Gli orologi pubblici a Gioia del Colle

Sin dal Medioevo nelle città le ore venivano scandite dal suono delle campane. Le città erano quasi tutte cinte da mura, nelle quali si aprivano un certo numero di porte di accesso agli abitati; queste erano aperte all’alba e venivano chiuse al tramonto del sole, per impedire a gente nemica di entrare  con intenzioni poco […]

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L’orologio sul palazzo municipale di Gioia

Sin dal Medioevo nelle città le ore venivano scandite dal suono delle campane. Le città erano quasi tutte cinte da mura, nelle quali si aprivano un certo numero di porte di accesso agli abitati; queste erano aperte all’alba e venivano chiuse al tramonto del sole, per impedire a gente nemica di entrare  con intenzioni poco piacevoli ed impadronirsi della città.

Ancora oggi Gioia è un paese prevalentemente agricolo, nonostante la presenza di numerose industrie meccaniche, come è attestato soprattutto dalle pregiate produzioni di vino Primitivo Doc di Gioia del Colle, della mozzarella DOP di Gioia del Colle e di altri prodotti ortofrutticoli.

Al mattino il suono delle campane indicava ai lavoratori agricoli che era giunto il momento di uscire dal paese per recarsi a lavoro in campagna (suono della campana mattutina). A mezzogiorno il suono ricordava che era il momento di sospendere il lavoro per ristorare il fisico (suono dell’Angelus) mentre al tramonto il suono delle campane ricordava di far rientro nel paese perché veniva chiuse le porte di accesso e ricordava altresì ai fedeli di recarsi in Chiesa per pregare e assistere alle funzioni religiose (era il suono dell’Ave  o Ave Maria). Un antico detto recitava: All’Avemaria o a casa o per la via.In particolare l’uso del suono della campana a mezzogiorno, pratica che si fa risalire al Medioevo, oltre a segnare la pausa nel lavoro dei campi, serviva a far recitare ai contadini l’Angelus Domini per ringraziare il Signore e la cui recita tre volte al giorno (mattina, mezzogiorno e sera) aveva lo scopo di far recitare a tutti la preghiera allo stesso ritmo in cui, ancora oggi, la recitano i monaci che vivono nei conventi e nelle abbazie.  Questa usanza, voluta da Papa Callisto III nel 1456 in ringraziamento della vittoria dell’armata cristiana sui turchi a Belgrado, successivamente fu imposta da papa Pio V nell‘ottobre 1571 per ringraziare il Signore e per ricordare la vittoria dell’armata navale cristiana su quella turca a Lepanto.

Molti contadini lavoravano generalmente in terreni abbastanza distanti dai centri abitati e, poiché non erano in possesso di un orologio, la posizione del sole e il suono delle campane erano l’unico segnale che poteva dare loro cognizione dell’ora. Per permettere che il suono delle campane fosse percepito a grande distanza si costruivano campanili svettanti accanto alle chiese cittadine, costruite in posizione dominante rispetto alle abitazioni circostanti.

Un antico tipo di orologio pubblico cittadino, fruibile però in presenza di una giornata soleggiata, era costituito dalla meridiana. Essa, infatti viene indicata come orologio solare o quadrante solare, poiché nella sua forma tradizionale è costituita da un’asticella, detta stilo o gnomone, che, colpita dai raggi solari, proietta la sua ombra su una superficie verticale su cui sono riportati dei numeri romani, detta quadrante, indicando l’ora solare locale.

A Gioia sopravvive una meridiana sul palazzo Benagiano in Via Dante Alighieri, mentre un’altra, sita in Piazza XX Settembre è andata perduta con l’abbattimento dell’abitazione Marvulli, per far posto ad una costruzione condominiale. Fu la Giunta comunale, nella seduta del 10 maggio 1885 a deliberare la costruzione di una meridiana di marmo fatta per conto del Municipio al Largo Vittoria (l’attuale Piazza XX Settembre).

Il ritmo della vita cittadina a Gioia in passato era scandito non solo dal suono delle campane delle chiese ma anche dall’orologio pubblico; quest’ultimo era situato su una torretta nella originaria Piazza del Comune (detta anche Piazza Duomo perché antistante la Chiesa Madre o il Duomo di Gioia, come veniva indicata dalla denominazione della strada che conduceva al sacro tempio).

Nel 1830 il Comune delibera di riparare quell’orologio pubblico e nel 1831 fu elevata la torretta dell’orologio, perché la sua campana fosse udita per tutto il paese, che in quel periodo si era ampliato molto.

Nella seduta consiliare del 3 nov. 1861 il Sindaco Donatantonio Taranto, (nel sottolineare che tutte le  nazioni europee e i Comuni italiani progredivano nei lavori pubblici, mentre Gioia era al di sotto di tutti e aveva bisogno di una sala per riunioni comunali, di un orologio, di un locale per la Guardia Nazionale, per il Collegio Elettorale, per le scuole) comunica che ha richiesto al Principe degli ingegneri Luigi Castellucci di ideare un piano di fondamentali riforme e  impianti che metta Gioia al livello delle altre città sorelle.  In particolare, poiché la Casa Comunale, che era provvisoriamente   ospitata nel vecchio Convento di S. Domenico, non rispondeva affatto alle nuove esigenze, l’incarico prevedeva di redigere un progetto di ristrutturazione e ampliamento del Convento, adattandolo a degno Palazzo Municipale, con un ingresso monumentale, una grande sala per il Consiglio, locali per il Corpo della Guardia Nazionale, scuole, carceri ed  un nuovo orologio (il vecchio orologio, situato accanto al palazzo di Vincenzo Labellarte era stato rovinato e fracassato dal un fulmine nel settembre del 1861 che ne aveva rovinato sia la macchina che il fabbricato).

Il 3 dicembre 1861 in Consiglio di dice che sulla Casa comunale è stata elevata una torre su cui sarà messo l’orologio.

Il sindaco Antonio Taranto presentò al Consiglio il progetto del Castellucci nella seduta dell’8 maggio 1862, che fu da tutti ammirato. Esso prevedeva una spesa di ducati 5.000, compresa l’installazione del pubblico orologio, spesa ingente per quei tempi, ma che, come il sindaco affermò, il Comune era in condizione di affrontare, avendo liberi e disponibili, pur dopo aver fatto fronte a tante spese di civiltà e di sicurezza pubblica, ben 10 mila ducati.

Nel novembre del 1862 il sindaco Taranto, facendo il bilancio di un anno del suo mandato affermava: … da ultimo abbattuta la vecchia Casa Comunale sulle cui rovine sorge gigante novello edifizio ove poserà il nuovo pubblico orologio… L’Amministrazione corre pel meglio a vele gonfie…

Il giorno 1 aprile 1878 fu deciso l’abbattimento della vecchia torre dell’orologio sita a Piazza Duomo, per scopo di pubblica utilità, per abbellimento del paese e per allungare la Piazza (Piazza Duomo).

Il 3 maggio 1880 il Consiglio esamina la proposta per il vecchio orologio a via Duomo.

Il 28 aprile1883 il Consiglio esamina i provvedimenti per l’impianto di un nuovo orologio sull’ex Convento di S. Francesco perché in quell’anno ce n’era uno solo in Gioia, quello posto sull’edificio del Municipio, poiché l’altro era sito sulla vecchia Torre dell’orologio in via Duomo (palazzo Labellarte), torre che era stata abbattuta nel 1878 a seguito di un terremoto, per scopo di pubblica utilità e abbellimento del paese.

Il 16 gennaio 1884 la Giunta comunale esamina il progetto dell’architetto Cristoforo Pinto, prende i provvedimenti per collocare il nuovo orologio a S. Francesco e a fa eseguire le opere in muratura per la costruzione. Il successivo 23 luglio approva il pagamento del saldo per la costruzione della torretta dell’orologio a S. Francesco.

Nel 1885 vengono completati i lavori al Palazzo Municipale ed entra in funzione l’orologio pubblico sulla torretta del Municipio.

L’orologio sul Convento di San Francesco in Piazza Plebiscito a Gioia

Nella seduta di Giunta dell’11 novembre 1885 si ricorda che con delibera del Consiglio del 28-4-1883 venne approvato l’impianto sull’ex Convento di S. Francesco di un nuovo orologio, dando il mandato alla Giunta per l’acquisto e la sua collocazione.

Ci fu una trattativa con diverse ditte per l’acquisto di un orologio. La migliore offerta fu quella del sig. Alfonso Curci, fabbricante di Napoli, che si obbligava a fornire al Comune un orologio di mt.1,30×35 con suoneria francese in 12 ore e ciascuna con i quattro quarti con tutto il necessario per £ 1360, con quadrante in vetro con numeri di mt 1,60, spesso da 12 a 13 mm., due campane della fabbrica cav. Francesco De Pete di Vittorio Veneto di £ 1430 e di £ 120 per spese di viaggio e manodopera, per un totale di £ 2900.

Nel 1889 l’orologio che era stato impiantato nel 1885 sulla torretta del Convento dei Francescani viene illuminato di notte; infatti il 5 aprile in Consiglio si comunica che è stato impiantato l ’orologio pubblico a S. Francesco, che è illuminato di notte e la sua manutenzione è affidata al sig. Gennaro Nana.

Verso la fine del secolo scorso sono stati impiantati in diversi punti importanti del paese alcuni orologi elettrici posizionati su sostegni metallici che fungevano anche da tabelle pubblicitarie. La scarsa manutenzione degli stessi ha portato al naturale deperimento delle installazioni e al conseguente smantellamento degli orologi che ormai non svolgevano più il compito loro assegnato.

Anticamente in tutta Italia le 24 ore si contavano a partire dal tramonto del sole. Fino a qualche decennio fa il popolino chiamava col nome di ventiqattr’ore l’ora dell’Ave Maria, mezz’ora circa dopo il tramonto, annunziata dal suono delle campane di tutte le chiese.

Altre tracce dell’antica numerazione di Gioia sono: Un’ora di notte, data dal suono della campana della Chiesa Madre; due ore di notte, dalla campana della Chiesa di San Francesco; dall’ormai disuso ventun’ore e ventidue ore, dalla campana della Chiesa Madre.

Fu il governo che subito dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia impose a tutti i Comuni di dotarsi di un orologio pubblico che scandisse l’ora comune d’Italia in tutta la nazione, sottolineando in tal modo il corso del nuovo stato laico ed unitario.

Vedi anche su questo stesso sito l’articolo “La Torre dell’orologio” https://www.gioiadelcolle.info/la-torre-dellorologio/.

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12 Settembre 2022

  • Scuola di Politica

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