La Piazza ottocentesca di Gioia del Colle

Risale all’Ottocento l’ampliamento del paese al di là delle mura cittadine, che circondavano il Centro storico di Gioia. Nella zona posta a sud del paese era presente un Largo o Spiazzo comunemente chiamato di San Francesco per la presenza del Convento e della Chiesa intitolata al Santo di Assisi, che i nostri avi ricordano essere […]

Print Friendly, PDF & Email

Anni ’50. Piazza Plebiscito vista dall’alto

Risale all’Ottocento l’ampliamento del paese al di là delle mura cittadine, che circondavano il Centro storico di Gioia.

Nella zona posta a sud del paese era presente un Largo o Spiazzo comunemente chiamato di San Francesco per la presenza del Convento e della Chiesa intitolata al Santo di Assisi, che i nostri avi ricordano essere stato utilizzato per la coltivazione della vite, mentre altri terreni di pertinenza della Chiesa o di privati erano giardini coltivati.

Lo spiazzo era stato successivamente denominato monterrone, per il deposito di rifiuti che ne avevano rialzato il livello formando un monticello.

La Piazza ha una forma trapezoidale con la base più piccola rivolta a sud, a confine con il complesso conventuale di San Francesco.Tutt’intorno al Largo San Francesco agli inizi dell’Ottocento erano visibili solo terreni privi di abitazione.

L’accresciuto aumento della popolazione e la richiesta di nuove abitazioni, soprattutto da cittadini benestanti ha portato allo sviluppo edilizio della città intorno al Largo San Francesco dopo l’acquisto di suoli, precedentemente utilizzati per attività agricole, per edificare queste nuove dimore gentilizie.

Qualche contenzioso sembra essersi verificato circa l’estensione dei terreni acquistati e la volumetria utilizzata nella costruzione.

Alla fine dell’Ottocento questo Largo viene circondato da costruzioni di cittadini benestanti e assume la sua fisionomia che, pur con qualche scempio, come l’abbattimento di una delle case della famiglia De Bellis e del Mercato Coperto, si manterrà quasi inalterato nel tempo.

Partendo dalla costruzione del Mercato Coperto, iniziata nel 1899, su un suolo comunale inutilizzato e che rendeva più ampio lo Spiazzo San Francesco, e, procedendo in senso orario, l’attuale Piazza Plebiscito presenta diversi palazzi.

Il primo, quello che confina in direzione est con Corso Garibaldi, è il palazzo Lopinto, probabilmente di don Giulio, costruito intorno al 1860.

Di questa famiglia non abbiamo molte notizie.  Don Giulio Lopinto svolge il compito di consigliere comunale di Gioia nel 1882. Un tale Ettore Lopinto nel 1907 ha partecipato al concorso, in cui riesce vincitore, per una borsa di studio da utilizzare per dieci anni per frequentare un corso di composizione musicale in un Istituto Musicale Primario del Regno d’Italia.

A fianco di questa abitazione si trova un palazzo sul cui arco soprastante il portone d’ingresso sono riportate le iniziali D  G. Dovrebbe trattarsi del  maestro muratore Donatone Giovanni, che nel 1876 avanzò richiesta al Comune chiedendo di costruire sul suolo municipale Palombella, a linea del palazzo Lopinto, un bello ed ampio edificio che avesse ben chiuso sul  lato nord la nuova e bella Piazza Plebiscito al Largo San Francesco, togliendo dalla vista lo sconcio delle casupole ivi esistenti. Tale richiesta fu rigettata perché avrebbe ristretto la Piazza, perché nel 1859 il Decurionato di Gioia aveva rigettato la medesima domanda di un altro proprietario e perché già nel 1868, su proposta del consigliere Francesco Calabrese, il Consiglio comunale aveva discusso della costruzione di una Piazza Coperta sul fondo Palombella, appartenente al Capitolo di Gioia, da cui era passato in proprietà del Comune. Inoltre nel 1871 la Giunta comunale di Gioia era stata convocata per deliberare l’approvazione delle basi per la costruzione della Piazza Coverta, pensando di utilizzare a tale scopo il Largo Palombella. Qualche tempo dopo il diniego dell’autorizzazione il Donatone con molta probabilità si impegnò nella costruzione di un altro edificio, sempre a ridosso ed in linea con il palazzo Lopinto, edificio che andava a chiudere Piazza Plebiscito dal lato nord in direzione est, sul quale sono riportate le iniziali D. G.

Uccisione di Giuseppe Calabrese, 22-4-1799. Disegno di Mimmo Alfarone

All’angolo tra Corso Garibaldi e la Piazza sorge il palazzo Calabrese, famiglia non originaria di Gioia, anche se da molti anni residente in loco. Si tratta di una casa palazziata, costruita intorno al 1840, in quanto un documento ci riporta la notizia che in quell’anno fu collocato un fanale di illuminazione all’angolo della casa di D. Tommaso Calabrese al Largo San Francesco.

Un Calabrese fu ucciso durante i moti rivoluzionari del 1799. Infatti il 22 aprile 1799, con l’approssimarsi delle truppe francesi a Bari, viene ripiantato ancora una volta a Gioia l’albero della Libertà, viene nuovamente spiantato e si verifica ancora una volta una recrudescenza della rivolta del 13 e 14 febbraio. La sera del 22 in Largo San Domenico il notaio Giuseppe Calabrese, Comandante della Guardia civica del nuovo governo della città, mentre transitava per il detto luogo con lo schioppo in mano e una coccarda tricolore su berretto, viene circondato da una folla di realisti filo borbonici. È colpito a morte da numerosi colpi di schioppo sparati da Giovani Pellegrino, Francesco Galatola, Giuseppe Donato Resta ed altri. Spirerà tra le braccia del suocero, Paolo Martellotti, mentre il sacerdote Sigismondo Romano gli impartisce l’estrema unzione.

Nello stesso periodo un certo Calabrese Federico, fu Giuseppe, è ricevitore del Registro e bollo, iscritto alla Vendita carbonara gioiese ‘La Costanza dei Bruti’, Maestro e Segretario, che partì per le frontiere come Capitano della Legione. Un Calabrese Tommaso, galantuomo, iscritto alla Vendita, Maestro e guarda bolli e sigillo, partì per le frontiere come Tenente dei Militi.

Nel 1837 Tommaso Calabrese usurpa due carra di terre nella tenuta comunale di Montursi.

Un Francesco Calabrese, notaio, commendatore, è stato consigliere comunale nel 1860 fino agli anni ’70 nonché Presidente della Commissione della Banda musicale di Gioia nello stesso periodo.

Un esponente della famiglia Calabrese, Francesco, del 1861, lo troviamo nel Consiglio Comunale di Gioia sotto il sindacato di Antonio Taranto, e vota contro la proposta di elargire un sussidio alla Banda Musicale e nel 1863 è capo della Guardia Nazionale a piedi.

Nel 1875 l’avvocato cav. Francesco Calabrese riveste il ruolo di Presidente della Congregazione di Carità.

Tommaso Calabrese è stato il primo presidente del Circolo Unione di Gioia dal 1868 al 1880. Un Achille Calabrese nel 1887 riveste il ruolo di consigliere comunale e della Banda musicale di Gioia.

Il Benefattore Pasquale Favale

Separato da Via Apollo segue il palazzo Favale, poi palazzo Pagano ed attualmente sede della Banca Popolare di Puglia e Basilicata. Un Pasquale Favale muore a Napoli nel 1882 e con testamento del 24 marzo 1880 lega al Comune di Gioia due lasciti: uno per il mantenimento di un giovane gioiese in un Istituto musicale ed un altro per il maritaggio di donzelle povere.

Il dott. Pietro Nicola Favale, medico e chirurgo, che acquistò casamenti comunali in Via Duomo e costruì l’abitazione tra la stessa via Duomo e Corso Vittorio Emanuele, ricoprì il ruolo di sindaco di Gioia dal 1813 al 1814, dal 1819 al 1820, dal 1821 al 1822 e dal 1826 al 1831.

Durante la peste del 1837 si segnalò il sacerdote don Filippo Favale.

Un tale Favale Vincenzo fu sindaco di Gioia dal 1850 al 1853. Nello stesso periodo esercitavano la professione di farmacista Francesco Favale e Filippo Favale. Un Biagio Favale è stato vice segretario nel periodo intorno al 1860. Nel 1861 Donato Favale fu nominato seconda Guardia municipale.

L’immobile fu acquistato dalla famiglia Pagano, che ne abbellì l’interno con affreschi.

Enrico Pagano e il figlio Luigi erano titolari del molino automatico Excelsior in via Lagomagno e Alfredo Pagano gestiva il molino a cilindri e pastificio a vapore in via Santeramo.

Il cav. Pagano Salvatore fu sindaco di Gioia nel 1918.

Superata Via Mercurio segue la casa Taranto, poi diventata proprietà Monte (1869).

Dai documenti d’archivio apprendiamo che intorno al 1840 sullo spiazzo di San Francesco sorgono le due case palaziate di Tommaso Calabrese fu Giuseppe e del canonico D. Vito Leonardo Taranto. La casa palaziata è indice di proprietari benestanti, in quanto tali abitazioni erano residenze importanti perché dotate di un piano soprano e spesso di un giardino interno.

Il notaio Donatantonio Taranto

La famiglia Taranto ha avuto diversi sindaci e personaggi di rilievo.

Il dott. D. Giovanni Taranto nel 1806 divenne arciprete di Gioia.

Dalle deliberazioni decurionali apprendiamo della presenza nel Consiglio di Donato Taranto nel 1821.

Nel 1817 Giuseppe Raffaele Taranto sposa Dorotea Indellicati, matrimonio interrotto dopo 18 mesi per l’indole impetuosa e bestiale del Taranto. Il Taranto moriva dieci anni dopo, spento da morbo acuto. La signora Dorotea legò, con pubblico testamento, una casa alla Direttrice dell’Asilo d’Infanzia, ventimila ducati all’Ospedale civico Paradiso e parecchi maritaggi per le donzelle povere. A sue spese fece erigere, nella Chiesa di San Rocco, l’altare in onore del Patriarca San Giuseppe.

Nicoletta Taranto (1819-1875), figlia di Giuseppe Taranto lasciò la proprietà di due masserie alla Congregazione di Carità per la fondazione di un Asilo di Mendicità e la quarta parte del frutto di un esteso casamento, da distribuirle ogni anno ai miseri infermi, agli ammalati dell’Ospedale ed ai carcerati della locale prigione.

Il notaio Antonio o Donatantonio Taranto fu consigliere e vice presidente del Consiglio Notarile di Bari dal 1818 al 1832.

Durante la peste del 1837 si segnalò il canonico don Vito Leonardo Taranto.

Tra il 1850 e il 1860 veniamo a conoscenza di un abate e canonico Vito Leonardo Taranto.

L’avvocato Taranto Filippo fu sindaco di Gioia dal 1860 al 1861. Il notaio Taranto Antonio fu sindaco dal 1861 al 1865. Nel 1861 il sindaco Antonio Taranto diede l’incarico al Principe degli ingegneri Luigi Castellucci di progettare l’adattamento del convento di San Domenico ad uso di Palazzo Municipale, Corpo della Guardia Nazionale, scuola, carceri e prevedere l’installazione di un nuovo orologio. Il notaio Taranto Vincenzo fu sindaco dal 1890 al 1891. Il signor Taranto Donato Antonio fu sindaco dal 1901 al 1902.

Il notaio cav. Vincenzo Taranto fu assassinato nel 1894. Entrando nel Cimitero monumentale di Gioia sulla destra si può leggere la seguente lapide: Qui il cadavere lagrimato di Vincenzo Taranto nato il 23 febbraio 1855 assassinato la sera del 15 agosto 1894 dall’alta e bassa canaglia attende la giustizia di Dio e quella degli uomini.

La famiglia Monte ha dato a Gioia altri personaggi illustri e ha partecipato attivamente alla vita politica cittadina.

Un certo Monte Giannantonio è stato sindaco di Gioia durante il Regno Borbonico, dal 1760 al 1761.

Cappella della Madonna della Pietà, della famiglia Monte

Un altro esponente della famiglia Monte è l’arciprete don Giannantonio Monte, nato a Gioia il 16-12-1770 e morto il 27-6-1827 di malattia biliosa. Successore dell’arciprete Taranto resse l’arcipretura per 17 mesi, durante i quali, anche se con modi aspri e burberi, ma con molto zelo e fermezza, ristabilì la disciplina nella Chiesa, rilassata e quasi annientata dalle circostanze dei tempi e dal disinteresse dei suoi predecessori arcipreti (la lunga vecchiaia di don Paolo Catucci e il lungo silenzio di don Giovanni Taranto).

A lui venne intitolata il Largo che poi prenderà il nome di Piazza del Popolo, Largo Vittoria e successivamente Piazza XX Settembre. Con il cambio di denominazione in Piazza XX Settembre alla famiglia Monte è stata denominata la prima traversa a destra della Via Monte Sannace (Scaletta Monte).

Un Vincenzo Monte fece costruire una casa, ubicata di fronte all’ingresso laterale della Chiesa di San Vito Martire. Nel 1787 fece costruire una cappella annessa alla sua abitazione, dedicata alla Madonna della Pietà, nella quale si conservano i dipinti dei due Santi Protettori di Gioia: Santa Sofia e San Filippo Neri. L’epigrafe presente sulla cappella riporta: Sotto il Regno di Ferdinando IV (don) Vincenzo Monte fece costruire il 1787, senza diritto di asilo.

Un Monte Domenico è stato Capo dell’Amministrazione comunale di Gioia dal 1820 al 1821, durante il periodo del Decurionato. L’avv. Monte Domenico ha rivestito il ruolo di sindaco nel 1941.
Nel 1837 don Felice Monte occupa 26 tomoli di terra alla contrada Gaudella.

Il comm. Monte Filippo è stato presidente del Circolo Unione di Gioia dal 1892 al 1902.

Dopo palazzo Taranto, Monte in direzione sud, sul  lato più corto della zona trapezoidale della piazza segue la Chiesa e il Convento di San Francesco.

L’onorevole Vito De Bellis

Dal lato ovest, Piazza Plebiscito era chiusa dalla casa De Bellis, risalente al 1875, nei cui locali a piano terra era allocata la Banca De Bellis. Oggi questa casa è stata rimpiazzata da un condominio composto di sei piani.

Vito De Bellis, più volte consigliere comunale di Gioia e deputato nel Parlamento italiano (dalla XIX alla XXVI legislatura, 1895-1924), era contitolare dello Stabilimento vinicolo Vito De Bellis & C. e della Banca De Bellis.

Oltrepassando l’incrocio di via Verdi sorge un altro palazzo, fatto costruire dalla famiglia Maurantonio nel 1875, che va a completare la delimitazione della Piazza.

Lo Spiazzo San Francesco fu appianato una prima volta nel 1841, a spese del Comune. Nel 1887 fu deciso lo spianamento di Piazza Plebiscito, che aveva una elevazione di circa cm. 50 sul livello delle strade circostanti, da cui il nome monterrone, anche se alcuni consiglieri comunali avevano proposto la formazione di un pubblico giardino.

Da quel momento quello che era lo Spiazzo San Francesco è rimasto una Piazza, quella centrale e più importante di Gioia, che conserva il nome Plebiscito, dall’evento verificatosi a seguito dell’esito della votazione del 21 ottobre 1861: Il Popolo vuole l’Italia una ed indivisibile con Vittorio Emanuele Re costituzionale e i suoi legittimi discendenti ?, tenuta sullo Spiazzo San Francesco: il Plebiscito che sanciva l’annessione anche del nostro paese al regno d’Italia governato dai Savoia.

Il ‘monterrone’

Con l’abbattimento della casa De Bellis all’inizio degli anni ‘60 e la costruzione di un complesso edilizio di sei piani, e con il successivo abbattimento del Mercato Coperto nel 1970 è stato sfigurato l’originario impianto ottocentesco di Piazza Plebiscito, che si era armonicamente integrato alla preesistente struttura del complesso Conventuale di San Francesco.

La Piazza è stata successivamente ridimensionata dal lato ovest, per ottenere un tratto di strada più largo, utilizzato come area di sosta per i bus da e per Bari, Taranto e per altre regioni italiane.

© È consentito l’utilizzo del contenuto di questo articolo per soli fini non commerciali, citando la fonte ed il nome dell’autore.

Print Friendly, PDF & Email

10 Febbraio 2021

  • Scuola di Politica

Inserisci qui il tuo Commento

Fai conoscere alla comunità la tua opinione per il post appena letto...

Per inserire un nuovo commento devi effettuare il Connettiti

- Attenzione : Per inserire commenti devi necessariamente essere registrato, se non lo sei la procedura di LOGIN ti consente di poter effettuare la registrazione istantanea.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.