La Chiesa di San Vito Martire

La venerazione di San Vito da parte dei gioiesi è stata sempre molto sentita; ne è una testimonianza tangibile il fatto che a numerosi nascituri viene imposto il nome del Santo martire, sia isolatamente che accompagnato dal nome di un altro Santo ( Antonio, Nicola, Giuseppe, Leonardo, Maria… ). San Vito può vantare a Gioia […]

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vitomartireLa venerazione di San Vito da parte dei gioiesi è stata sempre molto sentita; ne è una testimonianza tangibile il fatto che a numerosi nascituri viene imposto il nome del Santo martire, sia isolatamente che accompagnato dal nome di un altro Santo ( Antonio, Nicola, Giuseppe, Leonardo, Maria… ).

San Vito può vantare a Gioia l'intitolazione di tre chiese: la prima, più comunemente ricordata come quella della Purificazione o della Candelora, viene indicata dal popolo come la vecchia Chiesa di San Vito per la presenza di una statua del Santo, la seconda è il primo semplice edificio che ha ospitato la sede parrocchiale e nella quale si celebra la messa nei giorni feriali e la terza corrisponde alla nuova Chiesa, dove gli abitanti del quartiere  partecipano alle funzioni liturgiche nei giorni festivi e di precetto e dove si impartiscono i sacramenti.

L'idea di istituire una nuova parrocchia a Gioia risale a don Sante Milano ( 1887-1976 ), chiamato don Santino per distinguerlo dall'omonimo cugino e sacerdote,  noto per essere stato il fondatore della Chiesa dell'Immacolata Concezione di Lourdes.

Quest'anno ricorre il 50° anniversario  della erezione canonica della parrocchia di S. Vito; infatti viene eretta come parrocchia  dall'Arcivescovo di Bari Mons. Enrico Nicodemo, il 29 novembre 1959, l'anno in cui Papa Giovanni XXIII annuncia al mondo l'apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II.

Il primo luogo di culto in cui si celebrano le funzioni religiose viene innalzato a fianco all'attuale tempio, su un suolo appartenente alla Chiesa Madre, secondo le norme allora previste per la costruzione delle chiese: una sala estesa in lunghezza ed un altare posto di spalle ai fedeli. L'ufficio parrocchiale, la canonica e alcune aule da utilizzare per la catechesi completano la struttura religiosa.

Il 25 maggio 1962 il complesso parrocchiale viene inaugurato dall'Arcivescovo di Bari S. E. Mons. Enrico Nicodemo, che affida la parrocchia a don Franco Di Maggio e a suo fratello don Gaetano. Il 6 settembre 1964 l'Arcivescovo designa come primo parroco don Franco Ardito, che ricopre tale incarico fino al 15-6-1980.

La chiesa sembra più un salone che un luogo sacro: scarni sono gli arredi, spoglie le pareti.
La Chiesa si dimostra subito insufficiente per i bisogni della parrocchia, che negli anni settanta triplica il numero degli abitanti, a seguito dei nuovi insediamenti della zona 167, di pertinenza territoriale della neo parrocchia. Si pensa quindi ad un progetto più ampio e ad una chiesa che sia veramente degna di tale nome. Il primo progetto della nuova chiesa risalente agli anni sessanta era in linea  con l'architettura religiosa classica: estensione in lunghezza e disposizione dell'altare sul fondo della navata. Questo primo progetto è abbandonato a seguito delle normative previste dall'architettura post-conciliare: chiese estese in senso longitudinale, altare posto al centro della chiesa e di fronte all'assemblea dei fedeli, ed elencazione dei diversi  punti fondamentali della chiesa ( ambone, tabernacolo, fonte battesimale…) in modo tale da potenziare la visibilità, l'acustica e favorire la partecipazione ai riti sacri da parte dei fedeli, popolo di Dio, non più spettatore, ma attore.

Il nuovo progetto  del 1972  porta la  firma dell'architetto Domenico Di Bari e dell'ingegnere Angelo Baldassarre e  la Chiesa rispecchia quindi quelle caratteristiche dell'architettura religiosa post-conciliare.

L'impresa costruttrice che esegue i lavori è quella del gioiese Luigi Basile; la  direzione  dei lavori è affidata agli ingegneri Antonio Cirsella Sergio  e Giuseppe Grandieri.

L'ampiezza della costruzione fuori terra  è di metri cubi 3580, l'ampiezza della chiesa è di mq. 315, la sacrestia e gli uffici occupano mq. 60. Nel piano interrato sono localizzati sale riunioni e sale ricreative. L'opera è realizzata con il finanziamento di legge dello Stato n.168/18.

L'inizio dei lavori risale al 14-1-1974, la fine dei lavori avviene il 24-11-1975. Il costo ammonta a L. 60 milioni per il primo lotto ( scavi, trasporto, murature, vetri… ) e a L. 100 milioni circa per il secondo lotto ( impianti elettrici, termici suppellettile, arredi sacri, IVA… ).

La consacrazione-dedicazione della nuova Chiesa viene effettuata il 23-12-1975 da parte dell'arcivescovo di Bari, S.E. Mons.  Anastasio Ballestrero.

La Chiesa, che è concepita come una grande sala a struttura semicircolare, una casa in cui ognuno si sente un attore e partecipe con chi officia, per nulla escluso dai riti sacri, è stata ideata come un centro di raccolta di anime  di un quartiere strategico che doveva diventare popoloso. Il progetto prevedeva tre ingressi: quello principale ad est, un ingresso da nord ed un altro ingresso dalla sacrestia.

La copertura dell'edificio ha l'aspetto di una tenda o di una vela che si innalza in direzione della sede dove si svolgono i riti importanti ( altare, ambone, battistero, tabernacolo ), interrotta sulla zona occupata dall'altare da un lucernaio circolare, che mette in risalto il fulcro centrale delle celebrazioni religiose. L'utilizzo del cemento faccia a vista con il suo colore grigio ha la doppia funzione di far risaltare sull'unico altare la luce proveniente dalle vetrate e dal lucernaio e, simile a una pietra scolpita, di dare serenità e non creare distrazioni per le pareti spoglie che presenta ( la superficie scarna, nello spirito conciliare dispone alla preghiera ed è simbolo della povertà evangelica).

Delle artistiche vetrate policrome, opera di don Antonio Nardi, poste sulle facciate nord,  est e sud, rappresentanti scene sacre e disegni astratti, conferiscono alla Chiesa il fascino e il calore delle costruzioni sacre del passato e invitano alla riflessione e alla preghiera, oltre che a dar luce all'interno della chiesa.

L'interno si presenta come un ambiente unico; solo due colonne, poste sull'estremità del lato est, interrompono la linearità dell'edificio. La parete ovest è scandita dalle seguenti parti: un voluminoso leggio in pietra, l'altare, una colonna in pietra che serve a reggere il cero pasquale, la vasca battesimale, la statua di San Vito, il tabernacolo, una colonna che sostiene alcuni contenitori degli oli santi, una acquasantiera  scavata in un blocco di marmo.

All'interno poche sono le immagini sacre: sulla parete ovest, alle spalle dell'altare, poggiato su  una Croce in marmetti c'è un  Cristo in tunica lunga, non crocifisso ma con le braccia sollevate, che  sembra incoraggiare  i fedeli  ed invitarli a sollevarsi dalle miserie umane per innalzarsi verso il cielo. Al di sotto della Croce un rivestimento di marmetti, disposti in modo da formare una superficie concava, dà l'idea di due ampie braccia sollevate verso l'alto da parte dei fedeli, che,  in un unico abbraccio con il Cristo,  pregano e si rivolgono al Padre.  Al lato destro della Croce vi è una piccola Croce greca, al lato sinistro il monogramma di Gesù; entrambe le decorazioni sono inserite in un tondo dallo sfondo rosso. Due riproduzioni di dipinti sacri, una delle quali rappresenta l'Ultima Cena, una Madonna di Monte Berico, in ceramica policroma, la Beata  Vergine della Misericordia e piccoli bassorilievi che rappresentano scene della Via Crucis, costituiscono l'arredamento sacro della Chiesa.

Al di sotto del leggio, dell'altare e del tabernacolo  rispettivamente la parte della frase evangelica che  riguarda tali centri liturgici: La Parola… Si fa Carne …. E abita tra  noi.

Il tabernacolo, in metallo dorato, è quasi poggiato alla parete, che è arricchita da un triangolo musivo di color rosso; nell'angolo retto è disposto un cerchio con il monogramma del Cristo, da cui partono dei cerchi concentrici dorati che si incontrano con gli altri analoghi che partono dai due angoli acuti.

Nel 1981 sono stati eseguiti i lavori di ristrutturazione con posa di un nuovo altare in pietra, un nuovo tabernacolo e un nuovo impianto di illuminazione.

Recentemente la chiesa è stata arricchita da una vasca battesimale in pietra, probabilmente risalente al XVI sec. e salvata dalla demolizione della Chiesa Madre del 1764, e da una statua lignea da poco restaurata, raffigurante S. Vito Martire, risalente agli inizi dell'800.

Lo scorso anno il parroco, don Vito Campanelli, ha provveduto ad effettuare dei restari e un intervento di manutenzione straordinaria, a causa di infiltrazioni di pioggia, della ossidazione dei ferri e della polvere che copiosamente si era annidata nelle pareti irregolari create dalle iniziali colate di cemento, nonché  a tinteggiare l'interno della Chiesa, coprendo le pareti grigie con un colore bianco, intervento quest'ultimo che ha conferito alla struttura maggiore luminosità ed ha evidenziato la centralità dell'altare durante le funzioni liturgiche.

Un campanile in cemento armato, lineare ed essenziale nella sua linea costruttiva, posto al lato nord-ovest della Chiesa, ospita le campane, che sono azionate elettricamente.

La Chiesa sul lato nord presenta un piccolo giardino, denominato piazza San Vito, al cui interno è posizionata la statua del Santo, dono di un fedele gioiese.

In passato, in occasione della ricorrenza della festa di San Vito, si effettuava una folcloristica cavalcata in onore del Santo. Quest'anno, sarà rinsaldato lo storico " gemellaggio " tra Gioia del Colle e Polignano a Mare, paese di cui  San Vito è il patrono e dal quale verosimilmente è arrivato nel nostro Comune il culto per questo Santo. Il 10 maggio, in occasione dell'arrivo a Gioia di una preziosa reliquia del Santo, chiamata il  " braccio di San Vito " conservata nell'antica abbazia benedettina in località Mariano nei pressi di Polignano, sarà ripristinata a Gioia l'antica Cavalcata storica di San Vito.

I festeggiamenti per il giubileo della Parrocchia, ossia  i 50 anni  dall'erezione canonica della Parrocchia di San Vito ( 29 novembre 1959 ), proseguiranno con con il ricambio della visita da parte della comunità gioiese  a quella di Polignano a Mare il 17 giugno, in occasione della conclusione dei festeggiamenti del patrono San Vito, e culmineranno domenica 29 novembre prossimo con la  Visita pastorale da parte dell'Arcivescovo di Bari, Mons. Francesco Cacucci, a conclusione di un anno preparatorio a questo importante evento giubilare. 

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26 Aprile 2009

  • Scuola di Politica

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