Primo centenario delle Parrocchie di Santa Lucia e Immacolata di Lourdes

Quest’anno ricorre il primo centenario dell’inizio dell’attività liturgico-pastorale di due Parrocchie di Gioia del Colle. Fino al 1920 Gioia aveva una sola Parrocchia: l’antica Colleggiata di S. Maria Maggiore o Chiesa Matrice. L’abate Francesco Paolo Losapio nel suo Quadro istorico-poetico sulle vicende di Gioia in Bari, detta anche Livia afferma: La chiesa di Gioja sotto […]

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Chiesa Santa Lucia

Quest’anno ricorre il primo centenario dell’inizio dell’attività liturgico-pastorale di due Parrocchie di Gioia del Colle.

Fino al 1920 Gioia aveva una sola Parrocchia: l’antica Colleggiata di S. Maria Maggiore o Chiesa Matrice.

L’abate Francesco Paolo Losapio nel suo Quadro istorico-poetico sulle vicende di Gioia in Bari, detta anche Livia afferma: La chiesa di Gioja sotto il titolo di S. Pietro (denominazione precedente a quella attuale di Chiesa Matrice) avea inservito fin dalla sua origine a Riccardo Siniscalco fondatore di essa, ed all’Imperatore Federico II   che l’arricchirono e la dotarono di vastissimi feudi serrati, demani aperti e ricche possessioni, facendone una Chiesa Palatina Collegiale, che ben tosto andremo a vederla anche Collegiata insigne, gloriosa e rispettabile…. Ma da una carta del 1591, che riporterà nella nota al ritratto dell’arciprete Polangelo, si rileva, che verso l’anno 1540, ella fu elevata per le cure di D. Mariano a collegiata insigne, e l’arciprete ottenne il grado di prima dignità, la di cui collazione fu riservata alla Santa Sede, come sempre si è mantenuta sino al presente.Nella Galleria in sonetti di ritratti istorico-poetici degli Arcipreti della Collegiata insigne di Gioja in Bari il Losapio, al capitolo VII dedicato all’ Arciprete D. Andrea  Matteo Polangelo afferma: Questo Polangelo venne qui (a Gioia) arciprete … verso  il 1570 … come si rileva da una carta dell’archivio capitolare del 1591…  Questa carta è pur troppo preziosa, per darne qui lettura. “ Illustrissimo e reverendissimo monsignore – I reverendi don Pietro Rizzi vicario e primicerio, e don Donato Rizzi primicerio, procuratori del reverendo capitolo della maggior chiesa di Gioja, mediante procure che esibiscono, supplicando umilmente le fanno intendere, come il reverendo don Andrea Matteo Polangelo di Acquaviva, arciprete di questa terra, sono da 20 anni in circa che esso si è inserito ad esigere due parti della massa comune, una pel servimento quotidiano e l’altra per la cura che dice, tiene delle anime, come al presente esige in grandissimo danno, pregiudizio ed interesse di esso reverendo capitolo. Dippiù, che sono da 50 anni in circa che son fatti li canonici di detta maggior chiesa, esso reverendo arciprete in quel tempo che ha esercitato, e finora esercita detto arcipretato, si ha pigliato due parti di canonicato, per la causa che dice spettargli senza contradizione. Stante che esso servizio quotidiano non se gli deve, e non servendo esser pagato in pregiudizio dalla massa comune. Pertanto supplicano vostra signora illustrissima, e reverendissima come amorevole pastore ordinare a detto reverendo arciprete, non si voglia inserire ad esigere quel tanto, che non gli spetta, essendo tutto a danno ed interesse di esso reverendo capitolo; anzi costringerlo a restituire l’esatto in beneficio di esso reverendo capitolo, che vive dai servizii di essa maggior chiesa, che oltre sia cosa giusta la impetrano a grazia ut Deus.

La Chiesa Matrice è stata in passato Chiesa Ricettizia, cioè una Chiesa eretta in Ente Morale, formata e officiata da un collegio di sacerdoti, che si rinnovava per cooptazione con lo scopo della cura delle anime e dell’esercizio collettivo del culto; era dotata di un patrimonio comune le cui rendite erano ripartite  in parte proporzionata ai partecipanti, cioè ai membri del collegio. Abitudinariamente la base iniziale di patrimonio era di natura laica ed era fornita dalle famiglie benestanti locali o dall’Universitas locale.

Nel XVII secolo il Collegio era composto dall’arciprete, da due primiceri, da dieci canonici e da un numero variabile di preti, diaconi, suddiaconi e chierici. Le rendite comuni erano divise in parti uguali  fra i partecipanti al Capitolo, mentre l’arciprete percepiva una porzione doppia.

Con la morte dell’ultimo sacerdote, avvenuta il 3 agosto 1903, il Capitolo si estingue e il Comune di Gioia ottiene per sé la devoluzione delle rendite provenienti dall’ex Ricettizia di Santa Maria Maggiore.

Nel verbale della prima Santa Visita dell’Arcivescovo di Bari Antonio Puteo, tenutasi a Gioia il 24 ottobre 1578, si parla della Cappella e del culto di Santa Lucia de’ Greci.

Un terremoto, verificatosi nel 1885 distrusse la Cappella di Santa Lucia de’ Greci, costruita alla periferia del paese, probabilmente nel secolo XVI; alla distruzione del terremoto scampò  l’immagine della Santa, che fu portata nella Cappella annessa all’abitazione della famiglia Sala Buttiglione, in via Bartolomeo Paoli.

La Confraternita di Santa Lucia, dopo aver ottenute le regolari autorizzazioni comunali, alla fine dell’Ottocento aveva avviato la costruzione della nuova Chiesa di Santa Lucia, sul sedime del preesistente edificio sacro. 

Il 10 novembre 1899 Il Consiglio Comunale  di Gioia si riunisce per deliberare sulla domanda presentata dalla Confraternita di S. Lucia per ottenere un concorso del Comune nelle spese di costruzione della Chiesa. Le opere in muratura erano già in uno stadio avanzato in via Stazione, dove c’era uno spiazzo per uso pubblico. I Consiglieri deliberano un contributo di L. 500 a favore della Confraternita.

Il 19 novembre 1919, a distanza di 16 anni dall’estinzione del Capitolo, l’Arcivescovo di Bari, mons. Giulio Vaccaro, tenuto conto che Gioia contava circa 25 mila abitanti e che un nuovo quartiere a est di Gioia si stava sviluppando e che era il caso che si dotasse di una chiesa, provvede ad acquistare circa 2000 m² di suolo su cui far erigere una nuova Chiesa.

Il 16 dicembre 1919 lo stesso Arcivescovo eleva a Parrocchie la zona orientale e quella occidentale ( che si era ugualmente sviluppata), dove furono costruite le chiese dell’Immacolata Concezione di Lourdes e di Santa Lucia.

La chiesa di Santa Lucia era già terminata nel 1918, come si può leggere dall’iscrizione presente sul  frontespizio dell’edificio: Pel culto della fede nello slancio dell’anima religiosa Nicola Miraglino il suolo di questa chiesa e l’immagine della Vergine Martire offrì 1918.

Il 3 febbraio 1920 mons. Domenico del Buono, Ausiliare dell’Arcivescovo di Bari, conferisce il canonico possesso della futura Parrocchia di Santa Lucia  al sacerdote don Rocco Passiatore. Sarà parroco della sua chiesa fino al 1963.

Arcivescovo G. Vaccaro

Nella stessa giornata del 3 febbraio veniva nominato anche come parroco della nuova Parrocchia dell’Immacolata il sacerdote don Sante Milano, che avvierà subito le pratiche per la costruzione della nuova Chiesa.

A quel tempo don Sante era rettore della chiesa di Sant’Andrea, chiesa nella quale l’ 8 dicembre si festeggiava e si festeggia ancora oggi l’Immacolata Concezione. Don Sante diventa parroco della nuova parrocchia, la quale sarà intitolata alla Madonna Immacolata di Lourdes probabilmente per la sua missione pastorale esercitata nella chiesa di Sant’Andrea e per la sua devozione per l’Immacolata.

In mancanza di un’apposita struttura da adibire a chiesa don Sante utilizza come chiesa provvisoria un sottano del palazzo Colapinto,  una costruzione sita in via Mazzini, poco distante dalla odierna sede religiosa.

I lavori per la costruzione della Parrocchia dell’Immacolata hanno inizio nel 1921, ma subiscono numerose interruzioni a causa di mancanza di fondi. Per questo motivo il 30 luglio 1922 si apre al culto il locale che nel progetto sarebbe stato utilizzato come sacrestia, quello accanto alla chiesa in costruzione, la cosiddetta “ Chiesetta “.

La consacrazione della chiesa  avvenne ad opera dell’Arcivescovo di Bari, mons. Marcello Mimmi il 23-4-1946.

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25 Aprile 2020

  • Scuola di Politica

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