La Chiesa di S. Maria della Croce e quella di Vero Zelo

Oggi, 3 maggio, un tempo a Gioia si festeggiava la Madonna della Croce. Ripropongo, ampliandolo, l’articolo pubblicato su questo sito in data 18 ottobre 2018, dal titolo “ Maria SS. della Croce e la festa agreste della lattuga”, che riporta anche  la ricerca dell’insegnante Giuseppe Montanarelli, oggi arricchita da un altro studio. Il culto della […]

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Chiesa di S. Maria della Croce

Oggi, 3 maggio, un tempo a Gioia si festeggiava la Madonna della Croce.

Ripropongo, ampliandolo, l’articolo pubblicato su questo sito in data 18 ottobre 2018, dal titolo “ Maria SS. della Croce e la festa agreste della lattuga”, che riporta anche  la ricerca dell’insegnante Giuseppe Montanarelli, oggi arricchita da un altro studio.

Il culto della Croce è diffuso in tutto il mondo. Molte città vantano una reliquia consistente in un pezzo della Croce di Gesù.

In ogni chiesa è previsto che nella zona presbiteriale sia presente il Crocifisso, come elemento religioso preponderante, fondamento della nostra fede e della salvezza operata da Gesù per tutta l’umanità.

Anche Gioia annovera tra le reliquie presenti nelle locali chiese un pezzo del legno della Croce.

Dai Decreti della S. Visita dell’arcivescovo di Bari  Giulio Cesare Riccardi, effettuata nel 1593 nella Chiesa Matrice di Gioia, e in quelli successivi, consultabili nell’Archivio della stessa Chiesa, apprendiamo che in essa è presente un tabernacolo di abete dorato contenente la reliquia del legno della Croce in una cassetta di argento.

Negli Atti della Santa Visita dell’arcivescovo Diego Sersale del 1652  si dà una descrizione particolareggiata della reliquia: E’ una Croce d’ebano con tre pometti di rame indorato dentro del quale vi sta il gioiello d’oro con la reliquia della Santa Croce con un piede di legno indorato et detta Croce guarnita con sei gioielli di cristallo.  Nei decreti della S. Visita dell’arcivescovo Muzio Gaeta del 1717 si riporta che il prelato ha visto la Croce in ebano nella quale è inserita una particola proveniente dal Legno della Croce del Signore nostro Gesù Cristo, della quale non è stata mostrata l’autentica; tuttavia per la sua antichità si concesse che venisse esposta alla venerazione dei fedeli.  Dalla S. Visita dell’arcivescovo Carlo Loffredo, effettuata nel 1692  apprendiamo della disposizione del presule che consentiva sia l’esposizione che le varie processioni della Croce-reliquiario che conteneva il legno della Santa Croce.

Crocifisso con una reliquia della Santa Croce

Dalla relazione fatta all’arcivescovo di Bari Francesco Pedicini a seguito della S. Visita Pastorale del 1872 veniamo a conoscenza che Parte del Santo Legno della Croce, racchiuso e suggellato in uno scatolinetto d’oro coll’impresa dell’Eccellentissima Casa d’Atri, nel quale vi è l’iscrizione “Lignum Crucis”, quale scatolino sta situato nel mezzo di una Croce di ebano incastrato d’argento, l’estremità della quale sono adornate con pometti di ottone indorato.

La reliquia è conservata nella Chiesa Matrice, inserita in una Croce reliquario, di cui non abbiamo autentica, che presenta due didascalie in latino: Lignum S. Crucis – Monti Uliveti ai lati del braccio orizzontale  e l’aggiunta  Montis Tabor ai lati del braccio verticale della Croce.

L’esposizione della reliquia era effettuata nel giorno del Venerdì Santo e il 14 settembre, festività  dell’Invenzione della S. Croce. La tradizione vuole che quando si intravedeva il tempo cattivo si effettuava la benedizione con il Legno della Croce.

Nella chiesa annessa al Convento dei Francescani Riformati, conosciuta come chiesa di Sant’ Antonio o del Crocifisso, è presente un Crocifisso che veniva portato in processione in periodi di siccità per impetrare la pioggia, elemento indispensabile per l’economia essenzialmente agricola di Gioia.

Oltre a queste testimonianze, che attestano il culto e la venerazione per la Croce da parte dei gioiesi, resta un altro “documento”, una presenza, che rafforza questa particolare devozione tra di noi.

Contrada Vero Zelo e Chiesa di S. Maria del Vurzale

In contrada Vero Zelo, indicata nel Catasto onciario di Gioia del 1750 come Via della Croce,  insisteva una cappella rurale, dedicata alla Madonna del Verzale o Vurzale. Samo non molto distanti dalla cappella rurale della Madonna della Croce, nella quale ogni anno il 3 maggio si svolgeva una festa campestre, la festa della lattuga,  non solo per devozione verso la Madonna, ma probabilmente per propiziare buoni raccolti.

Il nostro paese sin da tempi passati ha avuto una vocazione fortemente agricola, determinata dalla particolare conformazione del suo territorio e dalle sue peculiarità  positive.  L’Apprezzo della Terra di Gioja del 1611 del tabulario Federico Pinto riporta: Dentro e fuori di detta Terra vi è abbondanza di sorgente acque, e quelle se ritrovano fra poco spazio di cavamento … E’ detta Terra molto abbondante e graziosa de tutte cose non solo per li cittadini di detta Terra, quale sono tutti piani, ameni et fecondi, et atti ad ogni sorte di coltura, et ne tengono quantità et abbondanza.

Nell’Apprezzo della Terra di Gioja del 1640 del tabulario Honofrio Tangho si precisa: Per uso di detti cittadini è acqua sorgente perfettissima … In detti territori, quelli che sono vicini a detta Terra sono seminatori, pascolatori, vigne, giardini, hortalizi. Si fanno tutte sorte di verdume; in essi vi si fanno vini bianchi, rossi, d’ogni sorte di frutti, li quali sono sufficienti per comodità de cittadini, et li territori distane sono difese di parchi e seminatori. Nelle difese vi pascono tutte sorte d’animali di diversi patroni et anco nelli detti territori vi sono animali quadrupedi, dove vi è caccia abbondante. Li predetti territori hanno acqua et herba comune con molte terre convicine …

Era naturale, dunque, che la popolazione si affidasse  a qualche Santo perché proteggesse raccolti, bestiame e persone. Tra questi Santi protettori delle messi e del bestiame a Gioia era venerato San Vito, al quale era dedicato una cappella, edificata fuori delle mura cittadine.

Riporto di seguito una ricerca effettuata dall’ins. Giuseppe Montanarelli, inserita in una brochure realizzata  a maggio del 1997 per conto dell’Associazione Turistica Pro Loco    e del C.R.S.E.C. di Gioia del Colle, dal titolo “Maria S.S. della Croce la tradizionale festa agreste della lattuga”.

L’odierna festa  liturgica della Madonna della Croce, che si festeggia il 3 maggio, ha sostituito l’antica solennità del “Ritrovamento della Santa Croce”.

Dopo la vittoria di Costantino, la santa sua madre Elena, benché ottuagenaria, si recò a Gerusalemme e fece scavare attorno al Calvario per ritrovare la Croce su cui era spirato il Signore. La guarigione miracolosa di un’inferma al contatto del Sacro Legno servì a distinguere dalle altre la Croce vera che poi, in pezzi e frammenti, fu disseminata per il mondo a soddisfare la devozione dei fedeli.

La Chiesa, per regolamentare le solennità del calendario liturgico, trasferì la solennità ” dell’invenzione  della Sacra Croce” del 3 maggio a quella “dell’esaltazione della Santa Croce” del 14 settembre, raggruppando così in quest’ultima data le due memorie in un’unica celebrazione.

Comunque la Chiesa, per non trascurare completamente la ricorrenza del 3 maggio, ha collocato in questa data la memoria gloriosa di “Maria Regina ai piedi della Croce” secondo una antica tradizione iconografica bizantina. 

La città di Gioia del Colle onora la memoria liturgica della Madonna della Croce con una festa agreste svolgentesi nella  Chiesa privata, appartenente alla famiglia Fiorentino, dedicata alla stessa Vergine Maria e ubicata a pochi chilometri dal centro abitato nei pressi del cimitero comunale.

Nella Chiesa è conservato un affresco raffigurante il busto della Madonna con il Bambino Gesù coronati e contemplanti. Sul lato inferiore è presente una Croce simbolo di gloria e salvezza.

La festa, inizialmente, prevedeva l’officio mattutino della celebrazione Eucaristica con la benedizione solenne dei campi, delle verdure e degli uomini. Inoltre era prevista l’esecuzione della bassa musica, il tradizionale pranzo all’aperto nei campi e l’accensione serale del falò e dei mortaretti.

Caratteristica era, nelle zone campestri circostanti la Chiesa, la vendita della fresca lattuga insieme a quella della frutta secca e delle altre verdure campestri. La vendita delle lattughe ai banchi ambulanti era così abbondante che la festa finì con l’essere identificata col titolo di “festa della lattuga” o anche festa degli orti. La Chiesa, chiusa al pubblico per tutto l’anno, veniva aperta nella sola giornata della solennità della Madonna della Croce. Secondo alcune fonti leggendarie la Chiesa fu costruita per racchiudere l’affresco rupestre scoperto dai proprietari della medesima zona rurale.

Ricerca dell’insegnante Giuseppe Montanarelli

La festa campestre, nel tempo, divenne molto popolare fino a che nell’anno 1913 si costituì un apposito comitato per la deputazione campestre della Madonna della Croce, per omaggiare la Vergine con una festa degna di memoria. In seguito le vicende belliche da un lato e la regolamentazione canonica dei sacri riti dall’altra hanno ridimensionato le celebrazioni della festa campestre con il suo culto a carattere tradizionalmente privato. La festa odierna prevede l’officio della celebrazione Eucaristica al mattino e per tutta la giornata la visita con l’omaggio devozionale alla Madonna, senza escludere la possibilità di consumare il tradizionale pasto all’aperto nei campi o negli orti circostanti.

Una preziosa reliquia della Santa Croce è odiernamente conservata nella Chiesa Madre di Gioia del Colle.

L’insegnante Giuseppe Montanarelli mi ha fatto partecipe di un’ulteriore approfondimento  sulla festa odierna, che di seguito riporto.

Maria SS. Della Croce.  Antica festa gioiese agreste, popolare e contadina di Maria SS. della Croce. la festa ricordava la solennità del ritrovamento o invenzione della Santa Croce a Gerusalemme, realizzato da sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino. Dopo aver ritrovato la vera Croce, Sant’Elena la divise in trentatré parti donandole alle varie province dell’impero. Ogni parte fu poi suddivisa in tantissimi frammenti, per essere donati a tutte le comunità dei credenti sparse nel mondo. Secondo la volontà dell’imperatrice sant’Elena la Croce apparteneva a tutti i cristiani e tutti dovevano adorarla e custodirla. A Gioia del Colle giunsero alcuni frammenti del Santo Legno da Roma ed uno di questi venne donato alla Chiesa Madre, che lo conserva in un ostensorio ligneo a forma di croce. Altri frammenti sono custoditi nella Chiesa di San Rocco e nella Chiesa di San Francesco d’Assisi. La festa gioiese si svolgeva il 3 maggio di ogni anno, in mattinata, con la Messa solenne in Chiesa Madre  e la processione con  le confraternite, il Capitolo e la reliquia della Santa Croce, con il baldacchino e l’ombrello eucaristico. 

La processione usciva  a mezzogiorno, percorreva l’anello stradale extramurario della Città con la benedizione ai quattro venti o tempora o punti cardinali corrispondenti alle porte di Gioia. La festa veniva chiamata dal popolo gioiese la festa della lattuga o la festa della Madonna delle lattughe, in quanto oltre alla frutta secca, veniva venduta questa verdura, accompagnata dal vino primitivo. La lattuga ricca di acqua propiziava la pioggia, scongiurando la siccità, inoltre era presente nell’Orto degli Ulivi con Gesù e si narra che non mancava mai alla mensa di Maria e Giuseppe. 

La Chiesetta privata apparteneva alla famiglia Fiorentino, fu costruita per conservare un affresco rupestre raffigurante Maria regina della tenerezza, con in braccio Gesù Bambino re avente in mano il globo terracqueo sormontato da una Croce lunga e sottile. Nella Chiesa si conservano un altare maggiore lapideo con l’affresco mariano incassato e due affreschi raffiguranti san Giuseppe Sposo e San Marco Evangelista, molto venerati a Gioia. L’affresco rupestre era presente sulla via per Santeramo, nei pressi del lazzaretto extramoenia, ad Ovest o punto dove tramonta il Sole, dove poi è sorto il primo cimitero cittadino.

Secondo  la tradizione popolare gioiese, la Madonna, ai piedi della Croce, curava e consolava il dolore degli ammalati.

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3 Maggio 2020

  • Scuola di Politica

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