I Palazzi Pavone
La famiglia Pavone ha dato molti personaggi illustri a Gioia del Colle. Il canonico don Girolamo Pavone, nella prima metà dell’Ottocento ampliò la Chiesa di San Rocco, abbellendola con un campanile che richiama lo stile di quello eretto in piazza San Marco a Venezia. La nuova Chiesa viene realizzata dal pio ed umile sacerdote anche grazie alle […]
La famiglia Pavone ha dato molti personaggi illustri a Gioia del Colle.
Il canonico don Girolamo Pavone, nella prima metà dell’Ottocento ampliò la Chiesa di San Rocco, abbellendola con un campanile che richiama lo stile di quello eretto in piazza San Marco a Venezia.
La nuova Chiesa viene realizzata dal pio ed umile sacerdote anche grazie alle donazioni di numerosi concittadini. Direttore dei lavori è stato l’architetto Vincenzo Castellaneta, padre del noto pittore Enrico. La costruzione viene ultimata nel 1870.
Tra la prima e la seconda arcata interna della Chiesa, quella che permette di accedere alla sagrestia, vi è una lapide marmorea con la seguente epigrafe di don Vincenzo Angelillo: Sac. Can. (Sacerdote Canonico) Girolamo Pavone 16 maggio 1824-11 dicembre 1892. Visse una vita di purezza di santità. Infaticato e savio fondò questa Chiesa con l’opra, col zelo, col sacrificio. Direttore Spirituale della Congrega fervido propulsore di amore e di pace col dolce imperio della parola semplice riaddusse le anime dai flutti e le tempeste umane alla sponda fiorita dei cieli. Umile vessillifero del Signore morì benedetto e lagrimato. Memore la Confraternita S. Rocco ne glorifica il nome.In Via Luisa Sanfelice, al n. 6, è ubicato un palazzo appartenente alla famiglia Pavone, come si evince dalle iniziali poste sull’arco metallico in ferro battuto che sovrasta il portone di accesso all’abitazione: G P.
È una costruzione caratteristica che si affacciava sulla Piazza e poi quando De Bellis fece costruire il suo palazzo, demolito negli anni Sessanta e oggi occupato da un complesso condominiale ostruì la visuale della zona sud di Piazza Plebiscito, azione che qualcuno affermò essere stato frutto del dispetto di un laico (il De Bellis, appunto) nei confronti di un religioso (il Pavone).
Si tratta di una costruzione che originariamente era costituita da un solo piano. In un momento successivo fu elevato il secondo piano; questo ai lati estremi presenta due rientranze atte a formare un terrazzino, chiuso da artistiche ringhiere in ferro battuto che si innestano in un pilastrino angolare della loro stessa altezza, il quale è sormontato da un puttino marmoreo.
Questo appartamento è stato abitato dalla famiglia Pavone e ancora oggi è a disposizione degli eredi della suddetta famiglia.
L’appartamento al primo piano, dopo essere stato dato in fitto a diversi locatari è rimasto sfitto ed è stato acquistato dal dott. Michele Favale, che successivamente lo ha venduto al sig. Muzio Ventrella.
Affiancato a questo palazzo, con ingresso indipendente dal n. 11 di Via Dante, è ubicata un’altra costruzione di due piani, appartenente alla famiglia Pavone, che riporta sull’arco del portone d’accesso la scritta: A. D. 1854.
A livello del primo piano è presente un oculo con le iniziali G P, a conferma che si tratta di proprietà della famiglia Pavone. Quest’ultima abitazione è stata abitata dall’avvocato Pavone fino al giorno della sua morte.
Un altro palazzo, appartenente alla famiglia Pavone, che si innalza su un unico piano con copertura della mansarda ribassata con tetto a spiovente, è ubicato in Via Dante con ingresso dal numero 44. In una foto, datata 1925, si può osservare la processione di San Filippo che si ferma in Via Dante n. 50 di fronte ad un palazzo che un tempo apparteneva alla famiglia Pavone. Di questa famiglia, così come riferisce il dott. Vincenzo Benagiano, attuale proprietario, da una memoria orale attinta da un nipote degli originari possessori dell’immobile, l’avv. Pasquale Pavone, faceva parte il Vicario del Vescovo di Bari, che aveva dimora in quel palazzo e che dalla porta laterale di Via Masaniello n. 4 riceveva i poveri che chiedevano a lui elemosine e aiuto non solo durante la festa di San Filippo, ma durante tutto l’anno.
Come segno di rispetto e per ringraziare il sacerdote per il suo andare incontro alle necessità dei più bisognosi era consuetudine che la processione di San Filippo passasse da Via Dante e sostasse davanti all’abitazione del reverendo. Le donne della famiglia attendevano l’arrivo del Santo in piedi sui balconi dell’abitazione, mentre gli uomini erano seduti su sedie oste sul marciapiede antistante il palazzo. La sosta non era solo dettata per un senso di gratitudine per la famiglia Pavone, ma era anche un modo per consentire ad essa di elargire una cospicua somma per i festeggiamenti del Santo Patrono.
Sulla facciata del palazzo, in via Dante, sul lato destro del primo piano, è presente una meridiana, l’unica sopravvissuta a Gioia, mentre l’altra presente a nord di Piazza XX Settembre sul palazzo Marvulli, fu distrutta con l’abbattimento dell’abitazione per far posto ad una costruzione condominiale.
Si tratta di un palazzo storico, non solo perché la sua costruzione supera il secolo di vita, ma anche perché il suo nome è legato al fatto che 80 anni fa fu utilizzato come rifugio antiaerei. Infatti veniamo a conoscenza, da documenti presenti nell’Archivio storico Comunale di Gioia che per una corretta gestione dei ricoveri antiaerei il 3 gennaio 1941 il Podestà, avvocato Vincenzo Castellaneta, delibera sui provvedimenti per la custodia e la pulizia degli stessi. I ricoveri erano stati istituiti da poco per la protezione dei cittadini dalle incursioni di aeroplani nemici. Erano localizzati uno nello stabile di Cassano Michele in Vico Guerriero, un altro nello stabile del signor Favale Emilio in Vico Blasicchio, un terzo nello stabile del signor Castellaneta cav. Vincenzo in Via Minotauro, un quarto nello stabile del notaio signor Mastrovito Domenico a Vico Masaniello.
Lo stabile del notaio Mastrovito era quello che originariamente era appartenuto alla famiglia Pavone.
© È consentito l’utilizzo del contenuto di questo articolo per soli fini non commerciali, citando la fonte ed il nome dell’autore.
20 Marzo 2021