La festività di Pentecoste a Gioia del Colle

Quest’anno il 31 maggio cade la Pentecoste, cioè la festività religiosa che si celebra  a distanza di 50 giorni dalla celebrazione della Pasqua. Il periodo dei cinquanta giorni di Pasqua si conclude con la celebrazione della discesa dello Spirito Santo, che Gesù aveva preannunciato ai suoi discepoli. Io pregherò il Padre ed egli vi darà […]

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La Pentecoste, dipinto di Giotto di Bondone

Quest’anno il 31 maggio cade la Pentecoste, cioè la festività religiosa che si celebra  a distanza di 50 giorni dalla celebrazione della Pasqua.

Il periodo dei cinquanta giorni di Pasqua si conclude con la celebrazione della discesa dello Spirito Santo, che Gesù aveva preannunciato ai suoi discepoli.

Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore, perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. Non vi lascio orfani, ritornerò da voi. (Giov. 14, 16-18).

La Pentecoste, oltre a ricordare un avvenimento storico rilevante per i primi discepoli di Gesù,per tutti i cristiani costituisce il compimento dell’intervento salvifico di Dio e del suo piano di salvezza per tutti gli uomini.

La Pentecoste ricorda due temi della festa ebraica: la presentazione e l’offerta delle primizie della terra e l’anniversario dell’alleanza del monte Sinai, effettuata cinquanta giorni dopo l’uscita dall’Egitto (Es. 19, 1-16).Nella tradizione cristiana l’offerta delle primizie corrisponde alla discesa dello Spirito Santo, come segno degli ultimi tempi (Ez. 36). Il battesimo nello Spirito Santo, preannunciato da Giovanni Battista, è per la Chiesa la primizia del dono pasquale di Gesù Risorto.

All’ antica alleanza  conclusa da Dio  con il popolo ebraico sul monte Sinai  fa da contraltare la nuova alleanza, la nuova legge per i cristiani e per tutta l’umanità,  la cui novità  è data dall’essere fondata su due nuovi capisaldi. Se nella Pasqua il Cristo ha redento nel sangue la sua sposa (la Chiesa), purificandola con la parola di vita e lavandola con l’acqua battesimale, nella Pentecoste la arricchisce del suo dono nuziale. Lo Spirito Santo, inoltre, ci raccoglie insieme e fa in modo che i popoli dispersi si raccolgano insieme e le diverse lingue si uniscono a proclamare la gloria del nome del Signore e a professare un’unica fede.

A Gioia la festività della Pentecoste  assumeva un carattere particolare, perché ricorreva  qualche giorno dopo la celebrazione della festa del Santo Patrono San Filippo, devoto dello Spirito Santo. Il Santo, infatti, a 29 anni ebbe una grazia: la palpitazione del cuore e la rottura delle costole. Il giorno precedente la Pentecoste, mentre pregava lo Spirito Santo di dargli i suoi doni, gli apparve un globo di fuoco che gli entrava nel petto attraverso la bocca. Si sentì un gran fuoco nel corpo e, toccandosi il petto, trovò un tumore dalla parte del cuore, della grandezza di un pugno, senza avvertire alcun dolore. Alla sua morte si sono trovate due costole superiori rotte ed innalzate in su e divise l’una lontana dall’ altra.

Riporto la ricerca, effettuata dall’ insegnante Giuseppe Montanarelli, sulla Pentecoste a Gioia.

LA SOLENNITA’ DELLA PENTECOSTE

Prima del Novecento a Gioia del Colle la solennità della Pentecoste era celebrata il Lunedì seguente alla sesta Domenica dopo Pasqua. Con la riforma liturgica della Pentecoste è stata trasferita alla settima Domenica dopo la Pasqua.

La festa, celebrata in Chiesa Madre, era legata direttamente a San Filippo Neri, Santo pentecostale per eccellenza e prevedeva un settenario liturgico, un giorno dedicato per ogni dono dello Spirito Santo, con la Santa Messa solenne a mezzogiorno.

In serata si appiccava, in uno spiazzo posto ad Est dell’antica Chiesa Madre, il fuoco ad un enorme falò, la Fanova Grande di Santo Spirito, costituita da legna, “i liùn”, ma anche da oggetti combustibili inservibili o dannosi, ed in epoche di epidemie, dagli abiti e dagli oggetti infettati, che in questo modo venivano bruciati e resi inoffensivi. Il fuoco aveva una funzione purificatrice e veniva benedetto dal sacerdote arciprete.

Particolarità di questo grande falò era che in cima, con tre lunghe scale, si posava una colomba, simbolo del Paraclito e della pace, di vario materiale, di stoffa o di legno, inserita in un tronetto che presentava le immagini sacre della Madonna di Costantinopoli, di San Filippo Neri e di San Francesco di Paola, gli antichi Santi tutelari di Gioia del Colle.

San Filippo Neri riceve nel cuore lo Spirito Santo

Il falò veniva incendiato nel tardo pomeriggio ed ardeva per tutta la notte, al fine di  scongiurare le malattie, le calunnie e le azioni malvage. Alcuni autori rapportavano il falò al battesimo del fuoco, ai riti della fertilità, a quelli purificatori, collegandolo all’ episodio biblico del Roveto ardente di Mosè o  alla Pentecoste di San Filippo Neri, quando ricevette il Paraclito sotto forma di globo di fuoco, che gli arse il petto ed il cuore dilatandogli la gabbia toracica.

A Gioia del Colle San Filippo Neri era invocato con San Giuseppe, per allontanare il fuoco dell’Inferno, soprattutto dai moribondi peccatori e bestemmiatori. 

Al termine della combustione, non di rado pericolosa per la gente e le abitazioni, si raccoglievano le ceneri, che venivano distribuite per fertilizzare i campi coltivati. La cenere veniva aspersa con il segno della Croce ed in caso di vento,  si osservava la sua direzione, se si diffondeva verso Sud o Est, auspicava un buon raccolto, se invece si dirigeva a Nord o a Ovest, si prevedeva un cattivo raccolto.

Per esigenze cautelative di sicurezza e di prevenzione degli incendi, nonché di ordine pubblico, la Grande Fanova, venne soppressa e la solennità di Pentecoste si ridusse alla sola festa liturgica in Chiesa Madre. 

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31 Maggio 2020

  • Scuola di Politica

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