I palazzi Boscia ed Eramo
C’è un palazzo a Gioia, al numero 19, in quella che un tempo era denominata via Paolo Losito, oggi via Donato Boscia, proprietà della medesima famiglia, che insieme a quella di proprietà della famiglia Eramo, al numero 15, nasconde alla vista del passante la facciata est del castello normanno-svevo con il circostante giardino all’italiana. La […]
C’è un palazzo a Gioia, al numero 19, in quella che un tempo era denominata via Paolo Losito, oggi via Donato Boscia, proprietà della medesima famiglia, che insieme a quella di proprietà della famiglia Eramo, al numero 15, nasconde alla vista del passante la facciata est del castello normanno-svevo con il circostante giardino all’italiana.
La costruzione del palazzo risale al 1787, come si può rilevare da un’iscrizione posta sul portone d’ingresso.
Il progetto del palazzo Eramo in via Boscia, n. 15, fu redatto nel 1856.
Una lapide presente nel palazzo ci ricorda che questo edificio fu rilevato dalla famiglia Boscia il 26 febbraio 1904, acquistato da Donato Eramo in sacro ricordo del padre. Le famiglie Boscia ed Eramo erano imparentate tra di loro.
Sulla lunetta presente sul portone d’ingresso del palazzo Eramo si nota la presenza intrecciata di tre iniziali D C E, probabilmente riferite al proprietario Don Celestino Eramo, mentre al di sotto del timpano che sovrasta il balcone centrale è riportata la seguente scritta: SED SOLI DEO, che è una forma abbreviata del motto Pro bono omnibus sed soli Deo gloria, per il bene di tutti, ma gloria a Dio solo.La famiglia Eramo, una delle nobili casate di Gioia del Colle, non solo per aver dato alla Chiesa di Gioia quattro Primiceri, ma anche perché, per sentita devozione, ha mostrato grande amore per il nostro patrono, San Filippo Neri.
Si deve alla moglie di Celestino Eramo, donna Amalia Lezzi, la donazione, nella prima metà dell’Ottocento, degli abiti sacerdotali indossati da San Filippo durante la sua festa e la processione, insieme all’anello d’oro con topazio e alla tiara. Tanto si evince anche dal ricamo in oro alla base della pianeta, che riporta: A divozione di D. Amalia Lezzi in Eramo.
Tali doni fino al 1963 erano custoditi nell’abitazione degli Eramo, dalla quale venivano trasportati nella Chiesa Madre in occasione dell’inizio della novena in onore di San Filippo e nella quale ritornavano a conclusione dei festeggiamenti patronali. Inizialmente, però, la statua di San Filippo era condotta processionalmente nell’abitazione della famiglia Eramo e dopo la vestizione tornava in Chiesa Madre. Nel 1968 il notaio Diego Eramo con atto notarile donò gli arredi sacri alla Chiesa Madre.
Le due costruzioni sono affiancate al lato est del Castello normanno-svevo, il che ne impedisce la visuale in quella direzione.
È da ricordare che nel 1883 l’Ispettore Provinciale signor Nitti De Rossi, propose al Comune di Gioia l’acquisto del castello, venduto qualche anno prima al canonico don Daniele Eramo, Primicerio di Gioia del Colle.
Sulla chiave di volta che congiunge l’arco ribassato dell’ingresso del palazzo Boscia è stato scolpito un artistico mascherone, come ad esorcizzare il malocchio e a tenere lontano i malanni.
Dall’interno del giardino del palazzo Ermo si può ammirare quella facciata nascosta, la cortina est che presenta un elemento interessante: una croce latina in pietra a bassorilievo, che ha fatto pensare alla presenza di una sala interna del castello adibita a cappella da parte di Federico II e della sua corte.
Nel cortile era collocata una grande vasca in pietra, che veniva utilizzata in occasione della lavorazione delle uve. Era anche presente un pozzo scavato alla fine del ‘700, che forniva acqua agli abitanti del palazzo.
Il giardino, sia pure ricco di vegetazione, un tempo era molto più ampio di quello attuale, in quanto fu condiviso con l’adiacente palazzo della famiglia Cassano. Esso è fornito di alberi ad alto fusto e di piante ornamentali; su questi alberi, come sulle torri del confinante castello nidificano ancora oggi i falchi grillai. Lungo i viali del giardino sono deposti alcuni reperti architettonici, parte dei quali probabilmente appartenuti al castello e recuperati durante le diverse fasi di trasformazione e di restauro dello stesso.
Lungo il prolungamento del palazzo Eramo, in via Riccardo Siniscalco, ex via Le Torri, dal 1910 era allocata la Scuola Convitto Manzoni, voluta e diretta da don Vincenzo Angelillo.
Qualche anno fa, a partire dal 2013, è stato sottoscritto dall’Associazione Meridiana onlus e dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Gioia del Colle un accordo con i proprietari di alcuni palazzi storici che permettesse ai cittadini di visitarli. Il progetto, denominato CulTour porte aperte ai beni culturali, è una start up innovativa, un nuovo modello di social business, dove l’attività economica ed il fine sociale sono imprescindibili l’uno dall’altro, che ha coinvolto i Comuni di Acquaviva delle Fonti, Gioia del Colle e Sammichele di Bari, ha visto la partecipazione di esperti dell’Associazione Meridiana onlus, che hanno accompagnato i visitatori nella visita di palazzi storici,
giardini, chiese ed opere d’arte presenti nel territorio cittadino di Gioia del Colle, con l’obiettivo di offrire ai cittadini l’opportunità di godere di luoghi e di opere di grande bellezza non accessibili oppure quasi sconosciuti e di rivelare il significato culturale di quelli più comuni. Tra questi beni figuravano anche i palazzi Boscia-Eramo.
Seguendo le finalità del progetto l’Associazione Meridiana ha colto anche l’occasione per sostenere la campagna di raccolta fondi finalizzata al restauro delle raccolte naturalistiche del Liceo Classico di Gioia del Colle.
La famiglia Eramo, o D’Eramo come spesso compare in numerosi documenti, è stata partecipe di numerose vicende a Gioia del Colle. D’Eramo Grazio è stato capo dell’Amministrazione di Gioia dal 1630 al 1631. Eramo Antonio è stato capo dell’Amministrazione dal 1632 al 1633. Daniele Eramo oltre a partecipare ai moti del 1799 a Gioia fece parte della locale Carboneria, “La Congiura dei Bruti”, negli anni’20. Nel 1842 il Comune di Gioia provvede allo scioglimento di promiscuità con la Divisione Demaniale dei Parchi presenti nel territorio, procedendo alla valutazione degli Usi Civici e delle quote territoriali spettanti al Comune e ai condividenti; tra questi ultimi figura anche don Celestino Eramo.
Giovanni Eramo, insieme ad altri 14 grossi proprietari terrieri, nel 1815 anticipò il pagamento di contribuzioni arretrate al re Ferdinando di Borbone. La famiglia Eramo beneficiò dell’acquisto dei beni degli Ordini, Corporazioni e Congregazioni religiose che erano stati soppressi ed entrati a far parte del demanio dello Stato, durante le aste del 1869 e del 1873.
Daniele Eramo fu eletto presidente del Circolo Unione di Gioia dal 1880 al 1892 e fu eletto anche sindaco di Gioia dal 1892 al 1894 e dal 1895 al 1901 Eramo Giuseppe figura tra i benefattori dell’Opera Pia “Asilo infantile De Deo”.
Il canonico don Luigi Eramo, direttore spirituale della Congrega di San Filippo, che aveva sede nella chiesa di Sant’Angelo, come si legge sul cartiglio posto sul portale della chiesa, nel 1885, dopo aver fatto eseguire il progetto per la riedificazione della chiesa di Sant’Angelo, che aveva subito gravi danni a causa del terremoto del 1854, appaltò i lavori per la riedificazione della chiesa. Acquistò una casa posta a ridosso della chiesa e affidò agli stessi muratori l’incarico di costruire la sagrestia e il campanile.
Della famiglia Boscia va ricordato l’ingegnere Donato Boscia (1957-1988) ucciso a Palermo dalla mafia il 2 marzo 1988. Donato era figlio di Angela Eramo e del veterinario comunale Vito Boscia, nipote di Diego Eramo.
Su Donato Boscia è possibile approfondire notizie su questo sito al link gioiadelcolle.info/donato-boscia/#more-1005.
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18 Febbraio 2022