La famiglia Eramo e le donazioni per San Filippo Neri

La famiglia D’Eramo o Eramo, come oggi risulta dai registri dello Stato civile di Gioia, ha sempre avuto una devozione particolare per il Patrono  di Gioia, san Filippo Neri. Tale devozione è stata favorita sicuramente dal fatto che questa famiglia ha dato i natali a ben quattro Primiceri. Il primicerio era una dignità del capitolo […]

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La statua di San Filippo con gli abiti donati dalla signora Amalia Lezzi

La famiglia D’Eramo o Eramo, come oggi risulta dai registri dello Stato civile di Gioia, ha sempre avuto una devozione particolare per il Patrono  di Gioia, san Filippo Neri.

Tale devozione è stata favorita sicuramente dal fatto che questa famiglia ha dato i natali a ben quattro Primiceri.

Il primicerio era una dignità del capitolo cioè un ecclesiastico che vigilava e presiedeva ai suddiaconi e agli altri chierici minori nel servizio divino, aveva il primo posto dopo l’arcidiacono; in alcuni capitoli o collegiate e nelle confraternite, è il titolo di dignitario con funzioni di direzione e sorveglianza o puramente onorifiche.

Uno di questi primiceri, il canonico don Daniele Eramo, nel 1883 acquistò il castello di Gioia, che successivamente nel 1907 fu acquistato dal marchese Orazio De Luca Resta di Noci.

Della famiglia Eramo ricordiamo anche il cav. Eramo Daniele, che è stato Sindaco di Gioia dal 22 agosto1895 al 14 aprile del 1897, dal 23 ottobre 1897 22 ottobre 1901, dal 5 maggio 1902 al 21 novembre 1903, nonchè presidente del Circolo Unione di Gioia dal 1880 al 1892.

Nell’agro gioiese sono presenti numerose masserie che appartenevano alla famiglia Eramo.

Si narra che per ringraziamento allo scampato pericolo della sua famiglia dall’epidemia di colera che si abbatté su Gioia nel 1837, donna Amalia Lezzi, moglie di Celestino Eramo, fervente devota di san Filippo, donò al nostro Patrono il vestito per la statua processionale, un anello in oro con topazio e l’aureola.Infatti tra coloro che scamparono al colera ci furono i figli di donna Amalia Lezzi, il primicerio Daniele e il canonico Francesco Paolo.

San Filippo guarisce papa Clemente VIII, uno dei 20 dipinti donati al Comune di Gioia dalla famiglia Eramo

Il vestito comprende una pianeta e un manipolo, confezionati con la tecnica gros de Tours, ricamato in oro e in pietre. Alla base della pianeta si può leggere la scritta della benefattrice: A divozione di D. Amalia Lezzi in Eramo.

Questi doni fino al 1963 erano conservati in casa della famiglia Eramo in via Donato Boscia, 19, poco distante dalla Chiesa Madre.

Il giorno 16 maggio, vigilia della novena in onore di san Filippo, questi doni venivano consegnati all’arciprete, per vestire il Santo durante l’esposizione in chiesa e la processione per le vie cittadine, e ritornavano a casa della famiglia Eramo il giorno 27 maggio, giorno successivo della festa del Santo Patrono.

Dopo aver provveduto ad un urgente restauro dell’abito, nel 1968 il notaio Diego Eramo, d’accordo con tutta la famiglia, con atto notarile donò definitivamente alla Chiesa Madre di Gioia il vestito, l’anello e l’aureola.

La devozione per san Filippo da parte della famiglia Eramo non si conclude con quella donazione. Infatti nel 2009, dopo aver provveduto ad un necessario restauro, gli Eramo ha fatto dono al Comune di Gioia di venti tele ad olio, dipinte dal pittore Nicola Sanmarco nel 1728.

L’allora sindaco di Gioia, Pietro Longo, il 24 maggio 2009, accettando questo dono e presentando ai gioiesi le venti tele nella biblioteca comunale, nel ringraziare la famiglia Eramo, disse: Il generoso e nobile gesto è finalizzato alla costituzione di una Pinacoteca comunale.

Il cav. Daniele Eramo

In attesa di istituire la Pinacoteca i venti quadri sono stati esposti nella sala Iavarone, ubicata al primo piano del Palazzo comunale di Gioia.

I quadri rappresentano un ciclo di episodi salienti riguardanti la vita, la morte e i miracoli operati da san Filippo; probabilmente essi ornavano uno dei tanti oratori di san Filippo, che erano presenti in moltissime città, e che ricordavano a coloro che li frequentavano la vita e le opere del Santo fiorentino.

Essi raffigurano: 1- Il demonio che appare nottetempo al giovane Filippo Neri nei pressi di Capo di Bove nel 1537;  2 –  l’estasi di Padre Filippo durante la celebrazione della Messa; 3- Padre Filippo che per la sua purezza conosce l’impurità dall’odore dei peccatori; 4 – Padre Filippo che esorta i suoi penitenti a far penitenza per evitare il fuoco eterno; 5 – Padre Filippo che appare in sogno al suo discepolo Cesare Baronio intimandogli di scrivere gli Annales Ecclesiastici (1559 circa); 6 – San Filippo Neri che con l’orazione libera dalla morte Giovanni Battista Modio Calabrese, suo figlio spirituale; 7 –Padre Filippo che libera il suo confessore ammalato, padre Persiano Rosa, dai tormenti del demonio, messo in fuga sotto le sembianze di un cane nero; 8 – Padre Filippo che alla morte di un fanciullo ode cantare gli Angeli; 9 – Padre Filippo che libera dal demonio una certa Caterina D’Aversa; 10 – Padre Filippo che appare al giovane converso Luigi, suo penitente, e lo salva dal naufragio nel mare Tirreno dopo uno scontro con i corsari; 11 – il Santo che appare a Drusilla Fantini caduta dal balcone e la salva da sicura morte; 12 – Padre Filippo che appare alla suora domenicana (santa) Caterina de’ Ricci a Prato, pur restando a Roma; 13 – Padre Filippo che nel 1576 vede la Madonna sorreggere il tetto cadente della chiesa di Santa Maria in Vallicella; 14 – Padre Filippo che  risuscita nel 1563 il giovane Palo Massimo, figlio di Fabrizio Massimo, signore di Arsoli (Roma);15-

La statua di San Filippo collocato sulla masseria Eramo

Padre Filippo che appare al cardinale Cesare Baronio sanandogli un forte dolore alla testa; 16 – Padre Filippo che guarisce papa Clemente VIII dalla chiragra, gotta localizzata sulla mano; 17 – Padre Filippo gravemente malato da 25 giorni, un anno prima della sua morte (1594) che ha la visione della Madonna , che lo guarisce; 18-  le spoglie di Padre Filippo (+ 26 maggio 1595) esposte all’omaggio dei fedeli nella chiesa di Santa Maria in Vallicella, Roma; 19 – dopo San Filippo morto appare in visione con bianche vesti glorioso in Paradiso (gloria di San Filippo); 20 – l’Arcivescovo V. M. Orsini (Papa Benedetto XIII, dal 1724 al 1730) esce miracolosamente illeso dal terremoto di Benevento nel 1688 grazie a San Filippo.

I venti quadri sicuramente furono acquistati dalla famiglia Eramo sempre a motivo della devozione per il nostro Patrono.

Su una lastra metallica sistemata vicina ai quadri, sono riportate le seguenti notizie fornite dal prof. Mario Girardi: Vita morte e miracoli di San Filippo Neri (Firenze 1515- Roma 1595).

Il ciclo di 20 quadri, appare perlopiù ispirato alla pubblicazione della serie di 46 stampe incise da Luca Ciamberlano (Urbino 1570 circa – post 1640) su disegno di Guido Reni (Bologna 1575- 1642) fra il 1609 e il 1614, a corredo della biografia del Santo ad opera dell’oratoriano padre Pietro Giacomo Bacci (Vita di San Filippo Neri fondatore della Congregazione dell’Oratorio. Raccolta dei processi fatti per la sua canonizzazione. Roma 1622), pubblicata in seconda edizione a Roma nel 1625.

Notizie sui 20 quadri, fornite dal prof. Mario Girardi

La serie ebbe grande fortuna iconografica tra i secc. XVII e XVIII perché largamente diffusa fra le numerose fondazioni oratoriane. Gran parte di queste scene (almeno una sessantina di episodi) sulla vita ed i miracoli di San Filippo Neri fu elaborata negli anni compresi tra la morte (26 maggio 1595) e la canonizzazione del Santo (12 marzo 1622), sulla base delle deposizioni e testimonianze rese al processo per la causa di beatificazione. Costituivano una biografia del Santo per immagini, di facile lettura, al fine di diffonderne il culto fra i fedeli a tutti i livelli e perorarne la causa di beatificazione prima, di canonizzazione dopo.

Il primo ciclo di storie (11 episodi) venne dipinto, subito dopo la morte del Santo, da Cristoforo Roncalli, detto il Pomarancio (Pomarance 1552 circa – Roma 1626) tra il 1596 e il 1599. In altrettanti quadretti appesi nella primitiva  camera del Santo, ormai trasformata in santuario. Un secondo ciclo lo stesso Roncalli realizzò fra il 1620 e il 1621. Alla serie venne aggiunto, infine, nell’edizione della Vita del Santo del Bacci- Ricci del 1745 l’episodio, dipinto nel 1728 da Pier Leone Ghezzi (Comunanza 1674 – Roma 1755), in cui San Filippo Neri salva il cardinale arcivescovo di Benevento, il domenicano Vincenzo Maria Orsini (poi papa Benedetto XIII, dal 1724 al 1730) dal terribile terremoto che distrusse pressochè interamente la città campana e lo stesso palazzo episcopale nel 1688.

Questo ciclo come emerso nel corso del restauro è firmato da Nicola Samarco ed è stato realizzato nel 1728.

Provenienza: Donazione “don Filippo e Lina d’Eramo”

Un ulteriore  segno della devozione della famiglia Eramo per San Filippo Neri è attestato dalla presenza di una statua del Santo sull’arco della masseria di Diego Eramo tra contrada Coticcia e Santo Mola a Gioia. La statua è posizionata in direzione est e sembra  volgere il suo sguardo e la sua mano benedicente verso Gioia.

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24 Febbraio 2024

  • Scuola di Politica

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