La ‘Pentolaccia’ a Gioia

Così come avveniva in molti paesi, anche a Gioia in passato, alcuni giorni prima dell’inizio del periodo quaresimale si festeggiava la ‘Pentolaccia’. Le origini di questa festa, secondo alcuni risalirebbe al Medioevo e ad una tradizione messicana. Secondo altri sarebbe stata introdotta in Italia da Marco Polo al ritorno dal suo viaggio in Cina, dove […]

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La festa della Pentolaccia a Tenuta Masseria Mofetta, organizzata da animatori di Gioia

Così come avveniva in molti paesi, anche a Gioia in passato, alcuni giorni prima dell’inizio del periodo quaresimale si festeggiava la ‘Pentolaccia’.

Le origini di questa festa, secondo alcuni risalirebbe al Medioevo e ad una tradizione messicana. Secondo altri sarebbe stata introdotta in Italia da Marco Polo al ritorno dal suo viaggio in Cina, dove la pentolaccia si festeggiava durante il locale Capodanno, introducendo in un contenitore dei semi, come elemento propiziatorio di copiosi raccolti.

Non è esclusa questa ipotesi poiché un tempo nelle nostre regioni meridionali la festa assumeva la funzione di vero e proprio rito, essendo collegata al verificarsi dell’equinozio di primavera, che coincideva con l’inizio dell’anno solare, che cadeva intorno al 25 marzo, e quindi costituiva un augurio di buon anno.

Poiché la festa si celebrava in prossimità della Quaresima, che costituisce un periodo di penitenza e di astensione dal mangiare la carne (carnem levare), è probabile che la rottura della Pentolaccia, che conteneva dolciumi, fosse un invito esplicito ad astenersi anche dai peccati di gola durante quel periodo.

Da festa a sfondo religioso, con il passar degli anni la Pentolaccia ha assunto una connotazione pagana e godereccia.A Gioia la tradizione della Pentolaccia era tipica della popolazione contadina; alcune famiglie si riunivano in una masseria per rompere un vaso di creta contenente noci, frutta secca, lupini e altri prodotti agricoli, ai quali successivamente erano aggiunti anche dolciumi e caramelle. A volte i vasi erano più di uno e potevano contenere cenere, carbone e coriandoli.

Era una festa per adulti, con valore propiziatorio per i raccolti del nuovo anno, ma anche un evento speciale per i bambini, che potevano gustare i dolci contenuti nel contenitore, una ‘pignata’ di creta.

Il tentativo di rompere la Pentolaccia a Tenuta Masseria Mofetta. Foto Carnival 2023 Accademia di danza Bailemos!

Ai nostri giorni la Pentolaccia si festeggia durante i cosiddetti ‘festini’ di Carnevale, che si svolgono in numerose sale cittadine, con balli, maschere e spuntini vari.

Di seguito riporto una ricerca del nostro concittadino, l’insegnante Giuseppe Montanarelli: La Pentolaccia a Gioia del Colle.

Anticamente a Gioia del Colle, nella prima Domenica di Quaresima, successiva al Mercoledì delle Sacre Ceneri, a conclusione del Carnevale Gioiese, si svolgeva il rito tradizionale e propiziatorio della Pentolaccia o della rottura della Pignatta.

La Pentolaccia era una gara in cui i partecipanti, volontari onesti o membri delle Confraternite cittadine, bendati, dovevano cercare di colpire con un bastone benedetto, per evitare danni, una pentola sigillata di coccio, di terracotta pregiata o di ceramica, piena di doni, dolciumi caserecci o alimenti naturali, che era sospesa in alto, tra altre piene di acqua, terra o cenere.

Inizialmente l’apparato della Pentolaccia era allestito in Piazza Livia, poi fu costruito in Largo Sannelli, l’attuale Piazza Cristoforo Pinto, dopo venne posto in Piazza XX Settembre o Piazza della Porta fuori le mura ed infine fu collocato in Piazza San Francesco d’Assisi, l’attuale Piazza Plebiscito.

L’apparato, appositamente benedetto, era costituito da un grande telaio reticolato in legno dal quale pendevano quaranta pignatte, di cui solo una conteneva cibi e leccornie, mentre le altre contenevano acqua, terra o cenere. 

Soltanto l’Arciprete locale conosceva, insieme ai priori, la pentolaccia colma di doni. Le pignatte erano capienti e ben temprate ed erano dedicate ai Santi venerati dai Gioiesi.

Si assisteva a scommesse anche clandestine su quale Santo avrebbe custodito la pignatta fortunata. I partecipanti, dopo aver assistito alla Santa Messa nella Chiesa Madre, in processione, con il palio locale, giungevano sul luogo stabilito e gareggiavano a turno fino a quando qualcuno riusciva a rompere completamente la pignatta. I doni venivano distribuiti ai poveri della città.

Rottura della Pentolaccia. Tenuta Masseria Mofetta. Foto Carnival 2023 Accademia di danza Bailemos!

Il vincitore era proclamato il re della Pentolaccia, riceveva un fiasco di vino primitivo pregiato e poteva suggerire a chi destinare, con veritiere prove, i doni in natura. Solitamente i doni consistevano in prodotti tipici locali, latticini, formaggi, insaccati, carne, miele, dolci caserecci ed anche piccole botti di vino primitivo, anfore di olio e latte, donati dai massari o dalle famiglie ricche e nobili della città.

I resti frantumati della pignatta erano raccolti dal popolo e diventavano oggetti propiziatori, oppure venivano dati alle fornaci per un loro riutilizzo. I pezzi della pentola vincitrice venivano posti ai piedi della statua del Santo a cui era dedicata.

La Pentolaccia Gioiese si concludeva prima della mezzanotte, con un grande falò, dove venivano bruciate le ‘pezze vecchie’ o gli indumenti contaminati da chi aveva contratto la pericolosa influenza stagionale.

La Pentolaccia, originata nel Medioevo, risalente al mitico vaso di Pandora, non era esente da pericoli, incidenti, risse, litigi ed ingiustizie. Pertanto dopo la Seconda Guerra Mondiale la gara della Pignatta venne abolita e riproposta in forma minore e più sicura nei festini pubblici e privati cittadini di fine Carnevale. La Pentolaccia Gioiese rappresentava la cacciata della cattiva sorte che avrebbe portato in seguito a buoni auspici, ma anche quella dell’Inverno per invocare l’arrivo della Primavera colma di nuovi doni della Terra.

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2 Marzo 2023

  • Scuola di Politica

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