‘Se saprai ricordarmi …’ di Leangela Svelto

Tra i tanti libri che parlano della propria famiglia e dei propri avi è da annoverare uno che assume una particolare rilevanza non solo dal punto di vista degli eventi storici che vi sono riportati e che vedono coinvolte diverse generazioni che si sono susseguite nel tempo, ma anche perché l’autrice ha cercato di salvare […]

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Copertina del libro della prof.ssa Leangela Svelto

Tra i tanti libri che parlano della propria famiglia e dei propri avi è da annoverare uno che assume una particolare rilevanza non solo dal punto di vista degli eventi storici che vi sono riportati e che vedono coinvolte diverse generazioni che si sono susseguite nel tempo, ma anche perché l’autrice ha cercato di salvare dall’oblio del tempo tradizioni legate alla vita contadina, modi di vivere, racconti, proverbi, aneddoti, personaggi, ricette, tutti strettamente legati al nostro territorio.

E tanto meritevole è il recupero di queste microstorie quando ci accorgiamo che la riscoperta di alcune tradizioni rientrano nei canoni di una società degna di tal nome, basata su genuini valori e sul reciproco rispetto tra individui, pur diversi tra loro per censo e per formazione culturale.

Una lezione (e tale non poteva essere, dato che l’autrice è una professoressa) che ai nostri giorni dovrebbe far riflettere le nuove generazioni, e non solo quelle, sulla costruzione di una società improntata sui veri valori, solidarietà, rispetto, pace, come si riscontra attraverso la narrazione dei personaggi e delle vicende riportate nel libro.

Il volume è stato dato alle stampe a fine dicembre 2020 dalla prof.ssa Leangela Svelto e ha come titolo “Se saprai ricordarmi …”, scelta che la stessa autrice in apertura del volume ricorda di aver preso da un pensiero di Isabel Allende: La morte non esiste, figlia. La gente muore solo quando viene dimenticata, mi spiegò mia madre poco prima di andarsene. Se saprai ricordarmi sarò sempre con te.È la stessa autrice a spiegarci le motivazioni del suo lavoro, nell’incipit del libro:  Vent’anni fa, nel 2000, iniziai a scrivere appunti per svilupparli in un mio libro di memorie. Non sapevo che per completarlo ci avrei messo tanto! il mio lavoro di insegnante e la gestione della grande casa in campagna mi hanno lasciato poco tempo a disposizione. Un giorno cominciai così. Voglio scrivere, voglio salvare la storia del mio mondo. Salvarla per me perché mi dà la speranza che continuerò a vivere in coloro che leggeranno questi ricordi e avranno l’occasione di parlare di me. Salvarla per i miei figli, per i miei nipoti, per i loro figli. I miei discendenti potranno utilizzare questo scritto come un documento della vita vissuta da un’antenata nata a Gioia del Colle nel 1947. Spero che per loro, ricordare me e il mio mondo sarà emozionante, come è stato emozionante per me scavare nel passato dei miei antenati. Anche ai miei amici potrà far piacere leggere e ricordare un mondo che non esiste più. Personaggi, usanze, favole, racconti, modi di dire, espressioni dialettali! Non voglio che tutto questo mondo che ho conosciuto, o che mi hanno raccontato, muoia per sempre. Nel film di animazione Coco della Disney c’è un avvertimento commovente e reale: Si muore veramente solo quando si viene dimenticati’.

È un libro che dovrebbe essere letto da tutti, giovani e meno giovani, non solo dai parenti ed amici dell’autrice, come lei stessa si augura, perché la conoscenza della propria terra e della storia locale sicuramente ci porta ad affezionarci e ad essere orgogliosi di un patrimonio culturale e umano, che appartiene alla nostra comunità, di grande valore pedagogico.

In una società come quella in cui viviamo ai nostri giorni spesso vivere in campagna, non per piacere, per indipendenza, per aver costruito una villa o un’abitazione residenziale, ma per svolgere l’attività di agricoltore o di allevatore, è sinonimo di inferiorità e di appartenenza ad un ceto sociale inferiore e poco acculturato.

Come ricorda l’autrice, non erano apprezzati quelli che vivevano in campagna, la gente storceva la bocca a sentire le persone di campagna, come fosse una vergogna abitare in campagna.

Questo timore reverenziale di un tempo, fortunatamente si va oscurando, come dimostrano i numerosi figli dei contadini, compresa l’autrice del libro, che hanno conseguito alti livelli di istruzione e professionalità e che fanno onore al nostro paese.

Inoltre i fatti dimostrano che, mentre le attività industriali sono soggette ad altalenanti andamenti di mercato, le attività agricole, che soddisfano i bisogni primari dell’uomo, sono sempre in espansione e in evoluzione, senza le cui risorse l’uomo non potrebbe sopravvivere.

Un detto popolare recita scarpa grossa e mente fine, alludendo al popolo contadino, dalle scarpe grandi, che, per soddisfare i propri bisogni, è costretto ad aguzzare l’ingegno anche per migliorare le proprie condizioni di vita.

Foto della famiglia Svelto. L’autrice del libro è la prima a snistra.

Attraverso gli incontri e il dialogo fra l’autrice e i suoi nonni, zii e altri parenti e conoscenti, scorre davanti ai nostri occhi un panorama di personaggi che raccontano, ripercorrono le loro storie e le loro esperienze, consegnandole, a riparo e a dispetto del tempo, alla scrittura, alla trasmissione alle future generazioni e al ricordo imperituro.

Leggendo il libro si potrebbe avere l’impressione di una narrazione discontinua, a più riprese con ritorni o ripetizioni nel riportare storie e aneddoti, ma a ben vedere il tutto è inquadrato nelle vicende e nei ricordi che ciascun personaggio racconta all’autrice e che la stessa mette per iscritto, offrendoci in tal modo un quadro più preciso del carattere, delle qualità, dei sentimenti dei protagonisti delle storie narrate e del momento storico in cui le vicende si sono concretizzate.

Non solo vengono salvate dall’azione distruttrice del tempo, la storia, gli stili di vita del passato, ma si segue l’evoluzione e l’utilizzo di nuove tecniche, di continui miglioramenti di vita, oltre che la trasmissione della tradizione culinaria di un tempo, caratterizzata dalla genuinità dei prodotti utilizzati e della laboriosità e semplicità delle preparazioni, che erano alla base di  quella che, in tempi moderni è stata riconosciuta come dieta mediterranea, che è stata assunta come patrimonio dell’UNESCO.

È una ulteriore lezione di buona vita, confermata da moderni studi di medicina e di dietetica alimentare, che ci viene tramandata dalla tradizione contadina e che l’autrice del libro è riuscita a salvare dall’oblio del tempo che passa e spesso porta via con sé.

In questo campo, riscoprire gli elementi positivi del nostro passato non è un segno di regresso, ma un monito a non allontanarci da semplici e genuini prodotti alimentari.

Di tanto in tanto, tra un racconto ed un altro fa capolino qualche frase o parola dialettale, che oltre a dare colorito alla narrazione, a catturale la nostra attenzione e la voglia di conoscere, ci fa capire appieno il senso di quelle espressioni che spesso sono intraducibili nella lingua ufficiale e quindi perderebbero efficacia e comprensione per molti. Considerato che il dialetto è un importante e spesso unico elemento di comunicazione in una società di individui poco acculturati, loro malgrado, l’autrice compie un’opera altamente meritoria poiché persegue l’obiettivo di recuperarlo come espressione di una cultura non più inferiore rispetto al parlato nazionale, ma come linguaggio che esprime idee pensieri, sentimenti di un mondo che rischia di scomparire e sul quale affonda le sue radici la civiltà e la società contemporanea.

Si ritorna dunque a quelle iniziali considerazioni espresse dall’autrice e cioè che non potremmo comprendere pienamente il presente senza conoscere il nostro passato.

Il volume è dotato di un ricco apparato iconografico dei personaggi che vi sono citati e in particolare dei parenti più prossimi dell’autrice.

Grazie, prof.ssa Svelto, per questa preziosa opera di recupero della storia del tuo e del nostro passato e per aver donato luce e dignità a coloro che con il loro lavoro, con i loro sacrifici hanno permesso a noi di raggiungere un benessere ed un progresso che spesso non appezziamo appieno, ma che dovremmo aver presente in ogni momento della nostra vita, per essere noi stessi i successori, gli eredi, i prosecutori di un cammino già intrapreso, teso verso altri traguardi positivi sia per l’umanità presente che per le future generazioni.

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20 Marzo 2023

  • Scuola di Politica

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