quali nobili, feudatari, principi, governanti, re, imperatori, eroi, religiosi, abati, vescovi, cardinali e papi.

In particolare anticamente le famiglie nobili e ricche cittadine donavano nel corredo personale delle proprie figlie le “coperte buone” decorative, artistiche, preziose e devozionali che venivano usate per abbellire i letti matrimoniali, auspicando la fertilità e la felicità coniugale o per onorare il passaggio dei Santi durante le processioni cittadine, propiziando il benessere, la ricchezza e la salute a tutta la famiglia.

La coperta sacra non era utilizzata per il riposo notturno. Tra le famiglie si realizzavano delle vere e proprie gare a chi donava alle proprie figlie o nuore le coperte più belle e preziose da mostrare con orgoglio alle feste di presentazione nuziale. Era motivo di prestigio e ricchezza mostrare pubblicamente la coperta sacra migliore al passaggio delle processioni.

Si racconta che le Commissioni addette ai festeggiamenti religiosi esterni, premiavano con trofei la famiglia che esponeva la migliore coperta.

Le famiglie più ricche ogni anno rinnovavano la coperta sacra, donandola poi in beneficienza oppure la vendevano e il ricavato veniva offerto per sovvenzionare le stesse feste religiose. Non mancavano le collezioni private di coperte sacre o da arredo. Le “coperte buone” venivano ereditate e tramandate alle nuove generazioni.

Le sarte e le ricamatrici locali o forestiere dovevano rispettare rigorosamente i tempi di consegna delle coperte, affinché il tessuto fosse dato prima dei festeggiamenti sacri. In caso contrario le artigiane non venivano pagate oppure rischiavano di perdere la propria reputazione e di non avere più il lavoro futuro assicurato. Le imprese sartoriali interpellate, cercavano di superarsi nel lavoro effettuato, garantendo il buon nome della ditta.

Alcune coperte erano realizzate dalle madri delle future spose o dalle suocere, come voto espresso per esaudire una grazia speciale o per augurare agli sposi un futuro di felicità, fertilità e prosperità.

Solitamente nei corredi femminili delle famiglie meno facoltose, era presente una sola “coperta buona” che veniva utilizzata per fini sacri, ma anche domestici. Le famiglie arrivavano anche ad indebitarsi, pur di realizzare una coperta sacra.

Le ragazze da marito che non avevano un corredo rischiavano di non sposarsi ed essere considerate disonorate, pertanto le Confraternite, le Deputazioni, il Clero ed i notabili benefattori, in occasione delle feste religiose si impegnavano a fornire di dote e corredo matrimoniale le ragazze povere e virtuose. Le coperte logore potevano essere riparate e donate alle famiglie povere oppure riciclate, donate ai conventi o alle Chiese per essere utilizzate come paramenti sacri o parti degli apparati effimeri degli altari o dei drappeggi e tendaggi scenografici.

Anticamente a Gioia del Colle ogni Santo che veniva portato in processione aveva la sua coperta caratteristica con l’immagine sacra, i colori tradizionali e gli attributi propri agiografici popolari impreziositi, applicati, ricamati o dipinti.

Alcune famiglie realizzavano sui propri balconi la bandiera o il labaro con l’immagine del Santo o perfino l’altarino con la statua sotto campana del medesimo Santo. Gli altarini venivano allestiti anche in strada, sotto i balconi o in corrispondenza delle edicole votive pubbliche dei Santi.

Questa usanza veniva realizzata soprattutto in occasione delle feste mariane o per quelle di San Filippo Neri e di San Rocco.

La processione sostava sotto il balcone addobbato a festa o nei pressi dell’edicola e la banda delle “Fave Bianche”, eseguiva una marcia. Le famiglie richiedevano ai complessi bandistici di eseguire delle marce, collocandosi sotto i balconi, pagando la prestazione nei giorni di festa.

Si racconta che alcune volte sono stati incendiati piccoli fuochi pirotecnici privati, non privi di rischi, al passaggio delle processioni, in seguito poi vietati e puniti con sanzioni.

Le famiglie influenti spesso e volentieri, dietro cospicue offerte, devolute al Clero o alle Deputazioni, richiedevano il passaggio delle processioni nelle vie dove abitavano, come accadeva per le residenze dei sindaci, specialmente durante le feste patronali. Pertanto la Deputazione Patronale di San Filippo Neri concesse di prolungare il percorso della processione di gala, in modo da consentire il passaggio del Santo in strade che non venivano mai percorse dal corteo sacro. Si pensò anche di realizzare ogni anno un percorso processionale diverso che considerasse le zone solitamente escluse dai festeggiamenti.

Processione di San Filippo, 1927

Queste iniziative finirono però per allungare moltissimo i tempi processionali, per creare accese ed ingiuste aste in denaro e per scontentare sempre qualcuno che si riteneva escluso dalle manifestazioni.

Per tali ragioni il Clero decise di considerare un percorso fisso, che comunque interessava tutti i territori ecclesiastici Gioiesi. Anche “l’inchino” d’onore e di merito del Santo Patrono venne comunque vietato dalle autorità ecclesiastiche e furono abolite le aste sacre.

Il Santissimo Sacramento, Gesù Risorto, Cristo Salvatore ed il Sacro Cuore avevano la coperta broccata bianca, trapuntata e merlettata con sfondo dorato, simbolo di gloria e regalità, che presentava i simboli eucaristici e cristologici applicati, dipinti o ricamati.

I Santi e le Sante Martiri, quali Santa Sofia Vedova e le tre Figlie, Fede, Speranza e Carità, Santa Lucia Vergine, Santa Caterina d’Alessandria, San Vito, San Sebastiano Pretoriano, San Lorenzo Diacono, Santo Stefano Protomartire, San Gennaro Vescovo, San Marco Evangelista, i Santi Medici Cosimo e Damiano, San Pietro e Sant’Andrea Apostoli, avevano la coperta rossa, simbolo del martirio e del sangue versato per testimoniare il Vangelo di Gesù.

San Filippo Neri aveva la coperta bianca, simbolo di purezza, ricamata con i suoi attributi su fondo rosso, simbolo pentecostale dello Spirito Santo, che veniva esposta in occasione della processione di gala o di quelle riguardanti la festa patronale.

Invece in occasione delle processioni feriali, della festa dell’apertura o di quelle delle ricorrenze proprie del Santo Patrono, veniva mostrata una coperta bianca trapuntata con sfondo rosa perlaceo, simbolo della gioia.

San Rocco aveva la coperta marrone, simbolo di umiltà.

San Giuseppe, Sposo di Maria Santissima, aveva la coperta gialla, simbolo di gloria, o rosacea scura, simbolo di pazienza.

Il Santissimo Crocifisso aveva la coperta rosso rubino, simbolo dell’olocausto, da esporre in occasione della festa liturgica o bianca, simbolo della Sacra Sindone, in occasione della processione quaresimale.

Pocessione di San Filippo, 2007

L’Addolorata aveva la coperta bianca, simbolo di purezza, in occasione della festa liturgica, o nera, simbolo del lutto, in occasione delle processioni quaresimali in cui era accompagnata dalla statua di Gesù Morto.

I Sacri Misteri Dolorosi avevano la coperta viola, simbolo quaresimale della penitenza e del dolore.

La Madonna del Carmine aveva la coperta rosso carminio, simbolo del fuoco eterno, delle Anime del Purgatorio, o beige, simbolo della prudenza e del perdono.

La Madonna di Costantinopoli aveva la coperta verde, simbolo della speranza. La Madonna del Rosario aveva la coperta rosa, simbolo della letizia, o dorata, simbolo della Vittoria. La Madonna delle Grazie aveva la coperta fiorata, simbolo dell’abbondanza e della fertilità. L’Immacolata Concezione di Maria Santissima e la Vergine Assunta avevano la coperta celeste, simbolo del Cielo. La Madonna della Neve aveva la coperta bianca avorio o panna, simbolo del candore. Maria Santissima Annunziata aveva la coperta rosso Pompei, simbolo dello Spirito Santo. La Madonna del Pozzo aveva la coperta indaco, simbolo della salubrità delle acque.

San Michele Arcangelo aveva la coperta azzurra, simbolo della giustizia, San Francesco d’Assisi aveva la coperta verde scuro, simbolo della Natura. San Francesco di Paola aveva la coperta blu, simbolo del mare. Sant’Antonio da Padova aveva la coperta marrone scuro, simbolo della saggezza, San Pasquale Baylon aveva la coperta giallo chiaro, simbolo dell’Eucarestia. San Giuseppe di Copertino aveva la coperta grigia, simbolo della povertà. San Nicola di Bari aveva la coperta rosso porpora, simbolo della Carità. Sant’Anna Matriarca aveva la coperta arancio, simbolo della maternità matura.

Nel tempo la pratica devozionale di esporre le “coperte buone”, specifiche dei Santi locali, si è ridimensionata. Con la fine della Prima Guerra Mondiale l’usanza venne lentamente dismessa, utilizzando la stessa coperta per tutte le processioni. Numerosi pezzi artistici sono stati dispersi ed anche i corredi sacri sono diventati obsoleti, permanendo, comunque, nelle famiglie fedeli alle antiche tradizioni, l’usanza di esporre la coperta migliore della casa per omaggiare il passaggio delle immagini Sacre, care alla tradizione religiosa e storica Gioiese.

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1 Maggio 2024

  • Scuola di Politica

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