A proposito di … Giacomo di Gioia

Il poeta-cantastorie in vernacolo gioiese Filippo Ronco (1791-1877),  è stato un personaggio umile, ma legato alla storia e alle tradizioni della nostra terra, che ha lasciato un segno nel settore della musica e della cultura popolare. Numerosi sono i gioiesi che portavano il nome di Giacomo, e tra questi va ricordato fra Giacomo di Gioja, […]

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Via Filippo Ronco

Il poeta-cantastorie in vernacolo gioiese Filippo Ronco (1791-1877),  è stato un personaggio umile, ma legato alla storia e alle tradizioni della nostra terra, che ha lasciato un segno nel settore della musica e della cultura popolare.

Numerosi sono i gioiesi che portavano il nome di Giacomo, e tra questi va ricordato fra Giacomo di Gioja, il quale fu eletto vescovo della soppressa chiesa  di Lettere (NA) intorno al 1349, così come attingiamo dalle Addizioni del Coleti all’Italia Sacra dell’Ughelli.

A 33 anni (data presumibilmente simbolica per il richiamo degli anni di Cristo), si dedica alla poesia religiosa;  per sua stessa ammissione, nel 1862 sarebbe stato, novello Dante in vernacolo, guidato dal Creatore ad un viaggio nell’inferno, da cui  sarebbe poi scaturita la ‘Storia dell’inferno’ (pervenuta incompleta).Almeno 24 sono le ‘storie’, spesso ‘firmate’ e ‘datate’, da lui composte o trasmesse a memoria  per migliaia di versi, con ingenua e talora riuscita ricerca  della musicalità e perfino delle rime, baciate o alternate. Né sono assenti squarci di genuina e primitiva poesia popolare, che mettono in valore, ad esempio, i sentimenti materni e familiari in genere, il peso della sofferenza umana (e divina di Cristo), le profondità più intime e raccolte, e le altezze eroiche della fede cristiana, con l’invito ripetuto a coltivarla nell’amore per Dio ed i santi.

Gli argomenti appaiono distribuiti fra ‘storie’ di Cristo e del ‘giudizio’, e ‘storie’ della Madonna e dei Santi (s. Antonio di Padova, s. Caterina d’Alessandria, s. Filomena, s. Giorgio, s. Lucia, s. Lucrezia, s. Michele Arcangelo, s. Nicola di Bari, s. Rocco, s. Vito), e raccolte (e pubblicate un quarantennio fa) dal Celiberti  (Vito Celiberti, I Canti popolari di Gioia del Colle) dalla viva voce degli ultimi cantastorie paesani ancora in vita.

Il Celiberti riferisce in una nota della sua ‘Introduzione’: Intorno alla sua figura circolano fra i popolani vari racconti leggendari … Un giorno, mentre su un albero raccoglieva della frutta, sentì posarsi sul capo una bianca colomba, che con il suo peso fece spezzare il ramo e cadere il vecchio. Risvegliatosi, dopo essere stato lungo tempo privo di conoscenza, si accorse che l’estro poetico ormai lo possedeva e immediatamente compose la sua prima storia.

La leggenda narra ancora che accusato di trarre profitti dalla nuova attività, fu messo in carcere e per dimostrare ai giudici che la sua ispirazione era un dono divino, compose un canto alla Madonna che gli era apparsa in cella. Spesso, disteso sul letto, cadeva in una specie di letargo; dopo il risveglio componeva storie sulle visioni avute. Alcune volte egli riuniva intorno a sé dei bimbi ed insegnava loro i suoi canti. Verso sera si recava in piazza e seduto su un mucchio di pietre cantava, a chi fosse disposto ad ascoltarlo, le sue composizioni poetiche’.

Un altro Giacomo, frate francescano, nativo di San Vito dei Normanni,  è legato a Gioia per aver dipinto la tela di circa mt. 4 x 3, presente sull’altare maggiore della chiesa di Sant’Antonio o del Crocifisso, che raffigura il Perdono di Assisi.

Di seguito riporto una ricerca storica del nostro concittadino, l’insegnante Giuseppe Montanarelli, dal titolo: A proposito di … Giacomo di Gioia.

Nella tradizione locale  orale, tramandata da Filippo Ronco, ci sono varie leggende legate ai personaggi grotteschi di Gioia del Colle. Per quanto riguarda Giacomo di Gioia, si fa riferimento ad un certo”Giaccnin Pennacian”, un mercante di tessuti che anche in piena Estate indossava tutti i suoi capi anche cappotti pesanti, perché essendo avaro, non aveva provveduto a comprare un carro per trasportare la sua merce. Questo personaggio era conosciuto anche nei Paesi viciniori, nei quali vendeva le sue stoffe a caro prezzo.

Giacomo di Gioia era anche un frate francescano, noto per la sua estrema generosità che a volte tornava in Convento senza neanche il saio, donato anche questo ai bisognosi.

Si racconta anche di un Giacomo da Gioia, leggendario artista, poeta, cantastorie e pittore che offriva la sua opera in cambio di un bicchiere di vino primitivo e di un caciocavallo”punto”.

Si riporta anche un Giacomo di Gioia, noto con l’epitteto”Mest Giacchett”, un sarto che risparmiava sulla stoffa per confezionare gli abiti e che finì, per la sua tirchieria, nel cucire solo abiti mortuari.

Si rammenta anche un giovane nobile Giacomo di Gioia, famoso per le sue avventure amorose, risse, sommosse e baldorie,  finito poi sul patibolo.

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8 Gennaio 2024

  • Scuola di Politica

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