La leggenda di Santo Stefano protomartire a Gioia del Colle

Il culto di Santo Stefano in Puglia e a Gioia del Colle si perde nella notte dei tempi. In un documento del 1180 (Codice Diplomatico Barese, I, 107-108. Doc. n. 55) si legge: Ego Iohannes  f. Nicolay de Amatella de castello Ioha … obtuli ecclsie sancti protomartiris Stephani que sita est foris in burgo eiudsem […]

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Il reliquiario di Santo Stefano nella Chiesa di Santa Maria la Greca a Putignano

Il culto di Santo Stefano in Puglia e a Gioia del Colle si perde nella notte dei tempi.

In un documento del 1180 (Codice Diplomatico Barese, I, 107-108. Doc. n. 55) si legge: Ego Iohannes  f. Nicolay de Amatella de castello Ioha … obtuli ecclsie sancti protomartiris Stephani que sita est foris in burgo eiudsem castelli non longe a muro ipsius castelli et in manibus domini Arivie fratris mei abbatis et rectoris ac fundator eiusdem sancte ecclesie peziam unam terre … cum pezia terre ecclesie samcte et gloriose virginis Marie que ecclesia sita est in Casale.

La Chiesa di Santa Maria Maggiore era vicinissima a quella di S. Maria Maddalena e a quella di S. Maria di Costantinopoli, cioè la Chiesa di Sant’Angelo, che originariamente sembra sia stata intitolata a Santo Stefano ed era risalente al XII secolo.Lo studioso locale Vito Umberto Celiberti nel volume ‘Da Monte Sannace a Gioia’, traducendo in parte quel brano, riporta: Nel borgo, a soli pochi passi dalla grigia muraglia del Castello, si ergeva maestosamente e nuova di zecca a chiesa dedicata a Santo Stefano, edificio che il pio abate Arivie de Amatella aveva fondato una trentina di anni prima ed edificato a sue spese – come diceva lui – o con i soldi del fratello cavalier Nicola, come si mormorava in paese, per ricondurre – come dicevano i Normanni –nella fedeltà alla Chiesa Romana quei miscredenti dei Gioiesi, che, per nulla intimoriti dagli anatemi dell’abate, in buona parte continuarono a frequentare le loro chiese greche ed a pregare in greco fino al Concilio di Trento o giù di lì. Comunque sia, per amore di cronaca paesana dirò che negli ultimissimi anni del XII secolo, nella chiesa latina di Santo Stefano le sacre funzioni erano officiate dall’arciprete don Cataldo … A queste funzioni … partecipavano pochi fedeli, ossia i Normanni e i loro manutengoli abitanti del borgo. Ma, appartenendo costoro ad una specie tutt’altro che prodiga, l’abate ed il Capitolo di Santo Stefano tiravano la cinghia, contrariamente a quanto asserisce l’abate Losapio. Il quale narra che a fondare nell’XI secolo la Chiesa Matrice gioiese, dedicata al Principe degli Apostoli – cioè San Pietro – fu Riccardo  Siniscalco … Premesso che il conte Riccardo  a Gioia non fondò nessuna chiesa, il buon Losapio si sbagliava di grosso, perché, se gli arcipreti ed i capitolari di Santo Stefano, e non di San Pietro, smisero di tirare la cinghia, ciò potè accadere  a partire dalla seconda metà del XII secolo, ossia quando la Corona del Regno di Sicilia era passata dagli Svevi agli Angiò e la chiesa di Santo Stefano aveva assunta la nuova dedicazione di Santa Maria Maggiore, nome che conserva ancora oggi.

Santo Stefano è venerato in molti Comuni pugliesi, e tra questi, nella vicina Putignano.

Nell’Abbazia di Santo Stefano in Monopoli,  sin da tempi antichi era custodito un prezioso reliquiario con parte del cranio di Santo Stefano. Nel 1394 le reliquie di Santo Stefano furono trasferite nella Chiesa di Santa Maria la Greca di Putignano, per difenderle da eventuali incursioni di pirati o di saraceni, data la vicinanza al mare dell’Abbazia di Monopoli, proprio perché Putignano, trovandosi nell’entroterra, lì le reliquie sarebbero state più al sicuro. Si narra che durante il trasferimento delle reliquie, i contadini di Putignano che in quel momento erano dediti ad interrare tralci, senza reciderli dalla pianta madre, per dar vita ad una nuova pianta, secondo la tecnica della propaggine, si accodarono al corteo dei Cavalieri di Malta e improvvisarono canti e balli per la gioia di avere nel loro paese la protezione del Santo protomartire.

Da allora la festa di Santo Stefano e il rito delle Propaggini si celebrano lo stesso giorno, il 26 dicembre. Quel giorno oltre a rievocare e festeggiare la traslazione delle reliquie di Santo Stefano, segna l’inizio del Carnevale di Putignano, che è strettamente legato con i festeggiamenti religiosi del Santo Patrono, uno dei Carnevali più antichi al mondo e sicuramente il più lungo.

Di seguito riporto una ricerca del nostro concittadino, l’insegnante Giuseppe Montanarelli.

L’insegnante Giuseppe Montanarelli

“Secondo la leggenda locale tramandata dall’Abate Arivie, fondatore della Chiesa di Sant’Angelo in Gioia del Colle, a Betlemme viveva una povera donna greca, sola di nome Agape. Anticamente la Chiesa di Sant’Angelo venne dedicata a Santo Stefano Protomartire, in quanto  nell’Altare Maggiore della medesima Chiesa, l’Abate Arivie, aveva collocato le reliquie ossee   del cranio provenienti da Monopoli ed una pietra, proveniente da Gerusalemme, utilizzata per eseguire il martirio del Santo Diacono Ellenico.

Quando nella città “Casa del Pane”, si diffuse dai pastori, la notizia della nascita di Gesù, tutti si affrettarono a rendergli omaggio, portando doni utili e preziosi. Agape, essendo povera, non aveva nulla da offrire a Gesù e pertanto veniva derisa dai suoi vicini. Disperata, volle andare ugualmente a visitare Gesù, offrendo se stessa. Mentre si recava verso la grotta, vide ai lati della strada alcune pietre e dei pezzi di stoffa abbandonati dai mercanti.

Subito pensò di confezionare un bambolotto di pietra da offrire a Gesù come giocattolo. Dopo aver creato questo bimbo di pietra, andò senza indugio presso la Sacra Famiglia. Si fece largo tra i visitatori e quindi chiese a San Giuseppe il permesso di porgere il dono a Gesù. Dopo il consenso di San Giuseppe, la Madonna commossa accolse Agape. Gesù Bambino le sorrise e come toccò il bambolotto di pietra, questi si animò miracolosamente diventando un bambino vero.

La Fede aveva premiato Agape. La Madonna con gioia disse ad Agape che sarebbe stata la mamma di questo bimbo e che lo avrebbe chiamato Stefano, che significa “Corona del Cielo”. 

La Madonna le predisse che sarebbe diventato un uomo forte come la roccia e che avrebbe seguito Gesù.

Agape con immensa gioia, lodò e ringraziò Gesù e Dio, tornando a casa con un figlio tutto suo, tra lo stupore di tutti. In seguito Santo Stefano divenne amico di Gesù, fino a diventare il primo testimone della Fede nel Figlio di Dio.

La commovente leggenda tramandata in famiglia, era raccontata da mio padre Stefano Montanarelli, quando allestiva il Presepe domestico, mostrandomi con orgoglio l’antica statuetta in creta, attualmente custodita gelosamente, raffigurante Agape con il figlio di pietra. Questa era la prima statuetta ad essere collocata nel Presepe e l’ultima ad essere rimossa”.

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26 Dicembre 2020

  • Scuola di Politica

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