Piazza Luca D’Andrano

La famiglia D’Andrano ha vissuto a Gioia nei secoli XIII-XIV e ad un suo rappresentante è intitolata la piazza retrostante la chiesa e il Convento di San Francesco, che da loro sarebbero stati fatti costruire o ristrutturare. Infatti gli storici locali, sulla base di alcuni documenti, concordano sul fatto che la Chiesa ed il Convento […]

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Piazza Luca d’Andrano

La famiglia D’Andrano ha vissuto a Gioia nei secoli XIII-XIV e ad un suo rappresentante è intitolata la piazza retrostante la chiesa e il Convento di San Francesco, che da loro sarebbero stati fatti costruire o ristrutturare.

Infatti gli storici locali, sulla base di alcuni documenti, concordano sul fatto che la Chiesa ed il Convento di San Francesco siano stati fondati nel XIV secolo da Nicolò D’Andrano, con il beneplacito di Filippo d’Angiò, principe di Taranto, essendo in quel tempo Gioia parte del Principato di Taranto.

I D’Andrano si stabilirono a Gioia essendo al seguito degli Angiò, durante i secoli XIII e XIV, periodo in cui Gioia faceva parte del Principato di Taranto.Padre Bonaventura da Lama, nel volume  Cronica de’ Minori Osservanti Riforati della Provincia di S, Nicolò, Lecce, 1724, afferma: Questi due (Nicolò e Luca D’Andrano) padre e figlio della nobilissima Casa D’Andrano furono i due luminar maggiore, e minore, che illustrarono il picciolo Mondo di Gioja, con tante Chiese da loro fondate, chi l’Ospedale, chi il Monastero, e fu   quello dei Padri Conventoali a spese di Nicolò, il Padre, colla Cappella del Santo del suo nome, ornata di varie pitture, e coll’armi di detta Casa; fabbricatosi a basso con bell’arte un sepolcro per  i loro successori ed eredi; oltre l’altro sepolcro di marmo di nobil lavoro per ordine di Luca D’Andrano, con un Altare a modo di Cappella vicino al sepolcro, piantato alla parte sinistra, prima di entrare alla porta del Choro, dove fu sepolta Jachina  de Rè barbaro, moglie di Nicolò e consanguinea del Rè Roberto.

Chiesa e giardino di San Francesco

Dalla relazione redatta a seguito della Santa Visita del 1578 dell’arcivescovo di Bari, Antonio Puteo, apprendiamo che partendo dal Giardino del Convento di S. Francesco subito fuori le mura, con direzione sud-ovest, l’antica via per Matera sulla fine del XVI secolo presentava subito le chiese di S. Maria degli Angeli e dei SS. Caterina e Gregorio dei D’Andrano.

Nella Cronica di padre Bonaventura da Lama si dice che nella chiesa di S. Francesco era presente una cappella dei D’Andrano con lo stemma della famiglia sopra l’altare, un sepolcro di marmo scolpito, detto ‘Arca di Messer Luca D’Andrano’ e una cappella con altare, dove era posizionato un sarcofago nel quale era sepolta Jachina, moglie di Nicolò D’Andrano.

La descrizione del sarcofago è riportata in un Diploma che fu redatto nel 1363 in occasione di alcune concessioni fatte da Roberto, Principe di Taranto, a favore di Luca D’Andrano, suo consanguineo. Infatti Luca D’Andrano, figlio di Nicolò, svolse il compito di vicario, giustiziere ed erario presso la corte del Principe di Taranto, Filippo d’Angiò e proseguì l’opera avviata dal padre, facendo realizzare l’Ospedale di Santa Caterina, nei pressi del Convento di San Francesco.

Per un approfondimento sull’Arca di Messer Luca D’Andrano è possibile consultare il seguente link: https://www.gioiadelcolle.info/index.php?s=luca+d%27andrano.

L’abate Francesco Paolo Losapio, parlando di Luca d’Andrano in numerosi punti del Canto III  del Quadro istorico-poetico sulle vicende di Gioia in Bari detta anche Livia, afferma: Ma più pregiati ancor se meno attempi/ Rifulsero gli Andrani nel consiglio/ Del Prence per onore senza esempi,/ E Nicolò si apparentò col giglio / Ma pria di dir di tante preminenze/ Vado a narrar le lor magnificenze./ A dovizia fondarono gli Andrani/ Ospedali, Cappelle e Monasteri;/ Furono Magistrati e Capitani;/ Furono valorosi Cavalieri;/ Furon cortesi, affabili ed umani;/ Furon di stemmi adorni e di quartieri;/ Di tanti il Monaster di San Francesco/ Restò: tutt’altro sparve; onde ne incresco./…

Luca D’Andrano figlio di Jacchina,/ Intimo famigliare e segretario/ Del Principe Roberto, cui cugina/ Stava la madre sua, con genio vario/ Lo servia dalla sera alla mattina/ Nella guerra dell’Ungar volontario:/ Si offrì con cento ventitre campioni,/ Che in ogni scontro guadagnar gli sproni./ … Immantinente dopo il lieto arrivo/ Formò quest’ordin di Cavalleria,/ Che celebrossi in Gioja in dì festivo,/ Nominandone cento ventitrè,/ E capo il nostro Messer Luca fè./ E perché ne corresse la memoria/ …

Volle che sacra ne fusse l’istoria,/ E ‘l diploma rendesse a tutti noti/  I nomi lor, facendoli a martello/ Scolpir nelle mura del sacello./…

Non siamo stati alle preghiere schivi/ Di Luca Andran di Gioja, uomo valente,/ De’ nostri gravi affar, segreti e privi/ Consiglier sendo e nostro consulente: Ond’è che abbiam deciso e decretato/ Di crearlo per noi milite aurato./ Una con cento ventitrè Giojesi/ Co’ riti d’uso e di solennità,/ Invitti al par di lui animi accesi,/ Degni di tale e tanta dignità,/ In compenso degli obblighi e de’ resi/  Servigi, e a farsi a nostra Maestà,/ Con ragion, preminente, utili e dritti/ A tal orrevol grado annessi e ascritti./ Quindi col bacio della pace abbiamo/ Capo, Rettor, Governator di tutti/ Luca nomato; e con lui poi ci siamo/ E col suo stuolo al suo palagio addutti,/ Ove di spade, cingoli e ricamo/  Adorni prima e negli uffizj istrutti,/ Si schieraro in bell’ordine, e mostraro/ Quanto un sì fatto onor eragli caro./

Arca di Messer Luca D’Andrano, con l’Arma di famiglia, presente nella chiesa di San Francesco

Allor Luca levando ignudo in mano/ il brando da noi cintogli e concesso,/ A rendere il poter del tempo vano,/ Col nostro beneplacito e permesso,/ Non che per eternar del suo Sovrano/ L’altro favore ed il suo nome istesso,/ Tracciò i confin di nuova Chiesa a quella/ Che Regina degli Angeli si appella./ Gli abbiam oltre forniti insegne e onori,/ Che diconsi Quartieri infra di nui,/ Da trasmettere a’ figli e successori;/ Ed attestiam, che il padre di costui/ Nicolò si distinse tra i dottori/ Dell’una e dell’altra legge a’ tempi sui,/ Presidente di Camera e ben degno/ Protonotar di tutto quanto il regno./

Il qual fondò ed eresse il gran Convento/ De’ Padri Francescani colla Chiesa;/ E in essa la Cappella ad ornamento/ Del Santo del suo nome coll’impresa;/ E sotto l’Arca pose un monumento,/ A foggia di testudin discoscesa,/ Del fondator per la famiglia sola/ Discendente da Luca e da Nicola./ Oltre tal testudinea sepoltura/ Si vede anche un marmoreo mausoleo/ Detto l’Arca d’Andrano, ove in scultura/ Joacchina de Rebarbar che la feo/  Trovasi effigiata in sua figura:/ Distesa a mani giunte, ed in leteo/ Ferreo sonno si giace in cima al sasso,/ Come al momento istesso del trapasso./ …

Sulla porta del  tempio in faccia al muro/ I nomi incider fè Don Luca ancora/ De’ suoi compagni aurati in stil sì puro/ E sì forbito, che l’egual non fora;/ E le insegne dipinte pur vi furo,/ Perché memoria se ne coli e onora/ Di lor, lustro e splendor di patria terra,/ Non che nostro sostegno in pace e in guerra./ Né qui Luca fermossi, chè accoppiando/ Pari all’ardire la pietà, lo zelo,/ Venne altr’opre magnifiche formando/ Del suo popolo a prò e a onor del cielo./ Un ampio ospizio, lavoro ammirando,/ Del misero a conforto e dell’anelo/ Pellegrin erger fece e in ordin dorio,/ Dicato a Caterina ed a Gregorio./

Vecchio stemma della famiglia D’Andrano, presente sull’Arco Cimone

Altro tempio costrusse adorno anch’esso/ D’immagini preziose, e sculto fuore/ Dallo stemma preclaro a lui concesso/ Per grazia dell’istesso Imperatore;/ Volto è al meriggio, e tiene ancora espresso/ Un Angelo del ciel calcolatore/ Del numero degli anni, in cui fondati/ Furono in espiazion de’ suoi peccati./  …

A tutti i detti emblemi evvi di fregio/ Il blasone d’Andrano maritato/ Con quello di Roberto; e n’ebbe il pregio/ D’esserne giustamente decorato. / Quando già fatto Cavaliere egregio,/ Duce dello squadron venne creato:/ Quindi alla rosa di color vermiglio/ fu aggiunto ed innestato il bianco giglio.  

Il prof. Giovanni Carano Donvito nella Storia di Gioia dal Colle riporta quanto il dott. Paolo Losito (secolo XVIII) aveva scritto nelle sue Memorie di Gioia: Il Monistero dei Frati Conventuali lo fondò il Dottor Nicolò D’Andrano, come si ravvisa dal privilegio di Roberto, Principe di Taranto.

Nella Chiesa di esso Monistero vi era ai tempi nostri l’Altare e Cappella sotto il titolo di San Nicola degli Andrani, man sinistra, quando si entra per la porta maggiore della Chiesa, e, propriamente, contigua alla porta piccola, con l’Arma di essi Andrani e col Sepolcro detto L’Arca di Messer Luca D’Andrano, e con l’effigie, in faccia al muro di detta Cappella di Giacchina, moglie del Fondatore Nicolò D’Andrano…

V’erano in detta Chiesa altri antichi Monumenti e Mausolei ma, essendosi rinnovata e modernata essa Chiesa nel 1739, i buoni  devoti Frati, come i Vandali e Giti, distrussero ed abbatterono qualunque antica memoria così del Fondatore Andrano, come di altri, ed a nostra insinuazione si mosse a fare una lapide con la memoria incisa in essa del Fondatore del  di loro Monistero, Nicolò D’Andrano di Gioia, olim M. R. C. Maestro Razionale e Luogotenente e Protonotario del Regno di Sicilia.

Stemma dei D’Andrano e iscrizione sul Convento di San Francesco

Sotto l’attuale orologio pubblico di Piazza S. Francesco si legge la seguente iscrizione: D. O. M. Questo Cenobio di S. Francesco d’Assisi, D. Nicola D’Andrano V. S. Dottore di Gioia, Miles, di Regia Curia Maestro razionale, Luogotenente del Regno di Sicilia, Protonotaro, marito meritissimo di Jacchina De Rebarbo, a proprie spese fondò.

Dal Palazzo del predetto Andrano non se ne vede al giorno d’oggi memoria veruna, essendo addivenuto giardino posseduto dai Frati Conventuali; solamente rimasti vi sono in piedi le pure quattro mura laterali, scoverte, dalla Chiesa detta della Madonna degli Angeli ch’erano accanto ad esso palazzo; in faccia alle quali mura vi si vedono intagliate le Imprese di Roberto coi figli, e di Andrano.

Un tempo la Chiesa e il Convento dei frati Francescani Conventuali erano extra moenia in quanto il paese di Gioia era chiuso dalle mura cittadine che si sviluppavano lungo le attuali Via del Mercato, Via Garibaldi, Via Gioberti, Via Manin, Corso Cavour.

La Chiesa e il Convento erano proprietari di un suolo recintato che si estendeva fino a Via Gottardo, nel quale territorio era presente il pozzo di San Francesco, confinante con la strada che consentiva il collegamento con la via per Matera e le chiese di Santa Sofia, anch’esse extra moenia.

Padre Bonaventura da Lama nella sua Cronica del 1724, riferendosi alla Chiesa della Madonna degli Angeli, fatta costruire dai D’Andrano nei pressi della chiesa di San Francesco e del Giardino dei Conventuali Francescani, riporta che quest’ultimo è ubicato ‘nella strada ch’è guida alla Chiesa di Santa Sofia

Il prof. Mario Girardi, a seguito di ricerche documentate precisa che partendo dal Giardino del Convento di S. Francesco subito fuori le mura, con direzione sud-ovest, l’antica via per Matera sulla fine del secolo XVI presentava subito le chiese di S. Maria degli Angeli e dei SS. Caterina e Gregorio dei D’Andrano (sancta Catherina nova nella via di Matera).

Piazza Luca D’andrano

Nel 1809 Gioacchino Murat soppresse i Conventi dei religiosi possidenti, tra i quali figurava anche quello gioiese dei Frati Minori Conventuali, che furono chiusi e i loro beni furono incamerati dallo Stato.

Intorno agli inizi del settimo decennio dell’Ottocento l’Amministrazione comunale di Gioia deliberò di costruire un edificio ad uso delle scuole elementari, che erano allocate in parte nel Convento di san Francesco e in massima parte in edifici privati, molto spesso scarsamente igienici ed affollati.

Il progetto stilato dall’architetto Cristoforo Pinto, prevedeva la costruzione di un edificio ad uso delle scuole elementari nel giardino della chiesa di San Francesco.

Nel 1884 il Consiglio comunale di Gioia delibera l’apertura di una strada nel giardino di San Francesco, alle spalle della sacrestia e del convento dei Frati Francescani, quella che successivamente prenderà la denominazione di Piazza Luca D’Andrano.

La continua richiesta di scolarizzazione, dovuta all’aumento della popolazione, resero urgente la necessità di realizzare un nuovo edificio scolastico. Tale edificio, progettato dall’ing. Carano nel 1890, prevedeva il completamento di quello realizzato qualche anno addietro nel giardino del Convento di San Francesco, riservato alle classi femminili e fu inaugurato nel 1893.

Iscrizione sul portale della chiesa di San Francesco

Gli spazi del giardino della chiesa di S. Francesco subirono di conseguenza alcune trasformazioni: strade, spazi di circolazione di pedoni e mezzi, marciapiedi, fecero perdere l’originaria connotazione di orto e di giardino.

I monumenti fatti costruire dai D’Andrano tra il XIII e XIV secolo andarono distrutti nel 1729 e le ceneri dei D’Andrano furono disperse. Anche la Chiesa di San Francesco fu ricostruita nel 1738 da parte del padre guardiano Donato Antonio Alberico da Gioia e riaperta al culto nel 1739. Il sepolcro di Luca D’Andrano risultò essere stato incluso in un altare laterale, la cui lastra sepolcrale agli inizi del Novecento fu trafugata e solo nel 2002 è stata recuperata e riportata nella Chiesa di appartenenza.

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7 Settembre 2023

  • Scuola di Politica

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