La ” passata a Monte Rotondo “
In località Monte Rotondo, più nota come Monte Sannace, i cittadini di Gioia l’ottava di Pasqua, il giovedì e la domenica in Albis si ritrovano intorno alla Chiesetta rurale dell’Annunziata per celebrare un rito, noto come ” passata al Monte “. E’ un’ antica festa che ha tutto il sapore di un rito magico-pagano e […]
In località Monte Rotondo, più nota come Monte Sannace, i cittadini di Gioia l’ottava di Pasqua, il giovedì e la domenica in Albis si ritrovano intorno alla Chiesetta rurale dell’Annunziata per celebrare un rito, noto come ” passata al Monte “.
E’ un’ antica festa che ha tutto il sapore di un rito magico-pagano e religioso nello stesso tempo e che si svolge agli esordi della primavera, stagione del risveglio della natura e della ripresa della vita dei campi e della rinnovata vegetazione degli alberi.
La constatazione che la cerimonia si svolge intorno ad un luogo sacro dovrebbe far propendere per una interpretazione della stessa come una rinascita dello spirito e come un rito di ringraziamento per il rafforzamento fede cristiana.
E’ molto probabile che però la Chiesa in tempi recenti sia intervenuta a modificare in sacro un rito che originariamente aveva un significato magico-pagano.
Un tale rito lo si trova descritto anche presso i Romani e in alcune zone della Francia e della Gran Bretagna e, poiché era ritenuto contrario ai principi del cristianesimo, sappiamo che viene anche condannato come culto idolatrico da parte di alcuni religiosi, tra cui spicca la figura di San Bernardino da Siena.
Il rito consiste nell’effettuare tre giri intorno alla chiesa dell’Annunziata per tre volte durante tre giornate ( domenica in Albis, giovedì e domenica successivi ) e per tre anni consecutivi.
Questa festa ha una tradizione antica; inizialmente la statua dell’Annunziata veniva portata processionalmente da Gioia fino alla chiesa di Monte Rotondo o il 25 marzo ( giorno dell’Annunciazione ) o il lunedì in Albis ( festa dell’Annunziata ) e lì restava per tre giorni, al termine dei quali rientrava processionalmente a Gioia.
Già nel 1899 A. Karusio così descrive questa festa: … i bambini erniosi venivano portati a spalle entrando da una porta della Chiesa ed uscendo dall’altra per tre volte consecutive, durante la celebrazione delle Messe, tra il Sanctus e l’elevazione.
Lo storico Saverio La Sorsa nel 1926 ci lascia la seguente descrizione: I Gioiesi il giorno dell’Annunciazione di Maria Vergine portano la Madonna dell’Annunziata ad una località del paese, detta Monte Sannace, in un’antica Cappella. Là si celebrano le messe e altre cerimonie sacre; dopo ha luogo la processione rustica, portando la Vergine per tre volte attorno alla collina per un sentiero sassoso. La seguono molti uomini e donne che passano i bambini dell’uno e dell’altro sesso, a cui fanno da padrino e, se sono piccoli, li portano in braccio. Questa cerimonia ha, secondo il popolino, la virtù di preservare il fanciullo dal male di ernia ( detto male della Madonna ). Dopo la processione e la passata si fermano nell’aperta campagna in vicinanza della Cappella, e mangiano e bevono, gozzovigliando fino a sera.
F. Anelli nel 1957 così ricorda il rito che si svolge a Monte Rotondo: A Gioia del Colle, … il popolo accompagna in processione il 25 marzo di ogni anno il simulacro della Madonna nella chiesetta del vicino Monte Sannace dedicata alla SS. Annunziata. Dopo la celebrazione delle Messe, l’effigie della Vergine viene recata in processione per tre volte intorno alla collina. Seguendo la processione, uomini e donne si passano i bambini tenuti a mano o portati in braccio se incapaci di camminare; questo rito del passaggio dei bambini da una persona all’altra li preserverebbe dall’ernia, detta, secondo la tradizione popolare di gran parte della Puglia, la grazia della Madonna.
Dalle testimonianze di questi tre studiosi apprendiamo che in tempi andati la passata serviva per prevenire il mal d’ernia nei bambini o per curarlo.
Il termine ” passata “, alla luce di tali documenti appare più chiaro e si può spiegare nella sua duplice accezione: di movimento ( transitare, attraversare o oltrepassare ) e temporale (essere superato, essere trascorso ).
Con il termine ” Passata ” in tempi a noi lontani voleva si indicava il passaggio, per tre volte, di un bambino malato di ernia attraverso la fenditura realizzata dall’uomo del ramo di un albero. Infatti si tagliava il ramo di un albero, si faceva passare attraverso la fenditura un bambino affetto d’ernia e poi si ricongiungevano i due lembi e si legavano ; se il ramo si ricomponeva e continuava a vegetare era sicuro presagio che il bambino sarebbe guarito.
I tre giri da effettuare intorno alla chiesa costituivano il percorso tipico dei riti di passaggio: il primo corrisponderebbe al momento della separazione dalla malattia ( poi trasformato dal cristianesimo come momento di separazione dal male dell’anima, cioè il peccato ), il secondo giro corrisponderebbe al momento dell’attesa ( come nel caso dei catecumeni, che si preparano prima di ricevere il battesimo ) e il terzo corrisponderebbe al momento dell’aggregazione ( l’accettazione e il ricongiungimento dell’individuo alla comunità cristiana ).
In questo rito, così come per il battesimo e la cresima, era prevista la presenza del padrino, come elemento indispensabile per la crescita, momento di consacrazione religiosa e di aggregazione al mondo degli adulti; infatti si instaurava un legame, il cosiddetto ” comparatico di monte “o ” di macchia ” tra il bambino e il padrino.
Oggi questo rito ha perso la sua connotazione di guarigione dal mal d’ernia o di prevenzione della stessa malattia, per assumere la funzione di una vera e propria consacrazione dei bambini alla Madonna e come momento di aggregazione della comunità cristiana che partecipa al sacro rito, aggregazione espressa dalla partecipazione al pane eucaristico e successivamente anche dalla condivisione del pane e del pranzo comune.
Per molti, poiché la passata coincide con il tempo di Pasqua, questa festa è l’inizio delle ” pasquette “, cioè di quelle uscite ” fuori porta ” che invitano con la buona stagione a trascorrere all’aperto una giornata domenicale.
Permane il carattere profano della festa, in chi la ritiene ancora oggi come momento di propiziazione per il nuovo raccolto, proprio perché essa si svolge in concomitanza dell’inizio della primavera.
La statua dell’Annunziata da numerosi anni ha trovato collocazione nella Chiesetta di Monte Rotondo e viene portata in processione per tre volte intorno al luogo sacro, seguita non solo da bambini, ma anche dagli adulti, non più nei tre giorni canonici, ma nelle due domeniche successive alla Pasqua.
Con la ristrutturazione della Chiesa dell’Annunziata anche gli affreschi della Chiesa e la statua della Madonna in essa presente sono stati restaurati e riportati agli antichi splendori.
La “passata”, con il nome di “passa passa” si svolge anche a Turi, intorno alla chiesa di San Rocco il 25 aprile ( un tempo si festeggiava il 25 marzo, festa dell’Annunziata ).
Questa pratica era tipica della zona della Murgia meridionale, dove sopravvivono pratiche magiche, utilizzo di fatture, filtri e riti propiziatori.
Nei boschi presso Noci, Fasano e Turi venivano praticati riti per guarire i bambini da alcune infermità ( ernia, epilessia… ), che si ritengono derivare da pratiche primaverili che si svolgevano nei boschi sacri intorno ai templi pagani.
Tra questi luoghi cito: il Santuario di Santa Maria della Croce a Noci e la Chiesa di S. Michele Arcangelo a Monte Laureto.
Sopravvivenze architettoniche di questa primitiva spiritualità restano oggi nei pinnacoli e nei simboli dipinti sulla cupola dei trulli.
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18 aprile 2010
18 Aprile 2010