Dal Mercato Coperto alla nuova sede del Municipio e alla sede INPS

Nonostante le peripezie che hanno interessato la costruzione della ‘Piazza Coverta’ a partire dal 1899 fino alla definizione del contenzioso nel 1920, che costarono ingenti sacrifici economici per le casse comunali, in modo irresponsabile con somma leggerezza agli inizi degli anni ’70 il Consiglio comunale  delibera  la demolizione del Mercato Coperto  per rendere disponibile l’area […]

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La Piazza Coperta in costruzione in Piazza Plebiscito

Nonostante le peripezie che hanno interessato la costruzione della ‘Piazza Coverta’ a partire dal 1899 fino alla definizione del contenzioso nel 1920, che costarono ingenti sacrifici economici per le casse comunali, in modo irresponsabile con somma leggerezza agli inizi degli anni ’70 il Consiglio comunale  delibera  la demolizione del Mercato Coperto  per rendere disponibile l’area da utilizzare per la nuova Casa Comunale.

Le motivazioni addotte per questa scelta furono la scarsa igiene dell’immobile che non garantiva la sicurezza dal punto di vista sanitario degli avventori e dei commercianti e la presenza di topi.

La struttura era utilizzata per la vendita di prodotti ortofrutticoli, di pesce, di carne, di salumi e formaggi.Accanto a queste motivazioni igieniche, che potevano essere superate facilmente con una massiccia disinfestazione e derattizzazione e con qualche ulteriore intervento migliorativo della struttura, un altro elemento che favorì la scelta di abbattere il Mercato Coperto fu la necessità di trovare una nuova sistemazione per la sede del Municipio di Gioia del Colle.

L’allora ed attuale sede del Municipio non è di proprietà comunale, come si evince da alcuni documenti.

Con Decreto 7 agosto 1809 e 10-1-1811 G. Murat sopprime i Conventi degli Ordini Religiosi Possidenti, che diventano beni demaniali. Anche il Convento di Gioia è soppresso nel 1809.

Il Municipio di Gioia

Con successivo Decreto del 25-4-1813 del Murat molti di questi Conventi vengono concessi ai Comuni per essere destinati ad usi pubblici. Il monastero dei Domenicani di Gioia con Decreto 25 aprile 1813 di Gioacchino Napoleone, re delle Due Sicilie, viene concesso al Comune di Gioia e viene consegnato il 25 ottobre 1813 al sindaco dott. Pietro Nicola Favale, per essere adibito a Padiglione e Caserma delle truppe di passaggio.

Il re Ferdinando IV con Decreto 6-11-1816 conferma in beneficio del Comune di Gioia la concessione dei locali del monastero dei Domenicani, concessi nel 1813 per usi pubblici, con destinazione Caserma della Gendarmeria Reale, carcere e giustizia di pace.

La Casa Comunale, che aveva sede dove è ubicato il palazzo Favale (Corso Vittorio Emanuele), viene trasferita con  altri  uffici  all’ex Convento di San Domenico.

Nella seduta consiliare del 3 nov. 1861 il Sindaco Donatantonio Taranto,  nel sottolineare che Gioia aveva bisogno di una sala per riunioni comunali, di un orologio, di un locale per la Guardia Nazionale, per il Collegio Elettorale, per le scuole, comunica che ha richiesto al Principe degli ingegneri Luigi Castellucci di redigere un progetto di ristrutturazione e ampliamento del Convento, adattandolo a degno Palazzo Municipale, con un ingresso monumentale, una grande sala per il Consiglio, locali per il Corpo della Guardia Nazionale, scuole, carceri ed un nuovo orologio, poiché la Casa Comunale, che era provvisoriamente   ospitata nel vecchio Convento di S. Domenico, non rispondeva affatto alle nuove esigenze di quel tempo.

Nel 1940 il Podestà delibera di resistere in giudizio contro l’Amministrazione finanziaria dello Stato circa la restituzione dell’ex Monastero dei Conventali e dei Domenicani concessi in uso gratuito al Comune di Gioia da Re Ferdinando IV con Decreto 6-11-1816.

Da un carteggio del 1952-55 tra il Comune di Gioia e il Genio Civile, sul degrado del Convento di San Domenico e sul contenzioso sulla proprietà tra Amministrazione comunale e Demanio, veniamo a conoscenza che il degrado è dovuto soprattutto per danni causati dalla deflagrazione di una polveriera fatta brillare dai tedeschi in ritirata e anche per installazione di antenne e apparecchiature radiofoniche.

Poiché l’ex Convento di San Domenico era stato concesso in uso al Comune di Gioia e il contenzioso che questo aveva avviato aveva confermato che la struttura era proprietà del Demanio, l’Amministrazione comunale di Gioia aveva pensato di costruire una sede propria in cui allocare tutti gli uffici comunali.

La scelta cadde su un luogo centrale del paese: Piazza Plebiscito, e precisamente nel punto in cui era stata costruita la Piazza Coperta.

Piazza Plebiscito vista dall’alto. In primo piano il Mercato Coperto.

Per realizzare questo progetto sarebbe stato necessario abbattere il Mercato Coperto, che, per la sua carente situazione igienica, offriva il fianco a tale realizzazione.

I lavori di abbattimento dell’immobile hanno inizio a gennaio del 1972.

Dopo aver sfigurato l’impianto ottocentesco della Piazza, già deturpato con l’abbattimento del Palazzo De Bellis e la conseguente costruzione di un condominio di sei piani nell’angolo ovest della stessa, il nuovo intervento di distruzione del Mercato Coperto contribuiva a peggiorare l’assetto urbanistico della Piazza stessa.

Infatti il progetto della nuova costruzione da adibire a nuova sede del Municipio, che prevedeva lo sviluppo di tre livelli in superficie e di un livello sotterraneo, presentava una forma geometrica rettangolare molto lineare e con numerose vetrate tali da consentire di aver sufficiente luce agli uffici da allocare, in netto contrasto con l’impianto urbanistico ottocentesco esistente.

Il progetto, a causa dei notevoli costi di spesa, prevedeva la realizzazione dell’intero immobile in due fasi distinte: la prima sarebbe stata edificata in breve tempo, mentre la seconda parte sarebbe stata completata non appena le finanze comunali lo avessero consentito.

In realtà fu edificata solo la prima parte del progetto, quella che avrebbe ospitato la sede delle adunanze del Consiglio e solamente pochi uffici comunali.

Il prospetto, che inizialmente presentava a piano terra un portico aperto, che venne utilizzato come riparo dalle intemperie dai cittadini che erano soliti incontrarsi in Piazza Plebiscito per motivi di lavoro o per svago, in un secondo momento fu murato e fornito di finestre, per renderlo disponibile come ambienti di uffici.

Quando questa prima tranche fu completata i locali a piano terra furono adibiti a sede del comando dei Vigili urbani ed il primo piano ospitò l’Ufficio Tecnico comunale.

La sede INPS in Piazza Plebiscito

Nel 1991 l’immobile di Piazza Plebiscito cambia destinazione d’uso; infatti il complesso viene concesso in comodato gratuito per nove anni all’INPS, per essere utilizzato come sede del Centro Operativo INPS di Gioia del Colle, e viene sottoscritto un contratto assoggettabile ad una stipula di locazione con remunerazione in opera, atteso che il pagamento dei canoni veniva compensato dal costo sostenuto dallo stesso INPS per i lavori di ristrutturazione dell’intero immobile, con successiva installazione di un ascensore.

L’importo del canone, viste le notevoli migliorie che l’Istituto di Previdenza Sociale aveva apportato allo stabile, con una spesa di circa 245 milioni di lire, era risultato conveniente per i due Enti, che rimandarono al 2006 la scadenza della convenzione.

A gennaio del 2002, invece, viene rinnovato il contratto di locazione con l’INP per un ammontare di € 3.285,96 mensili per la durata di 6 anni.

Nel 2018 intercorsero degli incontri tra l’Amministrazione comunale di Gioia e la Direzione regionale di Bari per il rilascio anticipato dell’immobile di Piazza Plebiscito, che sarebbe stato utilizzato come pinacoteca delle arti figurative del Comune, al quale era stato concesso un finanziamento regionale in tal senso. Il Comune aveva offerto all’INPS prima i locali dell’ex EPCPEP (Ente Pugliese per la Cultura Popolare e l’Educazione Professionale) e poi Palazzo Serino, ex sede della biblioteca. Dopo i relativi sopralluoghi, poiché gli immobili individuati non soddisfacevano i requisiti dell’Istituto previdenziale, che non intendeva lasciare l’immobile che occupava, nel 2019 il Commissario Prefettizio, dato l’interesse che il Comune aveva nei confronti del polo culturale per il quale aveva ottenuto i fondi,  pensò di individuare un immobile comunale che risultasse idoneo a soddisfare i requisiti progettuali di quel finanziamento e precisamente l’ex Convento dei Francescani Riformati presso la Chiesa di Sant’Antonio o del Crocifisso.

Alla fine del primo decennio di questo secolo il nostro concittadino, il noto designer Mimmo Castellano, aveva redatto un progetto per il recupero architettonico della zona intorno a Piazza Plebiscito, che prevedeva la costruzione di un parcheggio sotterraneo sotto il sedime della Piazza e una trasformazione del prospetto dell’immobile utilizzato dall’Inps per armonizzarlo con l’impianto ottocentesco della stessa Piazza.

Il Castellano intendeva offrire gratuitamente questo progetto al Comune di Gioia, purché fosse realizzato esattamente come previsto dal progettista.

Purtroppo anche in questo caso è stato valido il biblico motto Nemo propfeta in patria!

Sempre alla fine del primo decennio del 2000 l’allora Amministrazione comunale  pensò di abbattere la costruzione  fatta edificare in Piazza Plebiscito per ricostruire il Mercato Coperto secondo il suo originario progetto, per utilizzarlo  per il  fine per cui fu edificato oppure come contenitore per attività culturali.

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20 Dicembre 2020

  • Scuola di Politica

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