Il Convento di San Domenico

L'Ordine dei Domenicani è stato fondato da San Domenico di Guzman ( 1170-1221 ) intorno al 1175  in Spagna, nella provincia di Burgos, con l'intento di estirpare  la propaganda dei movimenti eretici, attraverso la predicazione e una vita austera improntata  al cristianesimo delle origini e all'imitazione della vita degli apostoli.   Per  tale  motivo i  suoi  seguaci  vengono  […]

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municipioL'Ordine dei Domenicani è stato fondato da San Domenico di Guzman ( 1170-1221 ) intorno al 1175  in Spagna, nella provincia di Burgos, con l'intento di estirpare  la propaganda dei movimenti eretici, attraverso la predicazione e una vita austera improntata  al cristianesimo delle origini e all'imitazione della vita degli apostoli.   Per  tale  motivo i  suoi  seguaci  vengono  chiamati  anche " Frati Predicatori ".     

La Regola dell'Ordine viene approvata da Papa Onorio III nel 1216.

I primi documenti della presenza dei Domenicani in Italia risalgono  con certezza alla prima metà del 1200.
Nel 2006/7 la Famiglia Domenicana ha celebrato l'ottavo centenario della fondazione del primo Monastero di claustrali.
I Conventi domenicani maschili in Puglia nascono e si diffondono in epoca sveva e successivamente sotto gli Angioini, grazie alla loro munificenza. Questi ultimi  ne cambiano l'architettura. Infatti  fino al 1280 vigeva il voto di povertà per l'Ordine ( la chiesa doveva essere piccola  e così anche le celle per i frati ); gli Angioini, invece, affermano che il vincolo della povertà era imposto ai frati e non all'architettura, che  poteva anche essere splendida.

In Puglia i Conventi domenicani risalgono alla prima metà del Quattrocento; dapprima vengono aperti  6 conventi e successivamente altri 9, tra cui sicuramente anche quello di Gioia.

Scarse ed incerte sono le notizie sul Convento di S. Domenico.

Quello di Gioia è un Convento esemplare medio, né grande né piccolo. Il 5-8-1489  in una lettera al Vicario della Congregazione si chiede che si possa accogliere per l'Ordine due luoghi. All'inizio Gioia è un locus, non conventus ( poiché ha meno di 12 individui ). La risposta è che si faccia prima un locus e poi si trasformi in Convento.

Si presume che il Convento di Gioia, dedicato a Santa Maria delle Grazie, divenuto poi di San Domenico, sia stato fondato nel 1460 circa, come vicariato, nel quartiere degli sclavoni.

Era un complesso isolato con intorno un grande orto, in attacco di quello del castello e segnava il limite del paese dal lato Nord.        

Anche Bartolomeo da Barletta fissa la data di fondazione del Convento al 1460.
Francesco Paolo Losapio nel terzo canto del libro Quadro Istorico-poetico sulle vicende di Gioia in Bari detta anche Livia, strofe XXIII  e XIV dice:" Venne dicato a Maria delle grazie /    Da Federico Silva e suoi parenti /  L'altro famoso de' Domenicani, /   Emulando lo zelo degli Andrani. / Questi conventi fur quindi soppressi /  A nome e qualità di Conventini;/   Ma dopo breve giro degli stessi  / Zelanti e fervorosi cittadini  /  Al numero primiero fur rimessi,  / E  ripreser gli ufficj  alti  e divini  /  Del loro santo e sacro ministero,  /  Sì nell'un che nell'altro Monistero.   Nella cornice a tal libro afferma: Spicca… / …Federico / De Silva che fondò co' suoi parenti / A Domenico sacro il gran convento, / Che poi distrutto altri rifè più bello…. Il Provincial Bradascio…/ Tu l'eretto da Silva Monastero / Già crollante rifesti assai più bello, / più vasto, frutto di risparmi e cure / Indefesse e di tuo zelo incessante.

L'Arcidiacono Michele Garruba,  dopo  aver  visionato  gli   Archivi   Religiosi,  nel libro  " Serie Critica de' Sacri Pastori Baresi ", edito nel 1844, dice esplicitamente: " In  Gioja… vi è una terza Chiesa de' soppressi Domenicani, detta di San Domenico. Della fondazione di questo Convento non si ha alcuna memoria: vi è nondimeno chi assevera  di essere stato edificato nel secolo decimosesto a spese e devozione della famiglia Silvio già estinta. Anch'esso compreso nella generale soppressione del 1809 non è stato più ripristinato".
Il Convento subì gravi danni nel 1435 in seguito all'invasione dei soldati di Minicuccio Camponesco, al soldo del Principe di Taranto Giovanni Antonio Orsini, che distrussero Gioia perché l'anno precedente aveva parteggiato per Jacopo Caldora, il generale di Giovanna II, che aveva tentato di strappare agli Orsini il Principato di Taranto.

Diviene sede dei " Parlamenti ", ospita cioè  quelle riunioni in cui si procedeva alle votazioni delle cariche cittadine, che si svolgevano con i ceci e con le fave.

Nel 1568 si verifica la soppressione dei conventini ( cioè quei conventi che al loro interno avevano meno di 12 religiosi) da parte di Papa Innocenzo X. Il Convento di Gioia segue questa sorte e la sua posizione è poi riesaminata nel 1654, quando viene riaperto.

Nell'Apprezzo del 1640  dell'architetto e tabulario Honofrio Tangho si dice: " Dentro detta Terra  dalla parte del Castello accosto la Porta Maggiore è il Convento di San Domenico, dove risiedono due padri sacerdoti, et due laici; tengono l'abitazione e comodità necessaria, et vivono d'intrate.

I proff. Giovanni Carano Donvito e Antonio Donvito, riprendendo l'affermazione del Losapio sostengono che la chiesa di San Domenico fu fondata da  Federico Da Silva, nobile di origine spagnola venuto a Gioia a seguito degli Aragonesi, a nome della sua famiglia, ai primi del 400, al limite dell'abitato esistente, ed era costituito da un fabbricato confinante con l'orto del castello. Come ricordato dal Losapio, il nostro concittadino Padre Provinciale domenicano Domenico Bradascio,     tra il XVI e XVII secolo lo restaura ed amplia a proprie spese, ma morendo prematuramente i lavori a mandritta del Convento non vengono completati.
Nel 1652, essendo ancora piccolo, viene soppresso, mentre nel 1654 per motivi economici viene ricostituito.
Una prima descrizione della fabbrica è redatta nel 1662 da Mons. Diego Sersale.

Nel 1690 il Convento ha 7 frati ed altri individui. Alla fine del ‘600 è un vicariato.

Il 29-4-1766 il cardinale Cavalchini autorizza il Maestro Generale a far spendere tutti i soldi dei frati ( 300 ducati ) per ampliare il locus. Diviene quindi un Convento grande come è adesso. I Conventi pagavano una tassa al Padre Provinciale ( si partiva da zero per finire a sei o dodici ducati a seconda della loro ricchezza); quello di Gioia nel 1768 paga sei ducati.

Notizie del Convento le attingiamo dalla visita di Giulio Cesare Ricciardi, che descrive anche la Chiesa con un altare privilegiato dei Frati Predicatori.

Nel 1806 una legge di Napoleone  sopprime gli Ordini religiosi e ai Conventi vengono date diverse destinazioni: scuola, carcere, caserma.

Con Decreto 7 agosto 1809 e 10-1-1811 G. Murat sopprime i Conventi degli Ordini Religiosi Possidenti, per reperire sia denaro che locali, che   diventano beni demaniali.

Con successivo Decreto del 26-4-1813 del Murat molti di questi Conventi vengono concessi ai Comuni per essere destinati ad usi pubblici. Anche il Convento di Gioia è soppresso nel 1809 e  sottratto ai Domenicani.
Dal 1809 al 1812 il Convento è dimora dei gendarmi. Ma già a giugno del 1812 il Sindaco Pietro Nicola Favale   aveva chiesto l'uso del Convento come Casa Comunale.   Il Convento soppresso da Giuseppe Napoleone, viene consegnato il 25 ottobre 1813 al sindaco dott. Pietro Nicola Favale, per essere adibito a Padiglione e Caserma delle truppe di passaggio.

Padre Cappelluti pubblica i documenti della soppressione: afferma che viene chiuso anche quello di Gioia, dove i Padri sono rassegnati  e malinconici quando ascoltano che devono andar via e perdere tutto. La soppressione ha portato alla distruzione di tutto: libri, pergamene. Ben poco si è salvato.

Il documento del 1809 ci dà notizie  non solo dei conventi, ma anche dei locali, stalle, depositi ecc.
Nel 1816, a seguito della concessione in  proprietà al Comune di Gioia da parte del Re Ferdinando IV  con  Decreto  6-11-1816,  la  Casa Comunale, che  aveva sede dove si  trova  il  palazzo  Favale  ( Corso Vittorio Emanuele), viene trasferita con  altri  uffici  al Palazzo San Domenico; il Convento viene adibito anche a Carcere Mandamentale.

Nel 1817, il 10 giugno, c'è il tentativo di un Padre domenicano di far riaprire il Convento di Gioia. Tommaso Iacobellis dice che ci sono poche speranze perché i Conventi saranno dati ai Comuni.
Nel 1842 viene sistemato il largo antistante il Palazzo Comunale ove avevano sede le fiere cittadine.
Nella seduta consiliare del 3 nov. 1861 il Sindaco Donatantonio Taranto, ( nel sottolineare che tutte le  nazioni europee e i Comuni italiani progredivano nei lavori pubblici, mentre Gioia era al di sotto di tutti e aveva bisogno di una sala per riunioni comunali, di un orologio, di un locale per la Guardia Nazionale, per il Collegio Elettorale, per le scuole ) comunica che ha richiesto al Principe degli ingegneri Luigi Castellucci di ideare un piano di fondamentali riforme e  impianti che metta Gioia al livello delle altre città sorelle. In particolare, poiché la Casa Comunale, che era provvisoriamente   ospitata nel vecchio Convento di S. Domenico, non rispondeva affatto alle nuove esigenze, l'incarico prevedeva di redigere un progetto di ristrutturazione e ampliamento del Convento, adattandolo a degno Palazzo Municipale, con un ingresso monumentale, una grande sala per il Consiglio, locali per il Corpo della Guardia Nazionale, scuole, carceri ed  un nuovo orologio ( il vecchio orologio, situato accanto al palazzo di Vincenzo Labellarte era stato danneggiato dal un fulmine nel settembre del 1861 che ne aveva rovinato sia la macchina che il fabbricato ).
Nel verbale del Consiglio Comunale del 22-11-1861 si fa riferimento all'ubicazione del Convento di San Domenico, posto di fronte al Teatro Comunale.

Il Consiglio Comunale, nella seduta dell'8 maggio 1862, approva il progetto dell'ing. Luigi Castellucci.    La facciata ottocentesca è  stata costruita successivamente per una funzione di rappresentanza; il vero ingresso era originariamente a fianco dell'omonima Chiesa.
Nel 1864  sono completati i lavori al Palazzo Municipale di San Domenico e comincia a funzionare il nuovo orologio del Palazzo San Domenico, costruito a Napoli dal ginevrino Sig. Bernard
Poiché dal 1 gennaio 1866 la spesa per le Carceri Mandamentali sono a carico dei Comuni, nel Consiglio comunale del 6-11-1865 si ricorda che  nella sagrestia della Chiesa di San Domenico erano state  costruite 2 stanze per sistemarvi il Carcere civile, essendo molto anguste quelle esistenti nel locale stesso.
 Il 21-12-1869 viene fondato l'Asilo Comunale  De Deo a spese del Municipio e delle Opere Pie locali. Forse è costruito il nuovo carcere, ristrutturando vecchi magazzini del Convento.  Da un carteggio del 1903 conosciamo che il Consiglio comunale ravvisa la necessità di riordinare gli ambienti a piano terra su via Manin per renderli affittabili ed ottenere delle entrate.

Nel 1908-9 si delibera sulla volontà di ampliare l'Asilo d'infanzia De Deo.

Durante le guerre mondiali abbiamo poche notizie sulle vicende del Convento. Nel 1940 il Podestà delibera di resistere in giudizio contro l'Amministrazione finanziaria dello Stato circa la restituzione dell'ex Monastero dei Conventali e dei  Domenicani  concessi in  proprietà al Comune di Gioia da Re Ferdinando IV con Decreto 6-11-1816.

Da un carteggio del 1952-55 tra il Comune di Gioia e il Genio Civile, sul degrado del Convento di San Domenico  e sul contenzioso sulla proprietà tra Amministrazione comunale e Stato, veniamo a conoscenza che il degrado è dovuto soprattutto per danni causati dalla deflagrazione di una polveriera fatta brillare dai tedeschi in ritirata e anche per installazione di antenne e apparecchiature radiofoniche.
L'Amministrazione Comunale degli inizi del 2000 ha avviato i lavori di restauro dell'immobile.
L'impianto claustrale originario di San Domenico prevede un chiostro centrale e degli ambienti dislocati su due livelli, con diversa destinazione: celle per i frati, depositi, forno, ecc.; quello finale è disposto su tre livelli. Come quasi tutti i Conventi dei Domenicani anche il nostro era edificato entro le mura cittadina e non extra-moenia, per rispondere all'esigenza tipica dei Domenicani, che è quella della predicazione, quindi non utilizzati per funzione pubblica, come sede di uffici pubblici. Per questo motivo si sono manifestate difficoltà nel restauro e recupero   per nuove destinazioni.

Il restauro ha seguito quattro fasi: rilievo, indagine storica, progetto architettonico-funzionale e interventi.
Lo studio è stato esteso a tutto l'isolato, che è compatto, a forma poligonale, collocato al margine del centro storico. Esso è lambito a nord da via Manin che è un segmento della viabilità extra-moenia e da via Rossini.
Il Convento soffriva di umidità di risalita come il centro storico, per cui è stato effettuato il risanamento dei locali.  Il fabbricato presenta calcarenite (tufi) e pietra; ad esempio a via Manin, per abbassamento della strada nel 1939 si è messo il bugnato con basole di pietra asportate da via Manin. All'angolo NE un'insegna, che riporta l'anno 1764, ci dice la data in cui probabilmente venne effettuato l'ampliamento del Convento.
Siccome la struttura è  stata concessa per destinazione ad uso pubblico e per  Municipio dal 1813 ad oggi, nell'intervento di restauro  si è deciso di mantenere tale destinazione d'uso. Nell'800 si decise di ricavare una sala consiliare, che ha snaturato murature e volta,  e poi l'orologio all'indomani dell'Unità d'Italia; nell'ultimo restauro sono state abbattuti muri divisori che hanno permesso di ripristinare al primo piano una grande sala, adibita a luogo di riunione, consentendo  un percorso agile lungo i quattro lati che si affacciano sul chiostro.

Nel 2004 si è provveduto al rinforzo delle colonne che formano il perimetro del chiostro, anche in previsione dell'allocazione della copertura a pagoda ( simile a quella realizzata a  Barletta, per analogo Convento domenicano ) che è stata effettuata alla fine del 2007.  Un ulteriore progetto, con fondi PIS di 500 mila euro, completerà il restauro e prevederà il nuovo ingresso dall'entrata originale  dal lato Sud prospiciente la Chiesa, così come era in origine. 

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13 Novembre 2008

  • Scuola di Politica

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