La Giornata della Memoria. 27 Gennaio

Nonostante Marco Tullio Cicerone nel I secolo a. C.  affermasse: Historia magistra vitae, la storia è maestra di vita (De Oratore II, 9), a distanza di venti secoli sembra che l’uomo non abbia imparato la lezione della Storia. Vero è che la sfrenata voglia di potere e di denaro hanno spinto gli uomini a compiere […]

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Nonostante Marco Tullio Cicerone nel I secolo a. C.  affermasse: Historia magistra vitae, la storia è maestra di vita (De Oratore II, 9), a distanza di venti secoli sembra che l’uomo non abbia imparato la lezione della Storia.

Vero è che la sfrenata voglia di potere e di denaro hanno spinto gli uomini a compiere delitti contro l’umanità arrivando persino al genocidio e all’accaparramento di risorse, sottraendole con la forza e con la violenza ai legittimi abitanti di quelle regioni.

Non è bastata neppure la ‘Giornata della Memoria’, istituita il giorno 1 novembre 2005 come ricorrenza internazionale per commemorare le vittime dell’Olocausto, a farci riflettere sui nostri comportamenti disumani e a cambiare rotta. Tale ricorrenza è stata così designata dalla risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005, durante la 42ª riunione plenaria.Assistiamo, infatti, quotidianamente, anche se spesso i mass-media preferiscono tacere su questo argomento, al sorgere di  focolai di guerre alimentate da nazioni forti per assicurarsi lo sfruttamento di miniere e di risorse strategiche per l’Occidente.   Ogni giorno la Terra è sconvolta da una  guerre, che insanguinano tante nazioni e provocano centinaia di migliaia di morti. Le guerre nel mondo sono in drammatico aumento: 378 erano i conflitti totali nel 2017, di cui 186 crisi violente e 20 guerre ad alta intensità.

A questo silenzio dei canali di informazione si associa sempre più spesso quell’atteggiamento che va sotto il nome di negazionismo, che, come riporta il Vocabolario Treccani, è il termine con cui viene indicata polemicamente una forma estrema di revisionismo storico, la quale, mossa da intenti di carattere ideologico o politico, non si limita a reinterpretare determinati fenomeni della storia moderna ma specialmente con riferimento ad alcuni avvenimenti connessi al fascismo e al nazismo (per esempio, l’istituzione dei campi di sterminio nella Germania nazista), si spinge fino a negarne l’esistenza o la storicità.

“Fare memoria storica” è l’antidoto che può spingere l’umanità a riflettere e a non commettere gli errori del passato: ricordare per non dimenticare.

Riporto una ricerca del nostro concittadino, l’insegnante Giuseppe Montanarelli.

Nell’anno 2005 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha stabilito che il 27 Gennaio di ogni anno si sarebbero ricordate tutte le vittime del terribile sterminio degli Ebrei.

La data è stata scelta perché è la ricorrenza del giorno 27 Gennaio 1945, quando i soldati dell’esercito russo, che combatteva con gli altri alleati contro la Germania, scoprirono ad Auschwitz in Polonia un campo di concentramento nazista.

Campo di internamento di Ebrei nel molino e pastificio “Alfredo Pagano” di Gioia del Colle

Nel 1940 a Gioia del Colle venne allestito un campo di concentramento presso il pastificio e mulino “Alfredo Pagano”. In realtà il campo gioiese fu un luogo di internamento, dove i prigionieri potettero fraternizzare con la popolazione locale, instaurando rapporti di rispetto, integrazione, aiuto e collaborazione reciproca. I Gioiesi si distinsero per i loro valori cristiani, di pace, di solidarietà, di generosità e di cooperazione.

Gioia del Colle fu occupata dai Tedeschi i quali rispettarono straordinariamente la presenza storica di Federico II di Svevia, loro conterraneo e del castello Normanno-Svevo, apprezzando i prodotti locali gastronomici.

I Tedeschi riconobbero nei Gioiesi i discendenti federiciani e si interessarono anche ai siti archeologici. Si racconta che una delegazione di ufficiali tedeschi si recò in visita di controllo in Chiesa Madre e rimase colpita dalla statua di San Filippo Neri, con gli abiti solenni festivi, slanciato, barbato e con gli occhi azzurri. I militari identificarono il Santo con Odino il padre degli dei vichinghi, altri riconobbero le sembianze di Federico II, altri ancora lo paragonarono a Sigfrido o ad una divinità celtica, suscitando la simpatia, l’interesse ed il rispetto per la figura ed il luogo sacro vicino al castello dell’imperatore germanico.

San Filippo Neri aveva indirettamente protetto la città.

Curiosamente San Filippo Neri era al centro degli interessi politici e sociali cittadini. Si riporta che durante il ventennio fascista fu oggetto di attenzioni simboliche, riguardo ai suoi abiti neri, al suo apprezzamento per le attività sportive ed al suo cognome, che per motivi di propaganda il popolo ribattezzò “Nero”.

Da indiscrezioni locali, si dice che durante le feste patronali del ventennio, sostituirono la camicia bianca del corredo sacerdotale del Santo con una camicia nera.

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27 Gennaio 2021

  • Scuola di Politica

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