La festa di San Lorenzo a Gioia del Colle
Il X agosto è ricordato non solo perché si festeggia San Lorenzo, giorno in cui si alzano gli occhi al cielo in attesa di scoprire la caduta di una stella cadente e di esprimere un desiderio, con l’augurio che venga esaudito, ma è famoso anche per una poesia scritta da Giovanni Pascoli. San Lorenzo, io […]
Il X agosto è ricordato non solo perché si festeggia San Lorenzo, giorno in cui si alzano gli occhi al cielo in attesa di scoprire la caduta di una stella cadente e di esprimere un desiderio, con l’augurio che venga esaudito, ma è famoso anche per una poesia scritta da Giovanni Pascoli.
San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
………………………………
E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh!, d’un pianto di stelle lo innondi
quest’atomo opaco del Male!
Nel Comune di Gioia del Colle in tempi passati una parte del territorio era occupato dalla contrada di San Lorenzo. Tale denominazione era giustificata dalla presenza di una cappella rurale dedicata a San Lorenzo. Come per numerose altre Chiese rurali non ci restano tracce della sua presenza, se non in alcuni documenti storici che ne attestano l’esistenza in tempi passati.Nella Chiesa di San Francesco, sulla parete sinistra del presbiterio è presente un dipinto ad olio su tela, risalente al secolo XVIII, che raffigura la Madonna tra Santo Monaco e San Lorenzo, il quale regge una graticola, segno che il culto per quel Santoa Gioia era vivo sin dal 1700.
Di seguito riporto una ricerca storica effettuata dal nostro concittadino, l’insegnante Giuseppe Montanarelli, sul culto di San Lorenzo e di Santa Filomena a Gioia.
La festa di San Lorenzo Arcidiacono e Martire a Gioia del Colle. 10 agosto. Memoria liturgica di Santa Filomena Vergine e Martire a Gioia del Colle. 11 agosto.
Anticamente a Gioia del Colle la festa di San Lorenzo Arcidiacono e Martire era suffragata dai fornai, dai beccai, dai fabbri e dai contadini.
San Lorenzo era invocato per scongiurare gli incendi presso le fonaci, i forni, le campagne ed i luoghi di cottura delle carni alla brace. La festa era celebrata nella Chiesa extra moenia o fuori le mura cittadine, situata sulla Via per Santeramo in Colle, lungo la quale erano presenti la Chiesa di Santa Lucia Vergine e Martire, dove attualmente sorge l’omonima parrocchia, la Chiesa di Santa Sofia Vedova, dove attualmente sorge l’omonima via e la Chiesa di Santa Maria Maddalena, situata a Nord frontalmente alla Chiesa di Santa Lucia. La Via per Santeramo in Colle separava le quattro chiese disposte a formare un quadrilatero sacro.
La Chiesa di San Lorenzo sorgeva ad Ovest su una preesistente edicola votiva che fronteggiava la Chiesa di Santa Sofia e presentava nel suo interno l’altare maggiore in pietra con un affresco raffigurante il martirio del Santo; sulla destra c’era l’altare lapideo con un affresco raffigurante il martirio di Santa Filomena di Roma, Vergine e Martire, e sulla sinistra c’era l’altare in pietra viva con un affresco raffigurante il martirio di Santo Stefano Protomartire.
San Lorenzo era festeggiato il 10 agosto, Santa Filomena l’11 agosto e Santo Stefano, in seconda memoria, il 03 agosto, data che ricordava la morte storica del Santo, coincidente con l’arrivo della reliquia del cranio dall’abbazia di Monopoli a Putignano. Santo Stefano veniva festeggiato poi ufficialmente il 26 Dicembre nella chiesa di Sant’Angelo e liturgicamente nella Chiesa di San Francesco d’Assisi. Santo Stefano era invocato per scongiurare le grandinate estive, mentre Santa Filomena per scongiurare gli allagamenti e le inondazioni delle piogge temporalesche della calda stagione.
La festa prevedeva un triduo di preparazione in onore di San Lorenzo e di Santa Filomena. Nelle sere della vigilia e della festa di San Lorenzo si effettuava una veglia votiva di preghiera e si assisteva al passaggio delle “stelle cadenti”, in realtà le meteore Perseidi, chiamate le “lacrime di San Lorenzo” in ricordo dell’atroce martirio subito dal Santo, il quale fu arrostito vivo su di una graticola. Si contavano le stelle cadenti, esprimendo i propri desideri di bene, salute, e prosperità per il Prossimo e per se stessi. Si accendevano dieci falò che dovevano rimanere accesi per tutto il giorno seguente festivo.
Nella Chiesa, in seguito, vennero realizzati tre quadri e, dopo, tre statue a manichino raffiguranti San Lorenzo, Santa Filomena e Santo Stefano, per scopi devozionali.
Nel giorno della festa si assisteva alla Santa Messa solenne alle ore dieci ed al termine si svolgeva la processione del quadro, che in seguito venne sostituita da una statua, oggi inesistenti. La processione raggiungeva da Via Santeramo il centro abitato. La statua del Santo benediva i falò e percorreva le vie extra murarie della città per poi sostare in Chiesa Madre per la benedizione delle pericolose braci, dei bracieri, delle pentole, delle graticole, degli spiedi, delle pale, dei martelli e delle tenaglie o di tutti gli attrezzi da lavoro e domestici che venivano a contatto con il fuoco.
Nel pomeriggio si celebrava il panegirico del Santo, con la benedizione dell’olio di oliva che curava le scottature e le ustioni, si alimentavano i falò e si realizzavano le pubbliche grigliate, curate dagli ordini monastici cittadini, dal Clero e dalle famiglie nobili locali. La preziosa carne veniva offerta gratuitamente al popolo e da questa usanza si originò la preparazione della cosiddetta “zampina alla Gioiese” o la salsiccia arrotolata a punta di coltello ed infilzata in uno spiedo che ricordava la lancia posta nel costato di Gesù. La zampina era accompagnata dal vino rosso primitivo e dalle coste del sedano. La statua di San Lorenzo rimaneva per tutta la notte in Chiesa Madre.
Il mattino seguente alle ore otto, il popolo in pellegrinaggio, raggiungeva la Chiesa di San Lorenzo per prendere la statua e più anticamente il quadro di Santa Filomena, che, dopo la Messa solenne, percorreva le campagne gioiesi, soffermandosi lungo le acque marce, gli acquitrini, le paludi ed i laghetti, per benedirli e scongiurare gli allagamenti. Poi la processione entrava in città e percorreva le vie dell’anello viario extra urbano, sostando in Chiesa Madre, dove si assisteva all’incontro con abbraccio ed inchino di Santa Filomena con San Lorenzo. Dopo l’incontro si assisteva alla benedizione delle acque, i cui campioni venivano posti in undici anfore o “capase” che avrebbero poi finito di spegnere i falò.
Nel pomeriggio si assisteva al panegirico della Santa, si consumavano le animelle, i resti delle carni offerte e dei pani a forma di ancora, attribuito dalla Santa ed infine si realizzava la processione di ritorno dei due Santi verso la Chiesa di San Lorenzo, prima la Santa e dopo il Santo.
Santa Filomena veniva portata a spalla dalle donne ed era preceduta dalle portatrici dell’anfora di acqua santa, dalla quale si effettuavano aspersioni in terra. San Lorenzo invece, veniva portato a spalle dagli uomini ed era preceduto dai portatori del braciere, dal quale si effettuavano prelievi di cenere che venivano aspersi anch’essi per terra. I Santi erano accompagnati da una fiaccolata votiva e dopo, al loro rientro, si spegnevano tutti i fuochi, salutando la nuova alba.
Con la distruzione e la demolizione della Chiesa e considerando la pericolosità dei riti, con i conseguenti incendi che involontariamente si innescavano, la festa di San Lorenzo e di Santa Filomena, sono cadute in disuso.
Tracce del culto moderno di San Lorenzo, con la sola memoria liturgica, si trovano nella Chiesa conventuale di san Francesco d’Assisi, che conserva una tela ed un quadretto decorativo, raffigurante il Santo con la sua immancabile graticola. Alcune reliquie di San Lorenzo erano inserite negli altari celebrativi della Chiesa di Sant’Angelo e nella Chiesa di San Francesco di Assisi, unitamente a quelle di Santo Stefano.
© È consentito l’utilizzo del contenuto di questo articolo per soli fini non commerciali, citando la fonte ed i nomi degli autori.
10 Agosto 2020