Le Chiese rurali Parte I

Nell'Apprezzo di Gioia di Federico Pinto del 1611 si dice: E fuori di detta Terra su una pianura vi sono tre Chiese, e cappelle antiche posti in diverse parti della campagna, che hanno del guasto de numero 300 e più, e per questa quantità ed antichità di Chiese dinota detta Terra essere stata di Popolatissimo numero […]

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cappellanardulliNell'Apprezzo di Gioia di Federico Pinto del 1611 si dice: E fuori di detta Terra su una pianura vi sono tre Chiese, e cappelle antiche posti in diverse parti della campagna, che hanno del guasto de numero 300 e più, e per questa quantità ed antichità di Chiese dinota detta Terra essere stata di Popolatissimo numero di gente, e di molta grandezza, che non è adesso.

L'Arcidiacono della Chiesa di Bari, Michele Garruba, nel libro Serie Critica de' Sacri Pastori Baresi ( 1844 ) dice: A futura memoria diremo pure che molte Capelle rurali esistono nelle diverse contrade del vasto territorio di Gioja. Il signor Losapio, appoggiato all'apprezzo di Gioja, che nell'anno 1611 fu eseguito dal Tavolario Pinto, e poi nel 1612 riveduto e confirmato dall'altro Tavolario De Marinis, notò che a quell'epoca nel vasto agro giojese vi erano nientemeno che trecento Cappelle rurali: Noi crediamo che siavi stato un errore nella enumerazione, dappoichè negli atti di S. Visita eseguita in Gioja a 12 maggio 1595 il numero delle Cappelle rurali non oltrepassava venticinque. Ora non sono che tredici note sotto le denominazioni di Vallata- 2- di Bosco- 3- di Milano-Nardulli- 4- di Rosati- 5- di S. Candida- 6- di Marzagaglia- 7- del Vero Zelo- 8- della Croce- 9- della Torre- 10- di San Donato- 11- di San Domenico- 12- di Gigante- 13- di

Montesannace. Molte risultano essere le chiese e cappelle in Gioia, Vedi Padre Bonaventura, sui pastori di Puglia. L'importanza del nostro Comune è testimoniato anche dalla presenza di numerose chiese e cappelle nel suo territorio.

Accanto alle grandi aziende agrarie, che erano gli epigoni dell'antica curtis medievale, un tempo i signori facevano costruire una Cappella, nella quale veniva celebrata la Messa festiva non solo per loro e congiunti, ma anche per gli operai che durante tutto il corso dell'anno e in tutte le stagioni  erano a loro servizio nei più svariati lavori dei campi. La presenza in loco di numerosi sacerdoti rendeva possibile queste celebrazioni anche nei giorni feriali, venendo incontro al bisogno  dei fedeli di soddisfare il precetto festivo e di accostarsi al sacramento eucaristico ed evitando loro il disagio di recarsi spesso   in paese per strade polverose, percorrendo anche diversi chilometri a piedi.

Le chiese, in quasi tutte le antiche masserie, sono completamente staccate dal corpo di fabbrica principale, per non sottrarre spazio ad ambienti utili alla vita quotidiana degli abitanti e ai frequentatori della masseria; infatti mentre le abitazioni, le stalle, i granai, i depositi erano collegati e costruiti tutti all'interno della corte, per ovvi motivi di sicurezza, le chiese trovavano allocazione al di fuori della corte in quanto difficilmente erano motivo di preda, essendo luoghi sacri verso i quali anche i nemici o i predoni portavano rispetto.

Di seguito riporto alcune notizie sulle più importanti Chiese rurali presenti nel nostro agro.

Chiesetta Santa Candida

santacandidaA circa 8 Km. a SE di Gioia, in contrada Santa Candida si trova la cappella di Santa Candida. Essa  si presenta modesta sia all'esterno che all'interno, anzi è la più umile e modesta tra quelle esistenti, come si può rilevare facilmente osservando l'aspetto esterno ed interno di essa.  La pianta ha forma rettangolare e nel complesso la chiesetta si può paragonare ad una tipica casetta di campagna. E' costruita in  pietra e con  altro materiale povero. 

La facciata principale, che termina a spiovente abbastanza pronunciato, è lineare e semplice; presenta sul portone d'ingresso una mensola sporgente sulla quale è murata una lapide. La facciata della masseria annessa alla chiesa presenta un campanile a vela. Attualmente è adibita a deposito attrezzi. Un tempo si celebrava la messa 3 volte la settimana dalle ore 6 alle ore 7. Su una targa in pietra è riportata la seguente iscrizione in latino: D.O.M. Barbarie temporum jam factum ludibrium agricolae et pecoris sacellum hoc Sanctae Candidae junioris ei aedificatum elemosinis anno MDCXXXIX (1639 ?)D. Thomas Addabbo, D. Donatus Panessa cl Janes Ant. – Monte, acquid Paulus Losito elemosynis priorum instaurarunt A.D. MDCCXL.

Nella zona retrostante la chiesetta si trova l'ingresso di una grotta, nella quale si racconta sia stata rinvenuta l'effigie di Santa Candida.

La chiesetta è di proprietà della signora Letizia Sportella e del marito  Giovanni Mastrangelo.

santacandida-altareAll'interno si può ammirare un altare in pietra lavorata, alla cui base è scolpita una croce greca  inscritta in un cerchio, circondata da due angioletti.  Sull'altare insiste una lunetta affrescata a tempera in cui è raffigurata Santa Candida giovane, circondata da angeli, Santa riconoscibile dal  fatto che l'iscrizione della lapide posta sulla facciata della chiesa riporta il suo nome. L'affresco non è in buono stato di conservazionee necessiterebbe di un restauro.

Chiesetta Bosco

Si trova a  circa 8 Km. dal centro abitato di  Gioia, in direzione SO, nella contrada denominata " Fitto di Bosco ", sulla provinciale per Laterza. Semplice all'esterno e nell'interno, questa cappella si pensa che risalga agli inizi del 1700, ma la data precisa della sua fondazione  è ignota. Attualmente non è adibita al culto.   Scuola Carano: Essa è circondata da un fitto boschetto costituito da vari tipi di alberi e di vegetazione. Sul portale della cappella si trova la seguente  targa commemorativa: A. P. M. Questa Cappella all'Jmmacolata Vergine dedicata per se e i suoi e per comun vantaggio Vito Lonardo Bosco dalla pietà del suo animo mosso a costruire l'anno del Signore 1804.

cappelladiboscoLa facciata presenta una porta con chiusura ad arco al di sopra della quale è murata la suddetta  lapide. Un piccolo oculo ovale, che serve ad illuminare l'interno della chiesetta, raccorda la facciata con la copertura a spiovente smussato. Sulla sommità del frontone si erge un minuscolo rialzo sulla cui base è poggiato il campanile a vela con una piccola campana, racchiuso lateralmente da due contrafforti più obliqui rispetto alla copertura, che conferiscono maggior slancio alla costruzione.

La  semplicità della chiesetta è maggiormente riscontrabile nell'interno, nel quale si ritrovano elementi di stile romanico pugliese. Sull'altare in pietra appena lavorata, che è poggiato alla parete di fondo e presenta due piccoli ripiani che sorreggono gli arredi sacri, i candelieri e il Crocifisso,   vi è un quadro della Madonna, da cui si coglie un'espressione di purezza e di bontà.  Da ammirare è anche una acquasantiera in pietra lavorata, fissata nel muro di una parete laterale.

La chiesetta non è adibita al culto, tuttavia la messa è celebrata una volta l'anno, e precisamente a maggio.

Chiesetta Madonna della Croce

madonnacroceLa popolazione gioiese è solita festeggiare  il 3 maggio, giorno della Croce in questa Chiesetta. La chiesetta  Madonna della Croce è una delle cappelle rurali più vicine al centro abitato di Gioia. Essa è situata  quasi frontalmente al nuovo Cimitero,  lungo la via vicinale La Villa, su una piccola altura rocciosa e dista dal paese circa un chilometro. La sua data di fondazione risale agli inizi del 1700. La piccola chiesa appartiene alla famiglia Fiorentini ( Proprietà Fiorentini F.lli ed Eredi ). Proprio a devozione di Pasquale Fiorentini Senior e Junior è stato oggetto di restauri negli anni ottanta, ma oggi versa in condizioni critiche.

La chiesetta è circondata da un giardino. Dopo aver oltrepassato un cancello in ferro, una scalinata di pietra, in leggera salita, fiancheggiata da alberi, porta alla chiesetta. Il piccolo sagrato è racchiuso da una balaustra in tufo traforato.Il prospetto presenta una facciata, di colore rosso,  che è semplice.  lineare, con copertura a spiovente tronco, scandita da lesene laterali e stipiti della porta di accesso leggeremente aggettanti. Sulla porta d'ingresso è presente un'apertura circolare racchiusa da una inferriata a forma di Croce, che svolge la funzione di dar luce  e creare la necessaria ventilazione di aria all'interno della chiesa. Al  di sopra dell' oculo è presente la seguente iscrizione: Proprietà Fiorentini f.lli ed erede.  Questo restauro a devozione di Pasquale Fiorentini seniore e juniore.  La facciata termina con un piccolo campanile a vela, dotato di una campana.

Internamente la chiesa si presenta ad una navata con volte a botte, è grande e spaziosa e di una semplicità che non rivela uno stile particolare.   Di particolare interesse è l'altare, che è poggiato sulla parete di fondo ed è sostenuto da due colonne lavorate. La parte frontale e sottostante l'altare presenta un'artistica lavorazione nella quale è incastonata l'immagine del Cristo risorto. Sull'altare sono presenti tre affreschi: quello centrale, più grande degli altri due, rappresenta la Madonna con il Bambino Gesù in grembo che stringe tra le mani una Croce, elemento che probabilmente ha dato il nome alla chiesa. L'affresco laterale sinistro raffigura un Santo con il volto chinato, nell'atto di scrivere su una pergamena, mentre sul lato destro è dipinto un altro Santo, probabilmente san Giuseppe, come si potrebbe dedurre dal fatto che stringe  un giglio con la mano sinistra.

Sulla parete destra della chiesa si può leggere la seguente iscrizione: In memoria.   In questo santuario di famiglia Fiorentini così prediletto dall'estinto fu tra le lagrime di tutti custodita nelle notte del 5 gennaio 1912 la bella spoglia mortale dell'adorato Pasqualino Fiorentini – tanto istruito negli studi severi classici – e di tanta ineffabile dolcezza di carattere morto a 21 anni non finiti  e troncato senza pietà dalla volontà di Dio.   Un anno dopo.

In passato la cappella era adibita al culto; attualmente il giorno 3 maggio di ogni anno, in ricorrenza della festa della Madonna della Croce, seguendo un'antica tradizione i gioiesi  rendono visita all'icona della Madonna della Croce nella chiesetta a Lei intitolata, la quale viene aperta al culto e viene celebrata la messa con la partecipazione di numerosi fedeli. Un tempo  al termine della celebrazione i fedeli intervenuti si trattenevano nella campagna circostante  la chiesetta,  per trascorrere la giornata all'aperto, nel bel mezzo della ridente primavera, e consumare un pasto all'aperto.  Il culto per Maria, testimone ai piedi di Gesù messo in Croce, è il simbolo della Madre dell'Umanità designata con tale titolo dal Figlio, è il simbolo dell'amore della Madre per il Figlio, dell'umanità sofferente che  nel Cristo sofferente si riscatta dal peccato e con Lui recupera la speranza di una vita degna di essere vissuta.

Nonostante gli interventi di restauro la chiesetta versa in una situazione di  degrado, dovuto non solo al tempo e all'incuria (i proprietari non risiedono a Gioia), ma anche ai continui atti di vandalismo, come rottura della porta d'ingresso furto di arredi sacri, Croce, candelieri. I signori Benagiano, che curano la vigilanza della zona, sono i primi a riscontrare tali azioni vandaliche

Ignoti ladri ultimamente hanno asportato le corone d'argento, che ornavano il capo della Madonna e di Gesù bambino nell'affresco presente nell'abside, hanno rubato persino la campana presente nel campanile a vela; quest'ultima è stata poi rimpiazzata  con  una di dimensioni minori.

La Chiesa della Madonna della Croce necessita  di urgenti restauri, mirati alla conservazione della struttura, a  contrastare l'umidità e a preservare la staticità dell'edificio, nonché l'incolumità dei fedeli e di recupero della decorazione pittorica interna.   

Dal nome della contrada, Vero Zelo, in dialetto verzura, il popolo volgarmente chiama la festa col nome di Madonna della verdura o della lattuga.

Chiesetta dell'Annunziata

annunziataA 6 Km. da Gioia, sull'altura di Monte Rotondo, a  380 mt.  s.l.m., a circa un Km. dagli scavi archeologici di Monte Sannace, nell'omonima contrada, domina l'antica Chiesetta dell'Annunziata.

Il territorio rurale  su cui insiste la Chiesa venne assegnato alla Chiesa di Bari dal duca di Puglia Ruggiero e prese il nome di Feudo di Monte Sannace.

La Chiesa costituisce una testimonianza  dell'arte del XIV secolo in Terra di Bari, importante non solo sotto l'aspetto architettonico, ma anche  sotto quello pittorico.

In un antico manoscritto anonimo, conservato presso la sede Arcivescovile di Bari  si dice che l'Arcivescovo di Bari Romualdo II, succeduto all'Arcivescovo Giovanni VI nel 1282, oltre a recuperare i beni della Chiesa di Bari usurpati da alcuni signori del tempo durante il periodo di vacanza vescovile,  etiam funditus a primo lapide construxit et aedificavit Cellam amoris et habitationem Montis Ioannatii cum una ecclesiaa valde pulchra.

Tale affermazione concorda con la seguente iscrizione, posta sul frontespizio della Chiesa, al lato destro, che ce ne indica la data di costruzione: ILL.mus ARP US BAREN  ROMUALD s ECCLm. HA C  F. F. A. D.  1309  RESTAURATA  V° F. A. FUN  AEYE PIOR 1505.

E' evidente da tale iscrizione che la Chiesa fu  fatta edificare dall'arcivescovo di Bari Romualdo II nell'anno 1309 e poi fu restaurata nell'anno 1505.

Qualche anno dopo i duchi d'Atri usurpano circa 300 ettari del patrimonio della Chiesa di Bari, prendendo in fitto dalla stessa altri territori.

Infatti un'altra iscrizione posta sulla facciata laterale destra ci fa conoscere che dal 1532 il territorio di Monte Sannace era governato dai duchi di Acquaviva, che pagavano all'arcivescovo di Bari il canone annuo di 62 ducati e che per l'esproprio dei beni della Chiesa i duchi avrebbero dovuto pagarLe dal 1643 la somma di ducati 400 annui, a titolo di indennizzo, consentendoLe l'utilizzo della Chiesa.

Nel 1535 l'Arcivescovo di Bari, Cardinale Girolamo Grimaldi, dopo aver effettuato una ricognizione dei beni del Feudo di Monte Sannace,  cita in giudizio il Duca d'Atri perché occupa il  predio rustico di Monte Sannace, di proprietà della mensa arcivescovile.

Una lettera del duca d'Atri del 25-12-1569 all'Arcivescovo di Bari Antonio II cita che la Chiesa si S. Maria Annunziata unitamente a parte  del Monte Sannace sono di proprietà dell'Archidiocesi di Bari.

Tale giudizio si conclude soltanto nel 1641 con l'impegno da parte dei duchi d'Atri di corrispondere il canone annuo di ducati 400 alla Mensa Arcivescovile di Bari. La proprietà di Monte Sannace rientrò in possesso della Chiesa di Bari nel 1829, tramite un atto di transazione tra l'Arcivescovo Michele Basilio Clary e la principessa di casa Acquaviva, nobildonna Guglielma Ruffo-Scilla, in qualità di tutrice del principe  Giambattista De Mari, ancora minorenne.

La Chiesa di Maria S.S. Annunziata con la casa canonica che si trova alle sue spalle e i poderi circostanti sono oggi proprietà della Chiesa Matrice di Gioia del Colle.

La Chiesa, benché piccola, era già nota agli studiosi dell'Ottocento per la presenza  di arredi scultorei ed affreschi di buona fattura. Tra questi sono da citare: un'acquasantiera, monolito calcareo di età romanica ( che per la presenza di un serpente, che rappresenta il peccato originale,  e di un pesce, simbolo dei cristiani, che vi sono scolpiti, fa pensare che si trattasse originariamente di un fonte battesimale ), un dipinto della Madonna  col Bambino, risalente al XVI secolo, un ciclo di affreschi riguardanti la Passione di Cristo e la Crocifissione, altri affreschi e una statua lignea dell'Annunciazione.

A questa Chiesa è legata una festa, quella del 25 marzo, giorno dell'Annunziata e  un rito, tra il sacro e il profano, che si celebra a partire dall'ottava di Pasqua e che si ripete il giovedì e la domenica successiva: la Passata al Monte.

La Chiesa, che si raggiunge attraverso una scalinata, presenta un sagrato sul quale spicca la facciata in pietra con ingresso rettangolare, un rosone con 7 aperture, delimitate da colonne  con capitelli e in alto due piccole figure, ugualmente in pietra; queste ultime di origine antica sono poste alle estremità superiori del prospetto frontale.  In alto è visibile  una piccola apertura sormontata da un arco con tettuccio spiovente, sormontato da una piccola croce in pietra, che serve da alloggiamento ad una campana, un piccolo campanile a vela.

annunziatainternoL'interno della Chiesa, che ha una volte a botte, è ad una navata affrescata   e  presenta una cappella sul lato sinistro. Tale ambiente, ugualmente chiuso da una volta a botte, è noto come Cappella del Crocifisso e presenta numerose pitture murali, eseguiti con la tecnica del mezzo fresco, opere sicuramente di due diverse maestranze delle fine del XVII secolo. Infatti in basso a destra  della Crocifissione di Cristo con la Madonna, S. Giovanni Evangelista  S. Maria Maddalena e Maria di Cleofe  è disegnata la data 1694.

Il ciclo della passione è suddiviso in 4  riquadri: l'orazione di Gesù nell'Orto,  Gesù deriso e incoronato di spine, la flagellazione, la caduta sotto la Croce.

Da sottolineare due particolari interessanti: le varie scene sono racchiuse da una cornice in finto marmo, che, insieme ai finti occhielli e ai chiodi emersi in seguito al restauro, danno l'impressione  al visitatore di trovarsi di fronte a quadri appesi piuttosto che ad affreschi.

La parete di fondo della nicchia absidale presentava un dipinto murale con Madonna su un trono col Bambino, incoronata dagli Angeli, tra i Santi Gioacchino ed Anna, opera di un artista locale della metà del Novecento. 

Tale immagine, durante i lavori di restauro è stata asportata dalla parete e salvata con una riproduzione fotografica  di dimensioni reali, che è stata esposta nella Chiesa.

Infatti al di sotto di tale icona i lavori di restauro hanno portato alla luce l'icona originaria che oggi si può ammirare, che è databile  ai primi decenni del 500 , che raffigura una Madonna, che indica il Bambino che ha in grembo nell'atto di abbracciarla e di  accostarle teneramente una guancia, venerata come Madonna  della Tenerezza.

Accanto a questo gruppo centrale  si può ammirare l'immagine di S. Giovanni Battista, di un altro santo orientale e di Sant'Orsola accompagnata da numerose vergini. Nella parte inferiore dell'affresco compare la data 1617.  In basso vi è un altare in pietra, murato nella parete, opera verosimilmente degli inizi del 700.

La volta della navata, che presenta la scena dell'Assunzione, è datata 1950 ed è opera di Benedetto Colonna.

Nell'ultimo scorcio del secolo passato la Chiesetta ha subito un notevole degrado, soprattutto nella parte del soffitto e del tetto, a causa delle infiltrazioni di acque meteoriche, che avevano provocato anche danni agli affreschi interni.

Grazie ai fondi POR Puglia 2000-2006 mis. 2.2,  al contributo del Comune di Gioia, della Parrocchia S. Maria Maggiore di Gioia e dell'Archidiocesi Bari – Bitonto è stato possibile restaurare la Chiesa e riportarla al suo antico splendore.

L'intervento di restauro, oltre ad eliminare le cause del degrado ( riparazioni del tetto e infiltrazioni meteoriche )  ha riguardato il consolidamento degli intonaci, il fissaggio e la pulitura della pellicola pittorica, la risarcitura di tutte le lacune dell'intonaco e l'intervento di integrazione pittorica delle lacune e delle abrasioni.

Nel corso dell'intervento sul manufatto e sulle pitture si è provveduto altresì a restaurare la scultura lignea dell'Annunciazione.

Chiesetta di San Giuseppe Lavoratore

sangiuseppelavoratoreNel 1958 viene istituita nel Comune di Gioia del Colle la frazione di Montursi.

Il 12 ottobre 1957 il Commissario Prefettizio di Gioia delibera la concessione gratuita di terreno di proprietà comunale per la costruzione di una Chiesa Parrocchiale, casa canonica e opere parrocchiali in Contrada Montursi.

In detta contrada infatti risiedevano circa 3000 persone e parte della zona era stata da poco rimboschita. A febbraio del 1959 il Commissario Prefettizio di Gioia Emanuele Loperfido delibera un contributo di £. 300.000 per l'erigenda chiesa parrocchiale " S. Giuseppe " in contrada Montursi, opera già iniziata a cura della chiesa Matrice di Gioia, precisamente dall'arciprete don Franco Di Maggio con l'impresa Michele Donatone di Gioia.

Il 29 luglio 1959 la Giunta Comunale, a parziale modifica della precedente delibera commissariale, approva la permuta di un terreno di proprietà comunale in contrada Montursi per la costruzione di una chiesetta da parte della Prebenda Parrocchiale S. Maria Maggiore con un altro della stessa Prebenda Parrocchiale per costruirvi una scuola rurale. Si ricorda che da poco si è costituita la Frazione Montursi della città di Gioia del Colle e che è pervenuta la richiesta per costruire una Chiesa rurale da parte dell'arciprete della Chiesa Matrice, don Franco Di Maggio, per permettere agli abitanti della frazione di Montursi di assolvere in loco al precetto domenicale e festivo.

La chiesetta di San Giuseppe Lavoratore sorge a Montursi a una decina di chilometri dal centro abitato in una boscosa pineta sulla strada provinciale Gioia- Laterza.

E' la chiesetta rurale di costruzione più recente del nostro paese ( 1959 ). Benché esternamente abbia una facciata che sembra far preludere ad un tempio a tre navate, all'interno presenta una struttura molto moderna. Sull'altare è scolpita la figura di San Giuseppe Lavoratore. Vi sono due finestre laterli e dei quadri che rappresentano la " Via Crucis ". La chiesetta è di forma quadrangolare: in alto, sul portone d'ingresso vi è un riquadro che raffigura San Giuseppe nel deserto.

sangiuseppelavoratoremosaicoLa chiesetta non è molto ampia, ma ha una favorevole posizione, perché situata su una collinetta ridente, circondata da una pineta recentemente rimboschita, dalla quale si può ammirare un piacevole panorama, e presenta un ampio sagrato che permette ad un buon numero di fedeli di seguire le funzioni religiose stando all'esterno della chiesa.
Annesso alla chiesetta sorge un campanile alto una decina di metri, alla cui sommità è stata posizionata una piccola campana.

Accanto alla chiesetta sono stati costruiti dei locali che erano utilizzati come sede distaccata dei servizi demografici e come ufficio postale, oggi utilizzati dal Comitato per la valorizzazione della contrada Montursi.

Dalla sua inaugurazione e apertura al culto ogni anno il 1 maggio si solennizza la festività di San Giuseppe Lavoratore. In quel giorno è tradizione e usanza per i gioiesi recarsi per devozione a Montursi. Dopo avere ascoltato la messa sul sagrato della chiesetta, gli intervenuti trascorrono la giornata molto allegramente nella pineta dove è stata realizzata una zona picnic, nelle campagne circostanti o in locali pubblici all'aperto, attrezzati per una piacevole scampagnata e per la consumazione di un pasto preparato a casa o da richiedere in loco ai ristoratori, posti a poca distanza dalla stessa chiesetta.

Da qualche anno, grazie all'interessamento del Comitato Pro-Montursi, oltre ai festeggiamenti religiosi si svolgono diverse manifestazioni, sia collegate all'attività agricola propria della contrada sia finalizzate ad un utilizzo più ampio delle strutture esistenti.

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22 Marzo 2010

  • Scuola di Politica

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