Federico II di Svevia e Gioia del Colle (parte II)

Padre Bonaventura da Lama parlando di Gioja  riporta che crescendo di giorno in giorno a vista dell’Imperator Federico, quando scese in queste parti, e vi ebbe osservate le selve assai dense, la destinò per luogo di caccia per gli animali selvaggi, vi fabbricò delle torri. Il suo racconto prosegue  con quella che è considerata una  leggenda: Sotto una […]

Print Friendly, PDF & Email

Padre Bonaventura da Lama parlando di Gioja  riporta che crescendo di giorno in giorno a vista dell’Imperator Federico, quando scese in queste parti, e vi ebbe osservate le selve assai dense, la destinò per luogo di caccia per gli animali selvaggi, vi fabbricò delle torri. Il suo racconto prosegue  con quella che è considerata una  leggenda: Sotto una di quelle torri v’è una prigione chiamata l’Imperatrice, dove è fama che quì Federico avesse tenuta carcerata per capriccio di gelosia la moglie gravida, diceva, d’un paggio, ed avendo partorita dentro il carcere un figlio qual portava sopra di se un segno del padre, si troncò da se medesima le mammelle, ed insieme col parto le inviò al suo marito (l’aspetto del figlio, somigliantissimo al padre, smentirà ogni dubbio di gelosia; ma, si sa, il sospetto di infedeltà ha sempre reso gli uomini ciechi, prepotenti, irrazionali), perlocchè passò all’altra vita, ed attualmente si vede nella Chiesa il deposito, sopra di cui vi è una Dama scolpita con un figliuol nelle fascie, e nel frontespizio uno scudo coll’aquila. Oggi questa prigione vien proibita, perdendo chi vi entra ogni speranza di Vita.   Da quel giorno, ogni notte, nella torre del castello detta ora Torre dell’Imperatrice si ode un flebile, straziante lamento: il lamento di una donna offesa che protesta all’infinito la propria innocenza. Tale leggenda viene ripresa dallo storico Pantaleo.

 Il nostro concittadino Ricciotto Canudo (1877-1923), padre dell’estetica cinematografica, poeta, scrittore, eroe, riassume così la sua visita alla prigione del castello di Gioia: Ed io ho veduto le mammelle di Bianca Lancia, le ho vedute nel ricordo eternato della pietà del popolo, perché i carcerieri dell’infelicissima adultera amante del Re le scolpirono nel mezzo, ad altezza di uomo per indicare dove l’Imperatrice era morta. Ed il popolo che ha talvolta il concetto sacro dell’amore più di quello della gerarchia, battezzò la morta col nome di Imperatrice già che il grande Imperatore l’aveva amata e poi odiata e poi lacrimata.

Federico II ha dimorato nel castello di Gioia ?

Alcuni studiosi ritengono che Federico II non abbia mai dimorato nel castello di Gioia.

L’abate Francesco Paolo Losapio nel Canto secondo del Quadro istorico-poetico sulle vicende di Gioia in Bari detta anche Livia   nella strofa XXV  sembra avallare l’ipotesi della presenza  di Federico II a Gioia, quando afferma: Qui  (a Gioia) venìa Federico spesso, spesso / col suo corteggio a spasso ed a diporto / ed  un riposo altrove non concesso /ei vi gustava quasi in tuto porto:/ quì alla caccia attendea sempre indefesso, /  e nei boschi trovava il suo conforto, / posciacchè nelle fratte e nelle selve / si annidavan cignali ed altre belve. La nota a questa ottava riporta: Dalla dimora che solea fare in Gioja l’Imperatore Federico II. Nell’ottava successiva, però, dice: Or propongo a ragione il bel quesito, / se il dinasta Riccardo e Federico /  Imperador ebber soggiorno e sito /  sovente in Gioja e nel suo suolo aprico …, mettendo in dubbio la presenza di Federico a Gioia.

La presenza di Federico nel castello di Gioia sarebbe attestata nel 1222 da alcune lettere scritte dallo stesso imperatore il 22 novembre di quell’anno e dai resti di una coppa  con lo stemma araldico raffigurante un’aquila.

Nel 1222 Federico  proveniva da Brindisi, dove si era incontrato con Giovanni di Brienne, la cui giovane figlia Jolanda era promessa in sposa a lui, vedovo da appena 5 mesi.
Questo incontro servì a calmare le ire del papa Onorio III, a cui Federico due anni prima aveva promesso di partire subito per la Terra Santa nella Crociata contro gli infedeli.

La politica di Federico nella Marca Anconetana e nel Ducato di Spoleto  aveva destato timori e allarmi nella Curia Romana. Nel suo soggiorno a Gioia Federico si affretta a sconfessare la condotta di Gonzalino, suo legato in quelle terre, intimandogli di revocare qualsiasi disposizione emanata contro la sua volontà a danno della Chiesa Romana ed esprimeva il suo rammarico al Papa e ai Cardinali per quanto era accaduto.

Infatti sappiamo che in quella circostanza Federico scrive 7 lettere, date a Gioia ( datum apud Ioham XXII novembris, XI Indictione ), indirizzate a 7 diversi destinatari:
1 –  al Sacro Collegio dei Cardinali,

2-   agli Spoletani,

3 –  al suo dapifer Gonzalino,

4 –  a Bertoldo, figlio del defunto duca di Spoleto,

5 –  al Papa Onorio III,

6 –  ai marchesi e al Vescovo di Fermo,

7 –  ai marchesi e al Vescovo di Assisi.

All’interno della corte dell’Arco Nardulli era ubicata la casa del Connestabile, funzionario svevo. Era presente anche una torre di vedetta, accanto alla sede del comando del Connestabile, Capitano delle forze armate gioiesi sotto gli Svevi.

E’ probabile che Federico mette mano ai lavori di sistemazione ed ampliamento del castello, dopo il ritorno dalla Crociata, avvenuto nel 1229, dove sono visibili i nuovi interventi costruttivi.
Ciò è dovuto non solo per la sua presenza in Terra Santa, dove fu colpito dall’architettura di quella regione, ma anche per influssi arabi ed orientali visibili nel castello, che mutuò da quei territori. Tali influssi sono evidenti sulle monofore presenti sulla facciata della Torre Imperatrice e su alcune presenti sulla cortina Ovest del castello. Anche l’arco interno che è al confine del cortile del castello presenta una lavorazione a punta di diamante, tecnica di importazione araba.

Con Federico II il cortile diventa il fulcro dell’attività interna del castello; i vani e gli appartamenti vengono addossati alle cinte murarie normanne e si affacciano tutti sul cortile.
Nell’angolo a S-E del castello viene elevata la Torre, che sarà tristemente nota come Torre Imperatrice.

La vita  politica e culturale degli Svevi in Puglia.

Quando parliamo di Federico la mente va a Palermo o Napoli.

Nel 1224 Federico fonda l’Università di Napoli.

La Puglia, con i castelli, case residenziali e cattedrali, progressivamente soppianta per l’attività intellettuale e per la produzione libresca  la Sicilia e la Campania.

La Puglia diventa il centro di gravità della Signoria di Federico per più di 30 anni, salvo brevi pause. La residenza imperiale fu  spesso Foggia, al posto della fastosa Palermo, capitale dei suoi antenati normanni, e di Napoli, già sede dell’Università e allettante per le sue bellezze naturali (Leistikov). Dopo la costruzione del palazzo residenziale di Foggia, l’imperatore sostò spesso lì e con lui la famiglia imperiale. Lucera, non molto distante da Foggia, con il suo ampio castello divenne il centro in cui stazionarono i fortissimi soldati saraceni, fatti prigionieri da Federico e sottratti alla morte, per far parte del nucleo più valoroso del suo esercito.

Federico II  e i figli Corrado e Manfredi tennero a Foggia numerose diete (riunioni); principi e sovrani stranieri furono lì accolti. In quella residenza s’intrecciarono sempre più i fili della politica imperiale sveva ( Willemsen). Dello splendore della corte imperiale di Foggia parla il racconto di Matteo da Parigi sulle feste fatte a Riccardo di Cornovaglia al ritorno dalla Terra Santa, quando Foggia era luogo privilegiato per il convergere di artefici di alta qualificazione e per la precoce circolazione delle novità artistiche maturate oltralpe.

Napoli può annoverare la fondazione dell’Università, Palermo quello della corte, la Puglia  nel periodo svevo non è da meno: vede la nascita di numerosi poeti, tra i quali Schiavo da Bari, Guglielmo d’Otranto, Jacopo Mostacci da Lecce, Giacomino Pugliese, che fu tra i padrini del volgare, e tutti gravitano intorno a Federico.

Ioha in epoca sveva.

Ioha non sfigura in questo quadro culturale perché  esprime una figura importante: lo  scriptor Iohensis.

Nel 1223 Federico conferma che Gioia ( Ioha) è passata al demanio regio, mentre prima faceva parte dei beni ecclesiastici della chiesa di S. Nicolò di Bari.

Gli scarsi documenti dell’epoca  ci parlano di classi in graduale emergenza per diventare protagonisti, inserendosi in pubbliche attività della vita cittadina gioiese e di quella di società vicine. Sotto il dominio di Federico Ioha si amplia ( dal Casalis Iohe  al Borgo ), accresce il suo prestigio, proprio per la presenza di una classe sociale formata da molti boni homines, cioè coloro che per la loro autorità assicuravano dignità alla comunità: notai, giudici, cavalieri, baiuli, sacerdoti, artigiani, proprietari di case e di terre, tutte persone idonee al godimento e all’esercizio dei diritti giuridici.

Notai, sacerdoti e giudici si trasferirono ad Altamura, per volere di Federico, per ripopolare quel centro importante ai fini della realizzazione del progetto che l’Imperatore aveva in mente di realizzare.

Era presente anche una collettività di contadini, artigiani, mestieranti d’occasione, piccoli proprietari, piccoli commercianti, insieme  a quell’altra realtà cittadina, pur minoritaria, fatta di funzionari, di giudici, di notai, di uomini d’arme, di baiuli, di clero latino e greco, che tenevano attiva, con i loro problemi e con i loro rapporti interni e esterni,  una vita sociale, amministrativa, politica, culturale e religiosa.

Il quadro sociale di Ioha al tempo di Federico era caratterizzato anche da una consistente entità demica greco-bizantina, che vive una discreta vita culturale, alimentata da vivaci rapporti diretti con quel vivaio di cultura religiosa e laica, quale il monastero greco di S. Nicola di Casole presso Otranto.

Nel 1100 nei pressi del castello si forma un Borgo. Nel 1200 il Borgo si sviluppa verso S-E e forma un altro Borgo, compreso tra via Fontana e  Arco Paradiso.

A Gioia al tempo di Federico opera lo scriptor Iohensis , amanuense che utilizza la scrittura gotica. Un esempio del clima culturale che regnava a Gioia è la cosiddetta Bibbia di Manfredi ( Bibl. Vaticana) e quella conservata nella Biblioteca Nazionale di Parigi, che sono firmate dallo scriptor Iohensis.

Gli storici Leistikow e Willemsen affermano che la residenza imperiale di Federico fu Foggia (che soppiantò Palermo); egli trascorse in Puglia per più di 30 anni. Affermano che il centro degli interessi  culturali del Mezzogiorno si sposta da Napoli in Puglia.

Il 13 dicembre 1250 presso Fiorentino di Capitanata , scomunicato, senza aver fatto penitenza e senza sacramenti, alla presenza del solo Manfredi, diciottenne, Federico II muore improvvisamente.

Cecidit sol mundi, qui lucebat in gentibus; cecidit sol iustitiae; cecidit  amor pacis  (è caduto il sole dell’ universo che riluceva in mezzo alle genti, è morto il sole di giustizia, è morto l’amore della pace).

Con queste parole Manfredi comunica al fratellastro Corrado la scomparsa del padre Federico II.

Federico II non è stato solo un re  guerriero, ma si è dimostrato un abile diplomatico ed un mecenate, oltre che un cultore delle scienze  ed un eclettico amante della cultura mondiale del suo tempo.
Oserei definirlo un precursore dell’Europa unita, progetto che non riuscirà a portare a compimento per la sua prematura scomparsa.
Infatti Federico:
– ha istituito la Scuola poetica ( in Sicilia ),
– è  stato anche lui scrittore,
– ha fondato l’Università di Napoli nel 1124,
– ha fatto rinascere la Scuola Medica Salernitana,
– è stato un costruttore di ponti con l’Oriente,
– ha favorito lo sviluppo della scienza e delle arti.

                       Diversi proprietari del castello di Gioia.

Dopo la dinastia Sveva 1190-1266, in  Gioia registriamo i seguenti regnanti:
– R. Casa d’Angiò 1260-1400 con i feudatari Giovanni de Clariaco,  Niccolò Spinelli da Giovinazzo 1340-1347, Niccolò Acciajuoli 1348-1400

– la R. Casa Durazzesca 1400-1442, con i feudatari Luca Spinelli,  Giovannella Gesualdo, moglie di D. Attendolo Sforza dei Conti di Cotignola, capitano di Gioia, acquistò il feudo il 1417 per 9000 ducati d’oro e Giovanni Caldora

– la R. Casa d’Aragona  1442-1504, con i feudatari Giovanni Antonio Orsini, Giulio Antonio Acquaviva d’Aragona e Andrea Matteo II Acquaviva d’Aragona, conti di Conversano

–   Il Vicereame di Spagna 1504-1713 con i feudatari Giovanni Antonio Donato Acquaviva d’Aragona, conte di Gioia e di Conversano,

– Giangirolamo I, Alberto, Giosia, conti di Conversano, Paride Pinelli, marchese di Civita Sant’Angelo e numerosi fittatori, i principi di Acquaviva Carlo I de’ Mari  e Carlo II de’ Mari

– la Real Casa  dei Borboni 1713-1806 con i feudatari Giambattista de’ Mari e  Carlo III De’ Mari.

Il 2 agosto 1806 Giuseppe Bonaparte, re di Napoli, dichiara l’abolizione dei feudi e nel territorio di Gioia subentra la Casa Regnante dei Napoleonidi 1806-1815 cui segue la R. Casa dei Borbonidi 1815-1861.

In quel periodo proprietaria  del castello è  Maria Emanuella Caracciolo, marchesa di Asciliano.

– Con la Casa Regnante dei Savoia 1861-1946 proprietari del castello sono: Angelica  Caracciolo, vedova Siciliani di Rende, don Daniele Eramo, primicerio di Gioia, Orazio de Luca Resta, marchese di Noci ed eredi.

Il marchese De Luca Resta dopo aver  acquistato il castello, espropriato agli eredi del canonico Eramo, nel 1907 .

Il marchese De Luca Resta nel 1907 si accinge a restaurare il castello, ma, probabilmente a causa degli ingenti mezzi finanziari occorrenti, essendo stato dichiarato Monumento Nazionale,  propose la sua donazione al Comune di Gioia, che rifiutò. Il restauro  fu ripreso nel 1908 sotto la direzione dell’architetto Angelo Pantaleo, Ispettore per i Monumenti e Scavi della Provincia di Bari.

Nel 1929 crolla tutto il lato Nord del castello.  Il successivo restauro è dell’architetto Raffaele De Vita: 1969-1974.

Lo scoppio della guerra porta alla sospensione dei lavori e all’utilizzo della Torre de’ Rossi da parte di reparti della Marina, come posto di vedetta per il vicino campo d’aviazione.

Durante il secondo conflitto mondiale il castello viene utilizzato da reparti dell’Aeronautica militare.

Al termine della guerra il castello è stato utilizzato come sede delle scuole elementari.

In questo decennio Gioia ha tentato di valorizzare la sua storia e il legame con Federico II.   Come?

Nel 2003, grazie all’inventiva del pittore gioiese Mario Pugliese, e della collaborazione dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Gioia, vengono disegnate e stampate le carte di identità di Gioia del Colle, carte da gioco da lui  illustrate, che raffigurano alcuni personaggi legati a Federico: Il Re di coppe, Federico II; il cavallo di coppe, Manfredi; la donna di coppe, Bianca Lancia.

Nel 2012 a cura dell’Associazione culturale Artensione vengono dipinte nel Centro Storico di Gioia le “Porte dell’Imperatore”. A questa prima edizione ne è seguita una seconda l’anno successivo.

Nel 2007, a qualche anno di distanza dell’acquisto da parte del Comune di Gioia  di due quadri del pittore gioiese Gino Donvito, raffiguranti Federico II, i dignitari di corte e i suoi soldati,  lo stesso pittore Donvito dipinge una tela di mt. 8,25 x mt. 6, composta di 88 tavole di cm, 76 x 76, raffigurante Federico II, Stupor mundi. 

Lo stesso Donvito, da qualche anno produce vino Primitivo Tufara, con etichette da lui disegnate, raffiguranti Federico, Bianca Lancia e soldati federiciani.

Nel 2013 lo scultore gioiese Mario vacca ha scolpito una cinquantina di bassorilievi ispirandosi a Federico II, che poi ha donato  al Comune di Gioia posizionandoli in diversi punti del centro Storico.

Nel 2016 l’Associazione Artensione ha provveduto ad abbellire il Centro Storico con l’iziativa “Vessilli ad arte”, disegnati da pittori e cittadini di Gioia e stampati su stoffa. Al termine dell’esposizione  si è provveduto a posizionare i bozzetti originali all’interno del Borgo degli Schiavoni.

A Federico II il compianto Vincenzo Rubino ha dedicato un dramma che è stato rappresentato in Teatro negli anni’70.

Dal 2010, sia pure in modo non continuativo, si svolge la Festa Federiciana, con corteo storico e manifestazioni collaterali, come esibizione dei falconieri, tornei di armi, mercatini medievali. Da quattro anni quest’ultima manifestazione è stata presa in carico dai valenti organizzatori del Palio delle botti, a contorno della manifestazione che cerca di valorizzare un altro prodotto della terra di Gioia, il Primitivo, come recita il cartello segnaletico alle porte di Gioia.

Il nome   Federico trova ampio riscontro anche nell’onomastica gioiese.

Gli orti di Federico, un canale portava acqua da Lago Magno probabilmente fino alla via Cirillo.

Il Comune di Gioia del Colle ha intitolato a Federico II di Svevia il lungo tratto della vecchia SS. 100 dismesso dall’ANAS, che va dalla Corte dei Sannaci fino al termine della recinzione dell’aeroporto militare del 36° Stormo.

Fino a qualche tempo fa una trattoria gioiese, in via Gioberti, era intitolata a Federico II ed era presente il B&B Bianca Lancia.

Un B&B sulla via per Putignano porta la denominazione Arco di Federico.

Il castello di Gioia ha affascinato non solo storici, studiosi d’arte, ma anche il popolo che ha montato  alcune  leggende.

Ho accenato alla leggenda di Bianca Lancia e alla sua triste fine nella prigione del castello di Gioia. Secondo un’altra leggenda, Bianca Lancia avrebbe lanciato i suoi seni e il bambino dalla finestra. Mentre il suo fantasma si aggira ancora sulle mura del castello, i suoi gemiti e i suoi sospiri riecheggiano per i cortili di Gioia del Colle, proclamando la propria innocenza.

Un’altra leggenda parla dell’esistenza di un passaggio segreto tra Castello e Monte Rotondo. Si tratta di una semplice leggenda, poiché sotto la Chiesa dell’Annunziata esiste un grotta, ma il passaggio si interrompe dopo pochi metri e sembra impossibile che il cunicolo possa proseguire per più di sei chilometri fino a raggiungere il castello.

Al castello di Gioia del Colle sono legati due riprese cinematografiche: la prima con “Il Vangelo secondo Matteo” del regista Pier Paolo Pasolini nel 1964 e il secondo con “Il racconto dei racconti” del regista Matteo Garrone nel 2015.

Quale funzione ha svolto in passato il Castello Normanno-Svevo di Gioia?

Per motivi di sicurezza l’ingresso non era a pianterreno. La porta era al primo piano, raggiungibile con una scala  a pioli o  passerelle di legno.

L’attuale porta d’ingresso presenta un arco ribassato, segno che il livello di calpestio iniziale doveva essere molto più in basso di quello odierno e ce quindi il castello potesse essere circondato e difeso da un fossato.

Il castello normanno-svevo di Gioia, per la sua posizione strategica e  per la presenza di queste particolari strutture, si può catalogare tra quelli di impianto bellico, cioè adatti a sostenere una difesa dai nemici. Rientrerebbe, dunque, nella rete dei castelli federiciani nel Sud Italia.

Non è da escludere che fosse utilizzato anche come residenza e luogo di caccia nei momenti di ‘ ferie ‘ di Federico II.

Di  Federico II  hanno  detto:

Si divulgherà fra i popoli la voce: egli vive e non vive ( la Sibilla Eritrea ),
E nascerà l’Anticristo, castigatore del mondo, che verrà a confondere le genti ( Gioacchino da Fiore ),

Sotto il suo scettro l’Occidente si riunificherà all’Oriente ( Goffredo da Viterbo ),
Agnus inter lupos, un agnello da squartare ma non da divorare e sarà leone furioso fra i suoi (Pietro da Eboli)

Puer Apiliae,

Rex pestilentiae ( Gregorio IX ),

Proteo mutevole ( Innocenzo IV ),

Stupor mundi ( Matteo Parisiensis )

Lex animata in terris ( di se stesso ),

In lui la virtù venne prima del tempo ( Innocenzo III ),

Tra i principi della terra era  il più grande;

Era scaltro, sensuale, malvagio e iracondo ( fra Salimbene ),

Fu uomo universale in tutte le cose che fece ( Giovanni Villani ),
Per un tipo simile, al mercato non pagherebbero più di 200 dirhems ( Ibn Wasil ),
Colpito da molte avversità, per la sua sagacia non ne fu mai distrutto ( Niccolò di Jamsilla ),

Il primo sovrano moderno ( Ernst Kantorowicz )

Un sovrano in anticipo sui tempi ( David Abulafia ),

Ulisside avido e insoddisfatto ( Cosimo Damiano Fonseca ),

Il campione della civiltà contro l’abiezione medievale ( Joseph Ernest Renan ),
Magico, inconcepibile, enigmatico, predestinato a grandi vittorie o a rovinose sconfitte ( Friedrich Nietzsche ).

Il progetto ‘ Federico II ‘ che l’Università della Terza Età di Gioia ha portando avanti mira a valorizzare la figura dell’Imperatore e  a istituzionalizzare  cinque manifestazioni federiciane:

1-  due   feste  federiciane da  tenersi  l’una  a luglio-agosto e l’altra a dicembre, per
rievocare il ricordo e la presenza di Federico nella nostra città (nascita di Federico il 26  dicembre e morte  il 13 dicembre),

2-  la rievocazione di tornei o gare medievali e l’istituzione di un  Palio tra  i  vari rioni di Gioia,

3- alcune   giornate   di   studi  federiciani, con  cadenza annuale o biennale,
4 – un concorso annuale per gli alunni delle scuole elementari e medie sul tema: Federico II e Gioia,

5- il gemellaggio di Gioia con una città della Germania ( regione Sveva ).

© E’ consentito l’utilizzo del contenuto di questo articolo per soli fini non commerciali, citando la fonte ed il nome dell’autore.

Print Friendly, PDF & Email

16 Aprile 2020

  • Scuola di Politica

Inserisci qui il tuo Commento

Fai conoscere alla comunità la tua opinione per il post appena letto...

Per inserire un nuovo commento devi effettuare il Connettiti

- Attenzione : Per inserire commenti devi necessariamente essere registrato, se non lo sei la procedura di LOGIN ti consente di poter effettuare la registrazione istantanea.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.