La Chiesa Cristiana Evangelica Battista di Gioia del Colle

Gioia ha dimostrato sempre di essere una città accogliente sin dalle sue origini. La struttura del Centro Storico testimonia il passaggio e l’insediamento  nel nostro territorio di diversi popoli: bizantini, schiavoni, aragonesi, ebrei, … Questi popoli, anche lontani dalla propria patria, mantenevano le loro tradizioni e i loro culti nelle nuove terre che li ospitavano. […]

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Categorie: Storia
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La Chiesa Evangelica Battista in Via Ugo Bassi n.27

Gioia ha dimostrato sempre di essere una città accogliente sin dalle sue origini. La struttura del Centro Storico testimonia il passaggio e l’insediamento  nel nostro territorio di diversi popoli: bizantini, schiavoni, aragonesi, ebrei, …

Questi popoli, anche lontani dalla propria patria, mantenevano le loro tradizioni e i loro culti nelle nuove terre che li ospitavano.

Nel ‘500 i bizantini presenti a Gioia officiavano nelle chiese secondo il rito greco, mentre la popolazione locale seguiva il rito latino.

In tempi più recenti Gioia ha permesso la pratica di diversi culti religiosi, come testimonia la presenza degli Evangelici Pentecostali con una loro chiesa, degli Evangelici Battisti con una loro chiesa, dei Testimoni di Geova con la loro Sala del Regno, dei musulmani con la loro moschea e persino  un Cimitero loro assegnato.

Ancora oggi in via Ugo Bassi, n. 27 è presente un edificio che presenta un arco sul quale è presente la seguente iscrizione: Chiesa Cristiana Evangelica Battista, anche se l’edificio da qualche anno non è più utilizzato per mancanza di un pastore e scarsità di ‘fedeli’.Ne parliamo perché per quasi un secolo la vita di questa comunità, come si evince dai documenti consultabili,  è strettamente legata alle vicende storiche che hanno interessato Gioia nel Novecento.

Degli evangelici battisti potremmo dire che sono i cristiani di Martin Luther King , il pastore battista, profeta della non violenza e della lotta contro la segregazione dei neri in America e nel mondo.   La chiesa battista, spesso conosciuta come la comunità dove si cantano i “Gospel”, è inserita all’interno della grande famiglia delle chiese cristiane riformate.

Il nome del movimento battista deriva dalla pratica neotestamentaria di battezzare coloro che hanno fatto una personale confessione di fede nel Signore Gesù Cristo e praticano il battesimo per immersione, che viene effettuato per gli adulti, dopo un periodo di catecumenato, nella vasca battesimale presente nella Chiesa. I battisti non battezzano i bambini perché, secondo loro, la fede è un dono di Dio e per rispondere alla sua chiamata bisogna essere pienamente consapevoli di questa scelta.

I battisti, che credono nella separazione tra stato e chiesa, sono dei cristiani protestanti che riconoscono l’autorità unica dell’Evangelo di Gesù Cristo e non accettano credenze e dottrine non contenute nella Bibbia, per questo prendono anche il nome di evangelici.

I cattolici, invece, oltre alla Bibbia considerano fonte di Verità anche la “tradizione”, cioè l’insieme delle dottrine enunciate dai Concili e dai papi nel corso dei secoli.  I protestanti non hanno una gerarchia, e non hanno una autorità suprema, se non quella delle loro organizzazioni elettive (assemblee o sinodi).

In comune con i cristiani di tutto il mondo, i battisti si attengono alla fede apostolica come è espressa nel credo apostolico. I battisti sono credenti in Dio che imparano a conoscere ed amare tramite Gesù il Cristo, suo figlio, che è in primo luogo il Salvatore, colui che ci salva dal peccato e ci avvicina a Dio. Grazie al Cristo otteniamo la salvezza concessa a noi per grazia, non  per i nostri meriti. Gesù è il nostro Signore e maestro, ci guida ed illumina con la sua vita ed i suoi insegnamenti che apprendiamo prima di tutto dall’ascolto dell’annuncio di coloro che ci hanno preceduto nella fede, ma anche attraverso un’esperienza personale che ognuno deve fare con il Cristo.

Le chiese battiste si radunano intorno alla Parola, che occupa il centro della celebrazione, il cui scopo è l’ascolto e la risposta ad essa. La liturgia è spontanea, durante la quale si inseriscono testi liturgici, inni e preghiere libere, scelti dalla comunità. La sacralità del culto non è data dal luogo, quanto dall’assemblea riunita nel nome di Dio Trino. All’interno della sala di culto gli elementi visibili sono: il pulpito, il tavolo della santa cena, il battistero e la croce.

I credenti di queste comunità, riuniti in assemblea decidono su tutti gli aspetti della vita comunitaria: eleggono i loro pastori, “anziani”, i diaconi e i responsabili incaricati delle varie attività e prendono tutti insieme le varie decisioni. Tutti gli incarichi nella chiesa sono elettivi e “a tempo”, con durata variabile a seconda delle indicazioni del regolamento che la chiesa si dà autonomamente. Le chiese nominano anche un consiglio di chiesa che si occupa delle questioni amministrative.

Le prime chiese battiste sono sorte nel secolo XVII, all’interno della riforma protestante, di tipo calvinista. A differenza di altre chiese protestanti i battisti non si raccolsero intorno all’opera di eminenti teologi, ma furono un movimento popolare formato da chiese di laici che si confrontano direttamente con la Bibbia, maturano un impegno civile che si esprime nelle rivoluzioni inglese e Nord Americana, nelle lotte per la libertà religiosa e per la separazione tra stato e chiesa.

I fedeli pagano di tasca loro il “trattamento economico” e/o le spese dei pastori e quelle per il culto e la manutenzione delle chiese. Infatti l’8%° è stato accettato solo per opere di solidarietà sociale in Italia e all’estero e per attività culturali.

Le chiese battiste in Italia sono sorte alla fine del 1800 per la predicazione di alcuni missionari dell’America e dell’Inghilterra e hanno fruito di finanziamenti provenienti dai battisti dell’America.
Quando cominciano ad operare gli evangelici battisti a Gioia?

Una copia della rivista dei Cristiani Battisti Italiani ‘Il Testimonio’

Gran parte delle notizie  sulla comunità battista gioiese  si ricava  dalla rivista mensile dei Cristiani Battisti Italiani ‘Il Testimonio’.

Da questi documenti apprendiamo che Il pastore valdese di Mottola, Zuliani, nel mese di giugno del 1896 iniziò l’evangelizzazione di Gioia. Due anni dopo si trasferì a Gioia, dove fu organizzata una Chiesa autonoma, ma già nel 1901, per il fatto che la piccola comunità era composta da circa 25 membri, la stessa perse il pastore fisso.

Questa comunità nel 1909 si ridusse a 15 e nel 1911 fu oggetto di una violenta opposizione dei socialisti. Nel 1914 il Comitato di evangelizzazione espresse il proprio disimpegno verso la comunità gioiese, che si era ridotta ad otto membri.

È da ricordare che nel 1899 San Filippo Neri era stato riconosciuto ufficialmente come Patrono di Gioia del Colle e che i cristiani non vedevano di buon occhio la presenza e il culto degli evangelici battisti.

Lo storico Giorgio Spini, afferma che, anche per il fatto che buttavano via materialmente le immagini dei santi e le madonne, davanti a cui generazioni intere avevano pregato, voltavano le spalle al passaggio del patrono, fra l’orrore del parentado e lo scandalo dell’intero villaggio, andavano incontro ad insulti e minacce quotidiane, erano additati dal pergamo come anticristi in ogni predica del parroco, subivano il boicottaggio nella ricerca del lavoro e della terra, avevano difficoltà insormontabili nel contrarre matrimonio o nell’accasare la propria prole, spesso i battisti finivano a randellate, a volte con tentativi di linciaggio degli eretici a furor di popolo o di incendio delle loro cappelle o delle loro abitazioni.

Nel mese di gennaio del 1915 fu inaugurato un locale preso in fitto in Piazza XX Settembre, adibito a riunione di alcuni battisti. Nel 1916 si ebbero 5 battesimi, nel 1917 i battesimi furono 20 e 18 nel 1918. Nel 1919 a Gioia abbiamo un pastore fisso: Liutprando Saccomani, che prese in fitto un altro locale in via Mazzini n. 24 e allestì una biblioteca popolare a n. 28 della stessa via. Affiancò la classe operaia nel tentativo dell’emancipazione e nel coinvolgimento nella partecipazione alla vita politica, convinto che per sconfiggere l’arretratezza e l’ignoranza in cui  versava gran parte del popolo, fosse necessaria l’istruzione dei cittadini. Col Saccomani nel 1921 ci furono 20 battesimi e circa 100 iscritti alla scuola domenicale e 62 alla scuola serale. Fu istituita l’Unione Sportiva Audace Evangelica e una sezione della Associazione Cristiana dei Giovani.

Durante il fascismo si verificano episodi di ostilità contro gli evangelici da parte delle autorità politiche e si ricordano momenti di intolleranza da parte del clero locale, tanto che nel 1925 la casa del pastore viene perquisita ben quattro volte. La sera del 9 ottobre 1926 una quindicina di giovani si radunarono sotto la casa del Saccomani e gli ingiunsero di lasciare Gioia nel giro di tre giorni. Qualche giorno dopo i due locali della Chiesa furono violati e devastati; furono bruciati documenti, libri, asportati arredi sacri, i banchi, l’organo, la vasca battesimale, fu distrutto l’impianto elettrico e le pareti furono ricoperte di iscrizioni che inneggiavano a S. Francesco e a Benito Mussolini, oltre a scritte che intimavano al pastore di andarsene da Gioia. Le indagini appurarono che si trattò di una ritorsione per alcune parole pronunciate contro il segretario gioiese del Fascio e per quelle espresse contro il culto francescano in occasione della festa nazionale del 4 ottobre, istituita da Mussolini per il V centenario francescano.

Inoltre per parecchi mesi fu vietato qualsiasi adunanza religiosa ai membri della comunità battista. Nel mese di aprile del 1927, essendo stata restituita al culto, la sede viene riaperta dal Saccomani. Per questa apertura, pare non autorizzata, il Prefetto di Bari lo condannò all’esilio coatto ad Ustica per tre anni.

Nel 1928 gli successe il pastore Lorenzo Palmieri, il quale provvederà ad abbellire la sede con decorazioni eseguite dal fratello della stessa chiesa Vittorio Gaudiomonte, sede poi ristrutturata anche nel 1930 con il contributo di altri benefattori.

Nel 1933 oltre a preghiere perché i popoli smettano di odiarsi e pensino a disarmare cogli animi e si adoperino per il bene comune, ispirando i Capi di Governo a stringere accordi sulle basi della giustizia, secondo Dio, per aprire un dialogo con i cittadini, mostrando i loro intenti pacifisti e voglia di collaborazione ed integrazione con il tessuto sociale gioiese, furono organizzate delle recite, dirette da Emma Palmieri, aperte alla cittadinanza.

I Palmieri, a differenza del Saccomani, espressero piena adesione al Fascio e al pensiero nazionalista del regime di quel tempo, tanto da aderire personalmente anche alla campagna oro alla patria.

Navata della Chiesa con banchi, pulpito, croce, Bibbia e abside

Nel 1938, alla morte di Lorenzo Palmieri gli subentrò in qualità di pastore Oreste Ciambellotti e nel 1940 Luigi Gentili; quest’ultimo fu licenziato per indegnità.

Agli inizi del quarantennio la comunità fu sfrattata dalla sede in Via Mazzini, per la vendita dell’intero immobile e, per mancanza di locali, le riunioni si tenevano in case private, con notevole calo del numero dei membri effettivi.

Per questo motivo e per mancanza di pastori, ma anche di nuovi battezzati e per il taglio di finanziamenti che in passato venivano dall’America, la comunità per circa un decennio ebbe una crisi di crescita.

Nel dopoguerra, precisamente nel 1947 con la nomina del nuovo pastore, Carmelo Mollica, la comunità si ampliò e fu ripresa la consuetudine della Festa dell’Albero, delle recite dei bambini e la distribuzione di indumenti che nuovamente venivano inviati dalle comunità battiste dell’America.

Finalmente nel mese di novembre del 1951 la comunità battista inaugurò la sua sede definitiva in via Ugo Bassi n. 27.

Nel 1952 si insediò il pastore Paolo Sanfilippo, il quale riorganizzò l’attività settimanale della Chiesa battista: domenica culto alle ore 9, scuola domenicale alle 14,30. Unione Femminile alle 15,30; Mercoledì sera studio biblico; Giovedì sera Unione Giovanile; sabato sera culto.

La comunità battista ha attraversato un momento di apprezzabile crescita, sia nel numero dei frequentanti sia dei battezzati, grazie anche alla fine delle persecuzioni dei decenni precedenti, ad una tolleranza della popolazione locale e dei Governi politici nei loro confronti, ad una apertura al dialogo tra diverse confessioni voluta dal Concilio Ecumenico Vaticano II.

Per alcuni decenni, fino agli anni ’80 si sono susseguiti, nella sede della Chiesa battista, numerosi incontri tra diverse confessioni religiose e organizzazioni politiche locali su argomenti non solo religiosi, ma anche su temi sociali quali la tutela dei diritti negati, il dialogo ecumenico, la pace.

Agli inizi del terzo millennio a causa del progressivo affievolirsi dello spirito religioso, di tempo di morta fede, anche presso i battisti, con l’avanzare del materialismo e del consumismo, e con la mancanza di pastori la Chiesa è stata chiusa e tale resta anche ai nostri giorni.

La necessità di avere a disposizione una propria Chiesa risale alla fine degli anni quaranta. La Direzione dell’Opera degli Evangelici Battisti, per mezzo del rappresentante americano, il missionario Whittinghill, già nel 1924 aveva indicato il Comune di Gioia come sede bisognosa di un tempio per svolgere le proprie attività religiose. Per mancanza di fondi necessari per questa impresa bisognerà attendere la fine del 1948. Infatti in quell’anno la Direzione dell’Opera autorizzò il pastore di Gioia, Carmelo Mollica, a comprare un suolo al centro del paese, in Via Ugo Bassi, per costruire un tempio, che sarebbe rimasto di proprietà dell’Opera.

Fu commissionato un progetto a Donato Villanova, titolare di una impresa edile gioiese, per la costruzione di un edificio composto da un locale di culto a piano terra e di un appartamento al primo piano, da adibire ad abitazione del pastore.

Questo progetto iniziale, stilato su indicazioni del segretario dell’Opera, il pastore Manfredo Ronchi, fu perfezionato dall’ingegnere Calisto Zappi, che ne  diresse i lavori.

L’inizio dei lavori ebbe luogo agli inizi del 1951 e fu completano a novembre dello stesso anno.

Iscrizione sul prospetto della Chiesa

La facciata si presenta in un aspetto classicheggiante; è scandita da un arco centrale, sul quale è scritto: Chiesa Cristiana Evangelica Battista, arco che poggia su due pilastri sormontati da un capitello e da sue semipilastri laterali collegati superiormente da un’architrave. Le tre aperture che si formano, chiuse da altrettanti cancelli metallici, immettono in un piccolo pronao, un porticato che spesso troviamo nelle chiese cristiane. Le tre porte di accesso farebbero pensare ad un tempio a tre navate. Sul portone d’ingresso centrale è presente una apertura a lunetta, chiusa da una vetrata con una Croce.

L’interno della Chiesa presenta un’unica navata fiancheggiata da due file di banchi, con il pulpito per il pastore e un tavolo con Croce e Bibbia. In fondo alla navata, sull’arco che delimita l’abside, si legge la seguente iscrizione: Noi predichiamo Cristo Crocifisso Potenza e Sapienza di Dio, mentre sul fondo è dipinta la scena del Sepolcro di Gesù, vuoto dopo la Resurrezione pasquale.

Nella Chiesa è presente anche una vasca nella quale vengono battezzati per immersione i nuovi evangelici battisti.

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29 Dicembre 2020

  • Scuola di Politica

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