I manufatti dell’archeologia industriale di Gioia del Colle

  Affermare che Gioia, come recitano i cartelli stradali posti agli ingressi del paese, sia solo una città federiciana, connotata dalla produzione del vino primitivo e della mozzarella, è sicuramente molto riduttivo e non rende giustizia alla storia e alle nostre tradizioni locali. Infatti degne di memoria sono altre caratteristiche salienti del nostro Comune, che […]

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1903. Panorama di Gioia e della zona industriale, dalla via per Santeramo

Affermare che Gioia, come recitano i cartelli stradali posti agli ingressi del paese, sia solo una città federiciana, connotata dalla produzione del vino primitivo e della mozzarella, è sicuramente molto riduttivo e non rende giustizia alla storia e alle nostre tradizioni locali. Infatti degne di memoria sono altre caratteristiche salienti del nostro Comune, che si identifica anche come città che vanta una delle più premiate Bande musicali e come sede, in un passato non molto lontano, di numerosi insediamenti industriali, legati ad altrettante attività cui è vocato il territorio gioiese.La più antica zona industriale di Gioia è strettamente legata alla vocazione agricola del nostro territorio e quindi alle attività connesse alla trasformazione dei prodotti agricoli.

Risalgono alla fine dell’Ottocento i primi insediamenti edilizi industriali nel Comune di Gioia del Colle, quasi tutti ubicati nella zona posta ad Occidente del paese, lungo la strada che porta a Santeramo in Colle o lungo quella che ancora oggi porta la denominazione di via Lagomagno.

La motivazione della scelta della zona posta ad ovest del paese, in prossimità della periferia dell’abitato, come insediamento di industrie, era dettata da due favorevoli coincidenze:

–  la presenza di due ben distinte linee ferroviarie, la Bari-Gioia-Taranto, che collega l’Adriatico e lo Ionio e la Gioia-Rocchetta Sant’Antonio, che collega il nostro territorio alle coste del mar Tirreno, importanti e utili vie di comunicazioni e di traffici commerciali,

Il Molino automatico a cilindri Excelsior, di Enrico Pagano e figlio Luigi

–  la presenza di numerose falde acquifere e di laghi (tra cui Lagomagno, toponimo con cui è chiamata ancora oggi la strada che porta al Mulino Excelsior), da cui attingere l’acqua, elemento indispensabile per le industrie da impiantare, come testimonia ancora oggi l’esistenza, in quella zona, di numerosi pozzi e di norie, congegni idraulici per portare in superficie le abbondanti acque presenti nel sottosuolo.

A seconda della destinazione d’uso le strutture dell’archeologia industriale di Gioia si possono catalogare in tre diverse categorie funzionali.

La prima riguarda i due molini appartenenti alla famiglia Pagano: quello a cilindri e pastificio a vapore Alfredo Pagano, nei pressi dell’uscita dell’autostrada A 14, e quello automatico a cilindri “Excelsior” Enrico Pagano e figlio Luigi, in via Lagomagno.

Alla seconda categoria appartengono i manufatti degli stabilimenti Paolo Cassano, dedicati alla sezione distilleria, rettificazione di alcool, deposito e vendita dei prodotti.

La terza ed ultima categoria, frutto di una lungimiranza imprenditoriale, riguarda le abitazioni degli operai degli stabilimenti di Paolo Cassano, consistenti in case a schiera, allocate nelle vicinanze degli impianti.

Molino a cilindri e pastificio a vapore Alfredo Pagano, nei pressi del casello autostradale

È stata una scelta coraggiosa e all’avanguardia per quei tempi, quella di pensare di costruire abitazioni per gli operai nei pressi dell’insediamento degli opifici industriali, poiché evitava levatacce mattutine e perdita di tempo per recarsi sul posto di lavoro e garantiva un confortevole tetto in cui riposarsi e trascorrere serenamente il tempo libero da impegni lavorativi.

Qualche anno dopo, nel 1926 altri lungimiranti industriali, Camillo e poi anche Adriano Olivetti, provvederanno a far costruire il cosiddetto Borgo Olivetti, un in insieme di case per i lavoratori, nelle vicinanze degli stabilimenti, in coerenza con l’idea di Adriano Olivetti secondo cui le condizioni e l’aspetto dei luoghi di lavoro e di residenza influiscono sulla qualità della vita sociale e sull’efficienza produttiva.

Le industrie presenti in quella zona del paese erano quelle legate alla trasformazione di prodotti del settore agro-alimentare (grano e vino e successivamente anche latte), produzioni tipiche del territorio gioiese.

Nell’Annuario Statistico della Terra di Bari degli inizi del Novecento si definisce Gioia come una ricca e bella città e il suo Comune è descritto come un territorio fertilissimo che produce in abbondanza frumento, viti, olive, pascoli, etc. Di questi prodotti si alimenta l’attivo commercio di Gioia, esportandone quantità in ogni anno.

Nel 1912 il presidente della Camera di Commercio di Bari, Antonio De Tullio, in una sua relazione affermava che l’industria molitoria ha assunto da qualche anno una grandissima importanza nella provincia, perché la produzione di grano è abbastanza rilevante.

Alcuni documenti attestano la presenza a Gioia di uno stabilimento per la contemporanea macinazione del grano e per la produzione di pasta, di proprietà del signor Giove Filippo, sin dall’anno 1872.

Nel 1882 si contavano a Gioia quattordici impianti molitori tradizionali ai quali, nei primi anni del Novecento, se ne aggiunsero altri due molini a vapore di più ampie dimensioni e a livello industriale, di proprietà della famiglia Pagano.

Entrambi i molini, per le loro caratteristiche architettoniche, sembra che siano stati progettati dall’architetto gioiese Cristoforo Pinto e furono costruiti dall’impresa edile locale di Gaetano Donatone, maestro costruttore che ha edificato numerosi edifici pubblici e privati.

Il molino “Excelsior” con la morte del titolare Luigi Pagano nel 1957 e la successiva morte del figlio Enrico, cessa la sua attività produttiva, anche se rimane saltuariamente operativo fino agli anni ’60.  Negli anni ’80 l’immobile è stato acquistato dal signor Giuseppe Capurso che ha provveduto al restauro di tutto l’edificio, per destinarlo probabilmente ad attività di pubblico interesse, ma successivamente è stato lasciato in stato di abbandono ed è ancora in attesa di un possibile utilizzo.

Il molino e pastificio a vapore Alfredo Pagano, molto più grande del precedente, e ubicato sulla provinciale per Santeramo in Colle, in prossimità dell’ingresso del casello autostradale A 14, invece, a seguito del fallimento dichiarato dal proprietario nel 1926, fu acquistato dall’industriale gioiese Angelo Lattarulo, titolare dell’omonimo Lanificio, sito in Via Mazzini.

Nel 1940 fu utilizzato temporaneamente come Campo di internamento di ebrei italiani. Entrato nelle proprietà del Comune agli inizi degli anni ’50, nel 1960 fu venduto all’asta all’imprenditore locale Domenico Romano. Il molino fu successivamente acquistato alla fine del secondo millennio da una società pugliese, la quale avrebbe effettuato lavori di recupero, risanamento conservativo e di ristrutturazione interna al fine di utilizzarlo come struttura ricettivo-alberghiera. I lavori sono stati sospesi perché erano stati eseguiti lavori non conformi ai vincoli previsti per i Beni Artistici e Architettonici.

Si spera che l’abbandono in cui l’immobile versa e l’incuria del tempo non portino al degrado della struttura e alla perdita di un tassello importante della storia del nostro Comune.

Lo sviluppo dell’industria molitoria a Gioia è frutto non solo della conseguenza della crisi viti-vinicola del 1887, che spinge i nostri contadini a diversificare le produzioni e a sviluppare la cerealicoltura, ma anche dello sviluppo tecnologico che porta all’utilizzo del vapore come nuova fonte di energia e dell’introduzione del cilindro automatico nella macinazione dei cereali.

Tra le produzioni più significative del nostro Comune, oltre alla coltivazione e alla trasformazione del grano spicca anche quella della vite.

Una distilleria Paolo Cassano in via Santeramo

L’Apprezzo della Terra di Gioia del 1611 di Federico Pinto riporta: Si fa abbondanza di vino e di molta bona qualità per le commode vigne, che possedono detti cittadini

Anche nell’Apprezzo del 1640 di Honofrio  Tangho si dice: In detti territori, quelli che sono vicini a detta terra sono seminatori, pascolatori, vigne, giardini, ortalizi….   In essi vi si fanno vini bianchi, rossi d’ogni sorta, li quali sono sufficienti per comodità de cittadini…

L’Apprezzo della Terra di Gioia del 1653 riporta: Li detti territorj, quelli che sono vicini a detta Terra sono seminatorj, dove si fanno tutte sorte di verdume. In essa vi si fanno vini bianchi, rossi, frutti d’ogni sorte, li quali sono sufficienti per commodità de Cittadini

Va ricordato che alla fine del Settecento don Francesco Filippo Indellicati, dopo aver effettuato degli studi su diversi ceppi di vite, aveva impiantato a Gioia, in un suo fondo sito in contrada Liponti, un vitigno a cui dette il nome di Primativo, per la sua caratteristica di produrre frutti in anticipo rispetto ad altri vitigni, da cui si otteneva un vino con un grado alcolico elevato ed una gustosa corposità.

L’Amministrazione comunale di Gioia nel 1883 decide di impiantare nel nostro Comune una Scuola Enologica. Lo Statuto, approvato dal Consiglio comunale il 7 agosto  1884, stabiliva come scopi dell’istituenda Scuola Enologica istruire i giovani contadini nella buona pratica della viticultura, insegnare, attuare e rendere popolari i migliori processi di vinificazione e conservazione dei vini, istruire i giovani provenienti dalle scuole tecniche, per renderli adatti a condurre e migliorare sia le proprie che le altrui vigne, sia la propria che l’altrui industria vinifera, ridurre gradatamente e nella cerchia dei propri mezzi a tipi commerciali costanti le diverse qualità di vini esistenti nella nostra regione. Il corso, destinato a giovani di età superiore ai 15 anni e dotati di licenza elementare o tecnica, ai  figli di piccoli proprietari, coloni e artigiani che intendono diventare buoni viticultori e cantinieri, avrebbe avuto una durata di 4 anni e contemplava un indirizzo eminentemente tecnico-pratico, grazie all’impianto di una cantina sperimentale e di un piccolo podere modello preso in fitto dal Comune, e grazie alla possibilità di condurre esercitazioni nel grande stabilimento vinicolo del notabile gioiese Vito De Bellis, divenuto per altro Presidente del Comitato Consortile responsabile dell’amministrazione dell’Istituto.

Zona archeologia industriale e abitazioni delle distillerie Cassano, vista da Via Madonna della Croce

Nel luglio del 1887, in risposta alle misure protezionistiche adottate in altri paesi europei (Francia e Germania), il Parlamento italiano approvò una nuova tariffa doganale che copriva una parte considerevole della produzione industriale e della produzione cerealicola. La Francia già nel 1885 aveva adottato misure di protezione agraria avverse all’Italia. Il 28 febbraio 1888 il Parlamento francese applicò le tariffe di guerra verso l’Italia, che, a sua volta, applicò ai rapporti commerciali con la Francia i dazi di ritorsione. La “guerra commerciale” con la Francia provocò ripercussioni negative per i produttori di olio, vino, agrumi, che dovettero cercare nuovi sbocchi commerciali per esportare i loro prodotti.

Queste avverse situazioni economico-commerciali non scoraggiarono i nostri avi, ma spinsero alcuni di questi a mettere in atto soluzioni alternative alla grave crisi in cui si erano trovati sui mercati internazionali.

La grossa produzione di vino pugliese, rimasto invenduto per la politica protezionistica messa in atto dal Governo italiano in seguito alle misure restrittive dei francesi nell’acquisto di vini italiani, rischiava di portare sul lastrico molti produttori nazionali e gioiesi. I nostri produttori locali, che vivevano dei proventi della vendita del vino non si persero d’animo e attuarono una riconversione o diversificazione di utilizzo del loro prodotto. È da ricordare che dal Catasto onciario del 1750 risultava che l’85% della popolazione gioiese era legata alla terra e produceva in gran parte uva e vino.

Pioniere di questa svolta fu Paolo Cassano, un grande proprietario terriero, il quale non si lasciò scoraggiare dagli eventi sfavorevoli, ma, con una lungimiranza unica e positiva, trovò la forza per reagire e diversificare le sue produzioni. Egli, infatti, pensò di distillare e rettificare quelle grosse quantità di vino che erano rimaste invendute, procedendo anche alla distillazione delle vinacce e rettificazione dell’alcool, ottenendo cognac e altre bevande alcoliche.

Stabilimento di produzione Fides Cognac Italiano, di Paolo Cassano

Alla fine dell’Ottocento, sul sedime di un originario complesso adibito a mulino, ubicato sul lato sinistro della via per Santeramo, Paolo Cassano impiantò una distilleria e successivamente ampliò la produzione di distillati acquistando un nuovo stabilimento, sito sul lato destro della via per Santeramo, di fronte alla prima distilleria. In quei locali, come si evince dall’insegna ancora oggi presente sulla facciata dell’opificio, si produceva il Fides Cognac Italiano, che venne esportato in Europa, Africa e America, conseguendo prestigiosi riconoscimenti in fiere internazionali, tra cui quella di Parigi e di Buenos Aires. La produzione di distillati si ampliò con il Cognac Paolo Cassano, il vermouth Paolo Cassano, il Superior Old Brandy, il liquore Igea e il Rhum Giamaica.

Una nuova distilleria fu utilizzata da Paolo Cassano sulla vicinale Milano, di fronte al casello autostradale A 14.

Questo opificio fu donato dai proprietari all’I.P.A.B. di Gioia per implementare le dotazioni dell’Ospedale cittadino.

A seguito della soppressione degli II.PP.AA.BB. e del passaggio alle Regioni delle donazioni effettuate a favore degli Ospedali, il Comune di Gioia ha acquistato la Distilleria Cassano per farne un Museo del Vino.

Con delibera di G.M. n. 11/1998 il Comune di Gioia aderì al ‘Programma Raphael‘, presentato dall’Unione Europea nel 1997, per il recupero e la valorizzazione di Beni Culturali d’epoca preindustriale, e predispose un progetto per il restauro della ‘Distilleria Taranto’, ex proprietà Cassano. Ai fini della realizzazione di tale progetto, quindi, il Comune di Gioia del Colle nel 2003 decise di acquistare dalla AUSL BA/5, che ne  era   proprietaria, la suddetta Distilleria con annessi fondi rustici.

La Distilleria Paolo Cassano, di fronte all’ingresso autostradale

Attualmente l’immobile, ristrutturato con fondi europei, attende di essere utilizzato a tempo pieno come struttura museale dedicata al settore vinicolo.

Una parte della distilleria Cassano, quella ubicata sul lato sud della via per Santeramo è stata ristrutturata dal Comune e utilizzata come centro congressi; per alcuni anni è stata utilizzata come sede di una Scuola di specializzazione per le Professioni Legali della LUM Libera Università Mediterranea Jean Monnet, di Casamassima.

La società Cassano, a seguito di due disastrosi eventi fu messa in liquidazione e sciolta nel 1915. Nel 1912, infatti, le nuove disposizioni fiscali colpirono fortemente il settore della produzione di alcool costringendo numerosi industriali a chiudere i battenti. A questa difficoltà si aggiunse anche la distruzione di numerosi vigneti pugliesi, colpiti dalla fillossera.

Accanto agli insediamenti industriali il Cassano agli inizi del Novecento fece costruire le abitazioni per gli operai che lavoravano nelle sue distillerie.

Maggiori informazioni sui molini Excelsior e molino e pastificio Pagano si possono attingere su questo sito, digitando: Il Molino “Excelsior” di Gioia del Colle “Il Campo di internamento nell’ex Mulino-Pastificio Pagano”.  Per le Distillerie Paolo Cassano si può digitare: Le distillerie Paolo Cassano.

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12 Novembre 2020

  • Scuola di Politica

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