Il Camposanto

Fino a qualche secolo fa era prassi seppellire i defunti nelle chiese o nei cortili presenti nelle immediate vicinanze delle stesse o addirittura nei pressi delle proprie abitazioni. A tale usanza non sfugge il nostro paese; ne è testimonianza la presenza di complessi cimiteriali  esistenti sotto il pavimento delle Chiese di San Francesco e di […]

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cimiteroFino a qualche secolo fa era prassi seppellire i defunti nelle chiese o nei cortili presenti nelle immediate vicinanze delle stesse o addirittura nei pressi delle proprie abitazioni.

A tale usanza non sfugge il nostro paese; ne è testimonianza la presenza di complessi cimiteriali  esistenti sotto il pavimento delle Chiese di San Francesco e di San Domenico, oltre quelli presenti nella Chiesa Madre e di Sant’Antonio, i cui ipogei si estendevano anche sotto il sagrato.

Questa circostanza, oltre che dall’esplorazione degli ipogei è confermata anche da una lettera che il Sindaco, Lorenzo Ceppaglia invia in data 15 agosto 1837 al Giudice Regio del Circondario di cui Gioia faceva parte.

Con l’Editto di Saint Cloud, emanato nel 1804 da Napoleone, vengono raccolte organicamente in un unico corpus legislativo tutte le precedenti e frammentarie norme riguardanti i cimiteri.

L’editto stabilisce che le tombe siano poste al di fuori delle mura cittadine, in luoghi soleggiati e arieggiati, e che siano tutte uguali, che portino solo il nome, il cognome e le date di nascita e di morte del defunto. Si voleva così evitare discriminazioni tra i morti. Per i defunti illustri, invece, una commissione di magistrati era deputata a decidere se far scolpire sulla tomba un epitaffio. 

Questo editto aveva, quindi, alla base due motivazioni: una igienico-sanitaria e l’altra ideologico-politica.

Il poeta Ugo Foscolo, nel famoso carme ” I Sepolcri “, esprime la sua indignazione contro questo editto.

Il Decurionato di Gioia sin dal 1813, mentre nel Sud dell’Italia  regnava Gioacchino Murat, aveva commissionato all’ingegner Donato Giannuzzi un progetto e una perizia per un novello Camposanto.

Ferdinando I di Borbone, Re delle Due Sicilie, il quale era rientrato sul suo trono nel 1815,  l’ 11 marzo 1817 promulga una legge che vieta la pratica di seppellire i cadaveri nelle chiese e impone la costruzione dei Camposanti. Un apposito Regolamento, il  successivo 21 marzo ne  stabiliva le modalità.

Poiché molti Comuni non adempiono alla  disposizione  di Ferdinando I, il suo successore, Francesco I, con  decreto del 12-12-1828 fissa la scadenza  per la costruzione dei cimiteri nel Regno delle Due Sicilie entro il  1° gennaio  1831.

Il Decurionato gioiese nella seduta del 20-8-1817 decide di far costruire un Camposanto ( Gioia in quell’anno ha più di 6.000 abitanti, che arriveranno a 11.000 nel 1824 ). Tale decisione, però, non trova attuazione perché il popolo osteggia questo tipo di seppellimento, non intendendo allontanare i cadaveri dalle Chiese, anche per un sentimento di religioso rispetto verso i defunti.

Nella seduta decurionale del 6-4-1826 interviene l’Intendente della Provincia, il quale considerando che Gioia è un paese rispettabile per la sua situazione e per il numero degli abitanti, che vi è una Strada Consolare, ma non ha una piazza, consiglia di stornare i fondi accantonati per la costruzione del Cimitero a favore di  una piazza, rimandando quella costruzione ad altro tempo.

A febbraio del 1827 il Decurionato, per fronteggiare la protesta e il monopolio dei beccai sull’applicazione del dazio sulle  carni, autorizza il Sindaco ad aprire macellerie comunali finanziandole temporaneamente con i fondi accantonati per la costruzione del Camposanto.

Il 27-4-1827 si torna a parlare di far costruire un Camposanto e si ricorda che Gioia nel 1737 aveva 3000 abitanti.

Nel 1835 si pensa all’istituzione di un Camposanto e si decide di allocarlo nel fondo, distante circa 300 passi dalle abitazioni, detto della Madonna del Vero Zelo, per la presenza di un’antica Cappella  a Lei consacrata, di proprietà del Capitolo proponendo lo scambio con un terreno comunale denominato Pozzo Masciola.

E’ l’epidemia di colera del 6-7-1837, che nel nostro paese dura fino al 14 settembre e che miete 633 vittime ( Gioia contava allora 12.648 abitanti ) il motivo che spinge la popolazione ad accettare l’idea di far costruire ed utilizzare un Camposanto, in quanto non vi era più posto nei sepolcri delle chiese né c’era il tempo di svuotarli per fare posto ai nuovi defunti.

Per seppellire i morti di colera viene utilizzato il campo di Vero Zelo, nel terreno che precedentemente era stato individuato per tale scopo. Oggi quel luogo  non è più utilizzato per le sepolture e quindi si trova in stato di abbandono;  la sua localizzazione è  verso sud, poco prima del viale dei cipressi che costituisce l’ingresso nel cimitero monumentale. Il Comune per evitare il propagarsi del contagio provvede a tracciare solchi paralleli e profondi sette palmi, per seppellire i morti di colera. A causa di quella triste circostanza  il luogo venne appunto chiamato ” Cimitero dei colerosi “. Quando i sepolcri furono  riempiti, altri 32 cadaveri furono  sepolti nei pressi della vecchia cappella di San Rocco. Una ulteriore spinta alla costruzione del Camposanto viene data dallo scempio provocato dall’abbondante pioggia di quei giorni, che riempie d’acqua le fosse in cui erano stati deposti i cadaveri, per cui questi rimangono quasi sommersi e producono esalazioni, che si diffondono per tutto il paese.

Dopo alcuni anni di discussioni, con le deliberazioni decurionali dell’8-2 e del 14-6 del 1840 si decide di costruire un nuovo  Camposanto, sempre in contrada Vero Zelo, ma nel fondo di Vito Leonardo Fiorentino, denominato Piantata del Principe Mari, nella zona ovest di Gioia,  nei pressi  di quello dei colerosi, che era ormai pieno.

Nella stesura del progetto l’Intendente della Provincia impone l’obbligo di destinare fuori l’aia del Camposanto uno spazio per la inumazione degli infedeli e dei bambini, che trapassassero pria di ricevere il santo battesimo.

I lavori di costruzione del Camposanto iniziano nel 1841, infatti essi vengono appaltati con atto del 13 marzo a Tommaso Calabrese; il preventivo di spesa ammonta a ducati 13.474,56.

A causa dell’esagerato aumento del costo di costruzione del Camposanto ( che era giunto quasi a 20.000 ducati )  il Decurionato chiede alle Autorità Superiori un’attenuazione della  tanto fastosa spesa, ma inutilmente.

Il Direttore dei lavori, l’ ingegnere Lerario, viene dunque sostituito, nella direzione dei lavori, dall’ architetto gioiese Vincenzo Castellaneta, il quale, si disse,  al buon talento congiunge la sua buona condotta. Per l’occasione in Consiglio, riguardo ai costi del Camposanto, si parla di voragine nelle finanze del Comune.

Nel corso del 1843 e del 1844 il costruttore Giuseppe Cassano provvede a costruire la strada d’accesso al Camposanto, per una spesa preventivata di mille ducati, somma che alla fine  dei lavori risulterà  raddoppiata.

Nella seduta decurionale del 7 agosto 1844  il sindaco Donatantonio Panessa  nel ricordare il deplorevole stato delle finanze comunali afferma: Vari esiti ci sovrastano, l’opera del Camposanto, specialmente ci ha di molto squilibrato, perché non progettata qual poteva convenire alle finanze limitate di un Comune, a norma dei Sovrani voleri. In quel Pio Luogo, ove tutto finisce, in quel luogo stesso tutto si raduna. Tutto racchiude questa gran Tomba le di cui funebre zolle son miste di patrio argento. Ivi spenta la vita, vuota  la borsa. Ivi si versa il sangue pria di giunger morti. Colà si piangerà a doppie lacrime. Quest’opera dunque resa grande oltre bisogna, e quello che tutto assorbisce ed arresta le altre; felice chi di noi la vedrà giungere al suo termine…

Il Camposanto viene aperto definitivamente nel 1855, come si evince da una deliberazione decurionale di quell’anno. Nella seduta del  30-12-1855 si parla di 4 Congreghe e di sepolcri al Camposanto.

Subito dopo i primi seppellimenti, a causa dell’insopportabile puzza che inizia a diffondersi per il paese, il Comune è chiamato a  provvedere ad eliminare tale inconveniente.

Nel Consiglio comunale del 22-11-1861 i Decurioni ricordano che nel 1840 il caduto Governo ordinava la costruzione nei Comuni di un Campo Santo a guardia della salute pubblica e che con atto del 13-3-1841 il Comune ne aveva appaltato i lavori a Tommaso Calabrese. L’opera, che aveva ottenuto l’approvazione dell’ingegnere Direttore Provinciale il 10-6-1841, era cominciata sotto la direzione del progettista, l’ingegnere Orazio Lerario di Altamura, ed era stata espletata incompiutamente, nel 1847, a cottimo dal Calabrese. Il costo iniziale, preventivato in 13.474,56 ducati, arriva in breve  a sfiorarne ventimila. Dalla misura finale dell’architetto Nicola Carelli risulta la somma di £.12.712,06, contro le £.11.447,11 del Lerario. Il Calabrese fa opposizione e l’Intendente di quel tempo  affida al signor Vincezo Castellaneta il compito di rivedere i calcoli e le valutazini. Calabrese il 6-12-1860 chiede una verifica, ma la sua richiesta è rigettata.

Il 24-11-1863 i Decurioni prendono atto che il Camposanto è diventato una masseria: il custode  semina e pascola le pecore.

Il 24-5-1864 viene venduto un suolo per sepolcri gentilizi alla Congrega del Purgatorio. Il 20-4-1871 il Consiglio stabilisce i prezzi dei suoli al Camposanto.

L’11-11-1871 il Consiglio decide la chiusura della strada del Camposanto, perché vi pascolano le greggi; si provvede a piantare i pioppi e a chiuderla con un muro di cinta.

Nel mese di settembre del 1876 e a ottobre del 1878 viene approvato il regolamento di polizia mortuaria.

Nel 1880 il Cimitero necessita di alcuni restauri. Il 13 gennaio 1883 viene deliberato l’aumento di prezzo per la concessione di suolo al Camposanto.

Nella seduta del Consiglio del 26-10-1883 si parla di un progetto monumentale di riforma del Cimitero, presentato dall’ architetto Cristoforo Pinto, e dell’assicurazione, da parte  del Sindaco, cav. Marcellino Cassano, che tale progetto sarà presto realizzato. All’interno del complesso monumentale l’architetto Pinto prevede anche la costruzione di un famedio, cioè di un tempio funerario che presenta le caratteristiche di una cappella, destinato a luogo di sepoltura di personaggi gioiesi di una certa rilevanza e, quindi, di certa fama. Il costo complessivo dell’opera supera 300.000 lire.

Bisogna, però, aspettare il 6-12-1884 per l’approvazione del progetto di riforma Pinto; la liquidazione del suo compenso viene deliberata nella seduta del 5-4-1886.

Si torna a parlare del Cimitero il 25 ottobre 1888; in tale occasione in una interrogazione il consigliere Diomede afferma: L’opera di riforma del Cimitero è una premessa d’onore di tutte le Amministrazioni succedutesi nell’Azienda comunale, non esclusa l’attuale… non vi era opera più necessaria di questa, nell’interesse della pubblica salute…con rincrescimento devo dire che lo stato attuale del Cimitero … ci offende come cittadini di un paese civile. Può dirsi che la sua esistenza non ha altro scopo che quello di dare agio alle Confraternite di fare un continuo mercimonio… Questo stato di cose non può e non deve durare.   

In tale circostanza il Sindaco assicura che darà presto corso al progetto dell’architetto Pinto.

Il 23-8-1889 il Comune delibera un aumento del mutuo per il Cimitero.

Poiché vengono recisi i cipressi che fiancheggiano il Viale del Cimitero, mutilati con grave danno per combattere gli effluvi maligni che provenivano dal cimitero, a seguito di una interrogazione del Consigliere Diomede, il giorno 8 maggio 1891 si viene a sapere che erano stati recisi per reclami dei proprietari confinanti, in quanto facevano ombra e creavano foglie sparse sui loro campi.

Il 19-6-1892 il Consiglio delibera il pagamento all’architetto Pinto di £. 1000 per il progetto, i lavori e il disegno del Camposanto.

Il 16-8-1893 viene approvata la spesa per lavori in ferro al cancello d’ingresso e alle ringhiere del Cimitero.

Il 21-11-1893 il Consiglio decide il trasporto con carri funebri al Cimitero e il 2 maggio successivo è approvato il capitolato di appalto per il servizio di trasporto funebre. Ancora oggi è in uso la tradizione, da parte di alcune imprese di pompe funebri locali, a richiesta,  di utilizzare artistici carri funebri trainati da cavalli per il trasporto dei defunti non solo gioiesi, ma anche dei paesi limitrofi.

Siccome era prassi diffusa quella di seppellire più corpi in un colombano, il Consiglio in data 11 novembre 1897 abolisce tale pratica.

Poiché un fulmine aveva rotto la campana al Cimitero, il Consiglio il 31 maggio 1897 delibera di acquistarne una nuova.

Il 24 maggio 1898 viene deciso l’allargamento dei campi di inumazione e l’acquisto di un nuovo suolo. Nel 1899 viene approvato il nuovo regolamento di polizia mortuaria, l’appalto del servizio carri funebri e la tariffa di concessione dei colombani; il 16 gennaio si parla di approntare altri posti di inumazione.

Nel 1901 si delibera l’ingrandimento delle sezioni di inumazione, ampliando il lato Sud del Cimitero, lavori saldati nel mese di agosto del 1904. Il 23 ottobre 1902 si ricorda che sono stati espropriati dei terreni dei signori Eramo per lavori al Cimitero consistenti nel ricacciare nuovi campi di inumazione.

Nel 1902 viene effettuata la misura finale e il collaudo del 1° lotto di lavori al Cimitero e nel 1909 quelli relativi al 2° lotto, mentre i lavori sono completati nel 1912.

A causa di una bufera tra il 23 e il 24 febbraio 1905, alcuni cipressi del viale Cimitero vengono tagliati e venduti; l’anno successivo vengono piantati 16 cipressi e 600 piante per siepe. Nel 1910 vengono piantati altri 100 alberetti di cipresso al Cimitero.

Nel 1911 viene decisa la costruzione di nuovi colombari nelle edicole del porticato superiore al Cimitero. Il 2 marzo 1912 è approvata la misura finale dei lavori al cimitero.

Nella seduta del Consiglio del 31-5-1913 viene avanzata la proposta di costruire un nuovo Cimitero popolare, dell’estensione di cinque o sei ettari, a NE della città, la cui zona è depressa e i venti sono favorevoli per le esalazioni, perché quello esistente è angusto e non si può espandere a ovest per la natura del suolo e dei venti.

Il nuovo Cimitero popolare sarebbe solo per inumazione, mentre in quello monumentale il Comune potrebbe vendere i suoli per i loculi. Non essendo praticabile la proposta, il Consiglio il 19-9-1914 approva il progetto per la costruzione di due sezioni di colombari, consistenti in due arcate in prolungamento del Cimitero, a SO dell’esistente. Il 9-2-1915 è approvata la costruzione, in economia, di due nuove arcate.

Per fronteggiare la disoccupazione il Consiglio in data 1 novembre 1915 decide la costruzione di un’edicola angolare a SE del Cimitero e di tre arcate di loculi, usufruendo di un prestito di £.38.200 da estinguere in 35 anni. Tali lavori vengono sospesi a novembre del 1916. Nel 1916 si rompe al Cimitero la Croce in legno, detta del Calvario, e il Consiglio il 23 marzo delibera la costruzione di una Croce in ferro. Il 25 giugno 1919 il Consiglio delibera la costruzione di un’edicola angolare a SO e di tre nuove arcate di loculi al Cimitero, perché si è verificata una elevata mortalità nel periodo dell’epidemia influenzale.

A febbraio del 1920 viene approvata la costruzione di 4 arcate di loculi e a settembre la costruzione di altre sette arcate.

Il 10 febbraio 1921, per fronteggiare una eventuale disoccupazione delle classi operaie il Consiglio delibera di costruire 4 arcate di loculi al cimitero e della cappelle centrale. Il 28 -12-1921 è deliberata la richiesta di un mutuo di £. 209.900 con la Cassa DD. PP. per costruire quattro arcate di loculi e una Cappella angolare a SO del Cimitero; il collaudo finale è del 1933.

Il 31 gennaio 1927 vengono appaltati i lavori per costruire due tratti di muro di sostegno e per i campi di inumazione al cimitero e il 30 giugno viene decisa la costruzione di una arcata con loculi. Altre 17 arcate di loculi e dell’edicola angolare a NO del cimitero sono deliberati il 4 maggio 1928. Il 14 marzo 1931 e il 5 agosto successivo è approvato il collaudo dei lavori per la realizzazione di 17 arcate e di una cappella angolare al Cimitero.

Il 17-3-1934 la Consulta delibera di istituire il servizio di distribuzione di energia elettrica per le lampade votive al Cimitero. Il 13 febbraio 1937 si delibera di costruire nuove arcate di loculi al cimitero.

Il 29 febbraio 1940 viene concesso un suolo cimiteriale alla Confraternita del Purgatorio per la costruzione di una Cappelle con nicchie per la tumulazione delle salme di confratelli.

Il 3-11-1953  la Giunta approva il progetto di costruzione di 6 arcate di loculi e di un cappellone al cimitero.

Il 4-2-1957 il Commissario Prefettizio, dott. Emanuele Loperfido, delibera che il servizio di trasporto funebre sia effettuato  con motorizzazione e delibera altresì sull’appalto del servizio, con diritto di privativa.

Il 3-9-1957 il Commissario Prefettizio  delibera la concessione  di mq. 36 di suolo cimiteriale alla Confraternita del Purgatorio. di mq. 36 alla Confraternita di San Rocco e di mq. 54 alla Confraternita di San Filippo.

Il 20-12-1960 il Consiglio  approva il progetto per la costruzione di 28 arcate e 722 loculi al cimitero.

Il 10-1-1961 il Consiglio approva il preventivo di spesa per la costruzione di un tronco idrico al cimitero.

Il Consiglio comunale nella seduta del 20-6-1962 delibera  l’acquisto del suolo per costruire un alloggio per il custode del cimitero.

Numerose sono strate le delibere di costruzione di nuove arcate di loculi al cimitero, che portano al definitivo completamento  del progetto Pinto nel 1966, attraverso la chiusura  del portico da tutti i quattro lati originariamente previsti.

Nel 1968 il Comune acquista circa 8300 metri quadri di terreno confinanti a Ovest del Cimitero monumentale, al fine di ampliarlo con nuovi campi di inumazione, nuovi lotti di loculi, cappelle gentilizie e una cappella centrale per la celebrazione liturgiche. Questo suolo, di fronte alla Cappella della Madonna della Croce, dalla quale è separata dalla  via Vicinale La Villa, di proprietà della famiglia Pirro, secondo alcune fonti, sembra che sarebbe stato donato al Comune di Gioia per l’ampliamento del vecchio cimitero cittadino.  Il relativo progetto viene elaborato dall’ingegner Giovanni Mona e dal geometra Vincenzo Tuccillo, funzionari del Comune. Con delibera del 30 giugno 1972 il Commissario Prefettizio, dott. Giuseppe Maiullari, approva i lavori di sistemazione del vecchio cimitero e quelli di costruzione del primo lotto di loculi e della Cappella del nuovo cimitero. I lavori vengono ultimati il 30 ottobre 1976 dalla ditta Scarabaggio di Altamura.

Successivamente vengono appaltati i lavori per il completamento di altri quattro lotti di loculi, con autofinanziamento. Dopo un lungo contenzioso con l’impresa costruttrice,  negli anni ’90 sono consegnati due lotti, che erano rimasti incompleti, e si provvede successivamente a realizzare viali e strade al nuovo Cimitero e a realizzare un nuovo impianto elettrico per quello monumentale.

Il 25 aprile 1996,  51° anniversario della Liberazione, nel Cimitero nuovo viene inaugurato un Sacello che contiene i resti di 31 soldati morti  tra il 1945 e il 1949 nell’Ospedale Speciale della Croce Rossa Italiana allestito nella Scuola Elementare San Filippo Neri. Essi, come riporta una lapide commemorativa, si spensero a Gioia mentre nasceva l’Italia Repubblicana; ci si augura che il loro giovane ed estremo contributo di dolore possa essere di monito e memoria per le future generazioni.

Primo esempio in Italia Meridionale, il Consiglio comunale nel 2002 ha approvato la variante urbanistica del Cimitero di Gioia, che prevede un reparto speciale da destinare al seppellimento delle salme, dei resti e delle ceneri di persone appartenenti a culti diversi da quello cattolico. Infatti il campo 21, destinato al seppellimento di persone inferiori a 10 anni è stato destinato a tale utilizzo. L’apertura’ e inaugurazione della zona cimiteriale destinata a defunti di religione musulmana è avvenuta nel 2009.

L’ultimo tratto di strada che porta verso l’ultima dimora è stato chiamato Via Cimitero.

Si accede al Cimitero attraverso un artistico cancello centrale in ferro, affiancato da due cancelletti, che immette in un viale che presenta un duplice filare di cipressi. In fondo al viale si apre una piazzetta, al termine della quale, attraverso un’ampia scalinata, si giunge alla cancellata in ferro battuto che costituisce l’ingresso del cimitero. La cuspide del frontone  presente sulla facciata  è sormontata da una Croce.

Sul prospetto, ai lati del  cancello, sono presenti due strutture piramidali in altorilievo, metafore della vita terrena, cioè dell’uomo, che si ricongiunge al cielo, cioè a Dio, al termine del suo cammino sulla Terra.

Dopo aver oltrepassato la scalinata d’ingresso del Cimitero monumentale si entra in un atrio, dal quale si accede alla cappella, alla sala mortuaria e alla stanza del custode. L’atrio presenta tre archi, chiusi da vetrate. Al Cimitero si accede attraverso la porta centrale, sulla cui vetrata, in alto, spicca la scritta  ” Risorgeranno “, mentre sulle vetrate laterali sono presenti due tripodi che sorreggono due lampade votive.

Il Cimitero monumentale ha una pianta quadrata, divisa nella parte interna in quattro quadrati, destinati a cappelle gentilizie e a campi d’inumazione. All’incrocio dei quattro quadrati è posizionata una Croce in ferro, sul cui lato destro, in posizione sotterranea si trova l’ossario. I quattro lati del Cimitero presentano costruzioni di loculi nel piano interrato e di loculi e cappelle gentilizie sul livello sopraelevato. Quest’ultimo livello, a cui si accede attraverso una doppia scalinata posta nei quattro angoli della costruzione e tre scalinate più ampie poste al centro dei lati nord, sud e ovest, sembra un chiostro composto da quattro corridoi con copertura a botte, sostenuta da 34 colonne in carparo. Gli angoli del quadrato sono raccordati da quattro cappelloni ottagonali.

Il nuovo Cimitero presenta cinque lotti di loculi sui lati Nord, Sud e Ovest e una serie di campi di inumazione e di cappelle gentilizie al suo interno. Nella parte centrale è localizzata una Cappella, nella quale si celebrano i riti sacri durante il mese di novembre.

L’Assessore alla Cultura del Comune di Gioia,  Pino Dentico, nel dare avvio alla pubblicazione dei Fogli di identità territoriale, ha voluto dedicare il primo numero, pubblicato nel novembre 1995, al Cimitero di Gioia, localizzando 54 sepolcri che contengono i resti di altrettanti cittadini che ” hanno fatto ” la Storia della nostra Città.

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2 Novembre 2009

  • Scuola di Politica

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