La sirena di allarme antiaereo a Gioia

Durante la seconda guerra  mondiale Gioia era considerata un obiettivo sensibile, un  luogo di notevole rilevanza strategica, in quanto era un importante snodo stradale (diramazioni per Taranto, Bari. Matera, Brindisi)  e ferroviario (collegamenti con Bari, Taranto, Foggia, Matera) ed anche sede di un aeroporto militare (o meglio, come allora veniva chiamato, Campo di Aviazione). Dal primo […]

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La sirena di allarme antiaereo sul torrino del Convento di San Francesco in Piazza Plebiscito

Durante la seconda guerra  mondiale Gioia era considerata un obiettivo sensibile, un  luogo di notevole rilevanza strategica, in quanto era un importante snodo stradale (diramazioni per Taranto, Bari. Matera, Brindisi)  e ferroviario (collegamenti con Bari, Taranto, Foggia, Matera) ed anche sede di un aeroporto militare (o meglio, come allora veniva chiamato, Campo di Aviazione).

Dal primo Campo di Aviazione  la notte tra il 4 e il 5 ottobre 1917 partirono 15 biplani con piloti italiani che seguirono Gabriele D’Annunzio  nell’eroica impresa del bombardamento e della distruzione della flotta nemica  nelle Bocche di Cattaro.

Nel novembre del 1936 il Comune deliberò  il pagamento per lavori e  forniture per il Campo Scuola Volo a Vela, che era stato istituito a Gioia.

Nel 1940, dopo essere stato ampliato il Campo prende la denominazione di Regio Aeroporto Militare.

Era quindi naturale che Gioia potesse subire bombardamenti aerei e che alla popolazione gioiese dovesse essere data  l’opportunità di proteggersi da tali evenienze. In effetti bombardamenti aerei  furono effettuati su Gioia ed ebbero come obiettivi il Campo d’aviazione, la stazione ferroviaria e il cavalcaferrovia, che subirono gravi danni a seguito della precipitosa e furiosa ritirata delle truppe tedesche.Per impedire stragi di civili inermi fu decisa la costruzione di ricoveri antiaerei, l’acquisto di maschere antigas, la posa in opera e in funzione  di una sirena di allarme sulla torre dell’orologio in Piazza Plebiscito e l’oscuramento serale e notturno con lampade azzurrate, schermate da  cappellotti metallici.

Piazza Plebiscito sorvolata da aerei militari

Il 27 dicembre 1938 il Podestà, avvocato Vincenzo Castellaneta, delibera l’acquisto di maschere antigas per il personale del Comune e un impianto di sirena di allarme, giusto gli accordi presi con il Generale Ispettore del Comitato Provinciale di Protezione antiaerea per l’installazione di una sirena per la segnalazione di eventuali incursioni  aeree del nemico in caso di guerra. La sirena fu posizionata sul torrino del Convento dei frati Francescani in Piazza Plebiscito, manufatto edificato su progetto dell’architetto Cristoforo Pinto.

Il 25 febbraio 1939 il Podestà  delibera l’acquisto di un apparecchio radio per servizio di protezione antiaerea, oltre alla sirena di allarme e l’installazione di un apparecchio radio-ricevente con amplificatore, unificando nello stesso locale il comando dell’una e dell’altra.

Il 22 luglio 1939 il Podestà, approssimandosi i venti di guerra, delibera  di acquistare lampade elettriche azzurrate per l’oscuramento di guerra, il cui inizio, in base ad una circolare prefettizia, sarebbe stato eseguito nel successivo mese di settembre.

Il 1 settembre 1939 il Podestà delibera  l’acquisto di maschere antigas per  la squadra ausiliaria di protezione antiaerea.

Il 18 novembre 1939 il Podestà  delibera il pagamento alla ditta Michele Cassano  di un apparecchio radio per le audizioni al pubblico; si tratta di trasmissioni pubbliche che interessavano la difesa nazionale ed il servizio di protezione antiaerea in collegamento con la sirena d’allarme.

Il 14 giugno 1940 il Podestà delibera l’acquisto di materiale elettrico per il funzionamento della sirena mentre il 20 giugno delibera sui provvedimenti per la trasmissione dei segnali d’allarme e di cessato pericolo.

Il 15 novembre 1940 viene deliberata la sostituzione di due incaricati addetti al segnale d’allarme e di cessato pericolo, per chiamata alle armi, a seguito dell’entrata in guerra dell’Italia.

A gennaio del 1941 anche l’addetto alle trasmissioni del segnale di allarme e di cessato pericolo a causa della guerra viene richiamato alle armi.

Il 24 ottobre 1941 viene pagata la fornitura di lampade azzurrate e cappellotti occorsi per l’oscuramento di guerra del nostro paese. Di lì a poco, nel febbraio del 1942 si provvide alla vendita  di 300 cappellotti mai messi in funzione perché le lampadine azzurrate erano regolarmente schermate.

Il Palazzo comunale sorvolato da aerei militari

Alcune cartoline di Gioia presentano Piazza Plebiscito  e il palazzo Comunale sorvolati da una squadriglia di aerei militari; si tratta di un fotomontaggio che ci fa comprendere che Gioia era sede di un Campo d’aviazione dell’Aeronautica Militare Italiana e quindi soggetta anche ad eventuali bombardamenti da parte di aerei nemici durante lo scoppio di una guerra.

I gioiesi che vivevano a Gioia durante la seconda guerra mondiale ricordano ancora il suono della sirena che annunciava l’arrivo di incursori dal cielo e per questo si rinchiudevano in casa o si dirigevano nei diversi rifugi antiaerei presenti nel nostro Comune per ripararsi dal lancio di bombe e dai loro distruttivi effetti.

Con la conclusione della seconda guerra mondiale, non sussistendo più il pericolo di incursioni aeree sul nostro paese, la sirena di allarme non è stata smantellata, ma è stata conservata sul torrino dell’orologio dell’ex Convento di san Francesco, anche se non più funzionante, a ricordo di un triste periodo storico attraversato dalla nazione italiana in quegli  anni di sanguinoso conflitto e forse per esorcizzare la paura e quasi a costituire un ammonimento ad evitare ulteriori è più violenti e distruttivi scontri armati.

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19 Giugno 2022

  • Scuola di Politica

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