San Michele Arcangelo 29 settembre -8 maggio

Il culto di San Miche Arcangelo a Gioia risale a tempi antichi. Nel Centro storico di Gioia è ubicata la Chiesa di Sant’Angelo. L’esistenza di una Chiesa di Sant’Angelo è attestata per la prima volta  in un documento del 1087, in cui si dice che in quell’anno il duca normanno Ruggero d’Altavilla  concede all’Arcivescovo di […]

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Statua di San Michele Arcangelo , nella Chiesa di Sant’Angelo

Il culto di San Miche Arcangelo a Gioia risale a tempi antichi. Nel Centro storico di Gioia è ubicata la Chiesa di Sant’Angelo.

L’esistenza di una Chiesa di Sant’Angelo è attestata per la prima volta  in un documento del 1087, in cui si dice che in quell’anno il duca normanno Ruggero d’Altavilla  concede all’Arcivescovo di Bari, Ursone, delle proprietà a Monte Sannace, comprendenti terre ed orticelli che sono presso la chiesa di Sant’Angelo (concedimus  ecclesiam Sancti Angeli que sita est in monte Ioannacii cum omnibus orti set orticellis suis qui sunt iuxta ipsam ecclesiam et vadit per viam qua itur Ioam). Si tratta di una chiesa che testimonia la venerazione per questo Santo, ma  che non nulla a che vedere con l’attuale chiesa di Sant’Angelo.

Da alcuni documenti normanni del XII secolo apprendiamo che intorno al 1170 l’abate Arivie avrebbe fatto costruire a sue spese, nei pressi del castello, una chiesa dedicata a santo Stefano. In un successivo periodo questa veniva chiamata chiesa “di San Giovanni”.

Il Carano Donvito sostiene che la chiesa di Sant’Angelo era nota come Santa Maria di Costantinopoli. La Chiesa di  Santa Maria di Costantinopoli, a detta di Padre Bonaventura da Lama, fu inizialmente dedicata a San Giovanni e, più tardi, dal nome di Santa Maria di Costantinopoli passò al nome attuale di Sant’Angelo, forse per non confonderla con l’altra Chiesa di S Maria di Costantinopoli (oggi S. Andrea). Con l’abolizione definitiva del rito greco la chiesa viene solennemente riconsacrata e dedicata a S. Maria di Costantinopoli.E’ ancora Padre Bonaventura da Lama che ci informa: Un altro vi fu che dette splendore a questa Terra di Gioia, benché estero, e fu Bartolomeo Paoli, Schiavone, essendovi ancora la chiesa detta di Costantinopoli, anticamente di S. Giovanni, ove un tempo abitarono Albanesi e Schiavoni. In questa chiesa vi è’ quella insigne Cappella di S. Michele, dove l’Arcivescovo di Bari Landolfo, con 12 Vescovi della Diocesi l’anno 1500 la consacrò, assegnando ognun di loro 40 giorni di indulgenza ogni giorno di lunedì, e nelle festività dei SS. Angeli, come Michele, Gabriele, Raffaele e Custodi, fabbricatovi appresso un grande Ospedale, oltre quello fondato dai nobilissimi Andrani; conseguenza forzosa essere stata questa Terra assai grande, mentre oggi pure ascende al numero di 4 mila e più centinaia d’Anime.

L’abate F. P.  Losapio (sacerdote gioiese) e Michele Garruba (arcidiacono della Chiesa di Bari) non ritengono attendibile quanto riporta Padre B. Da Lama, in quanto nel 1500 nella sede di Bari non risulta la presenza di un’ Arcivescovo di nome Landolfo.

Tra la fine del secolo XV ed il principio del successivo giunge a Gioia un contingente di soldati Albanesi, detti anche Schiavoni (perché originari della Sclavonia), al seguito di Bartolomeo Paoli, per offrire il proprio aiuto agli Aragonesi. Molti di quei soldati al termine delle operazioni militari non rientrano nella loro terra, ma rimangono a Gioia e fissano la propria dimora nella zona che va dalla parte est del castello a quella nord della Chiesa Matrice, rione che da loro prende il nome di Borgo degli Albanesi o degli Schiavoni.

Poiché gli Albanesi professavano la religione greco-ortodossa, tra il 1500 e il 1506, per praticare il loro culto, ” pensano di ampliare, restaurare ed abbellire l’antica Chiesa di S. Giovanni” o S. Maria di Costantinopoli, in cui si officiava secondo il rito greco, il loro rito, come si legge in due epigrafi poste sulla facciata ovest della Chiesa, in via Arciprete Gatta, e che si riferiscono, la prima alla Cappella di San Michele Arcangelo, e la seconda alla Cappella di san Giovanni Battista e all’Ospedale adiacente.

Epigrafe murata sulla facciata ovest della Chiesa di Sant’Angelo

In una delle epigrafi si legge:

+ A.D. MCCCCC  REGNANTE  REGE  FEDERICO ET ILL. D. NOSTRO ANDREA
MATHEO  ACQUAVIVO  BRAVA MASTES  BIELOPAULIC,   SCAVONUS  CUM  UXORE  LIUBA
FECERUNT  HANC  BASILICAM   AD  HONOREM  DEI  ET
SC  MIHAELIS   IN  QUA  EGO  PR    IOANES  ROCHA  APO
STOLICUS  TABELIO  REPERI  INDULGENCIAS  ANNORUM
QUINGENTORUM  VICESIMORUM OMNI  DIE   LUNAE  ET
FESTORUM   ANGELORUM  CONCESSAS  PER  EPOS   DIOCES.

L’anno 1500, sotto il regno di Federico,/ e l’illustrissimo nostro signore Andrea Matteo Acquaviva, Brava / Maste Bielopaulic, Schiavone, con la moglie Livia, / questa basilica costruirono in onore del Signore e / di San Michele, nelle quale io, primicerio Giovanni Rocca, apo- / apostolico notaio    indulgenze di anni / 520 in ogni giorno di lunedì e / nelle feste degli Angeli, concesse dal Vescovo diocesano.Di seguito riporto tre ricerche storiche del nostro concittadino, l’insegnante Giuseppe Montanarelli.

San Michele Arcangelo. 29 Settembre-08 Maggio

Gli Arcangeli che servono, assistono ed operano presso il Trono Celeste di Dio e della Santissima Trinità sono sette e sono: San Michele, San Gabriele, San Raffaele, San Uriele, San Raguele, San Zerachiele e San Remiele.

San Michele viene festeggiato il 29 Settembre di ogni anno, perché i 29 Settembre dell’anno 450 d. C. venne dedicata e consacrata agli Arcangeli la prima basilica occidentale, a Roma sull’altura dell’Alloro, presso la Via Salaria.

San Michele Arcangelo viene festeggiato anche una seconda volta l’8 Maggio di ogni anno, perché l’8 Maggio del 490 d. C. ci fu la sua prima apparizione sul Promontorio del Gargano in Puglia, con la conseguente consacrazione e dedicazione della basilica a Monte Sant’Angelo.

Gli Arcangeli sono Creature di Dio, immortali e corporee, che agiscono tuttavia sui corpi applicandovi la loro potenza operativa, e, come conoscenza pura, sono immuni dagli errori e dal peccato.

Gli Arcangeli sono capaci di un Amore puro che rivolgono verso se stessi e verso tutte le Creature, essendo energia emanata dalla Vera Sofia o Sapienza Divina.

In particolare San Michele, il cui nome significa “Chi è come Dio?”, è l’Arcangelo di Sole, il Principe delle Milizie Celesti, vincitore del Demonio, che lottò, come narra la Bibbia, contro Lucifero ed i suoi Angeli ribelli.

Dipinto raffigurante San Michele, che combatte contro il demonio, nella Chiesa di Sant’Angelo

Lucifero, l’arcangelo più bello o il “Portatore di Luce”, voleva sostituirsi a Dio, perciò fu combattuto da San Michele e dalla sua schiera angelica e quindi sconfitto.

Questa battaglia celeste è una chiara allusione alla lotta combattuta sulla Terra da Gesù contro le forze del male e della morte.

San Michele Arcangelo ha il compito di accompagnare le anime presso il Tribunale divino.

Il culto di San Michele, già vivo in Oriente da antichissima data e suffragato dall’imperatore Costantino, si diffuse in Occidente in seguito a tre apparizioni: in Puglia, La prima, alla fine del V secolo sul Monte Gargano, a Castel Sant’Angelo a Roma, sotto il pontificato di Papa San Gregorio Magno ed a Mont Saint-Michel in Gallia o l’attuale Francia.

Patrono dei fabbri, dei pasticceri, della Polizia e della Francia, dove è molto viva la sua devozione, San Michele Arcangelo viene raffigurato, a partire dal Rinascimento, come un guerriero che brandisce una spada e lotta contro il drago-demonio.

La Festa della prima apparizione di San Michele Arcangelo a Gioia del Colle. 08 Maggio.

Anticamente a Gioia del Colle, l’otto Maggio si celebrava la festa della memoria liturgica della prima apparizione di San Michele Arcangelo nella grotta sul promontorio del Gargano in Puglia.

L’otto Maggio dell’anno 490 d. C. San Miche Arcangelo apparve per la pima volta al nobile signore Gargano nella grotta di Monte Sant’Angelo, dopo aver inseguito un maestoso toro, che si era rifugiato nella spelonca, inginocchiandosi d’avanti al Principe delle Milizie Celesti.

Nella stessa notte San Michele Arcangelo era apparso al vescovo di Siponto San Lorenzo Maiorano per confermare la sua presenza in Terra e la consacrazione della sacra grotta.

A Gioia del Colle la memoria della prima apparizione, chiamata la festa di San Michele delle ciliegie o dei pellegrini, per distinguerla dalla festa di Settembre denominata di San Michele della vendemmia, veniva celebrata nella Chiesa di Sant’Angelo il cui altare maggiore era posizionato nella direzione del santuario garganico.

Alle ore cinque del mattino presso la Chiesa di Sant’Angelo si celebrava la Santa Messa solenne, al termine della quale l’arciprete benediva i fedeli con la spada di San Michele per scongiurare le liti violenti, le guerre, gli omicidi, le vendette ed i disaccordi.

Dopo aver posto la spada nella mano della statua del Santo, dalla medesima Chiesa partiva la processione per le vie del borgo antico.

Al termine la statua del Santo rientrava nella Chiesa di Sant’Angelo, dopo aver effettuato tre giri intorno al medesimo edificio sacro.

Prima di ricollocare la statua nel sontuoso apparato, che rievocava il prodigio del toro, i pellegrini in partenza per il Santuario di Monte Sant’Angelo, ricevevano la triplice benedizione con la spada del Santo, che toccava prima la spalla destra, poi la testa ed infine la spalla sinistra.

Solitamente la statua di San Michele veniva circondata da una ghirlanda di rami di ciliegie, simbolo di grazia ed abbondanza.

Più anticamente si assisteva alla processione con il carro trainato dai buoi ed alla benedizione dei tori, dei buoi, dei vitelli, dei gallinacei e degli animali piumati.

In questa occasione i pellegrini costruivano i bastoni piumati di San Michele che venivano appositamente benedetti.

A mezzogiorno i fedeli recitavano la supplica alla Madonna del Rosario di Pompei, che veniva festeggiata nel medesimo giorno e che in seguito prevarrà liturgicamente sulla festa dell’Arcangelo.

Dopo la supplica mariana i pellegrini si incamminavano anche a piedi, con i carri, i cavalli o più modernamente con le biciclette o i mezzi meccanici, verso Monte Sant’Angelo per raggiungere la Casa di San Michele entro l’Ottava della festa, per ricevere il perdono dei peccati e portare al ritorno, le pietre di San Michele o il pane casereccio garganico.

Nel pomeriggio si assisteva alla vendita dei bovini, dei gallinacei, delle uova, delle penne decorative o pe la scrittura e delle piume che servivano per foderare i cuscini o i materassi delle famiglie benestanti.

Quadro della Madonna del Rosario di Pompei, nella Cappella Monte-Colapinto

Nel tempo la festa di San Michele dell’apparizione o delle ciliegie o dei pellegrini è caduta in disuso, cedendo la precedenza liturgica alla festa di Maria Santissima del Rosario di Pompei.

Maria SS. del Rosario di Pompei.

Nel Medioevo il mese di Maggio era dedicato alla Madonna, perché nel giorno 15 dello stesso mese, si celebrava una grande festa mariana che ricordava il miracolo di Gesù alle nozze di Cana con la partecipazione di Maria.

Nel tempo il mese di Maggio è stato dalla Chiesa consacrato alla Madonna, soprattutto quando l’8 maggio del 1801 venne ritrovato miracolosamente dal Beato Bartolo Longo, nelle rovine di Pompei, un quadro raffigurante la Madonna del Rosario.

Da allora la festa civile e religiosa della Mamma venne fissata all’8 Maggio di ogni anno.

In seguito per agevolare le celebrazioni civili, la festa tradizionale della Mamma venne trasferita alla seconda Domenica di Maggio.

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8 Maggio 2021

  • Scuola di Politica

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