La Domenica di Pasqua a Gioia del Colle

La Domenica di Pasqua, per i cristiani, è la festa più grande ed importante dell’anno. In questo giorno, infatti, viene dato il gioioso annuncio che Cristo, come più volte era stato da Lui stesso anticipato, è risorto e che quindi si realizza il progetto di salvezza che i Profeti avevano annunciato nel Vecchio Testamento e […]

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La Resurrezione di Cristo, Raffaello Sanzio (1483-1520), particolare

La Domenica di Pasqua, per i cristiani, è la festa più grande ed importante dell’anno. In questo giorno, infatti, viene dato il gioioso annuncio che Cristo, come più volte era stato da Lui stesso anticipato, è risorto e che quindi si realizza il progetto di salvezza che i Profeti avevano annunciato nel Vecchio Testamento e che Giovanni Battista aveva predicato nel Nuovo Testamento.

La risurrezione di Gesù è il cardine della fede cristiana, è la manifestazione evidente che Lui ha vinto la morte, ci ha liberati dal peccato e ha operato la salvezza del genere umano.

È la festa della gioia e la festa dell’amore, che ci ricorda che siamo tutti fratelli in Cristo e che il cristiano è colui che vive la sua vita seguendo il precetto dell’amore: verso Dio e verso i fratelli, nessuno escluso.

Di seguito riporto una ricerca storica del nostro concittadino, l’insegnante Giuseppe Montanarelli.La Domenica di Pasqua a Gioia del Colle

La Domenica di Pasqua è il giorno solenne della Resurrezione del Signore Gesù, avvenuta alle ore sette del mattino del 09 Aprile dell’anno 30 d. C.  a Gerusalemme, nel sepolcro nuovo di San Giuseppe d’Arimatea, situato nel giardino nei pressi del Golgota. La Pasqua Cristiana è una festa mobile che cade la Domenica seguente al plenilunio successivo all’equinozio di Primavera.

Anticamente a Gioia del Colle l’annuncio solenne della Resurrezione di Gesù avveniva alle ore sette del mattino presso la Chiesa Madre.

Al suono festoso delle campane, si apriva il portale e si assisteva all’apparizione di Gesù Risorto posto al centro del sontuoso apparato pasquale. L’apparato era collocato sull’altare maggiore ed aveva un trono posizionato su di un carrello elevatore ed un sipario che si apriva facendo salire la statua di Gesù Risorto al momento dell’intonazione del Gloria, durante il rito liturgico del risveglio.

Dopo si effettuava la discesa della statua di Gesù Risorto che, preceduta dal cero pasquale, veniva portata in processione per le vie della città sostando presso le Chiese locali per il rito della resurrezione.

Quando la statua del Redentore giungeva davanti alla Chiesa, allora suonavano le campane, si apriva il portale e dall’apparato si apriva il sipario ed emergeva la statua trionfante di Gesù Risorto. Ogni Chiesa cittadina realizzava l’apparato pasquale, che veniva dischiuso al passaggio della statua di Gesù Risorto, secondo il turno dettato dall’anno di fondazione dell’edificio sacro.

Al termine del passaggio della processione pasquale nelle Chiese si officiava la Santa Messa solenne. Il rito dell’apertura del sipario si effettuava durante tutte le Messe della giornata.

A mezzogiorno la statua di Gesù Risorto rientrava in Chiesa Madre, veniva posta nel trono collocato nell’apparato ed al termine veniva celebrata la Santa Messa solenne.

La processione di Gesù Risorto era aperta dal crocifero, dal labaro crociato della Resurrezione, dalle Confraternite cittadine, dal Capitolo, dai lampari, dalla statua del Cristo Redentore, dal baldacchino, dalle autorità, dalla Banda di Gioia del Colle e dal popolo festante.

Le Confraternite, dopo aver realizzato il rito della Resurrezione presso la propria Chiesa, lasciavano la processione per partecipare alla Santa Messa del Gloria nel medesimo edificio sacro.

Nel tempo il rito della Resurrezione venne rettificato e sostituito con la veglia notturna pasquale in ogni Chiesa cittadina, con l’allestimento dell’apparato della Resurrezione.

Quindi in Chiesa Madre alle ore dieci si celebrava la Santa Messa solenne al termine della quale si svolgeva la processione di Gesù Risorto che sostava presso tutte le Chiese locali, giungendo al termine in Piazza San Francesco di Assisi per la benedizione solenne alle quattro tempora.

In seguito il percorso della processione pasquale fu ridoto al solo anello viario extra murario cittadino.

Con la riforma dei riti religiosi che prevedeva la Resurrezione liturgica al Sabato Santo, la processione pasquale della Chiesa Madre venne abolita e sostituita dalla processione di Gesù Risorto della Chiesa di San Francesco di Assisi.

Con l’ulteriore cambiamento dei sacri riti, la processione di Gesù Risorto della Chiesa Conventuale di San Francesco di Assisi venne soppressa, per permanere per un solo anno quella della Chiesa Madre.

Dopo, la processione di Gesù Risorto della Chiesa Madre venne definitivamente soppressa per la nuova regolamentazione dei riti liturgici.

A Gioia del Colle la festa della Pasqua era una occasione per gustare nuovamente la carne, dopo le restrizioni quaresimali, con la degustazione del pizzarello gioiese.

In occasione del pranzo pasquale le famiglie gioiesi si riunivano ed a tavola lasciavano un posto vuoto per l’ospite, le cui portate venivano donate in beneficenza, in quanto l’ospite o l’invitato d’onore era proprio Gesù Risorto che partecipava spiritualmente alla gioia della famiglia.

Scarcella tipica gioiese

In alcune case il posto dell’ospite ricordava la presenza spirituale di un proprio caro deceduto nell’anno, soprattutto di un figlio o di un genitore.

Il pranzo pasquale veniva servito sul tavolo grande oleato, con la tovaglia ed il servizio dei piatti, posate, bicchieri detto ‘buono’, perché erano gli oggetti più preziosi ed in buono stato di conservazione da esporre nelle occasioni importanti.

La preghiera di ringraziamento e l’aspersione con un ramo di ulivo immerso nell’acqua santa per benedire la casa ed i presenti, apriva il pranzo pasquale. Seguiva un antipasto costituito da una fetta di insaccato, una fetta di ricotta, una fetta di arancia o di limone, olive e sedano.

Poi veniva servito il primo piatto costituito dal timballo di mezzi ziti, con ragù di carne e polpettine zip-zip. Dopo era servito il secondo piatto a base di agnello con patate al forno o agnello arrosto.

Alcune famiglie benestanti gustavano il capretto al posto dell’agnello. Le famiglie ricche o nobili si permettevano di assaggiare anche la frutta di stagione.

Infine venivano serviti i dolci tradizionali pasquali, quali le scarcelle gioiesi, con le uova sode, i taralloni semplici o glassati o le zeppole pasquali, i sasanid con mandorle e vin cotto, il prezioso mandorlaccio a base di pasta di mandorle e miele e le uova sode decorate con gli anisini per la gioia dei bambini.

Il pranzo di Pasqua era accompagnato dal vino rosso locale e dall’acqua di pozzo fruttata.

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4 Aprile 2021

  • Scuola di Politica

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