La Chiesa delle Anime Purganti

Tra le numerose chiese presenti in Gioia si è persa memoria di una cappella, dedicata alle Anime del Purgatorio. Una prima menzione di questa chiesa la ritroviamo nei Decreti relativi alla Santa Visita a Gioia, effettuata nel 1662 dall’arcivescovo di Bari, Diego Sersale. In essi si riporta che è affiancata alle strutture architettoniche della Chiesa […]

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Ingresso della cappella del Purgatorio

Tra le numerose chiese presenti in Gioia si è persa memoria di una cappella, dedicata alle Anime del Purgatorio.

Una prima menzione di questa chiesa la ritroviamo nei Decreti relativi alla Santa Visita a Gioia, effettuata nel 1662 dall’arcivescovo di Bari, Diego Sersale. In essi si riporta che è affiancata alle strutture architettoniche della Chiesa Madre e che la sua denominazione è S. Maria del suffragio delle anime del purgatorio. Rettore della chiesa è il canonico Biagio Caputo, al quale l’arcivescovo impone di togliere via dalle pareti sia le ossa che i teschi dei fedeli defunti e di deporli nel cimitero. Era infatti pratica consolidata in quel tempo quella di seppellire i defunti all’interno delle chiese.

La chiesa originariamente aveva due porte; la minore era posta lateralmente. Il vano della sacrestia poggiava direttamente sui muri esterni della cappella di Sant’Anna e probabilmente era comunicante con la Chiesa Madre.

La chiesa viene citata anche a seguito della Santa Visita effettuata nel 1695 dall’arcivescovo di Bari Carlo Loffredo, con sue parole di censura a riguardo di un dipinto, abbastanza esteso, che era affrescato sull’unico altare presente e che aveva come soggetto la rappresentazione delle anime purganti. L’arcivescovo ordina: Che le figure delle Anime delle Donne Purganti nude s’adombrino, e si coprino di fiamme nel petto, e nelle coscie per non apparir le mammelle, che più presto offendono gli occhi di chi li mira, che li portino devozione. Si ricorda anche che nella chiesa del Purgatorio officia la Confraternita detta del Purgatorio per la sepoltura dei defunti più poveri.La menzione di detta Confraternita compare per la prima volta nei Decreti di Santa Visita del 1652, nei quali si afferma che è stato esaminato il libro della Congregazione del Purgatorio, il libro in cui in cui si trascrivono le messe che si celebrano per i fratelli defunti, con l’indicazione del giorno e dell’anno delle celebrazioni.

Risale al 1706 la Visita alla Chiesa Madre di Gioia dell’arcivescovo di Bari, mons. Muzio Gaeta. Parlando dell’adiacente chiesa del Purgatorio, nella parte relativa alle Cappelle, il presule, tra l’altro, ordina di riparare la porta maggiore, la quale era traballante e mal messa al punto che non si poteva chiudere bene e di provvedere a rimuovere la sporcizia che regnava nella sacrestia.

La chiesetta del Purgatorio viene ispezionata per ultima durante la Santa Visita del 1717 da parte dell’arcivescovo Muzio Gaeta e viene denominata come cappella, quasi a formare un tutt’uno con le altre cappelle presenti nella Chiesa Madre; il vescovo esprime un elogio per il buono stato di conservazione e la cura dell’altare.

Durante la Visita del 1756 alla Chiesa Madre l’arcivescovo Luigi D’Alessandro, ispezionando l’attigua Cappella del Purgatorio, rileva la presenza di un secondo altare oltre quello maggiore, in onore di San Giuseppe, venerato come particolare patrono dei moribondi.

Nel 1764 la Collegiata Insigne di Santa Maria Maggiore, ovvero la Chiesa Madre, fu rasa al suolo, si disse per i danni procurati da un incendio alla vetusta costruzione, ma probabilmente perché, a differenza del nome, era considerata ormai come una piccola chiesa per un paese che si era ingrandito rispetto al periodo dell’originaria costruzione, per edificarne una più grande e degna di un paese sviluppato come Gioia.

Una epigrafe posta sul portale d’ingresso della Chiesa Madre recita: A Dio Ottimo Massimo, o viandante, questo tempio, raso al suolo il vecchio tempio, dappertutto ricoperto di nero squallore, rovinoso e fatiscente per vetustà, i Gioiesi pronti a fare grandi cose e sopportare fortemente, riunite le forze con l’auspicio e la guida di Dio, sotto la direzione di Pasquale Margoleo, architetto di Martano di Lecce, per sempiterno incitamento ai posteri, eressero dalle fondamenta nell’anno del Signore 1764.

Il prof. Mario Girardi nella sua ricerca L’antica Collegiata di S. Maria Maggiore in Gioia dalle origini alla demolizione del 1764, afferma: Quattro anni dopo (1768) medesima sorte toccava all’attigua chiesetta del Purgatorio, su cui andarono ad attaccarsi le strutture della Chiesa Madre in costruzione fino a formare un corpo unico, più che un corpo aggiunto come può apparire a prima vista.

Un cartiglio presente sulla porta principale della chiesa del Purgatorio, infatti, riporta la data 1768, data probabile della ricostruzione della stessa.

Nel 1813, a seguito della soppressione degli Ordini Conventuali possidenti, voluta da Gioacchino Murat, il Convento e la chiesa di San Francesco furono concessi al Comune di Gioia.

Nel 1823 il Decurionato, considerato che il Comune aveva il Patronato della Chiesa Madre, delibera di fare le pratiche occorrenti per effettuare una permuta con la Congrega del Purgatorio o delle Anime Purganti, che officiava nell’omonima chiesa adiacente la Chiesa Madre, cui il Comune avrebbe ceduto la chiesa di S. Francesco per averne in cambio l’antica chiesa del Purgatorio (1768), per formarne il Cappellone del SS. Sacramento, in aggiunta alla Chiesa Madre (1764).

La permuta fu stipulata nel 1845 e subito dopo il muro della cappella del Purgatorio adiacente alla Nuova Chiesa fu abbattuto e la cappella fu inglobata nella Chiesa Madre. Successivamente prese la denominazione di cappella di Maria Bambina e del SS. Sacramento.

Nella cappella, dedicata a Maria Bambina, ogni particolare rimanda alla vita della Madonna.

Progetto di decorazione della cappella di Maria Bambina, commissionato da don Franco Di Maggio

Grazie ad una raccolta di fondi da parte dei laici dell’associazione eucaristica fu fatto costruire un altare in marmo, che fu benedetto nel 1921. Sull’altare, dedicato alla Madonna, è presente un tempietto con frontone che nella parte centrale racchiude una M, iniziale di Maria, sorretto da colonne corinzie. All’interno un dipinto che rappresenta degli angeli fa da sfondo ad una culla dorata, sorretta da due angeli, che contiene Maria Bambina. I lavori terminarono nel 1951.  Una vetrata bombata protegge la preziosa opera. Tutt’intorno alla teca corre uno spesso fregio dorato sulla cui parte superiore è riportata la scritta Turris Davidica, Torre di Davide, appellativo dato alla Madonna nelle Litanie a Lei dedicate. Sull’ovale superiore è dipinta una Vergine Santa, una dei primi martiri cristiani.

Si deve all’arciprete don Franco Di Maggio la decorazione della cappella con affreschi che rappresentano scene della vita della Madonna. Nella zona inferiore sono raffigurati: la Madonna bambina con i genitori, la Madonna accompagnata al tempio, la Madonna che tesse il velo per il tempio, l’istruzione biblica della Madonna nel tempio, il suo fidanzamento all’età di 12 anni, la celebrazione del matrimonio con san Giuseppe. Sulla zona superiore della cappella sono dipinte scene che rappresentano donne dell’Antico Testamento, al servizio del Signore e che hanno avuto un ruolo importante nella storia di Israele: Rachele, moglie di Giacobbe, Debora, che interviene a favore del suo popolo, la regina Ester mentre supplica il re Assuero e Giuditta nell’atto di uccidere Oloferne.

Esse, infatti, si affidano a Dio, che spezza le catene della schiavitù fisica e del peccato ed è in grado di “rovesciare i potenti dal trono ed innalzare gli umili”, come canterà la Madonna nel Magnificat.

In una lunetta della cappella è presente un dipinto che raffigura “l’albero delle Vergini” con l’immagine di cinque sante che ricordano la santità e la verginità della Madonna: Santa Caterina da Siena, Sant’Agnese, Santa Lucia, Santa Cecilia e Santa Maria Goretti. Sul tronco dell’albero è presente la seguente iscrizione: Maria Virgo Perpetua.

La cupola è un semicerchio ribassato ed è affrescata in quattro spicchi: nei pennacchi sono raffigurati i quattro Profeti che hanno preannunciato la nascita della Madonna: Isaia, Ezechiele, Michea e Geremia.

Sul timpano sottostante la cupola vi sono le seguenti iscrizioni: Ecce Virgo concipiet et pariet filium Is. VII, 14 (ecco la Vergine concepirà e partorirà un figlio, dal profeta Isaia); Quonam Dominus Deo Israel ingressus est per eam, Ez. XLIV, 2 (perché attraverso questa porta ci è passato il Signore, Dio di Israele, dal profeta Ezechiele); Et tu, Betlhem nequaquam minima es, Mi. V, 2 (e tu, Betlemme non sei la più piccola tra i villaggi di Giuda, dal profeta Michea); Creavit Dominus novum super terram, Ge. XXXI,22 (il Signore creò una cosa nuova sulla terra, dal profeta Geremia).

L a data del 1768, scolpita sul portale d’ingresso dell’antica cappelleadelle anime purganti

Sotto gli archi che fiancheggiano la cupola della cappella troviamo quattro iscrizioni in latino, che si riferiscono alle litanie della Madonna. Sul lato destro: Spes nostra et Coeli Gaudium (Speranza Nostra e Gioia del Cielo); sul lato sinistro: Flos Campi et Fons Signatus (Fiore del Campo e Fonte inviolata). Le altre pareti della cappella, non interessate dagli affreschi, come il resto della chiesa, sono abbellite da dipinti raffiguranti motivi floreali o decorazioni varie.

Sul lato destro dell’altare da qualche anno, dopo un paziente lavoro di restauro, è stato posto un gruppo scultoreo del XVI secolo, attribuito a Stefano da Putignano, che raffigura la Madonna con il Bambino nell’atto di incoronare Santa Caterina d’Alessandria.

La cappella oltre che dall’ovale presente sull’altare è illuminata sa un’apertura a forma di campana che si trova sul lato sinistro della stessa, su quella che originariamente era la porta d’ingresso della chiesetta e che fu successivamente murata quando fu inglobata dalla nuova chiesa.

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15 Agosto 2023

  • Scuola di Politica

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