Lorenzo Santoiemma

Nato a Gioia nel 1935, frequenta gli studi a Gioia, che conclude  nel  Liceo classico a Gioia; ciò gli permette di abbeverarsi di cultura di pensatori e scrittori latini e greci e di conseguire conoscenze che saranno a fondamento del suo periodo post lavorativo. Il 2 agosto 1953 si trasferisce al Nord. L’avevo conosciuto circa […]

Print Friendly, PDF & Email

Nato a Gioia nel 1935, frequenta gli studi a Gioia, che conclude  nel  Liceo classico a Gioia; ciò gli permette di abbeverarsi di cultura di pensatori e scrittori latini e greci e di conseguire conoscenze che saranno a fondamento del suo periodo post lavorativo.

Il 2 agosto 1953 si trasferisce al Nord.

L’avevo conosciuto circa tre anni fa, grazie all’ing. Antonio Cirsella mentre tenevo un corso di storia locale all’Università della Terza Età di Gioia del Colle.

L’ing. Cirsella, essendo a conoscenza delle mie ricerche storiche miranti ad approfondire aspetti del nostro paese e della mia predilezione per la storia locale, volle consegnarmi  il volume “ La Divina Commedia di Dante Alighieri, Inferno” nella libera traduzione in vernacolo gioiese a cura del concittadino Lorenzo Santoiemma, volume  che era stato stampato nel marzo del 2017 e che in qualche copia aveva ottenuto dall’autore per distribuirlo alle Scuole di Gioia e a persone alle quali l’ing. ritenesse potesse risultare gradito ed interessante. Tra queste, indegnamente, risultò anche il sottoscritto.

Non conoscevo l’autore di sì titanica opera e chiesi all’ing. Cirsella di poter ringraziare l’autore per il dono ricevuto. Egli mi assicurò che sarebbe venuto a Gioia durante il periodo estivo e che in quella circostanza avrei avuto il piacere di incontrarlo.

Sin dal primo incontro ho avuto la certezza di trovarmi di fronte ad uomo di grande cultura ed umanità, amante del proprio paese, dal quale si era allontanato per motivi lavorativi, ma con il quale non aveva spezzato il legame che lo aveva visto nascere e crescere fino ad età adulta.

Dopo la pubblicazione dell’Inferno dantesco in vernacolo gioiese mi confidò che aveva completato la traduzione della seconda Cantica, il Purgatorio, che mostrava qualche difficoltà in più rispetto alla prima. Si stava accingendo a tradurre anche il Paradiso, ma mi confidava che incontrava molti intoppi nel tradurre in dialetto gioiese numerosi concetti filosofici e teologici in esso presenti.

Nonostante questi intoppi è riuscito a portare a termine questa imponente Trilogia.

Mi confidò: Per quanto concerne il motivo che mi spinse a tradurre Dante nel dialetto gioiese, l'ho detto all'inizio dell'Inferno: per tenere desta la mia scatola cranica e nel ricordo del compianto professor Matarrese, di cui ripeto: "Quanne spiegave Dante no velàve na mosche". La tradussi, infine, nella lingua antica, in una maniera semplice ed esplicativa per renderla subito capita da tutti e, specialmente, rivolta a chi non ebbe la fortuna di proseguire gli studi.

Nel frattempo, sempre spinto dall’amore per la propria terra natale,  ha continuato a scrivere poesie in vernacolo gioiese. Alcune di esse  hanno ottenuto per diversi anni dei riconoscimenti, consistenti in una Menzione speciale, a diverse edizioni  del Concorso di poesie in vernacolo pugliese “Il mio cuore, la mia terra e la mia vita”, promosso dall’A.D.A (Associazione per i Diritti degli Anziani) di Bari e la UILP (Unione Italiana Lavoratori Pensionati) Puglia e sono state pubblicate sempre a cura degli Enti organizzatori.

Ha pubblicato quattro volumetti intitolati “Il piacere di ricordare Gioia”, di oltre 120 pagine ciascuno,  a partire dal 2010 fino al 2013 con cadenza annuale. Il quarto volumetto oltre al titolo porta l'indicazione "Appendice" a ricordare la continua ricerca e recupero di nuovi termini dialettali che potessero integrare lil suo lavoro.

Ha pubblicato una prima edizione del “Vocabolario del dialetto di Gioia del Colle” ed una seconda nel 2018.

Le motivazioni di questa nuova edizione sono spiegate dallo stesso Santoiemma nella prefazione alla seconda edizione del Vocabolario.

Nei precedenti quattro volumetti intitolati “Il piacere di ricordare Gioia” ho pubblicato a “tranches” tutte le parole dialettali che, a partire dal 1953, anno della mia emigrazione al Nord, a mano a mano mi venivano in mente o che mi venivano suggerite da parenti ed amici.

Ho scelto questo titolo per le mie pubblicazioni perché in esso ci poteva stare tutto: fonemi dialettali, notizie di fatti accaduti, ricordi di vita vissuta, ricordi di gioventù, di amici, di insegnanti, e di quant’altro l’amore per il paese natio con le sue tradizioni storiche e culturali mi avrebbe suggerito. Avendo dato fondo alla mia ricerca mentale, ho pensato e deciso di riordinare in un “unicum” i vocaboli dialettali fissati nelle suddette quattro pubblicazioni, senza per questo, volerne sminuire la loro validità. Ad esse, infatti, rimando per le poesie dialettali, notizie locali di un certo passato, cenni su usi e costumi, foto e notiziole inserite all’interno della parte vocabolario. Procedendo nel lungo ed improbo lavoro di fusione, ho eliminato ulteriori errori di trascrizione ed interpretazione e diversi doppioni; qualcuno inserito per mera svista, altri volutamente ripresi, come nel caso dei verbi indicati soltanto all’infinito, per corredarli delle relative coniugazioni. In questa seconda edizione, ho inserito degli altri vocaboli, sopravvenuti alla mente in corso d’opera, raggiungendo in definitiva un totale di oltre 6.300 fonemi dialettali corredati, tanti di frasi idiomatiche o precisazioni, diversi con la loro derivazione etimologica e svariati verbi delle relative coniugazioni. In coda, un bel numero di detti e modi di dire nonché sette appendici relative a ricorrenti cognomi di Gioia, alcuni nomi, soprannomi, mestieri, punti di riferimento più significativi di Gioia, attività particolari d’un tempo e denominazione di alcune contrade agricole (quelle di cui ho memoria). Ho inteso fare ciò, avendo constatato, anno dopo anno, nelle mie puntuali rimpatriate, che il nostro dialetto viene usato sempre meno; si va perdendo. Sta restando, ormai, retaggio soltanto delle persone anziane. Questa pubblicazione, in omaggio alle mie origini e frutto dei miei ricordi di gioventù, stilata senza pretesa alcuna, sicuramente suscettibile di ampliamento e correzioni, è come un fermo immagine di quei fonemi di un tempo che, ormai, un po’ desueti, vengono pian pianino dimenticati. E perché non vada relegato definitivamente in soffitta mi sono imbarcato in questa fatica, nella speranza di fare cosa gradita e auspicando, nel contempo, un benevolo giudizio da parte dei miei concittadini residenti e di quanti avranno la bontà di dedicarmi un po’ del loro tempo. In commiato – mi sia concesso – mi piace citare quattro parole, quattro, dell’illustrissimo scrittore e Maestro, Nicolò Tommaseo: “OGNI LINGUA FU GIA’ DIALETTO”.

In occasione dello svolgimento del corso di Storia locale presso l’Università della Terza Età per l’Anno Accademico 2018-19, avevo in mente di parlare anche di questo nostro concittadino, il cui amore per la sua terra e per il nostro paese è attestato da numerose poesie  composte in vernacolo gioiese, in cui canta la bellezza e l’amore che lo lega al loco natio, segno che il  legame con la madre terra è ancora vivo e forte in un animo sensibile e colto come il suo.

Ritengo, infatti, che lui sia un modello per tutti noi, ma soprattutto per le giovani generazioni, costrette come lui ad emigrare per trovare lavoro, a non recidere i legami e le radici con il nostro Sud, spesso nei secoli mortificato da insane scelte che lo tengono ai margini del progresso e delle grandi aree di sviluppo nazionale.

Quando gli ho chiesto di tracciarmi un profilo autobiografico, lui, con la modestia che contraddistingue la sua persona, dapprima si è mostrato schivo e indegno di tanta considerazione e, solo dietro insistenti richieste, mi ha inviato il seguente breve profilo, preceduto da una sua poesia in vernacolo barese di Ettore De Nobili.

II’ SO’ BARE’SE

M’avònne ademannàte: “tu, de ddò sì?” /  E, pe respòste, so dditte acchesì:  / “Iì,mbrima mbrime, songhe taggliàne, / po’ so pugglièse che mamme e attàne, / però ve digghe decise e cortèse: / iì, sop’a ttutte, gnorsì, so barèse!

Molti mi hanno chiesto notizie sulla mia vita. Eccola in breve.

Sono nato a Gioia del Colle il 2 ottobre del 1935; il 2 agosto del 1953 mi sono trasferito al Nord, dove ho lavorato prestando servizio, da sottufficiale presso l’Arma dei Carabinieri, poi, da impiegato, nelle Poste e, per ultimo, come amministratore unico in una attività in proprio inerente alla pubblicità diretta.

Mi sono sposato a Gioia il 31 ottobre 1962 con Angela, gioiese come me, con cui, quest’anno, se Dio vuole, festeggerò le nozze d’oro.

Ho due figli e tre bellissimi nipoti.

Ormai in pensione, risiedo a Milano da moltissimi anni. Mi piace molto passeggiare, viaggiare, leggere, cimentarmi con la “settimana enigmistica” e, da qualche tempo mi diletto anche con il dialetto gioiese.

La sua scarna presentazione si conclude con la seguente poesia:

So scièse, verace scièse /  accòme disce u barèse de suse / e de cchiù non ve fazzie sapè / peccè nge tegne a la “privacy” mè.   Lorenzo Santoiemma.

Gli avevo chiesto la disponibilità di un incontro, all’inizio del corrente Anno Accademico presso l’UTE di Gioia, per parlarci della sua passione per lo studio del dialetto gioiese, della impegnativa scelta e delle difficoltà incontrate nella traduzione in vernacolo gioiese della Divina Commedia, della sua passione per la terra natia, sempre presente nel suo animo e nelle sue poesie, nonostante i 59 anni di permanenza a Milano. Sia pure con ritrosia, per la sua modestia di non sentirsi all’altezza del compito richiestogli, dopo insistenti incoraggiamenti, aveva accettato di intervenire.

Aveva già preparato il suo intervento, che aveva sottoposto all'attenzione del Presidente dell'UTE.

Qualche problema di salute ed accertamenti diagnostici lo hanno tenuto impegnato nell'ultimo quadrimestre del 2019.  Le sue condizioni di salute non gli hanno consentito di essere presente a Gioia né ad ottobre né a dicembre per questo amichevole incontro; nulla però faceva presagire una conclusione improvvisa del suo percorso terreno. Infatti prima dell'estate aveva ritirato un altro premio per una sua composizione poetica dialettale.

Prima di Natale, però,  sarebbe dovuto tornare in Puglia per ricevere a Bari  l'ennesimo premio, una Menzione speciale, per una sua composizione poetica, che vorrei condividere con tutti i gioiesi, dal titolo "U Natale de na volde".

Ci u Natale bbùune uè fà /  da l'Immacolàte ad'acchemenzà; /  acchessì dìsce nu provèrbie andìche, /  ma' smendite.  / Ch'i pèttele s'acchemmènze /  se chendìnue ch'i carteddàte /  e dò perceddùzze nò pòdene mangà. /  Sti cose p'acchendendà u cannarìle /  ma la case s'av'adornà. /  Ecche ca u presèpie s'ad'a fà. /  Mo' se sònde mìse o cuèste tand'usànze andìche /   e cè avìme fatt'acchià e figghie e nepùte nuèste? /  N'àrvele de plàsteche chìine de palle /  e tanda file coloràte, /  quanne nù tenèmme u Bambenìidde nuèste /  iìnd'a na gròtte, ch'u paesàgge attùurne, /  che gli àngele e i stèdde. /  Quand'ère bbèlle u presèpie a casa mè, /  che dò ramàgghie de pine, bell'asseduàte, /  e late a ffà da chernìsce, /  addò mamme appennève caramèlle e mandarìne /  ch'aderàvene angòre de giardìne. /  A ffà u presèpie ière nu rite, ière na fèste. /  Se modellàve u paesàgge che mendàgne, /  sendière, dirùpe e ruscellètte, /  u prate ch'u mùschie, i stradìne ch'i petròdde /  e nu laghètte che nu spècchie rutte. /  Ddò e ddà dò pecherèdde, nu pastòre, /  tanda statuìne ndaffaràte, dò casèdde de cartòne. /  Acchessì me l'arrecòrdie /  u care vecchie presèpie de na vòlde. /  U Natale, tanne, se resperàve iìnd'a l'arie. /  Quand'ère bbèlle sènde nd'o paìse u sùùne d'i zambògne /  e i cambàne ca senàvene a menzannòtte /  p'annunzià ca ière nate u Bambenìidde, /  e nù, che na cannèle mmàne, nnànd'o presèpie, /   candavàme: "Tu scendi dalle stelle", /  mèndre ca u cchiù menìnne /  mettève u Bambenìidde nd'a la grotte, /  mmìinz'a San Gesèppe e la Madònne. /  Po', m'arrecòrdie, se mangiàve ngùune dolcètte /  e se facève u brìnnese ch'u spumànde; /  e i nonònne a sollevà, chiàne chiàne, u piàtte /  p'acchià la letterìne d'u cchiù menìnne /  e prònde assèvene i soldìne p'u nipotìne. /  E, finalmènde, se scecuàve o sett'e mmìinze, /  a la vecchia tòmbele ch'i fasùle /  e nge stàve tand'allegrì e tanda muìne. /  La tòmbele, nòne chiàtte, monòten'e sonnacchiòse /  ma, a dovère e ch'argùzzie chemmendàte /   pe tenè descetàte e nzìste i granne e i menìnne: /  "Iùne: l'Italia; 48: muàrte ca pàrle; /  77: i iàmme d'i fèmmene;  90: la paiùre". /  Mo' nò nge stè cchiù u spìrete de na vòlde! /  Nd'a chèssa solènne ricorrènze /   l'àrvele de plàsteche iè pegghiàte u poste d'u presèpie, /  ca resìste nd'a cèrte pòste e nd'a qualche famìgghie; /  i nonònne nò iàlzene cchiù  u piàtte /  peccè la letterìne non s'use cchiù, /  se cànde "ggingo bbèlle", /  e se sciòche a rìseche e a monòpele. /  Me uàrdie n-drète e /  rembiàngie i care e dùulce usànze /  de chìdde tìimbe lendàne. /  Nostalgì de nu tìimbe ca nò tòrne cchiù.

Durante il suo ultimo incontro mi aveva confidato che aveva acquisito nuovi termini dialettali gioiesi, che gli amici gli riferivano quando li incontrava a Gioia o gli inviavano a Milano perché li integrasse in una nuova pubblicazione. Era sempre vulcanicamente impegnato nella scoperta delle tradizioni della nostra terra, nell'acquisizione di nuove parole dialettali e, così come aveva fatto per i volumetti "Il piacere di ricordare Gioia", stava pensando a una nuova pubblicazione in cui riportare questi nuovi vocaboli. Purtroppo la sua improvvisa dipartita non gli ha consentito di conseguire questo traguardo e di arricchirci di altri momenti e aspetti di storia locale. 

Grazie, Lorenzo, per l’amore dimostrato per la nostra Gioia e per il lavoro profuso per Gioia; la nostra comunità te ne è riconoscente e prega perché ottenga  il premio per le tue fatiche terrene.

Print Friendly, PDF & Email

13 Aprile 2020

  • Scuola di Politica

Inserisci qui il tuo Commento

Fai conoscere alla comunità la tua opinione per il post appena letto...

Per inserire un nuovo commento devi effettuare il Connettiti

- Attenzione : Per inserire commenti devi necessariamente essere registrato, se non lo sei la procedura di LOGIN ti consente di poter effettuare la registrazione istantanea.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.