L’estensione del Comune di Gioia del Colle

Gioia del Colle è per estensione il quarto Comune dell’area metropolitana di Bari, dopo Altamura, Gravina e Ruvo di Puglia. Infatti si estende per 206,47 Kmq circa e contava 27.923 di abitanti al 2014. In passato il Comune di Gioia era molto più esteso di oggi non solo a nord e nord est ma anche […]

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Pianta del Comune di Gioia del Colle

Gioia del Colle è per estensione il quarto Comune dell’area metropolitana di Bari, dopo Altamura, Gravina e Ruvo di Puglia. Infatti si estende per 206,47 Kmq circa e contava 27.923 di abitanti al 2014.

In passato il Comune di Gioia era molto più esteso di oggi non solo a nord e nord est ma anche in direzione est.

Da un documento del 7 novembre 1575, veniamo a conoscenza di un contratto di locazione del feudo demaniale di Frassineto (zona a nord di Gioia) effettuata dal sindaco dell’Universitas di Gioia, Giovanni de Rienzi, alla Universitas (il Comune) di Putignano, con un canone annuo di ducati 20 e altresì della ratifica di una convenzione che prevedeva per gli anni precedenti il pagamento da parte dell’Universitas di Putignano di ducati 200 per la bonatenenza, cioè l’utilizzazione in proprio di Frassineto e di ducati 20 per ogni anno precedente quella data, ponendo fine ad ulteriori richieste di fitto.In sostanza, però, si trattava più di una vera e propria vendita e alienazione di parte del territorio comunale che di un contratto di fitto o di locazione temporanea, come ricorda anche lo studioso di storia locale  Vito Umberto Celiberti, quando afferma che una notevole porzione del territorio gioiese venne praticamente alienata per far fronte ai debiti dell’Università gioiese, assillata dai creditori.

Nel 1456 il Principe di Taranto  G.A. Orsini, sotto la cui giurisdizione ricadeva Gioia, fa sposare  la figlia Caterina con Giulio Antonio Acquaviva, conte di S. Flaviano, duca d’Atri e le assegna in dote la contea di Conversano con Bitetto, Bitonto, Casamassima, Gioya, Cassano, Noci, Turi, Castellana e il casale di Montrone.

Terminato il Principato di Taranto nel 1463 emerge la contea di Conversano, che fa capo alla famiglia degli Acquaviva, cui il Re di Napoli concede di aggiungere al proprio cognome: d’Aragona.

Nel 1597 il marchesato di Acquaviva  è ereditato da Giosia, che tiene la signoria fino al 1614. Costui, a causa dei debiti contratti dai suoi predecessori, è costretto ad alienare le terre di Acquaviva e di Gioia, che sono aggiudicate all’asta al marchese Paride Pinelli di Civita S. Angelo.

Nel 1623 alla morte del Pinnelli i suoi parenti reclamano l’eredità. Però a causa della richiesta dei creditori del marchese, che per l’acquisto dei feudi aveva contratto debiti con i signori De Mari, Fieschi, Spinola, Grillo e Doria, il suo patrimonio viene sequestrato e messo all’asta. In mancanza di acquirenti l’asta va deserta e le Terre del Pinnelli sono sequestrate e rimangono in potere della Regia Camera, che le dà in fitto a diversi baroni.

Successivamente vengono rivisti gli apprezzi e l’asta  è aggiudicata con Regio Assenso, dato a Madrid nel 1664, al marchese di Assigliano, Carlo De Mari, famiglia di banchieri, di origine genovese. Nel 1665 i De Mari ottengono dai reali spagnoli il titolo di Principi di Acquaviva. I Principi De Mari, padroni di Acquaviva, Gioia e Castellaneta, governano dal 1664 fino al 1806, quando vengono espulsi. In quell’anno Giuseppe Bonaparte dichiara l’abolizione dei feudi.

Il 19 agosto 1822 il Decurionato dichiara, contro le pretese del principe De Mari, che tutti i pezzi esistenti nel Canale di Frassineto sono tutti di proprietà del Comune di Gioia e quindi di pubblico beneficio ed uso.

Apprezzo della Terra di Gioia del 1611 del tabulario Federico Pinto

Nell’Apprezzo della Terra di Gioia   dell’anno 1611, stilato dal tabulario Federico Pinto, si dice: Fuori di detta Terra su una pianura vi sono tre Chiese, e cappelle antiche posti in diverse parti della campagna, che hanno del guasto nel numero di 300 e più, e per questa quantità ed antichità di Chiese dinota detta Terra essere stata di popolatissimo numero di gente, e di molta grandezza, che non è adesso.

Tra il ‘600 e il  ‘700 lo sviluppo e la crescita del Casale di San Michele e la presenza sempre più costante nei territori gioiesi di Monte Sannace e del Canale di Frassineto di cittadini di Sammichele, di Turi e di Putignano, che con la complicità degli affittatori e dei baroni occuparono quelle terre impiantandovi persino masserie e altri possedimenti, a danno dei gioiesi, finì per incorporare quasi per intero il vasto territorio gioiese di Frassineto, da parte dei cittadini di Sammichele, Turi, Putignano e Noci.

Nel parlamento tenuto a Gioia nella vecchia piazza del paese, di fronte alla Chiesa Matrice, il 2 febbraio 1802 il sindaco Michele Cassano si lamentò che i Putignanesi, Nocesi, Turesi ed i Casalini (nome con cui venivano chiamati i Sammichelini), dopo aver piantato masserie e possedimenti nel territorio di Frassineto, che all’epoca arrivava fino alla Madonna della Scala ed al territorio di Mottola, non volevano pagare il catasto al Comune, né la bonatenenza o altro, ma sostenevano che come comunanti essi potevano venire a pascere, legnare, eccetera, mentre invece impedivano ai gioiesi di poter andare nei loro territori, per cui occorreva adire le vie legali perché non era giusto che il Comune dovesse sostenere da solo tutti i pesi fiscali provenienti dal possesso di quelle terre usurpate da abitanti di altri Comuni.

Zona a nord di Gioia confinante con il Canale Frassineto

L’abbazia benedettina della Madonna della Scala, dunque,  rientrava nel territorio di Gioia del Colle come si può evincere dalla documentazione  citata.

La  prof.ssa Eleonora Francini Corti, in un convegno dedicato alla Conservazione della natura, organizzato dall’Istituto di Zoologia dell’Università di Bari, parlando di floristica e vegetazione pugliese, precisò che alla fine del ‘700 Gioia del Colle ed Acquaviva delle Fonti apparivano ambedue circondate da un’ampia foresta di 50 miglia di perimetro (circa 80 Km.), all’incirca 50 mila ettari. Il taglio dei boschi è proceduto inesorabilmente e gli ultimi resti rigogliosi furono abbattuti dopo il 1870.

Anche questa testimonianza attesta che il territorio di Gioia in passato si estendeva su una  superficie ben più  vasta di quella attuale.

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10 Giugno 2022

  • Scuola di Politica

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