Santa Caterina d’Alessandria

Il 25 novembre  ricorre la festività di Santa Caterina di Alessandria. Il nome Caterina è frequente a Gioia; il suo culto è attestato sin dal XIV secolo. Una chiesa intitolata a Santa Caterina era presente nei pressi della Chiesa di San Francesco, nell’attuale Piazza Plebiscito. Nelle note a Canto III del Quadro istorico-poetico sulle vicende […]

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Santino di Santa Caterina di Alessandria

Il 25 novembre  ricorre la festività di Santa Caterina di Alessandria.

Il nome Caterina è frequente a Gioia; il suo culto è attestato sin dal XIV secolo.

Una chiesa intitolata a Santa Caterina era presente nei pressi della Chiesa di San Francesco, nell’attuale Piazza Plebiscito.

Nelle note a Canto III del Quadro istorico-poetico sulle vicende di Gioia in Bari detta anche Livia, l’abate Francesco Paolo Losapio afferma: Item condidit etiam praedictus D. Lucas Andrano de Joya HOSPITALE, et Ecclesiam S. CATHARINAE Virginis extra muros meridiem versus, supra januam dictae Ecclesiae sunt incisa insigna praedicta, et donata ab ipso Imperatore, et in eodem muro ejusdem Ecclesiae extat incisus Angelus tenens in manu numerum annorum, et infrascriptos characteres in silice incisos tali forma sonantes, ANNO DOMINI MCCCXLVI, LUCAS ANDRANO de JOYA Miles fieri fecit hanc Ecclesiam et Hospitale ad honorem BEATAE CATHARINAE, et B. GREGORII PAPAE parcat omnibus peccatis suis. Amen.  (Inoltre il predetto Luca d’Andrano di Gioia costruì un Ospedale e la Chiesa di S. Caterina Vergine fuori le mura, a sud dell’abitato, sopra la porta della detta Chiesa sono incise le insegne predette, donate dallo stesso Imperatore e sulla facciata della stessa Chiesa è scolpito un Angelo che tra le mani ha un cartiglio in pietra su cui è inciso il numero degli anni  l’Anno del Signore 1346 il milite Luca d’Andrano di Gioia fece costruire questa Chiesa in onore della Beata Caterina e del Beato Papa Gregorio. Il Signore perdoni tutti i suoi peccati. Così sia.Anche Padre Bonaventura, da Lama, nel suo volume Cronica de’ Minori Osservanti Riformati della Provincia di S. Nicolò, riporta: Fece ancora il predetto Luca fabbricare un’Ospedale, ed una Chiesa in onore di Santa Caterina fuor delle mura, oggi (1724) Beneficio ed Juspatronato dell’Ill.mo D. Xaverio Fontana Vescovo di Campagna nativo di detta Terra di Gioia). Sulla porta di detta Chiesa si vedono intagliate le armi del Re donate agli Andrani ed un Angelo che tiene in mano un cartellone che dice: Nell’anno del Signore 1346 il milite Luca di Gioia fece erigere questa chiesa e un ospedale in onore della beata Caterina e del beato Gregorio, affinché il Signore perdoni tutti i suoi peccati. Amen.

Un altare di Santa Caterina era presente nella vecchia Chiesa Madre. Negli Ordini o Decreti della Santa Visita effettuata a Gioia dall’arcivescovo di Bari Antonio Puteo nel 1578, infatti, si legge che nella banda destra della Chiesa Matrice è presente la cappella di Santa Caterina, il cui beneficio era detenuto dal suddiacono Ludovico de Jacobellis.

L’altare di Santa Caterina viene citato anche negli atti della Visita dell’arcivescovo di Bari, Ascanio Gesualdo, nel 1623, il cui patronato continuava ad essere detenuto dalla famiglia Jacobellis.

Anche l’arcivescovo Diego Sersale nella Visita effettuata nel 1652 annota che l’altare si Santa Caterina vergine e martire è concesso con diritto di sepoltura alla famiglia Jacobellis e nella successiva Visita del 1662 cita ancora l’altare di Santa Caterina.

L’arcivescovo di Bari Giovanni Francesco Granafei nella Visita effettuata nel 1674 annota la presenza dell’altare si S. Caterina, affidata all’arciprete Vitantonio Jacobellis.

L’arcivescovo di Bari Carlo Loffredo nella Visita effettuata nel 1695 dispone delle piccole modifiche architettoniche per l’altare di Santa Caterina vergine e martire e anche che la statua in pietra della Santa sia ridipinta a cura dell’arciprete Vitantonio Jacobellis, detentore del beneficio di giuspatronato, fondato dal defunto arciprete Mariano Jacobellis nel 1525.

Da qualche decennio, dopo essere stata donata dalla famiglia che la custodiva in Via Catapano ed essere stata restaurata, è tornata nella Chiesa Madre di Gioia, dove è stata collocata nella cappella di Maria Bambina o del SS. Sacramento, il gruppo scultoreo, attribuito a Stefano da Putignano (1470-1539 circa), che raffigura la Madonna con il Bambino nell’atto di incoronare Santa Caterina.

Di seguito riporto una ricerca storica del nostro concittadino, l’insegnante Giuseppe Montanarelli.

Santa Caterina, di nobili origine, era la figlia del governatore di Alessandria d’Egitto e nacque il 14 luglio dell’anno 287 d. C.  Da giovinetta fu educata alla Fede Cristiana ed allo studio della Retorica, delle Scienze, della Matematica e della Filosofia.

Quando si rifiutò di sacrificare agli dei, dopo aver presenziato all’uccisione di ben centotrenta tori immolati a Giove, venne convocata da un tribunale di saggi i quali, in virtù della sua abile retorica e della profonda erudizione dimostrata, si convertirono.

L’imperatore Massimino Daia, regnante dall’anno 235 all’anno 238, furioso, volle farla stritolare da ruote con punte di ferro. Al contrario con le tenere carni, il ferro si piegò e Santa Caterina fu salva. L’imperatore allora le fece decapitare all’alba del 25 Novembre dell’anno 305 d. C.

Dal suo collo reciso sgorgò miracolosamente latte invece di sangue, mentre il suo corpo fu condotto da una schiera di Angeli da Alessandria d’Egitto fino al Sinai e deposto su di un Monte che porta ancora il suo nome. Santa Caterina di Alessandria è la patrona dei filosofi e delle giovani fanciulle.

Caterina di Alessandria, Martire e Santa, è ricordata da una Conversio ed una Passio del secolo X. Si è voluto identificare Caterina con l’omonima Vergine Alessandrina che resisté alle lusinghe dell’imperatore romano Massimino Daia.

La figura ricalca la donna cristiana esiliata della quale Eusebio scrive nella Historia Ecclesiastica. Il suo culto si affermò in molti Paesi d’Europa, specialmente nei secoli X e XII. Fu proclamata patrona dell’Università di Parigi, degli studenti e delle sartine in età da marito, chiamate per questo “Caterinette”.

Chiesa Matrice di Gioia. Gruppo scultoreo raffigurante la Madonna con il Bambino nell’atto di incoronare Santa Caterina

L’iconografia della Santa rappresenta una ruota dentata e spezzata; secondo le cronache, questa ruota di tortura si spezzò al contatto con il suo corpo.

A Gioia del Colle il culto di Santa Caterina di Alessandria fu introdotto come devozione privata dalla famiglia D’Andrano. La medesima famiglia aveva edificato sulla antica Via per Matera due chiese, istituendo la fiera della lana. Queste cappelle, già presenti alla fine del secolo XVI ed oggi completamente inesistenti, erano dedicate una a Santa Maria degli Angeli e l’altra a Santa Caterina “Nova” ed al Papa San Gregorio Magno, che conteneva una statua lapidea della Santa.

La devozione per Santa Caterina, suffragata dalle famiglie di origine francese stabilitesi a Gioia del Colle, era molto praticata negli ambienti rurali ed artigianali della Città.

Con la distruzione delle due chiese rurali, la famiglia Jacobellis riportò trionfalmente in Chiesa Madre la statua lapidea della Santa, con una solenne processione, che fermò una eccezionale nevicata. La statua fu collocata nell’altare gentilizio di famiglia, con diritto di sepoltura.

In seguito alla demolizione dell’antica Chiesa Madre, si persero le tracce della statua, poi nuovamente ritrovata. Nella tradizione contadina gioiese, Santa Caterina d’Alessandria veniva invocata per scongiurare le dannose gelate stagionali, per mitigare i rigori invernali e limitare le tormente di neve.

Anche a Gioia del Colle la Santa era considerata la Patrona delle sarte e delle fanciulle in età da marito. Per tali motivi i Gioiesi onoravano la Santa Alessandrina con una festa liturgica in Chiesa Madre, che prevedeva gli offici religiosi Santorali, il propiziatorio falò serale, la degustazione dei “baci di dama”, i pupi fritti o i “pupusc” con le cipolle e la ricotta forte e l’attesa fioritura del rovo spinoso, come auspicio per la buona riuscita del matrimonio.

Anticamente si assisteva alla processione dei “panni vergini”, e prima ancora della statua lapidea e poi del quadro, che a mezzogiorno, dalla Chiesa Madre venivano portati trionfalmente per le vie dell’anello extra murario cittadino, con la benedizione dei corredi matrimoniali. Ai balconi si esponevano le coperte “buone”.

In occasione della festa di Santa Caterina di Alessandria le famiglie contadine preparavano le doti da maritaggio, preludio per il fidanzamento ufficiale e per lo scambio degli ori nel periodo natalizio. Nel tempo la festa è caduta in disuso, in relazione alla regolamentazione dei sacri riti, ed è andato perduto il quadro con il trono effimero. Dell’antica tradizione cateriniana gioiese, ormai perduta, rimane la statua lapidea raffigurante la “Madonna con il Bambino Gesù che incorona Santa Caterina”, opera da Stefano da Putignano, recuperata ed ospitata attualmente nella Chiesa Madre cittadina.

Nel suo Oratorio San Filippo Neri celebrava la festa liturgica di Santa Caterina di Alessandria, con la Messa solenne, il panegirico, la benedizione dei “panni santi”, delle sarte e delle fanciulle da marito che venivano consacrate alla Santa. In questo giorno San Filippo Neri donava la dote ed i corredi alle ragazze povere, dando lavoro alle donne che confezionavano abiti, indumenti, tovaglie, lenzuola, cuscini, coperte e paramenti sacri, che venivano utilizzati provvidenzialmente nell’Oratorio.

San Filippo Neri esaltava Santa Caterina di Alessandria, presentandola come esempio di ragazza virtuosa e saggia, per le donne, le ragazze e le bambine abbandonate, che dal Santo della Gioia venivano accolte, protette, riscattate, curate ed avviate ad una nuova esistenza cristiana, dignitosa, corretta ed onorata.

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31 Gennaio 2021

  • Scuola di Politica

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